Alla riscoperta di sé.
Capitolo 1: le strade si separano.
“Desidero
che il dispositivo di autodistruzione presente nei corpi dei cyborg 17 e 18
venga rimosso.” Disse Crilin con le mani rivolte al drago, apparso nella sua
magnificenza di fronte a tutti.
“Ho esaudito
il vostro desiderio. Qual è l’ultimo?” La voce rauca di Shenron rendeva
l’atmosfera ancor più tesa. Crilin volse lo sguardo in direzione dei suoi
amici, i quali annuirono.
“Fa’ che
tornino umani.” Il miglior amico di Goku se ne stava con gli occhi rivolti al
cielo, puntati sulla figura dell’imponente drago. Qualcosa era scattato nel suo
cuore, aveva iniziato a provare dei sentimenti per la bella C-18.
Crilin era
così fiducioso, nonostante temesse in una risposta negativa; gli occhi
brillavano intrisi di speranza.
Quelli del
drago Shenron, color cremisi, lampeggiarono per secondi che parvero
interminabili. Si riusciva a percepire la tensione nell’aria …
Una bella
ragazza, dai capelli color dell’oro e gli occhi chiari, se ne stava nascosta
dietro un muro, immersa nelle tenebre del palazzo, e ascoltava … anch’ella speranzosa. Da quando era stata
attivata, lentamente, la sua parte umana si era fatta sentire e aveva iniziato a desiderare di ritornare ad
essere la ragazza che era stata un tempo, con l’affetto del fratello
gemello. Chiuse gli occhi, pronta a
udire il responso del drago.
“Mi
dispiace, ma va oltre le mie capacità. Ora posso andare.” La profonda voce di
Shenron rimbombò fuori dal palazzo e fece vibrare l’aria, portando a tutti la
cattiva notizia. Nessuno osava fiatare.
Il cuore di
Crilin perse un battito; non poteva credere a ciò che aveva sentito, ma era
inutile aggrapparsi sugli specchi. Quella era la cruda realtà. C-18 e il
fratello sarebbero rimasti due cyborg in eterno.
Tutte le
speranze caddero, come se fossero state di polvere fine.
Il giovane
abbassò lo sguardo, affranto. In quel momento il drago si dileguò, lasciando
tutti con l’amaro in bocca; soprattutto Crilin. Non aveva il coraggio di
parlarne con l’affascinante androide: lui le aveva assicurato che sarebbe
potuta tornare umana.
Ricordò
l’espressione che si era dipinta sul volto d’avorio del cyborg: in principio si
era mostrata dura e fredda, ma a Crilin non era sfuggito il suo primo sorriso,
non sadico, ma felice. Non se la sentiva di portarle via tutte le speranze che
lui stesso aveva accresciuto, stoltamente.
C-18, nel
frattempo, aveva aperto gli occhi. Le sue gambe, quasi dotate di anima propria,
iniziarono a muoversi e la condussero fuori, dove l’accecante luce inondò i
suoi occhi.
Crilin si
voltò e scorse il cyborg, lo guardava impassibile.
“Mi
dispiace, ma …” Sibilò triste.
“So tutto.
Sono stata stupida a sperare e fidarmi. Io non tornerò mai ad essere un’umana.”
Disse C-18 con lo sguardo gelido, nascondenti un velo di malinconia. Non parlò
più e in meno di un secondo fu lontana nel cielo blu.
“No, non
andare!” Crilin urlò con tutto il fiato che aveva, spiccando il volo.
“Questo
posto non mi appartiene. Torno da mio fratello.” E, detto ciò, sparì.
Il povero
Crilin tornò a terra e, preferì non parlare con nessuno dell’accaduto; era
troppo scosso. Aveva iniziato a percepire come un legame unirlo a quel cyborg,
così freddo all’apparenza ma secondo lui con dei sentimenti umani.
“C-18, Che
ci fai qui?” Un ragazzo dai capelli corvini e lunghi stava seduto su di un
albero contemplando la città dove un tempo aveva vissuto, o meglio la città che
sentiva più familiare. Non sapeva nulla di cosa fosse successo prima del giorno
in cui il pazzoide lo aveva trasformato in un androide.
“Hanno
rimosso il dispositivo. Ma … Io voglio restare con te. Siamo stati insieme in
ogni occasione, faremo lo stesso anche ora.” Saltò su sull’albero e si avvicinò
al fratello, forse avrebbe pianto ma era un robot; e il robot non piangono.
“Sì, so
tutto. Ma non è qui il tuo posto.” Sussurrò risoluto, tenendo gli occhi fissi
alla città.
C-18 si
stupì delle sue parole, pareva quasi la stesse invitando ad andarsene.
“Non mi vuoi
più? Perché? Siamo fratelli. Io mi sento legata a te, in qualche modo. Ti ho
trovato subito, infatti!” Esclamò con tono di voce supplichevole.
“Non mentire
a te stessa. Sai bene che anche io sento questo forte legame, ma è arrivato il
momento in cui le strade devono separarsi. Questo non vuol dire che non saremo
più nulla per l’altro. Potremmo anche essere lontani più che mai, ma saremo
sempre uniti.” Si voltò verso la sorella e la guardò amorevolmente.
Il loro era
un rapporto speciale: all’apparenza freddi e distaccati, cyborg in tutto e per
tutto; ma insieme, da soli, riuscivano a sentirsi a casa, umani.
C-18 capì
che era inutile insistere e si alzò in volo, osservando C-17, triste ma
consapevole che quello non sarebbe stato un addio definitivo.
Si sorrisero
e l’una si allontanò … Le strade si separavano. “Mi mancherai ma so che starai
bene … Ora è il mio momento. Sono stufo di vivere nell’ignoranza.” Sussurrò
alla fresca brezza che soffiava, smuovendo i capelli scuri. Si librò in aria e
prese la sua strada. Opposta a quella della sorella.
Angolo
della pazzoide ( cioè me) : La mia prima long su 17 *_* Questo diciamo è
un’introduzione … Sinceramente non ricordo nessuna puntata >.< nemmeno
quelle alla fine di cell né Gt
( forse c’è qualche somiglianza, discrepanza .. boh ma sinceramente l’ho
scritta tutta di mia testa xD) Se lo
azzeccata ben venga xD
Questo personaggio è troppo poco trattato e
secondo me merita u.u Quindi proverò a far qualcosa
con questa long ( è davvero difficile scrivere su di loro, soprattutto 17,
visto che i loro caratteri sono molto poco approfonditi, ma ci proverò lo
stesso) .
Angolo del lamento:
Quel brutto schifoso di cell
( lo scrivo apposta minuscolo u.u non si merita la
maiuscola) ha assorbito il mio amato C-17 T_T
Poverino, stavo piangendo quasi.
E si è pure permesso di parlare con la sua voce
dicendo cose sceme come ( adorato Dr. Gelo) Cioè lui non l’avrebbe mai detto u.u
Ps. Ringrazio chi ha
recensito la mia one-shot “Le tenebre” ( inerente i
cyborg) :* e che mi hanno indirettamente spinto a pubblicare quest’idea che
avevo già da un po’ in testa ;) J