- Siamo arrivati…
Mi girai verso la mia suddetta “nuova guardia del corpo” e annuii sforzandomi di sorridere. La mia mente era vuota, guardavo fuori dal finestrino senza riuscire a pensare a niente.
Aprii lo sportello ed uscii fuori dall’auto. Il vento mi scompigliò i capelli, rabbrividii per il freddo e mi strinsi nel giubbotto. Guardai quell’enorme casa davanti a me, quella casa che da lì a poco mi sarei abituata a chiamare “la mia casa”. Continuai a squadrare l’edificio con espressione alquanto assente.
Preferivo
non pensare a niente, perché tanto erano solo pensieri tristi, quelli che mi
affollavano la mente in quel periodo.
Per stare
meglio… o almeno, per illudermi di stare meglio… Facevo
finta che le cose successe in quegli ultimi giorni non fossero mai accadute.
Ero
stanca, stanca di continuare a pensarci. Da quel
giorno avrei iniziato una nuova vita, lontana dai ricordi, dalle vecchie cose.
Una pagina
si era chiusa e una nuova se ne era appena aperta.
Ero pronta
per la mia nuova vita, qui… a Tokyo.
Nel giro
di pochi giorni la mia “vecchia” vita era stata stravolta completamente.
Meno di
una settimana prima infatti, avevo perso la mia famiglia. Prima i
miei genitori erano morti in circostanze incerte in un incidente stradale… poi
anche mio nonno, nonché mio maestro di arti marziali, era sparito
misteriosamente senza lasciare alcuna traccia.
La cosa
peggiore che mi fosse potuta succedere…
Ero
rimasta sola… completamente sola… È stato
come se il mondo mi fosse improvvisamente crollato addosso.
I primi
tempi mi sforzavo di tenere tutto dentro, non ho pianto una lacrima appena dopo
l’accaduto. Ma più andavo avanti, più diventava difficile riuscire a trattenersi
dal piangere…
Non mi
avevano ancora trovato un nuovo tutore, e io avevo già lasciato tutto alle
spalle.
La scuola,
le arti marziali, i vecchi amici…
Non mi
importava più niente…
Erano
tutte cose fin troppo legate ai ricordi…
Poi… c’è
stato quell’incontro.
Un
incontro che ha dato, ancora, una svolta alla mia vita.
Mi è stata
offerta una nuova speranza, un’occasione per continuare. Avrei
iniziato una nuova vita, da capo. In una nuova città, assieme ad altre persone,
in una nuova casa… Lontana…
dal mio passato.
Era
successo tutto per caso. Heiachi
Mishima, assieme al suo “esercito personale”, era venuto nel mio paese per delle
indagini.
Erano
interessati alla sparizione di mio nonno, Wang Jinrei. Nessuno
però seppe spiegarmi il motivo. L’unica cosa che mi dissero, fu che Heiachi
Mishima e mio nonno avevano avuto a che fare tanto tempo fa.
Lo
incontrai una sera, stava per fare buio. C’era piuttosto freddo, ma non mi
importava, ero rimasta fuori, in un campetto vicino alla mia casa.
Ero seduta
sotto una quercia e scrutavo le risaie verso l’orizzonte. I campi si stavano
lentamente dorando e gli specchi d’acqua brillavano, sotto il sole che
tramontava.
Era una
bella immagine, dava una sensazione di calma… mi capitava spesso di rimanermene
lì a guardarlo sino a tarda sera.
Sentii dei
passi dietro di me, ma non me ne curai. Mi accorsi che la persona si era fermata
a poca distanza da me.
Vedevo la
sua ombra proiettata davanti ai miei piedi, ma continuavo a tenere lo sguardo
basso.
Mi bastò
vedere l’ombra per riconoscere la sua sagoma imponente.
Tutti in
paese avevano parlato tanto del suo arrivo, è un uomo molto ricco e potente.
Forse “il più” ricco e potente…
Rimase per
qualche secondo in silenzio, poi… iniziò a parlarmi.
Mi parlò
di Wang, e della loro amicizia. Mi spiegò che la sua organizzazione si stava
occupando delle indagini per la sua scomparsa.
Dopo… mi
fece una proposta.
Per un
attimo rimasi spiazzata…
Non avevo
ancora detto una parola e non l’avevo ancora guardato in faccia.
Mi girai
lentamente verso di lui e lo scrutai negli occhi.
Quegli
occhi severi, sicuri, davano all’uomo un aria di rispettabilità, di potenza…
La sua
espressione però mi ispirava fiducia…
Heiachi
Mishima mi aveva proposto di andare a continuare a studiare arti marziali in
Giappone. Sapeva che mi ero allenata tanto con Wang, aveva fiducia nelle mie
capacità.
Lui
sarebbe diventato il mio nuovo tutore ed avrei avuto una vita completamente
diversa…
Era quello
che ci voleva… una nuova vita…
Decisi che
andare in Giappone era la cosa giusta da fare, ma sapevo che, anche se piena di
brutti ricordi, non mi sarei dimenticata della mia terra.
Partii due
settimane più tardi, alla stazione mi voltai un’ultima volta verso la strada.
“Tornerò”
pensai.
“Un giorno
tornerò…”