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Autore: Lord_Trancy    29/02/2012    7 recensioni
Una città di notte.
Due uomini, due vite.
E un solo angelo.
“La neve scendeva leggera, come piume d’angelo, ma non accennava a fermarsi.
Mail Jeevas era uscito di casa senza neanche pensarci, solo con la voglia di sentire il freddo della notte.”
[M♥M]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Tredicesimo
Amore
 
 
Si distese tranquillo sul letto, poggiando la PSP sul comodino.
Era la sera del ventitré dicembre ed era felice.
Il giorno prima era uscito con Mihael, rendendosi conto che gli piaceva davvero. Per la verità non sapeva molto di lui, il quale sembrava evitare troppe parole sul proprio conto. E Mail non era stupido, troppe cose gli avevano fatto pensare che avesse qualcosa da nascondere. Anche solo il fatto che non avesse accennato a niente riguardo al suo paese d’origine – non è che ci volesse tanto a capire che era arrivato in America da poco – e i motivi della sua emigrazione a New York, poteva apparire sospetto. Ma c’era tempo per tutto e non gli fregava assolutamente un cazzo di chi fosse Mihael Keehl; era quello che mostrava di essere e lui sapeva, lo aveva letto in quegli occhi così azzurri da far invidia al cielo, che non gli aveva mai mentito.
Mihael era solo un ragazzo che aveva bisogno di un abbraccio, questo lo aveva capito anche lui.
Guardò l’orologio della sveglia digitale: mezzanotte e venti.
Sbuffò. Era tardi, ma lui non aveva alcun programma per il giorno dopo. Una sigaretta e poi si sarebbe messo a dormire.
Chiuse gli occhi, godendosi quella pace amplificata dalla nicotina, stringendo il mozzicone tra indice e pollice, cercando di prendersi ogni molecola di quel fumo al quale ormai non poteva più rinunciare.
Il suono del campanello lo confuse a tal punto che per qualche attimo rimase fermo a domandarsi che diamine fosse stato.
Poi le semplici risposte arrivarono una dietro l’altra. Quel suono fastidioso e troppo forte per i suoi sensi assopiti era senz’altro il campanello di casa. Con altrettanta celerità arrivò la consapevolezza di doversi alzare dal letto per raggiungere il citofono. E prima che dalle sue labbra potesse uscire un’imprecazione contro lo sconsiderato imbecille che aveva avuto la grande idea di scassargli i coglioni a quell’ora, gli venne in mente Madison, tremante sotto la neve notturna di New York, in attesa di poter stare con lui.
Solo grazie a quell’immagine un po’ triste – e sì, anche patetica – riuscì ad arrivare fino al citofono, premendo il pulsante che faceva scattare la serratura del portone senza nemmeno chiederle di identificarsi.
Poi si avviò in cucina, mettendo su dell’acqua sul fuoco. Maddie amava prendere una camomilla prima di addormentarsi.
Quando tornò nell’ingresso, però, non trovò affatto sua sorella infreddolita. No, si trovò davanti Mihael, fasciato dai suoi abiti attillati, con il capo chino.
Mail perse un battito.
- Mihael? –
A sentire il suo nome quello alzò lo sguardo, rivelando degli occhi arrossati.
Aveva pianto. Sì. Per la prima volta Mihael aveva lasciato che le emozioni forti che corrodevano violente il suo petto si manifestassero tramite le lacrime.
Non era stato niente in particolare a scatenare in lui quella reazione. Forse non era stato vedere William vezzeggiare spigliato quel ragazzino con gli occhi grandi e neri, un moccioso così fintamente innocente. Era stato solo l’ennesimo schiaffo. Un’altra percossa a quel ragazzo che si sentiva un po’ inutile e ignorato, segregato dietro a quello che sapeva dimenticare.
Mihael sarebbe riuscito a dimenticare anche Mail? O è più facile ingoiare il dolore?
Era bello piangere, anche se le sue erano state solo poche lacrime, amare e calde. Aveva aspettato per tutto quel tempo di poter piangere di gioia e poi si lasciava andare così, a tutto ciò che di brutto aveva sopportato. Sì, perché la cosa buona di piangere era poter essere consolati.
- Cosa è successo? –
- Niente. –
Mail lo guardò e sorrise, abbracciandolo.
Timido, Mihael ricambiò l’affetto del rosso, portando le braccia intorno alle sue spalle.
- Mail… - provò a iniziare Mihael, senza nemmeno sapere cosa dire.
Mail rispose semplicemente stringendolo più forte.
Mihael stava soffrendo. Ed era venuto da lui.
Lo fece sentire fondamentale, e Mail non poteva chiedere altro. Sapere di contare tanto per lui gli scaldò il cuore. Lo guardò negli occhi, incerto.
Sarebbe mai riuscito a capire cos’era quella confusione che lo sovrastava quando era così vicino a Mihael?
Lo baciò, cercando di comunicarli quanta più rassicurazione e conforto potesse, cercando di fargli capire quanto ci tenesse. Mihael sfiorò le sue labbra e giocò con la sua lingua, soffocando quello che, sorprendendo entrambi, sembrava proprio essere un singhiozzo.
Era quello che desiderava. Anzi, a pensarci bene quello non era un desiderio, attesa vivida dell’aiuto di un angelo, così effimero e atteso. Adesso voleva ottenere ciò che aspettava con le proprie forze.
Si lasciò condurre verso la stanza da letto, senza interrompere quel gioco di bocche, incastri perfetti, che avevano intrapreso.
Via il giubbotto, gli stivali, il freddo, la delusione. Sfilò con urgenza i pantaloni di Mail, rendendosi conto solo in quel momento che l’altro stesse indossando il pigiama.
Perché lo aveva lasciato entrare in casa sua, senza porgli alcuna domanda?
Soluzioni introvabili a interrogativi sfocati, muti alle sorde orecchie dei due, troppo presi per poter fare attenzione a qualsiasi cosa che li obbligasse a allontanarsi anche solo di un respiro dall’altro.
Non appena Mihael si staccò per un secondo dalle labbra di Mail, giusto il tempo di riprendere fiato e poter ricominciare, il rosso gli prese il volto tra le mani, affondando le dita tra le ciocche bionde e sottili, per immergersi nei suoi occhi cerulei. Ancora una volta, come il primo accordo di una canzone, ci fu qualcosa che scattò, incomprensibile e perfetta, fino alla fine della musica.
Mail, arrendevole, si lasciò spingere sul letto, mentre rimuoveva indelicato la stoffa scura della maglia dell’altro.
Lentamente Mihael prese a baciargli il petto, suggendo la pelle chiara e facendo scivolare la lingua su un capezzolo già turgido, solo per il personale piacere di sentire Mail sospirare più forte. Scese verso il basso, fino a raggiungere l’ombelico, infilandovi la lingua in un esplicito gesto, che rese entrambi ancor più impazienti.
Rimosso anche l’intimo, senza alcun avviso, Mihael lo penetrò con due dita, strappando a Mail un gemito di sorpresa e fastidio. Anche lui aveva voglia di arrivare subito al dunque, ma erano comunque due mesi buoni che non stava sotto. Si concentrò sul rilassare i muscoli, mentre Mihael lo preparava con movimenti decisi e mai troppo irruenti. Mail però non mancò di vendicarsi per il fervore di prima, mordendogli le labbra appena il biondo si avvicinò al suo viso per poterlo baciare. Quasi divertito, Mihael lo baciò con passione, mentre Mail si adoperava per tenerlo più vicino che potesse, con le braccia, con le gambe.
Mugolando lascivamente, Mail gli lasciò intendere di non essere più intenzionato ad aspettare. Mihael, che non aspettava altro, sfilò le due dita dal corpo caldo di Mail, non senza un sospiro frustrato da parte di questi.
- Come lo vuoi? – chiese, deglutendo a vuoto, desideroso di soddisfare pienamente la voglia di passività del suo amante.
Per un attimo ancora Mail si godette ogni dettaglio, il sudore che imperlava le tempie di Mihael, dove i capelli sottili rimanevano attaccati, dispettosi, e il suo pomo d’Adamo che si abbassò nel tentativo di deglutire e tornava al suo posto. Era il ritratto del desiderio.
- Così. Subito. – asserì, sottolineando il senso delle proprie parole spingendo il bacino verso l’erezione dura e fremente di Mihael, fino a che la punta di questa non toccò la pelle delle sue natiche.
Senza attendere oltre, Mihael portò la mano destra tra i loro corpi, per aiutarsi nella penetrazione. Mail strinse gli occhi nell’avvertire distintamente il membro umido dell’altro dentro di sé, obbligandosi mentalmente di non fare più casino di quanto non stesse già facendo.
Con un paio di spinte lente e decise gli fu dentro del tutto, e il corpo del rosso reagì stillando un primo schizzo latteo sul ventre di Mihael.
Respirarono a fondo, cercando di non gemere a ogni minimo movimento dei loro corpi, fino a che Mihael non iniziò a muoversi con decisione, alzando e abbassando il bacino in un moto pienamente gradito a entrambi. Mihael pareva un dio di quell’impura danza.
- Aha… M… Mihael. –
Continuò a pronunciare quel nome per volte infinite quella notte, serrando le labbra per produrre il suono della emme, riaprendole poi per strepitare quell’acca aspirata seguita da un lungo e alto dittongo, incollando poi la lingua al palato per riprodurre il suono liquido della elle.
Era un lemma bello e complicato, il suo nome. Suscitava in Mail una sorta di emozione, bella quanto Mihael, nudo e eccitato, chinato tra le sue gambe, che gli sussurrava parole e frasi insensate – forse quello non era nemmeno inglese – all’orecchio, che suonavano dolci e suadenti al contempo.
Che la risposta a ogni domanda fosse una sola? Che fosse amore?
Lo amava?
- A… ancora… -
Si sentiva vicino al punto di non ritorno ma, allo stesso tempo, non ne aveva ancora abbastanza, nonostante le lenzuola avessero ormai lasciato il loro ordine e si piegassero disordinate seguendo l’entusiasmo del loro amplesso.
- Gridalo… più… gridalo più forte! –
Mail gemette, ormai incapace di qualsiasi frase, ma ancora in grado di portare le mani dietro alla nuca di Mihael, cominciando un altro bacio in cui tentò di trovare una risposta. Furono la foga, il calore e tutte le sensazioni che non riuscì a comprendere, ma che erano lì, nell’abbraccio delle labbra di entrambi.
Lo amava.
Mihael venne, soffocando un urlo roco sulla spalla di Mail, che raggiunse l’apice subito dopo, colto dal piacere non solo puramente fisico, ma anche di quella curiosa – pericolosa – scoperta.
Ancora ansante, Mihael si separò da Mail, distendendosi di fianco a lui, mentre si detergeva il sudore dalla fronte e cercava di ripulirsi dal seme dell’amante.
Inspirò a pieni polmoni l’aria che profumava di sesso e di quel qualcos’altro che ancora gli sfuggiva. Era come riprendere a respirare dopo una vita intera.
Poi, come l’impatto del cristallo con il terreno, che avviene sempre troppo presto, prima che ci si possa rendere conto, gli s’infranse nel cuore ben’altra sensazione.
Che ci faceva ancora in quel letto dove non sarebbe mai più potuto rimanere? Chiuse gli occhi, assaporando dolorosamente l’amarezza che tornava veloce come se n’era andata. La ragione gli urlò di lasciare quel letto subito, sparire prima che la notte schiarisse, andandosene nel buio, amico dell’oblio.
E lui, sordo, stupido, inconsapevolmente innamorato e stanco, rimase invece a rimirare il colore ramato dei capelli di Mail, affettuosamente rannicchiato contro il suo petto, e i suoi lineamenti regolari distesi dalla rilassante musica del sonno.
Poi Mihael si dimenticò il suo nome e le cose importanti. Poi Mihael si addormentò vicino a Mail, cingendogli le spalle come a proteggerlo, dimentico che chi lo avrebbe ferito era proprio il suo salvatore.
 
 

 
 
 
Qualche Nota:
Sì! Sono riuscita a pubblicare per tempo! Tutto grazie a voi! Non avete idea di quanto piacere mi abbia fatto leggere tutte le vostre recensioni al capitolo precedente! E’ bellissimo sapere che questa storia continui a piacere e interessi a così tanta gente TwT Colgo l’occasione per ringraziare anche chi inserisce la storia tra le preferite e le seguite ^w^
Allora, ormai non manca molto alla fine della storia, spero di concluderla in un tempo ragionevole, anche perché da un tot di giorni a questa parte la mia testa ha voglia di scrivere una What If? Della trama originale del manga… si vedrà. Intanto dobbiamo ancora scoprire cosa ha in mente Mihael *A*
A presto
Lally

 
  
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