Prima di lasciarvi alla storia spiego
cosa è il Quodlibet. Il quodlibet è un brano musicale che è
composto da diverse melodie unite per mezzo del contrappunto.
Di solito si tratta di melodie popolari, spensierate ed allegre, spesso rimaneggiate.
(cit. wikipedia).
Ecco, ho pensato che così come il quodlibet vero e proprio è una successione di brani musicali
differenti, in questa shot si ha una successione di
paragrafi che variano per genere, passando da una situazione triste ad una
molto allegra. Non temete, se all’inizio vi sembra insensato tutto troverà la
sua spiegazione. Detto ciò, buona lettura!
Quodlibet
L’esplosione dei colori illuminava il
cielo notturno di tinte iridescenti. Le scintille dei fuochi d’artificio
colavano sul manto nero della notte tingendo i volti felici dei membri
dell’Ordine Oscuro di verde, amaranto, oro, celeste.
La guerra era finita e lo spumante veniva versato a
litri nelle coppe di vetro o in qualsiasi altro contenitore. I festeggiamenti
andavano avanti già da ore e Lavi osservava i sorrisi sinceri, le lacrime di
gioia, gli abbracci fraterni. Le persone intorno a lui erano sfuocate, ombre
che gli passavano accanto senza lasciare traccia di sé e lì in mezzo, a pochi
metri di distanza, riuscì a scorgere l’unica figura che il suo occhio di giada
riusciva a vedere con nitidezza: Yuu Kanda.
L’Esorcista osservava il cielo serio, ma la sua
espressione tradiva una serenità che Lavi non gli aveva mai visto. Gli si
avvicinò, facendosi spazio nel labirinto di persone che ballavano e cantavano in
una bolgia carnevalesca. Sembrava che il tempo procedesse a rallentatore
intorno a lui, che tutto fosse immerso in una gigantesca vasca piena d’acqua, e
le uniche persone a muoversi a velocità naturale fossero lui e Yuu. Quando gli fu abbastanza vicino da poter ammirarne il
profilo perfetto, Yuu si voltò verso di lui,
guardandolo intensamente come mai aveva fatto prima.
Lavi gli circondò la vita con un braccio: sentiva
che poteva fare qualsiasi cosa, che non c’erano regole o divieti e che quella
notte tutto era concesso.
Lo baciò senza ripensamenti, senza riflettere sulle
conseguenze, e Yuu ricambiò il suo bacio con la
passione di chi abbia atteso a lungo il momento della realizzazione delle
proprie preghiere.
Il trambusto dei festeggiamenti cessò. Le urla, le
risate, il rombo dei fuochi d’artificio, ogni suono si ovattò intorno a loro fino a divenire silenzio e i
profili delle persone divennero evanescenti come fantasmi.
Era tutto perfetto, era tutto…
… eccitante. Yuu era
semplicemente uno spettacolo. I lunghi capelli neri danzavano nella frenesia
del sesso e gli sgargianti colori dei fuochi d’artificio all’esterno che
trapelavano dalla finestra coloravano la sua chioma di tinte cangianti. Le
punte solleticavano il ventre e il petto di Lavi, che steso sotto di lui e con
le mani ancorate ai suoi fianchi lo aiutava a mantenere il ritmo concitato di
quella cavalcata.
Sollevò una mano verso il volto dell’amante e tuffò
le dita nelle sue ciocche d’inchiostro lasciando che quei fili di seta
scivolassero tra di esse.
“Yuu… è tutto… reale?”
domandò, ma non gli interessava realmente avere una risposta.
Con uno spasmo al bassoventre si sentì infiammare da
dentro. Era già arrivato all’apice del piacere, ma non voleva che tutto si
concludesse così presto.
Quella guerra era finita, ma presto ne sarebbe
iniziata un’altra e lui, come allievo Bookman,
avrebbe dovuto seguire il suo anziano mentore per registrare la storia nascosta.
Forse quella era l’unica occasione che avrebbe mai avuto per fare l’amore con Yuu e cercò di trattenersi il più possibile per prolungare il
momento.
Perché avere l’algido e irascibile Yuu Kanda nudo, eccitato e sudato
sopra di sé non era un’esperienza da tutti i giorni e Lavi aveva tutta
l’intenzione di godersi quella sensazione fino all’ultimo infinitesimo istante,
come un assetato nel deserto che tragga vigore da ogni singola goccia di un
sorso d’acqua sorgiva.
E poi la vista si annebbiò e l’orgasmo colse
entrambi quasi di sorpresa, troppo irruento per essere arginato ancora a lungo.
Yuu
si accasciò su di lui ansante ma estremamente appagato. Lavi lo strinse tra le
proprie braccia, cercando di svuotare la mente da ogni pensiero.
Se solo fosse stato un Esorcista come tutti gli
altri, avrebbe potuto vivere una vita in pace assieme a Yuu.
Se solo non fosse stato un Bookman, se solo l’anziano
panda fosse…
… morto. Era accaduto così all’improvviso che a
stento Lavi riusciva a credere che l’uomo che si era preso cura di lui fin da
quando era piccolo ora riposasse per sempre in una bara.
Al funerale anche il cielo piangeva. La pioggia
pareva tempera grigia che tingeva il mondo di tristezza. Ora che non vi era più
nessuno a legarlo al clan dei Bookman, Lavi era
libero di decidere da sé la propria strada. Si sentiva meschino, ma
inconsciamente aveva desiderato che ciò accadesse.
Girò la testa e al suo fianco vide Yuu con lo sguardo perso nella fossa dove era stato
adagiato il feretro. Timidamente Lavi allungò la mano verso la sua e questi la
strinse, condividendo gli stessi pensieri con quel semplice contatto.
In quel momento il passato di Lavi veniva sepolto
sotto strati di terra. Sentì l’occhio bruciargli e sollevò lo sguardo verso
l’alto per sottrarsi alla vista di quello spettacolo straziante. E intanto dal
cielo continuava a cadere…
… riso. Le campane suonavano a festa e gli sposi
uscirono dalla chiesa sotto una pioggia di auguri e candidi chicchi bianchi.
Persino il clima sembrava essere lieto di quel
matrimonio e il sole bagnava la città con i suoi tiepidi raggi. Era una
giornata primaverile incantevole e l’aria profumava di fiori appena sbocciati.
Miranda era semplicemente raggiante e splendida nel
suo abito bianco; Marie ostentava felicità con la sua solita compostezza ed
eleganza. Erano una coppia deliziosa agli occhi di Lavi.
Si avvicinò ad entrambi per fargli i suoi più
sinceri auguri, per poi cercare con lo sguardo Yuu.
Lo vide appoggiato al muro esterno della chiesa con espressione
imperscrutabile. Lavi non si sorprese di ciò, ben consapevole che al compagno
non piacevano i posti troppo affollati o quelle baraonde di persone. Si
scambiarono una lunga e intensa occhiata e sorridendo Lavi lo raggiunse per
trascinarlo in mezzo agli invitati, impresa che sapeva non essere facile.
Alla fine, dopo varie e colorite bestemmie, riuscì a
portare Yuu al cospetto degli sposi con somma
soddisfazione personale. Con un pizzico d’impegno riusciva quasi sempre a
convincerlo a fare tutto ciò che voleva, perché sapeva come ammansire il suo
burbero carattere. Forse Yuu gliel’avrebbe fatta
pagare in seguito, ma in quel momento a Lavi non importava nulla. Il semplice
pensiero di stare con lui era sufficiente a renderlo…
… preoccupato. Fuori dal finestrino del treno
scorreva un tappeto di erba verde, sconfinato come l’oceano. Yuu si era addormentato sul sedile di fronte al suo e bastò
guardare il suo viso sereno e privo di angosce per fargli dimenticare quanto
aveva appena letto sul giornale.
In prima pagina troneggiava una scritta cubitale che
annunciava l’inizio di una nuova guerra. Da principio Lavi era rimasto
sconvolto pensando che ciò avrebbe inevitabilmente segnato la fine della sua
relazione con Yuu, poi si ricordò che il vecchio Bookman era morto da ormai cinque anni e che la guerra non
era più una faccenda che lo riguardava.
Adesso era in un treno, in compagnia del ragazzo che
amava, alla ricerca della loro piccola oasi di felicità. Un posto dove poter
vivere insieme, in pace, e magari invecchiare mano nella mano. Si alzò dal
proprio sedile e si accomodò accanto al compagno. Gli prese la testa e se la
appoggiò sulla propria spalla per farlo stare più comodo. Purtroppo il suo
gesto ebbe l’effetto di svegliarlo.
“Che c’è?” chiese Yuu.
“Nulla. Va tutto bene. Ritorna a dormire” rispose
Lavi, tornando a guardare il giornale piegato davanti a sé come se temesse che
da un momento all’altro un terribile mostro potesse fuoriuscire dalle pagine.
Adagiò la testa su quella di Yuu
e lasciandosi dolcemente cullare del suo respiro…
… la mano paffuta gli strinse il dito. Il neonato
guardava Lavi con un’appena accennata curiosità. Quando Marie gli aveva
informati della nascita del suo primogenito Lavi aveva convinto Yuu a partire il prima possibile per andare a trovarli.
Guardava il bambino nella culla con somma dolcezza.
Chiese alla madre se poteva prenderlo in braccio e lei acconsentì,
raccomandandosi di fare molta attenzione.
Il piccolo profumava di talco e di quell’odore unico
e tipico di tutti i bambini. Lavi si saturò i polmoni di quel gradevole
effluvio e ne osservava gli occhi marroni e vispi per leggerne i muti pensieri.
Giocava con il bambino con una naturalezza tale da
sembrare che fosse nato appositamente per fare il padre e forse non era del
tutto…
…sconvolto. Lavi non poteva credere che Yuu avesse preso davvero una simile decisione. Voleva
arruolarsi e andare a combattere una guerra che durava già da quattro anni e di
cui non gli importava nulla e tutto senza degnarlo di uno straccio di
spiegazione.
Lo vide preparare la valigia con la foga di chi non
vede l’ora di andare via, ma Lavi lo bloccò con la forza, costringendolo a
voltarsi per guardarlo dritto in faccia e chiedergli perché voleva partire…
perché voleva lasciarlo.
Yuu
non sembrava intenzionato a dargli una riposta esaustiva. Giustificò la propria
scelta dicendo che era libero di fare ciò che voleva della propria vita, ma a
Lavi non bastavano quelle poche, fredde parole.
“Non mi ami più?” gli domandò con un velo di lacrime
che gli patinava l’occhio sano.
Yuu
esitò prima di rispondere ‘No’ e fu proprio quella esitazione che riaccese la
speranza nel cuore di Lavi.
“Stai mentendo.”
“Pensala come ti pare.”
E Lavi non resistette più. Gli afferrò le spalle con
entrambe le mani e lo costrinse a baciarlo, perché solo così avrebbe conosciuto
la verità, anche se lo spaventava l’idea di scoprire che Yuu
non provava più niente per lui.
Le sue labbra erano fredde e immobili, cristallizzate
in un’espressione di assoluta indifferenza, ma Lavi non demorse e con la lingua
ne tracciò il profilo per riaccendere i sentimenti del compagno e scioglierne
gli istinti. E quando credé di aver fallito miseramente, Yuu
ricambiò quel bacio con altrettanta passione, mandando all’aria ogni suo buon
proposito.
L’esercito non avrebbe tratto giovamento da un solo
uomo in più sul campo di battaglia, tuttavia Yuu non
avrebbe mai confessato a Lavi che il motivo che lo aveva spinto a compiere tale
scelta era tutt’altro che egoistico.
Lo aveva visto il giorno in cui Lavi aveva preso in
braccio il bambino di Marie e Miranda: quell’espressione di incredibile
dolcezza che gli aveva illuminato il viso aveva aperto le porte della sua consapevolezza.
Lavi avrebbe desiderato avere un figlio, magari una
famigliola felice come lo erano i loro amici, e Yuu
sapeva che stando insieme tutto ciò sarebbe stata solo un’utopia. Per questo
voleva partire, per questo voleva lasciarlo. Voleva tagliare il filo rosso che
li aveva legati quel lontano giorno di quasi dieci anni prima e lasciare Lavi
libero di vivere quell’esistenza che probabilmente coltivava nel cuore come un
timido fiore che non può sbocciare, perché soffocato dall’amore che provava verso
Yuu, verso un uomo: una relazione blasfema e
censurata dalla società. Un amore che agli occhi del mondo era…
…assunto. Lavi rimase incredulo davanti a tanta
facilità, ma il proprio passato di Bookman gli aveva
permesso di essere accettato come docente di storia alla scuola superiore,
essendo stato reputato più che qualificato per tale ruolo.
Aveva raccontato l’accaduto a Yuu
ma questi manifestò solo una minima reazione di contentezza, come era
perfettamente nel suo stile. In fondo, Yuu non era
mai stato un tipo goliardico nemmeno nel fiore della sua giovinezza e Lavi
ormai aveva imparato da tempo ad interpretare i suoi rigidi sorrisi come la
massima ostentazione di gioia che gli avrebbe mai concesso. Ma questo a lui
bastava.
Poter passare da allievo a maestro era una sorsata
di felicità più che sufficiente per dissetare il proprio animo. Vedeva gli
studenti dall’altra parte dei banchi e nei loro occhi annoiati, nelle loro smorfie
assonnate, nel loro totale disinteresse per la storia poteva scorgere se stesso,
tanto che spesso stentava a credere che fosse passato così tanto tempo da
quando era lui ad usare le pagine dei libri come comodi guanciali.
Non poteva biasimarli in fondo e come insegnante non
era mai troppo severo con chi facilmente tendeva a distrarsi durante la sua
lezione. I primi tempi furono duri, ma grazie alla sua parlantina spigliata e
ai numerosi aneddoti comici che amava inserire nelle spiegazioni, per colorire
quelli che altrimenti sarebbero stati tetri eventi di un passato bianco e nero
come le illustrazioni sui libri, Lavi divenne uno dei docenti più stimati del
corpo insegnante. Inoltre, benché più di un collega lo avesse ammonito di non
essere troppo amichevole con gli studenti, Lavi scoprì le gioie di essere
considerato un punto di riferimento per quelle giovani menti acerbe e confuse,
che spesso lo cercavano per chiedere consigli non solo scolastici ma anche
personali.
Sì, era tutto meraviglioso e lui era…
… un gran bastardo. Yuu
non faceva altro che ripeterlo all’infinito. Lo accusava di essere uno schifoso
porco che andava dietro le gonne delle studentesse e a niente valevano le
giustificazioni di Lavi.
Le parole del compagno lo colpivano come stilettate
di ghiaccio. Non lo aveva mai visto così furente e disgustato al contempo. La
bocca distorta acuiva il disprezzo di cui ogni frase era pregna. Una ruga
solcava il centro della fronte aggrottata per la rabbia. Gli occhi erano oscuri
come pozzi di odio e spregio.
Una ciocca bianca gli contornava il lato destro del
volto reso più spigoloso dall’età: era invecchiato e Lavi sembrò accorgersene
solo in quel momento nonostante la situazione. Era come se l’ira di Yuu non facesse altro che mettere in risalto quei segni di
senilità, in contrasto con la freschezza della gioventù che Lavi era ormai
abituato a vedere ogni giorno.
Era finita. Yuu stava
andando via e questa volta Lavi non era in grado di fermarlo. Avrebbe voluto ma
qualcosa dentro di sé glielo impedì. Non era senso di colpa, non era
rassegnazione, era… qualcos’altro, qualcosa che non sapeva ben definire.
Sentiva come se era così che dovevano andare le cose, come se tutto fosse stato
disegnato su di un foglio fin dall’inizio da una mano invisibile che lui non
poteva vedere.
Chiamò il nome di Yuu, ma
l’unica risposta che ebbe fu il silenzio. Era stato tutto così veloce da
apparire quasi indolore, come la puntura di un’ape: non ci si accorge del
bruciore se non dopo un po’ di tempo, quando lentamente si fa spazio la
consapevolezza che l’uomo che si ama non c’è più e di certo non tornerà.
Era stato così ingenuo e stupido da non rendersi
conto della gelosia di Yuu nei confronti dei suoi
allievi. Come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse…
…diventato vecchio. Quanto tempo era passato da
quando Yuu era andato via? Giorni, mesi, anni? Senza
di lui le stagioni sembravano tutte uguali e il mondo era monocromo e insensato
come una macchia d’inchiostro caduta per terra.
Lavi si accorse che anche con lui il tempo era stato
impietoso. A stento si ricordò quanti anni aveva compiuto il giorno del suo
ultimo compleanno. Più di quaranta, certamente meno di cinquanta, ma nessun
numero si disegnò nitido nella sua mente.
Dove un tempo le guance erano levigate ora vi
cresceva una barba rossiccia e selvatica. Si radeva regolarmente una volta a
settimana, solo per non lasciarsi andare completamente alla malinconia e
mantenere un aspetto decoroso a scuola. Avrebbe volentieri fatto a meno di
tornarci dopo le accuse di Yuu sui suoi presunti
tradimenti, ma la fame non è una sposa affascinante con cui convivere.
Dei suoi sorrisi giovanili, che più di una volta
avevano avuto il potere di sciogliere il cuore del glaciale Yuu
Kanda, erano rimaste solo delle rughe intorno alla
bocca e vicino all’occhio sinistro, uniche testimoni silenti delle maschere
felici che un tempo avevano adornato il suo viso.
Lo stesso verde della sua iride, in passato brillante
come uno smeraldo, ora si era opacizzato come una pietra grezza rimasta a lungo
esposta sotto le intemperie della natura.
Abbassò lo sguardo verso le proprie mani. I calli
della scrittura sembravano incastonati nella pelle come orribili gemme e il
colorito un tempo uniforme adesso era tempestato di macchie scure. Il
polpastrello del medio della mano destra era nero d’inchiostro e dopo pagine e
pagine di libri sfogliati ormai il pigmento era penetrato così a fondo da
essere divenuto parte integrante del dito come un neo.
E mentre contemplava quella piccola macchia di Rorschach sentì dietro di sé una persona che lo chiamò:
“Lavi”.
“Yuu!” esclamò voltandosi
di scatto, avendo riconosciuto l’amato semplicemente udendone la voce.
Tuttavia l’entusiasmo iniziale che gli si dipinse
sul viso si sciolse come tempera al calore di una fiamma alla vista del volto
dell’uomo che aveva amato per quasi trent’anni, facendo posto ad un’espressione
di totale smarrimento.
Era Yuu, su questo non
c’erano dubbi, ma era di nuovo giovane e bello come il primo giorno in cui si
erano baciati.
Anche lo sbigottimento presto si cancellò dal viso
di Lavi e l’unica emozione che il suo occhio trasmetteva era un’amara
delusione. “Era troppo bello per essere vero. Chiaramente sto solo sognando.”
“Esatto” gli rispose adamantino il giovane Yuu, vestito inoltre dell’uniforme dell’Ordine Oscuro. “Ed
è ora che ti svegli!”
“Sembri proprio tu” gli disse Lavi con un sorriso
penoso e rassegnato, ma quasi compiaciuto della perfezione con cui il suo
subconscio aveva riprodotto quell’immagine onirica di Yuu,
regalandogli ancora una volta il piacere della sua compagnia. “Sembri proprio…
vero” aggiunse, allungando una mano verso il suo viso per poterlo toccare.
Kanda
gli schiaffeggiò quella mano insolente stizzito.
Lavi sussultò a quel tocco brusco che nulla aveva di
irreale. Possibile che i sogni potessero essere tanto concreti?
“Sono vero, idiota!” sbraitò Kanda.
“Io e te siamo gli unici ad essere veri qui dentro. Siamo in un sogno di Road,
possibile che non te ne sei accorto?”
Lavi ricordava quel nome e quella ragazzina Noah che si chiamava così. Aveva già avuto uno scontro
simile con lei in passato e quello che stava vivendo era ben diverso. No, non
poteva essere come diceva Yuu. Anzi, no, quello non
era Yuu, quella era solo una sua proiezione mentale,
perché quello era un sogno, ma non certo uno di quelli generati dalla Noah. Era suo, solo suo, e adesso voleva svegliarsi e
ritornare alla solita miserabile esistenza, preferendola a quello spettacolo
patetico.
“Mi spiace Yuu, ma come
vedi sono invecchiato e non posso più combattere contro i Noah
con te” disse Lavi in tono dolce, come se stesse spiegando ad un bambino che
era tempo di crescere e non pensare più ai giocattoli.
Kanda
parve oltremodo irritato da quella risposta e, artigliata una spalla di Lavi,
lo costrinse a girarsi verso lo specchio. “Guardati, dannazione! Non sei un
vecchio. Hai solo sognato di diventarlo, ma in realtà sei rimasto il solito
coniglio idiota di sempre!”
Ma Lavi non poteva credere alle parole di Kanda, perché l’uomo che lo guardava dall’altra parte della
lastra riflettente era lo stesso di prima, con le medesime rughe, anzi,
sembrava persino essere invecchiato di altri cinque anni come testimoniavano le
basette canute prima inesistenti.
“E va bene” acconsentì Lavi. “Se proprio lo desideri
fingerò di essere di nuovo giovane come tu mi vuoi. Lo sai che per renderti
felice farei di tutto.”
In quel momento la furia di Kanda
fu impossibile da trattenere oltre.
La risata di scherno di Road rimbombò tra le pareti
raccapricciante come un’unghia che graffia una lavagna, ma Lavi pareva sordo a
tutto quello. Lui non riusciva a vedere l’inganno oltre lo specchio e Kanda fece la sola cosa logica possibile.
Conficcò Mugen con tutta
la forza che aveva in corpo proprio al centro di quel pezzo di vetro creatore
di illusioni. La lama ne trapassò la superficie come se fosse una parete di argento
liquido, penetrandovi senza attrito fino all’elsa.
La risata di Road mutò all’istante in un urlo
agghiacciante. Il fluido argentato si solidificò incastrando Mugen. Dalla spada si irradiarono decine di crepe che
suddivisero lo specchio in altrettanti spicchi dalle dimensioni irregolari e
dai bordi frastagliati. Tuttavia, le spaccature non si fermarono alla cornice,
ma proseguirono oltre, lungo le pareti, arrampicandosi come tentacoli di una
bestia abissale fino al soffitto e aggredendo persino i mobili e tutto ciò che
incontravano sul loro inarrestabile cammino.
Poi, i frammenti affilati dello specchio, i
calcinacci dei muri e le schegge dei mobili esplosero per aria come innescati
dalla miccia di un candelotto di dinamite.
“E’ tutto un sogno” si ripeteva Lavi come in
preghiera mentre vedeva la stanza intorno a sé collassare, ma per istinto portò
le braccia davanti la faccia per proteggersi da quei corpi contundenti.
Attese qualche secondo, ma non accadde nulla:
proprio come ci si sarebbe dovuti aspettare da un sogno.
Timidamente allargò gli avambracci per sbirciare
intorno a sé. Si accorse di non essere più in piedi ma sdraiato e ciò aveva una
certa logica se si considerava che per sognare occorreva dormire, ma anziché
vedere il soffitto della camera da letto, il suo occhio si perse nell’azzurro
sconfinato del cielo.
“Uffa!” Il lamento contrariato di una ragazzina gli
raspò le orecchie facendo emergere ogni ricordo.
Una missione di recupero Innocence,
una feroce battaglia contro un gruppo di Akuma, l’arrivo
improvviso di Road e poi…
Dunque era stato davvero tutto un sogno. La sua
vita, quella che aveva condiviso per poco meno di trent’anni con Yuu, non era mai esistita, allora. Si guardò le mani, ed
erano di nuovo lisce e prive di macchie o calli.
“Che guastafeste!” La voce di Road lo richiamò
definitivamente alla realtà e quando si sollevò a sedere la vide mentre
oltrepassava una porta a forma di cuore lanciandogli occhiate ambigue e
maliziose che poco si addicevano ad un viso tanto giovane. “Questa volta è
andata così Bookman jr, ma la prossima volta ti farò
fare un sogno ancora più bello” e trotterellando si richiuse la massiccia porta
alle spalle, che scomparve qualche secondo dopo come se fosse fatta di fumo.
Ancora intontito dall’esperienza, Lavi cercò Kanda. Lo vide a qualche metro da sé, in piedi, con la sua
amata katana sguainata, mentre guardava minaccioso il punto in cui Road aveva
generato e distrutto il passaggio spaziale. Il giovane Bookman
si chiese quanto avesse visto il compagno d’armi di quel sogno e soprattutto
cosa pensasse di tutto ciò.
“Yuu, io…”
“Andiamo” lo interruppe bruscamente l’altro, voltandosi
senza degnarlo neanche di uno sguardo.
La missione era fallita e tutto perché lui si era
lasciato ghermire dal potere di Road. Tuttavia, non poté fare a meno di pensare
che davanti al bivio di salvare lui o recuperare un frammento di Innocence, Yuu aveva scelto la
prima strada. Si era addentrato nel labirinto onirico del subconscio di Lavi
fino ad arrivare allo strato più profondo, lì dove si annidavano le paure, i
desideri, le gioie e i dolori del giovane sognatore. La ricerca era durata solo
pochi minuti, ma nel regno astratto di Road il tempo per Lavi si era dilatato
trasformando i secondi in mesi e i minuti in decenni.
Si era innamorato, aveva vissuto con Kanda la sua giovinezza ed erano invecchiati insieme persino
ma di tutto questo non era rimasto che il ricordo sbiadito di un sogno di cui
lo stesso Kanda ne era stato spettatore per qualche
frammento.
E ora Lavi guardava Yuu
seduto davanti a sé nel treno, la testa appoggiata al finestrino e il viso
cristallizzato in un’espressione perennemente imbronciata così tipica di lui.
Il giovane Bookman tentò di dare vita al proprio
sogno.
Gli si sedette accanto e con delicatezza prese il
capo di Kanda per farlo appoggiare alla propria
spalla. Gli occhi scuri e carichi di irritazione di questi lo fissarono in modo
truce per quella insolenza.
“Scusami” si affrettò a dire Lavi con un sorriso
nervoso. “Volevo farti stare più comodo.”
“Tornatene al tuo posto!” gli urlò contro Kanda con la mano sull’elsa di Mugen,
pronto ad adoperarla nel caso l’altro non avesse eseguito all’istante il suo
ordine.
Con tutta la forza di volontà di cui era capace,
Lavi riuscì a conservare l’accenno di un sorriso ma non vi era gioia in esso,
solo l’assoluta, acre certezza che tutto ciò che aveva provato e visto non era
mai accaduto.
“Sai, Yuu, nel mio sogno
tu eri felice… con me.”
“Tsk, infatti era solo un
sogno.” Lapidario come sempre, Kanda non permetteva
mai che un raggio di speranza filtrasse dalle sue parole. Non vi erano crepe
nella sua dura risposta, solida come una roccia e compatta come granito: nessun
sorriso di Lavi, nessuna frase gentile, nessun gesto amorevole avrebbe scalfito
quel blocco di freddezza e asocialità.
Lavi appoggiò la testa al sedile. Il treno entrò in
una galleria e il nero pece dello sfondo gli permise di vedere il proprio
riflesso nel vetro: di nuovo giovane, di nuovo avvenente, di nuovo solo.
Chiuse l’occhio, lasciando che il ritmico ondeggiare
del vagone lo cullasse fino a farlo addormentare. Sentì un rumore improvviso e
riaprì di scatto…
… la porta. Yuu era in
piedi al centro del soggiorno, bellissimo come sempre nonostante i segni
dell’età. Si voltò per guardare Lavi e dalle iridi scure trasparivano quelle
scuse che il suo coriaceo carattere non gli permetteva di pronunciare. Ma per
Lavi la sua presenza era più che sufficiente.
Si guardò intorno e ora sapeva di trovarsi dentro un
sogno, ma questa volta non era Road a tessere la trama della sua vita onirica.
Adesso Lavi poteva scegliere e decidere cosa vedere e provare. Era solo una
consolazione, ne era consapevole, ma ne aveva anche bisogno come di un sorso d’acqua
nel deserto.
“Yuu, sei tornato!” gli
disse correndo ad abbracciarlo e il compagno si lasciò stringere, assaporando il
calore del corpo di Lavi di nuovo unito al suo.
“Finalmente anche tu sei tornato a casa. È un’ora
che ti aspetto.”
“Perdonami: ero uscito solo per un po’, ma ora sono
qui… con te.”
III classificata al contest ‘Dal titolo alla storia’
di NonnaPapera!
3- Quodibet (9,85)
GRAMMATICA
E SINTASSI
- Ha una padronanza completa ed articolata della lingua italiana (nessun tipo
di errore) = 9,9
Ad eccezione di alcune sviste la storia è scritta veramente bene.
-faccia
e dirgli (chiedergli)
-un aspetto decoro (di decoro)
Questo paragrafo non l’ho contato come errore però secondo me ci sono troppi
punti e virgola.
-la bocca distorta acuiva il disprezzo di cui ogni frase era pregna; una ruga
solcava il centro della fronte aggrottata per la rabbia; gli occhi erano oscuri
come pozzi di odio e spregio; e una ciocca
CAPACITA' ESPRESSIVA
- Riesce ad esprimersi in maniera approfondita e critica (l’espressione risulta
elegante e critica) = 9,5
Il ritmo di tutto il racconto è veramente invidiabile e anche il lessico l’ho
trovato molto ricco pur rimanendo discorsivo e abbordabile.
L’unica cosa che mi ha lasciata perplessa è stato il finale. Non mi è chiaro se
l’ultimo pezzo è un finale alternativo o se il Lavi giovane sogna un possibile
finale alla sua avventura creata da Road.
RISPETTO PARAMETRI E TRACCIA
- Parametri e traccia sono stati rispettati alla perfezione e sviluppati con
spiccata capacità rielaborativa = 10
Tra tutti i titoli a disposizione questo era uno dei più complessi, sia a
livello interpretativo sia a livello potenziale sui possibili sviluppi delle
trama. Devo dire che te la sei cavata egregiamente! La concatenazione delle
varie fasi del racconto l’ho trovata veramente geniale e il risultato è decisamente
interessante.
ORIGINALITA' E CREATIVITA'
- Mostra originalità e creatività molto sviluppate (svolgimento originale e
critico) = 10
Anche per questo parametro non ho potuto fare a meno di darti il punteggio
pieno. L’idea l’ho trovata veramente interessante e per nulla banale.
Quando si è fan di un particolare fandom e
soprattutto di una determinata “coppia”, così come lo sono io per Yuu e Lavi, dopo un po’ tutte le storie che si leggono
paiono assomigliarsi. Nel tuo caso invece mi sono sorpresa pagina dopo pagina
per i vari sviluppi che la vicenda prendeva. Davvero un racconto originale
Che
dire? Sono felicissima del risultato, considerando che i partecipanti erano 14
ed io ai contest ho sempre fatto una magrissima figura (salvo qualche rara
eccezione), per cui non potevo che esserne contenta!!!
Il finale è dolce e amaro al contempo, non mi andava di farla finire troppo male, ma sarebbe stato troppo banale un finale alla 'E vissero felici e contenti'. Sono
curiosa di conoscere anche il parere di voi lettori a tal proposito, quindi non
mancate di farmi sapere cosa ne pensate della storia X3
1^ classificata su 31 storie partecipanti al contest [One shots only] Yaoi is
the way! indetto da Heriken e Shio
Hariken:
Grammatica: 10/10
Beh, nulla da dire... era tutto perfetto
Stile: 10/10
Avessi potuto ti avrei dato di più. Non c’è una virgola che sia una fuori posto, le frasi sono costruite ad arte, le parole soppesate col bilancino. Il ritmo è incalzante, non ti fa staccare nemmeno per un secondo gli occhi dallo schermo. È assolutamente formidabile. I paragrafi poi, con l’alternarsi di emozioni spesso contrastanti e la fine di ognuno che fa da preludio al successivo non fanno altro che coinvolgere di più il lettore, davvero uno stile unico e meraviglioso!
Caratterizzazione dei personaggi: 20/20
È difficilissimo dire qualcosa quando si è davanti ad una storia così IC. Sono perfetto in ogni loro sfaccettatura, in ogni speranza nascosta che portano alla luce e in ogni incomprensione, fantastici, davvero.
Originalità: 15/15
Anche qui, avrei voluto dare di più. Se già la storia di per sé, con l’illusione di Road e la vita immaginaria di Lavi è davvero particolare, il picco dell’originalità lo da lo stile. A prescindere dal nesso con il titolo che ho trovato geniale, l’idea di terminare ogni paragrafo con una frase sospesa che viene portata a compimento (talvolta in modo molto diverso da quanto ci si possa aspettare) in quello successivo è davvero molto molto originale ^^
Gradimento personale: 8/8
Wow.
Se non mi sentissi in dovere di spiegare per bene il mio giudizio lascerei soltanto quest’esclamazione perché riassume bene come la mia reazione a fine storia ^^ ho amato ogni singola frase di ogni singolo paragrafo, ho gioito con Lavi e avvertito una sorta di crampo alla pancia quando Kanda se n’è andato, ma, soprattutto, sono arrivata alla fine e ho sorriso come un’ebete per il successivo quarto d’ora… complimenti, mi hai lasciata senza parole (e io sono logorroica quindi fai te…xD)
Totale: 63/67
Shio:
Grammatica: 9/10
Praticamente perfetta, c’è solo qualche errorino nell’uso del congiuntivo.
Stile: 10/10
Meraviglioso e poi questa scelta di passare da un momento ad un altro, cambiando di colpo i sentimenti che fai provare seguendo l’esempio del Quodlibet, è stata geniale, ha reso il tutto molto più suggestivo, particolare.. lo stile ne ha risentito tantissimo, in senso positivo ovviamente.
Ho trovato solo un errore, che comunque penso sia di battitura: “cullare del suo respiro” al posto di “dal suo respiro”.
Caratterizzazione dei personaggi: 20/20
Volevi parlare di Lavi e Kanda?
Ebbene ci sei riuscita in pieno, sono loro assolutamente, anche quando racconti di loro in una relazione, addolcendo quindi un po’ Kanda, mantieni dei comportamenti assolutamente possibilissimi. Non ho nient’altro da dire solo, complimenti!
Originalità: 15/15
Mi sembra di ripetermi, ma l’idea del Quodlibet è stata un colpo di genio, ha reso tutta la storia molto originale e meravigliosa e viva, e poi, scoprire che era tutto un sogno creato da Road, è stata una scelta bellissima.
Gradimento personale: 8/8
Perché ho solo 8 punti da darti? Ho amato ogni singola parola, ogni singolo passaggio, ogni singola emozione che questo Quodlibet letterario ha suscitato in me! E poi, tornare al rapporto reale tra Lavi e Kanda, dopo il sogno, è stato così straziante! Tu, redseapearl, sei colpevole d’avermi fatta piangere!
Totale: 62 /67
- Punti bonus: 0/4
-Punteggio Totale: 125