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Autore: redseapearl    29/02/2012    6 recensioni
1^ classificata (su 31 storie) al contest [One shots only] Yaoi is the way! indetto da Heriken (Frandra) e Silyia_Shio!
3^ classificata al contest 'Dal titolo alla storia' indetto da NonnaPapera!
La guerra era finita e lo spumante veniva versato a litri nelle coppe di vetro o in qualsiasi altro contenitore. I festeggiamenti andavano avanti già da ore e Lavi osservava i sorrisi sinceri, le lacrime di gioia, gli abbracci fraterni. Le persone intorno a lui erano sfuocate, ombre che gli passavano accanto senza lasciare traccia di sé e lì in mezzo, a pochi metri di distanza, riuscì a scorgere l’unica figura che il suo occhio di giada riusciva a vedere con nitidezza: Yuu Kanda.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi alla storia spiego cosa è il Quodlibet. Il quodlibet è un brano musicale che è composto da diverse melodie unite per mezzo del contrappunto. Di solito si tratta di melodie popolari, spensierate ed allegre, spesso rimaneggiate. (cit. wikipedia).

Ecco, ho pensato che così come il quodlibet vero e proprio è una successione di brani musicali differenti, in questa shot si ha una successione di paragrafi che variano per genere, passando da una situazione triste ad una molto allegra. Non temete, se all’inizio vi sembra insensato tutto troverà la sua spiegazione. Detto ciò, buona lettura!

 

 

Quodlibet

 

 

 

 

L’esplosione dei colori illuminava il cielo notturno di tinte iridescenti. Le scintille dei fuochi d’artificio colavano sul manto nero della notte tingendo i volti felici dei membri dell’Ordine Oscuro di verde, amaranto, oro, celeste.

La guerra era finita e lo spumante veniva versato a litri nelle coppe di vetro o in qualsiasi altro contenitore. I festeggiamenti andavano avanti già da ore e Lavi osservava i sorrisi sinceri, le lacrime di gioia, gli abbracci fraterni. Le persone intorno a lui erano sfuocate, ombre che gli passavano accanto senza lasciare traccia di sé e lì in mezzo, a pochi metri di distanza, riuscì a scorgere l’unica figura che il suo occhio di giada riusciva a vedere con nitidezza: Yuu Kanda.

L’Esorcista osservava il cielo serio, ma la sua espressione tradiva una serenità che Lavi non gli aveva mai visto. Gli si avvicinò, facendosi spazio nel labirinto di persone che ballavano e cantavano in una bolgia carnevalesca. Sembrava che il tempo procedesse a rallentatore intorno a lui, che tutto fosse immerso in una gigantesca vasca piena d’acqua, e le uniche persone a muoversi a velocità naturale fossero lui e Yuu. Quando gli fu abbastanza vicino da poter ammirarne il profilo perfetto, Yuu si voltò verso di lui, guardandolo intensamente come mai aveva fatto prima.

Lavi gli circondò la vita con un braccio: sentiva che poteva fare qualsiasi cosa, che non c’erano regole o divieti e che quella notte tutto era concesso.

Lo baciò senza ripensamenti, senza riflettere sulle conseguenze, e Yuu ricambiò il suo bacio con la passione di chi abbia atteso a lungo il momento della realizzazione delle proprie preghiere.

Il trambusto dei festeggiamenti cessò. Le urla, le risate, il rombo dei fuochi d’artificio, ogni suono si ovattò  intorno a loro fino a divenire silenzio e i profili delle persone divennero evanescenti come fantasmi.

Era tutto perfetto, era tutto…

 

… eccitante. Yuu era semplicemente uno spettacolo. I lunghi capelli neri danzavano nella frenesia del sesso e gli sgargianti colori dei fuochi d’artificio all’esterno che trapelavano dalla finestra coloravano la sua chioma di tinte cangianti. Le punte solleticavano il ventre e il petto di Lavi, che steso sotto di lui e con le mani ancorate ai suoi fianchi lo aiutava a mantenere il ritmo concitato di quella cavalcata.

Sollevò una mano verso il volto dell’amante e tuffò le dita nelle sue ciocche d’inchiostro lasciando che quei fili di seta scivolassero tra di esse.

Yuu… è tutto… reale?” domandò, ma non gli interessava realmente avere una risposta.

Con uno spasmo al bassoventre si sentì infiammare da dentro. Era già arrivato all’apice del piacere, ma non voleva che tutto si concludesse così presto.

Quella guerra era finita, ma presto ne sarebbe iniziata un’altra e lui, come allievo Bookman, avrebbe dovuto seguire il suo anziano mentore per registrare la storia nascosta. Forse quella era l’unica occasione che avrebbe mai avuto per fare l’amore con Yuu e cercò di trattenersi il più possibile per prolungare il momento.

Perché avere l’algido e irascibile Yuu Kanda nudo, eccitato e sudato sopra di sé non era un’esperienza da tutti i giorni e Lavi aveva tutta l’intenzione di godersi quella sensazione fino all’ultimo infinitesimo istante, come un assetato nel deserto che tragga vigore da ogni singola goccia di un sorso d’acqua sorgiva.

E poi la vista si annebbiò e l’orgasmo colse entrambi quasi di sorpresa, troppo irruento per essere arginato ancora a lungo.

Yuu si accasciò su di lui ansante ma estremamente appagato. Lavi lo strinse tra le proprie braccia, cercando di svuotare la mente da ogni pensiero.

Se solo fosse stato un Esorcista come tutti gli altri, avrebbe potuto vivere una vita in pace assieme a Yuu. Se solo non fosse stato un Bookman, se solo l’anziano panda fosse…

 

… morto. Era accaduto così all’improvviso che a stento Lavi riusciva a credere che l’uomo che si era preso cura di lui fin da quando era piccolo ora riposasse per sempre in una bara.

Al funerale anche il cielo piangeva. La pioggia pareva tempera grigia che tingeva il mondo di tristezza. Ora che non vi era più nessuno a legarlo al clan dei Bookman, Lavi era libero di decidere da sé la propria strada. Si sentiva meschino, ma inconsciamente aveva desiderato che ciò accadesse.

Girò la testa e al suo fianco vide Yuu con lo sguardo perso nella fossa dove era stato adagiato il feretro. Timidamente Lavi allungò la mano verso la sua e questi la strinse, condividendo gli stessi pensieri con quel semplice contatto.

In quel momento il passato di Lavi veniva sepolto sotto strati di terra. Sentì l’occhio bruciargli e sollevò lo sguardo verso l’alto per sottrarsi alla vista di quello spettacolo straziante. E intanto dal cielo continuava a cadere…

 

… riso. Le campane suonavano a festa e gli sposi uscirono dalla chiesa sotto una pioggia di auguri e candidi chicchi bianchi.

Persino il clima sembrava essere lieto di quel matrimonio e il sole bagnava la città con i suoi tiepidi raggi. Era una giornata primaverile incantevole e l’aria profumava di fiori appena sbocciati.

Miranda era semplicemente raggiante e splendida nel suo abito bianco; Marie ostentava felicità con la sua solita compostezza ed eleganza. Erano una coppia deliziosa agli occhi di Lavi.

Si avvicinò ad entrambi per fargli i suoi più sinceri auguri, per poi cercare con lo sguardo Yuu. Lo vide appoggiato al muro esterno della chiesa con espressione imperscrutabile. Lavi non si sorprese di ciò, ben consapevole che al compagno non piacevano i posti troppo affollati o quelle baraonde di persone. Si scambiarono una lunga e intensa occhiata e sorridendo Lavi lo raggiunse per trascinarlo in mezzo agli invitati, impresa che sapeva non essere facile.

Alla fine, dopo varie e colorite bestemmie, riuscì a portare Yuu al cospetto degli sposi con somma soddisfazione personale. Con un pizzico d’impegno riusciva quasi sempre a convincerlo a fare tutto ciò che voleva, perché sapeva come ammansire il suo burbero carattere. Forse Yuu gliel’avrebbe fatta pagare in seguito, ma in quel momento a Lavi non importava nulla. Il semplice pensiero di stare con lui era sufficiente a renderlo…

 

… preoccupato. Fuori dal finestrino del treno scorreva un tappeto di erba verde, sconfinato come l’oceano. Yuu si era addormentato sul sedile di fronte al suo e bastò guardare il suo viso sereno e privo di angosce per fargli dimenticare quanto aveva appena letto sul giornale.

In prima pagina troneggiava una scritta cubitale che annunciava l’inizio di una nuova guerra. Da principio Lavi era rimasto sconvolto pensando che ciò avrebbe inevitabilmente segnato la fine della sua relazione con Yuu, poi si ricordò che il vecchio Bookman era morto da ormai cinque anni e che la guerra non era più una faccenda che lo riguardava.

Adesso era in un treno, in compagnia del ragazzo che amava, alla ricerca della loro piccola oasi di felicità. Un posto dove poter vivere insieme, in pace, e magari invecchiare mano nella mano. Si alzò dal proprio sedile e si accomodò accanto al compagno. Gli prese la testa e se la appoggiò sulla propria spalla per farlo stare più comodo. Purtroppo il suo gesto ebbe l’effetto di svegliarlo.

“Che c’è?” chiese Yuu.

“Nulla. Va tutto bene. Ritorna a dormire” rispose Lavi, tornando a guardare il giornale piegato davanti a sé come se temesse che da un momento all’altro un terribile mostro potesse fuoriuscire dalle pagine.

Adagiò la testa su quella di Yuu e lasciandosi dolcemente cullare del suo respiro…

 

… la mano paffuta gli strinse il dito. Il neonato guardava Lavi con un’appena accennata curiosità. Quando Marie gli aveva informati della nascita del suo primogenito Lavi aveva convinto Yuu a partire il prima possibile per andare a trovarli.

Guardava il bambino nella culla con somma dolcezza. Chiese alla madre se poteva prenderlo in braccio e lei acconsentì, raccomandandosi di fare molta attenzione.

Il piccolo profumava di talco e di quell’odore unico e tipico di tutti i bambini. Lavi si saturò i polmoni di quel gradevole effluvio e ne osservava gli occhi marroni e vispi per leggerne i muti pensieri.

Giocava con il bambino con una naturalezza tale da sembrare che fosse nato appositamente per fare il padre e forse non era del tutto…

 

…sconvolto. Lavi non poteva credere che Yuu avesse preso davvero una simile decisione. Voleva arruolarsi e andare a combattere una guerra che durava già da quattro anni e di cui non gli importava nulla e tutto senza degnarlo di uno straccio di spiegazione.

Lo vide preparare la valigia con la foga di chi non vede l’ora di andare via, ma Lavi lo bloccò con la forza, costringendolo a voltarsi per guardarlo dritto in faccia e chiedergli perché voleva partire… perché voleva lasciarlo.

Yuu non sembrava intenzionato a dargli una riposta esaustiva. Giustificò la propria scelta dicendo che era libero di fare ciò che voleva della propria vita, ma a Lavi non bastavano quelle poche, fredde parole.

“Non mi ami più?” gli domandò con un velo di lacrime che gli patinava l’occhio sano.

Yuu esitò prima di rispondere ‘No’ e fu proprio quella esitazione che riaccese la speranza nel cuore di Lavi.

“Stai mentendo.”

“Pensala come ti pare.”

E Lavi non resistette più. Gli afferrò le spalle con entrambe le mani e lo costrinse a baciarlo, perché solo così avrebbe conosciuto la verità, anche se lo spaventava l’idea di scoprire che Yuu non provava più niente per lui.

Le sue labbra erano fredde e immobili, cristallizzate in un’espressione di assoluta indifferenza, ma Lavi non demorse e con la lingua ne tracciò il profilo per riaccendere i sentimenti del compagno e scioglierne gli istinti. E quando credé di aver fallito miseramente, Yuu ricambiò quel bacio con altrettanta passione, mandando all’aria ogni suo buon proposito.

L’esercito non avrebbe tratto giovamento da un solo uomo in più sul campo di battaglia, tuttavia Yuu non avrebbe mai confessato a Lavi che il motivo che lo aveva spinto a compiere tale scelta era tutt’altro che egoistico.

Lo aveva visto il giorno in cui Lavi aveva preso in braccio il bambino di Marie e Miranda: quell’espressione di incredibile dolcezza che gli aveva illuminato il viso aveva aperto le porte della sua consapevolezza.

Lavi avrebbe desiderato avere un figlio, magari una famigliola felice come lo erano i loro amici, e Yuu sapeva che stando insieme tutto ciò sarebbe stata solo un’utopia. Per questo voleva partire, per questo voleva lasciarlo. Voleva tagliare il filo rosso che li aveva legati quel lontano giorno di quasi dieci anni prima e lasciare Lavi libero di vivere quell’esistenza che probabilmente coltivava nel cuore come un timido fiore che non può sbocciare, perché soffocato dall’amore che provava verso Yuu, verso un uomo: una relazione blasfema e censurata dalla società. Un amore che agli occhi del mondo era…

 

…assunto. Lavi rimase incredulo davanti a tanta facilità, ma il proprio passato di Bookman gli aveva permesso di essere accettato come docente di storia alla scuola superiore, essendo stato reputato più che qualificato per tale ruolo.

Aveva raccontato l’accaduto a Yuu ma questi manifestò solo una minima reazione di contentezza, come era perfettamente nel suo stile. In fondo, Yuu non era mai stato un tipo goliardico nemmeno nel fiore della sua giovinezza e Lavi ormai aveva imparato da tempo ad interpretare i suoi rigidi sorrisi come la massima ostentazione di gioia che gli avrebbe mai concesso. Ma questo a lui bastava.

Poter passare da allievo a maestro era una sorsata di felicità più che sufficiente per dissetare il proprio animo. Vedeva gli studenti dall’altra parte dei banchi e nei loro occhi annoiati, nelle loro smorfie assonnate, nel loro totale disinteresse per la storia poteva scorgere se stesso, tanto che spesso stentava a credere che fosse passato così tanto tempo da quando era lui ad usare le pagine dei libri come comodi guanciali.

Non poteva biasimarli in fondo e come insegnante non era mai troppo severo con chi facilmente tendeva a distrarsi durante la sua lezione. I primi tempi furono duri, ma grazie alla sua parlantina spigliata e ai numerosi aneddoti comici che amava inserire nelle spiegazioni, per colorire quelli che altrimenti sarebbero stati tetri eventi di un passato bianco e nero come le illustrazioni sui libri, Lavi divenne uno dei docenti più stimati del corpo insegnante. Inoltre, benché più di un collega lo avesse ammonito di non essere troppo amichevole con gli studenti, Lavi scoprì le gioie di essere considerato un punto di riferimento per quelle giovani menti acerbe e confuse, che spesso lo cercavano per chiedere consigli non solo scolastici ma anche personali.

Sì, era tutto meraviglioso e lui era…

 

… un gran bastardo. Yuu non faceva altro che ripeterlo all’infinito. Lo accusava di essere uno schifoso porco che andava dietro le gonne delle studentesse e a niente valevano le giustificazioni di Lavi.

Le parole del compagno lo colpivano come stilettate di ghiaccio. Non lo aveva mai visto così furente e disgustato al contempo. La bocca distorta acuiva il disprezzo di cui ogni frase era pregna. Una ruga solcava il centro della fronte aggrottata per la rabbia. Gli occhi erano oscuri come pozzi di odio e spregio.

Una ciocca bianca gli contornava il lato destro del volto reso più spigoloso dall’età: era invecchiato e Lavi sembrò accorgersene solo in quel momento nonostante la situazione. Era come se l’ira di Yuu non facesse altro che mettere in risalto quei segni di senilità, in contrasto con la freschezza della gioventù che Lavi era ormai abituato a vedere ogni giorno.

Era finita. Yuu stava andando via e questa volta Lavi non era in grado di fermarlo. Avrebbe voluto ma qualcosa dentro di sé glielo impedì. Non era senso di colpa, non era rassegnazione, era… qualcos’altro, qualcosa che non sapeva ben definire. Sentiva come se era così che dovevano andare le cose, come se tutto fosse stato disegnato su di un foglio fin dall’inizio da una mano invisibile che lui non poteva vedere.

Chiamò il nome di Yuu, ma l’unica risposta che ebbe fu il silenzio. Era stato tutto così veloce da apparire quasi indolore, come la puntura di un’ape: non ci si accorge del bruciore se non dopo un po’ di tempo, quando lentamente si fa spazio la consapevolezza che l’uomo che si ama non c’è più e di certo non tornerà.

Era stato così ingenuo e stupido da non rendersi conto della gelosia di Yuu nei confronti dei suoi allievi. Come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse…

 

…diventato vecchio. Quanto tempo era passato da quando Yuu era andato via? Giorni, mesi, anni? Senza di lui le stagioni sembravano tutte uguali e il mondo era monocromo e insensato come una macchia d’inchiostro caduta per terra.

Lavi si accorse che anche con lui il tempo era stato impietoso. A stento si ricordò quanti anni aveva compiuto il giorno del suo ultimo compleanno. Più di quaranta, certamente meno di cinquanta, ma nessun numero si disegnò nitido nella sua mente.

Dove un tempo le guance erano levigate ora vi cresceva una barba rossiccia e selvatica. Si radeva regolarmente una volta a settimana, solo per non lasciarsi andare completamente alla malinconia e mantenere un aspetto decoroso a scuola. Avrebbe volentieri fatto a meno di tornarci dopo le accuse di Yuu sui suoi presunti tradimenti, ma la fame non è una sposa affascinante con cui convivere.

Dei suoi sorrisi giovanili, che più di una volta avevano avuto il potere di sciogliere il cuore del glaciale Yuu Kanda, erano rimaste solo delle rughe intorno alla bocca e vicino all’occhio sinistro, uniche testimoni silenti delle maschere felici che un tempo avevano adornato il suo viso.

Lo stesso verde della sua iride, in passato brillante come uno smeraldo, ora si era opacizzato come una pietra grezza rimasta a lungo esposta sotto le intemperie della natura.

Abbassò lo sguardo verso le proprie mani. I calli della scrittura sembravano incastonati nella pelle come orribili gemme e il colorito un tempo uniforme adesso era tempestato di macchie scure. Il polpastrello del medio della mano destra era nero d’inchiostro e dopo pagine e pagine di libri sfogliati ormai il pigmento era penetrato così a fondo da essere divenuto parte integrante del dito come un neo.

E mentre contemplava quella piccola macchia di Rorschach sentì dietro di sé una persona che lo chiamò: “Lavi”.

Yuu!” esclamò voltandosi di scatto, avendo riconosciuto l’amato semplicemente udendone la voce.

Tuttavia l’entusiasmo iniziale che gli si dipinse sul viso si sciolse come tempera al calore di una fiamma alla vista del volto dell’uomo che aveva amato per quasi trent’anni, facendo posto ad un’espressione di totale smarrimento.

Era Yuu, su questo non c’erano dubbi, ma era di nuovo giovane e bello come il primo giorno in cui si erano baciati.

Anche lo sbigottimento presto si cancellò dal viso di Lavi e l’unica emozione che il suo occhio trasmetteva era un’amara delusione. “Era troppo bello per essere vero. Chiaramente sto solo sognando.”

“Esatto” gli rispose adamantino il giovane Yuu, vestito inoltre dell’uniforme dell’Ordine Oscuro. “Ed è ora che ti svegli!”

“Sembri proprio tu” gli disse Lavi con un sorriso penoso e rassegnato, ma quasi compiaciuto della perfezione con cui il suo subconscio aveva riprodotto quell’immagine onirica di Yuu, regalandogli ancora una volta il piacere della sua compagnia. “Sembri proprio… vero” aggiunse, allungando una mano verso il suo viso per poterlo toccare.

Kanda gli schiaffeggiò quella mano insolente stizzito.

Lavi sussultò a quel tocco brusco che nulla aveva di irreale. Possibile che i sogni potessero essere tanto concreti?

“Sono vero, idiota!” sbraitò Kanda. “Io e te siamo gli unici ad essere veri qui dentro. Siamo in un sogno di Road, possibile che non te ne sei accorto?”

Lavi ricordava quel nome e quella ragazzina Noah che si chiamava così. Aveva già avuto uno scontro simile con lei in passato e quello che stava vivendo era ben diverso. No, non poteva essere come diceva Yuu. Anzi, no, quello non era Yuu, quella era solo una sua proiezione mentale, perché quello era un sogno, ma non certo uno di quelli generati dalla Noah. Era suo, solo suo, e adesso voleva svegliarsi e ritornare alla solita miserabile esistenza, preferendola a quello spettacolo patetico.

“Mi spiace Yuu, ma come vedi sono invecchiato e non posso più combattere contro i Noah con te” disse Lavi in tono dolce, come se stesse spiegando ad un bambino che era tempo di crescere e non pensare più ai giocattoli.

Kanda parve oltremodo irritato da quella risposta e, artigliata una spalla di Lavi, lo costrinse a girarsi verso lo specchio. “Guardati, dannazione! Non sei un vecchio. Hai solo sognato di diventarlo, ma in realtà sei rimasto il solito coniglio idiota di sempre!”

Ma Lavi non poteva credere alle parole di Kanda, perché l’uomo che lo guardava dall’altra parte della lastra riflettente era lo stesso di prima, con le medesime rughe, anzi, sembrava persino essere invecchiato di altri cinque anni come testimoniavano le basette canute prima inesistenti.

“E va bene” acconsentì Lavi. “Se proprio lo desideri fingerò di essere di nuovo giovane come tu mi vuoi. Lo sai che per renderti felice farei di tutto.”

In quel momento la furia di Kanda fu impossibile da trattenere oltre.

La risata di scherno di Road rimbombò tra le pareti raccapricciante come un’unghia che graffia una lavagna, ma Lavi pareva sordo a tutto quello. Lui non riusciva a vedere l’inganno oltre lo specchio e Kanda fece la sola cosa logica possibile.

Conficcò Mugen con tutta la forza che aveva in corpo proprio al centro di quel pezzo di vetro creatore di illusioni. La lama ne trapassò la superficie come se fosse una parete di argento liquido, penetrandovi senza attrito fino all’elsa.

La risata di Road mutò all’istante in un urlo agghiacciante. Il fluido argentato si solidificò incastrando Mugen. Dalla spada si irradiarono decine di crepe che suddivisero lo specchio in altrettanti spicchi dalle dimensioni irregolari e dai bordi frastagliati. Tuttavia, le spaccature non si fermarono alla cornice, ma proseguirono oltre, lungo le pareti, arrampicandosi come tentacoli di una bestia abissale fino al soffitto e aggredendo persino i mobili e tutto ciò che incontravano sul loro inarrestabile cammino.

Poi, i frammenti affilati dello specchio, i calcinacci dei muri e le schegge dei mobili esplosero per aria come innescati dalla miccia di un candelotto di dinamite.

“E’ tutto un sogno” si ripeteva Lavi come in preghiera mentre vedeva la stanza intorno a sé collassare, ma per istinto portò le braccia davanti la faccia per proteggersi da quei corpi contundenti.

Attese qualche secondo, ma non accadde nulla: proprio come ci si sarebbe dovuti aspettare da un sogno.

Timidamente allargò gli avambracci per sbirciare intorno a sé. Si accorse di non essere più in piedi ma sdraiato e ciò aveva una certa logica se si considerava che per sognare occorreva dormire, ma anziché vedere il soffitto della camera da letto, il suo occhio si perse nell’azzurro sconfinato del cielo.

“Uffa!” Il lamento contrariato di una ragazzina gli raspò le orecchie facendo emergere ogni ricordo.

Una missione di recupero Innocence, una feroce battaglia contro un gruppo di Akuma, l’arrivo improvviso di Road e poi…

Dunque era stato davvero tutto un sogno. La sua vita, quella che aveva condiviso per poco meno di trent’anni con Yuu, non era mai esistita, allora. Si guardò le mani, ed erano di nuovo lisce e prive di macchie o calli.

“Che guastafeste!” La voce di Road lo richiamò definitivamente alla realtà e quando si sollevò a sedere la vide mentre oltrepassava una porta a forma di cuore lanciandogli occhiate ambigue e maliziose che poco si addicevano ad un viso tanto giovane. “Questa volta è andata così Bookman jr, ma la prossima volta ti farò fare un sogno ancora più bello” e trotterellando si richiuse la massiccia porta alle spalle, che scomparve qualche secondo dopo come se fosse fatta di fumo.

Ancora intontito dall’esperienza, Lavi cercò Kanda. Lo vide a qualche metro da sé, in piedi, con la sua amata katana sguainata, mentre guardava minaccioso il punto in cui Road aveva generato e distrutto il passaggio spaziale. Il giovane Bookman si chiese quanto avesse visto il compagno d’armi di quel sogno e soprattutto cosa pensasse di tutto ciò.

Yuu, io…”

“Andiamo” lo interruppe bruscamente l’altro, voltandosi senza degnarlo neanche di uno sguardo.

La missione era fallita e tutto perché lui si era lasciato ghermire dal potere di Road. Tuttavia, non poté fare a meno di pensare che davanti al bivio di salvare lui o recuperare un frammento di Innocence, Yuu aveva scelto la prima strada. Si era addentrato nel labirinto onirico del subconscio di Lavi fino ad arrivare allo strato più profondo, lì dove si annidavano le paure, i desideri, le gioie e i dolori del giovane sognatore. La ricerca era durata solo pochi minuti, ma nel regno astratto di Road il tempo per Lavi si era dilatato trasformando i secondi in mesi e i minuti in decenni.

Si era innamorato, aveva vissuto con Kanda la sua giovinezza ed erano invecchiati insieme persino ma di tutto questo non era rimasto che il ricordo sbiadito di un sogno di cui lo stesso Kanda ne era stato spettatore per qualche frammento.

E ora Lavi guardava Yuu seduto davanti a sé nel treno, la testa appoggiata al finestrino e il viso cristallizzato in un’espressione perennemente imbronciata così tipica di lui. Il giovane Bookman tentò di dare vita al proprio sogno.

Gli si sedette accanto e con delicatezza prese il capo di Kanda per farlo appoggiare alla propria spalla. Gli occhi scuri e carichi di irritazione di questi lo fissarono in modo truce per quella insolenza.

“Scusami” si affrettò a dire Lavi con un sorriso nervoso. “Volevo farti stare più comodo.”

“Tornatene al tuo posto!” gli urlò contro Kanda con la mano sull’elsa di Mugen, pronto ad adoperarla nel caso l’altro non avesse eseguito all’istante il suo ordine.

Con tutta la forza di volontà di cui era capace, Lavi riuscì a conservare l’accenno di un sorriso ma non vi era gioia in esso, solo l’assoluta, acre certezza che tutto ciò che aveva provato e visto non era mai accaduto.

“Sai, Yuu, nel mio sogno tu eri felice… con me.”

Tsk, infatti era solo un sogno.” Lapidario come sempre, Kanda non permetteva mai che un raggio di speranza filtrasse dalle sue parole. Non vi erano crepe nella sua dura risposta, solida come una roccia e compatta come granito: nessun sorriso di Lavi, nessuna frase gentile, nessun gesto amorevole avrebbe scalfito quel blocco di freddezza e asocialità.

Lavi appoggiò la testa al sedile. Il treno entrò in una galleria e il nero pece dello sfondo gli permise di vedere il proprio riflesso nel vetro: di nuovo giovane, di nuovo avvenente, di nuovo solo.

Chiuse l’occhio, lasciando che il ritmico ondeggiare del vagone lo cullasse fino a farlo addormentare. Sentì un rumore improvviso e riaprì di scatto…

 

… la porta. Yuu era in piedi al centro del soggiorno, bellissimo come sempre nonostante i segni dell’età. Si voltò per guardare Lavi e dalle iridi scure trasparivano quelle scuse che il suo coriaceo carattere non gli permetteva di pronunciare. Ma per Lavi la sua presenza era più che sufficiente.

Si guardò intorno e ora sapeva di trovarsi dentro un sogno, ma questa volta non era Road a tessere la trama della sua vita onirica. Adesso Lavi poteva scegliere e decidere cosa vedere e provare. Era solo una consolazione, ne era consapevole, ma ne aveva anche bisogno come di un sorso d’acqua nel deserto.

Yuu, sei tornato!” gli disse correndo ad abbracciarlo e il compagno si lasciò stringere, assaporando il calore del corpo di Lavi di nuovo unito al suo.

“Finalmente anche tu sei tornato a casa. È un’ora che ti aspetto.”

“Perdonami: ero uscito solo per un po’, ma ora sono qui… con te.”

 

 

 

 

 

 

III classificata al contest ‘Dal titolo alla storia’ di NonnaPapera!

3- Quodibet   (9,85)

GRAMMATICA E SINTASSI
- Ha una padronanza completa ed articolata della lingua italiana (nessun tipo di errore) = 9,9
Ad eccezione di alcune sviste la storia è scritta veramente bene.
-faccia e dirgli (chiedergli)       
-un aspetto decoro (di decoro)
Questo paragrafo non l’ho contato come errore però secondo me ci sono troppi punti e virgola.
-la bocca distorta acuiva il disprezzo di cui ogni frase era pregna; una ruga solcava il centro della fronte aggrottata per la rabbia; gli occhi erano oscuri come pozzi di odio e spregio; e una ciocca

CAPACITA' ESPRESSIVA
- Riesce ad esprimersi in maniera approfondita e critica (l’espressione risulta elegante e critica) = 9,5

Il ritmo di tutto il racconto è veramente invidiabile e anche il lessico l’ho trovato molto ricco pur rimanendo discorsivo e abbordabile.
L’unica cosa che mi ha lasciata perplessa è stato il finale. Non mi è chiaro se l’ultimo pezzo è un finale alternativo o se il Lavi giovane sogna un possibile finale alla sua avventura creata da Road.

RISPETTO PARAMETRI E TRACCIA
- Parametri e traccia sono stati rispettati alla perfezione e sviluppati con spiccata capacità rielaborativa = 10
Tra tutti i titoli a disposizione questo era uno dei più complessi, sia a livello interpretativo sia a livello potenziale sui possibili sviluppi delle trama. Devo dire che te la sei cavata egregiamente! La concatenazione delle varie fasi del racconto l’ho trovata veramente geniale e il risultato è decisamente interessante.

ORIGINALITA' E CREATIVITA'
- Mostra originalità e creatività molto sviluppate (svolgimento originale e critico) = 10
Anche per questo parametro non ho potuto fare a meno di darti il punteggio pieno. L’idea l’ho trovata veramente interessante e per nulla banale.
Quando si è fan di un particolare fandom e soprattutto di una determinata “coppia”, così come lo sono io per Yuu e Lavi, dopo un po’ tutte le storie che si leggono paiono assomigliarsi. Nel tuo caso invece mi sono sorpresa pagina dopo pagina per i vari sviluppi che la vicenda prendeva. Davvero un racconto originale

 

Che dire? Sono felicissima del risultato, considerando che i partecipanti erano 14 ed io ai contest ho sempre fatto una magrissima figura (salvo qualche rara eccezione), per cui non potevo che esserne contenta!!!

Il finale è dolce e amaro al contempo, non mi andava di farla finire troppo male, ma sarebbe stato troppo banale un finale alla 'E vissero felici e contenti'. Sono curiosa di conoscere anche il parere di voi lettori a tal proposito, quindi non mancate di farmi sapere cosa ne pensate della storia X3










1^ classificata su 31 storie partecipanti al contest [One shots only] Yaoi is the way! indetto da Heriken e Shio

 

Hariken:

Grammatica: 10/10 

Beh, nulla da dire... era tutto perfetto 

Stile: 10/10 

Avessi potuto ti avrei dato di più. Non c’è una virgola che sia una fuori posto, le frasi sono costruite ad arte, le parole soppesate col bilancino. Il ritmo è incalzante, non ti fa staccare nemmeno per un secondo gli occhi dallo schermo. È assolutamente formidabile. I paragrafi poi, con l’alternarsi di emozioni spesso contrastanti e la fine di ognuno che fa da preludio al successivo non fanno altro che coinvolgere di più il lettore, davvero uno stile unico e meraviglioso!

Caratterizzazione dei personaggi: 20/20 

È difficilissimo dire qualcosa quando si è davanti ad una storia così IC. Sono perfetto in ogni loro sfaccettatura, in ogni speranza nascosta che portano alla luce e in ogni incomprensione, fantastici, davvero.

Originalità: 15/15 

Anche qui, avrei voluto dare di più. Se già la storia di per sé, con l’illusione di Road e la vita immaginaria di Lavi è davvero particolare, il picco dell’originalità lo da lo stile. A prescindere dal nesso con il titolo che ho trovato geniale, l’idea di terminare ogni paragrafo con una frase sospesa che viene portata a compimento (talvolta in modo molto diverso da quanto ci si possa aspettare) in quello successivo è davvero molto molto originale ^^ 

Gradimento personale: 8/8 

Wow.

Se non mi sentissi in dovere di spiegare per bene il mio giudizio lascerei soltanto quest’esclamazione perché riassume bene come la mia reazione a fine storia ^^ ho amato ogni singola frase di ogni singolo paragrafo, ho gioito con Lavi e avvertito una sorta di crampo alla pancia quando Kanda se n’è andato, ma, soprattutto, sono arrivata alla fine e ho sorriso come un’ebete per il successivo quarto d’ora… complimenti, mi hai lasciata senza parole (e io sono logorroica quindi fai te…xD)

 

Totale: 63/67

 

 

Shio:

Grammatica: 9/10

Praticamente perfetta, c’è solo qualche errorino nell’uso del congiuntivo.

Stile: 10/10

Meraviglioso e poi questa scelta di passare da un momento ad un altro, cambiando di colpo i sentimenti che fai provare seguendo l’esempio del Quodlibet, è stata geniale, ha reso il tutto molto più suggestivo, particolare.. lo stile ne ha risentito tantissimo, in senso positivo ovviamente.

Ho trovato solo un errore, che comunque penso sia di battitura: “cullare del suo respiro” al posto di “dal suo respiro”.

Caratterizzazione dei personaggi: 20/20

Volevi parlare di Lavi e Kanda?

Ebbene ci sei riuscita in pieno, sono loro assolutamente, anche quando racconti di loro in una relazione, addolcendo quindi un po’ Kanda, mantieni dei comportamenti assolutamente possibilissimi. Non ho nient’altro da dire solo, complimenti!

Originalità: 15/15

Mi sembra di ripetermi, ma l’idea del Quodlibet è stata un colpo di genio, ha reso tutta la storia molto originale e meravigliosa e viva, e poi, scoprire che era tutto un sogno creato da Road, è stata una scelta bellissima.

Gradimento personale: 8/8

Perché ho solo 8 punti da darti? Ho amato ogni singola parola, ogni singolo passaggio, ogni singola emozione che questo Quodlibet letterario ha suscitato in me! E poi, tornare al rapporto reale tra Lavi e Kanda, dopo il sogno, è stato così straziante! Tu, redseapearl, sei colpevole d’avermi fatta piangere!

Totale: 62 /67 

- Punti bonus: 0/4

-Punteggio Totale: 125

 

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