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Autore: Samurai Riku    01/03/2012    3 recensioni
In questa fanfic si mescolano passato e presente.
Come Gintoki ha conosciuto Otose, come è sorta l'agenzia tuttofare, e come è rinato un uomo, un samurai, con un'antica promessa vecchia come il mondo.
Vecchia come il Bushido.
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura | Coppie: Ayano Terada/Otose, Katsura/Zura Kotaro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve scendeva delicata sulla terra, rivestendo tutto del suo candido biancore. I freddi fiocchi cadevano e si muovevano al vento, come se danzassero, portando serenità e malinconia nel cuore delle persone.

Forse è stata proprio quell’atmosfera a spingere la donna ad uscire di casa, forse quei candidi e delicati fiocchi di neve risvegliarono nel suo animo ricordi assopiti di una vita passata, ristagnati nella solitudine bianca di quel freddo inverno.

Il cimitero di Edo sembrava ancora più silenzioso ricoperto di bianco. Il soffice manto assorbiva ogni suono e ogni preghiera, concedendo pace eterna a chi lì dormiva.

Arrivata alla tomba del marito posò il piatto delle offerte che aveva portato con sé lì davanti e si inginocchiò per pregare.

-Ehi, vecchia!- la richiamò una voce.

Alzò lo sguardo, ma davanti a lei c’era solo la fredda pietra incisa.

-Quelli sono manju?- continuò la voce -Posso mangiarli? Sto morendo di fame!-

Lei rispose cortesemente -Sono per mio marito, chiedi a lui.-

-D’accordo, come credi…- da dietro la lapide uscì un uomo, o forse era solo un ragazzo. Il volto nascosto dalla chioma chiara e spettinata, logoro, imbrattato di terra e sporcizia, anche lo yukata che indossava era rovinato e di certo non era l’abito più adatto per l’inverno rigido.

Senza spiccicare parola si mise davanti alla lapide, mangiando avidamente i manju.

-Cosa ha detto mio marito?-

Dopo aver finito, arrivando quasi ad ingozzarsi, rispose -Perché, i morti parlano forse? Non dimenticherò questa gentilezza. Non credo ti rimangano molti anni, vecchia.- poi si inginocchiò prostrandosi -Non preoccuparti, la proteggerò io al tuo posto ora che non ci sei più.-

Lei capì subito che l’ultima frase era rivolta a suo marito. Quel ragazzo era davvero strano, un tipo curioso. Aveva l’animo troppo nobile per essere uno straccione -Mi proteggerai, dici?- decise di dargli fiducia, infondo non è da tutti stringere un patto con un anima -Vediamo che sai fare, allora.- gli rivolse un sorriso.

Si voltò verso di lei, guardandola per la prima volta; dalla frangia spettinata e sporca si intravidero due iridi accese e vitali, del colore del rubino.

-Come ti chiami, ragazzo?-

-Mi chiamo Gintoki…- accennò un inchino -Gintoki Sakata.-

-Puoi chiamarmi Otose.-

 

-Ecco… questo è l’appartamento. È abbastanza grande per te?-

Gintoki rimase senza parole, completamente spiazzato. Quella donna sconosciuta lo aveva raccolto dalla strada, lo aveva sfamato dopo giorni passati a stomaco vuoto, e ora gli stava dando una casa… una casa vera. C’era una cucina, un bagno, un’ampia camera e anche la televisione. E pensare che gli sarebbe bastato un tetto sopra la testa e due pasti sicuri al giorno.

-Al piano di sotto c’è il mio locale.- continuò Otose, spiegando -Quando avrai un lavoro dovrai pagarmi l’affitto e anche se non mi darai la cifra completa mi starà bene lo stesso.- infilò la mano nell’obi che teneva stretto il kimono, estraendone un portamonete, prese qualche yen e si voltò verso il nuovo inquilino -Tieni, con questi potrai comprarti qualche vestito.-

Lui rimase a guardare i soldi nel suo palmo, poi alzò lo sguardo su Otose -… ma perché fai tutto questo?-

-Tu hai bisogno di una casa, a me servono i soldi dell’affitto, ci guadagniamo entrambi.- rispose senza troppi giri di parole.

Senza aggiungere altro Gin le rivolse un sorriso colmo di riconoscenza. Non trovava altro modo per esprimere l’immensa gratitudine che provava -Grazie.- né altre parole.

 

***

-Buongiorno a tutti!!!- salutò a gran voce Shinpachi entrando nell’agenzia tuttofare.

-Ciao Shinpachi!- gli rispose Kagura, in coro con Sadaharu che abbaiò. La ragazzina era seduta sul divano, ancora in pigiama e coi capelli sciolti, intenta a fare colazione.

-Gintoki dov’è?-

Kagura indicò la stanza alla giapponese che si apriva sulla sala -Gin dorme ancora. Io provato a svegliarlo, anche Sadaharu morso lui testa, ma Gin continua a dormire!-

-Sadaharu gli ha morso la testa!!?? Magari è svenuto, ha perso conoscenza per un’emorragia!!!- il ragazzo si precipitò nella stanza del capo per controllare che fosse ancora vivo -Gin!! Gin rispondimi!! Sei vivo vero?!-

Il samurai si rigirò nel futon, scoprendosi del tutto, agitando una mano nel sonno e borbottando qualcosa ad occhi chiusi -Mmmh…. No, voglio un’altra fetta! Un’altra fetta di torta!-

-………… sì, è vivo. Idiota io che mi preoccupo per nulla.- gli diede un leggero calcio ad una gamba

-Dai, alzati Gin! È mattina da quasi undici ore!!- e sbottando se ne tornò in sala.

Finalmente aprì gli occhi, mettendosi svogliatamente a sedere -Shin, sei già qui?-

-Certo che sono già qui!! Sei tu quello che non ha il senso del tempo!!-

-Aaah… non gridare! Ho un terribile mal di testa!- si lamentò uscendo dalla stanza, con una mano tra i capelli ricci -Ieri sera devo aver preso una sbronza pazzesca… è come se mi avessero aperto in due la testa…-

-Non è solo un’impressione credimi!!!- sbraitò Shinpachi mentre un copioso rivolo di sangue scendeva dalle tempie di Gin.

Il campanello suonò con insistenza più e più volte.

Gin sbuffò seccato -Uffa! Chi è a quest’ora del mattino??-

-Magari venditore porta a porta!- esclamò speranzosa Kagura -Peccato che non possiamo permetterci nulla…- si rabbuiò subito.

-È mattina, Gin si è appena alzato e fa un gran casino… mh, non credo siano proprio un venditore porta a porta, anzi!-

Il samurai diede un forte pugno in testa al ragazzo -Senti un po’, Sherlock Holmes!! Fa poco il saputello! Ho capito anche io che è la vecchia, la mia era una domanda retorica!!-

-Ahiaa!! C’è bisogno di picchiarmi!!??-

-Sì!!-

-Guarda che reagisco!! Non farmi arrabbiare!-

-Oh, mamma mia! Che paura!- lo derise Kagura fingendo un tono spaventato.

-Non ti ci mettere pure tu!!!-

Otose, fuori dalla porta sentì le grida e gli schiamazzi ormai tipici di quell’appartamento in affitto

-… fanno tutto questo baccano già di mattina. Se lo avessi saputo avrei affittato l’appartamento a qualcun altro, più puntuale con il pagamento.-

 

***

-Allora è questo il tuo locale…- disse Gin guardandosi attorno, appena entrato nel bar notturno al piano terra -Non sembra tanto male.- andò a sedersi al bancone.

-Tu sei ancora troppo giovane per venire qui la sera, quindi scordati che ti dia qualcosa di alcolico da bere, ragazzino.- ribadì di tutto tono Otose, dall’altra parte del bancone, tirando una boccata di fumo dalla sigaretta.

-Non sono un ragazzino! Mi reputo abbastanza adulto.-

-Oh certo… vedo che li hai spesi bene i soldi che ti ho dato.-

-Sì, ora sto anche più al caldo!- esclamò sorridendo, stringendosi il kimono bianco sulle spalle -Ah, a proposito…- poggiò sul ripiano qualche spicciolo -Questi mi sono avanzati, considerali un anticipo della prima rata di affitto.-

Otose abbozzò un sorriso -Come vuoi…-

-Senti, qualcosa di analcolico allora ce l’hai?-

-Uff, fammi vedere…- la donna aprì un piccolo frigorifero dal quale prese una confezione di latte di cartone -L’ho comprato per sbaglio l’ultima volta; a me non piace proprio…-

-Mi sta bene tutto.-

-Tieni…- versò il latte in un bicchiere che poi porse al giovane.

Gin, all’inizio un po’ scettico, si mise a bere di gusto fino a svuotare il bicchiere dell’ultima goccia

-Scherzi, è buonissimo!!! Sa di fragola!-

-Per questo a me non piace!-

Tutto soddisfatto allungò il bicchiere -Versa ancora!!-

Otose notò la spada di legno assicurata al fianco sinistro di Gintoki -E quella?-

-Eh? Ah… la bokuto dici?- pose una mano sulla spada, alzò le spalle indifferente -Un ricordo…-

-Allora la mia idea era giusta, sei un samurai.-

Gin continuò a bere il latte alla fragola -Diciamo di sì.-

Esitò un attimo, indecisa se domandarglielo o meno… non voleva certo indispettirlo o fargli tornare ricordi spiacevoli, ma alla fine lui la precedette -E sì, sono stato in guerra. Se guerra si può chiamare… la mia era più una rappresaglia.-

-Capisco. Mi sembravi diverso dai soliti vagabondi di città.-

-Ormai i samurai non sono tanto diversi dai pezzenti che affollano gli angoli della vecchia Edo…- commentò aspramente a bassa voce fissando il liquido rosato nel bicchiere.

-Come hai detto?-

-Nulla… solo che ormai non mi sento a posto senza una spada al fianco. Fa parte di me.-

Otose annuì comprensiva. D’altronde chi era lei per giudicare? E non gli dava tutti i torti… quello era il Paese dei Samurai, e sempre lo sarà, con o senza Amanto a dettar legge.

-Sei tornato da solo?-

-Nh? Ah, no, no… non sono uno di quei casi clinici affetti dal trauma del dopo-guerra sia chiaro!! Be’, qualche compagno l’ho perso, ma non sono l’unico sopravvissuto… li ho solo persi di vista.-

 

***

Gintoki aprì di scatto la porta scorrevole, sapendo già che dietro ci avrebbe trovato Otose -Ma tu non ti ammali mai?!-

-No, ho delle difese immunitarie pazzesche. Avanti, poche storie Gin, non ho tempo da perdere oggi! Ho un sacco di cose da fare!-

-Oh sì, mi immagino cosa… aspetta, vado a prendere i soldi.- detto questo si trascinò ancora mezzo addormentato fino alla scrivania.

-Ma non potevi prenderli prima di venire ad aprire!!??- gli gridò dietro Otose.

Poco dopo il tuttofare tornò alla porta, la padrona di casa lo stava aspettando con un palmo aperto -Ecco i tuoi dannatissimi soldi!- le riversò sulla mano pochi spiccioli, due graffette e uno scontrino.

Otose restò qualche secondo in silenzio a contemplare quella miseria, poi esplose -Razza di cretino credi di potertela cavare così!!!!????- e gli assestò un micidiale calcio.

Gin ruzzolò a terra, sbattendo la testa -Ahia! Ahia! Ahia!! Ma sei scema?! Sono cose da fare di prima mattina?! Quello ho in casa, non puoi pretendere i milioni!!-

-Non pretendo i milioni, cespuglio!! Ma almeno di arrivare a 2000 yen!! Ti avevo pure prestato dei soldi lo scorso mese, perché mi facevi pena! Che fine hanno fatto!!?? Li rivoglio indietro! Con gli interessi!!-

-Coosa!!?? Gli interessi?? Non sei una padrona di casa, sei una strozzina!!! Scommetto che nemmeno la Yakuza è così rigida sui pagamenti!!-

-Tsk, la Yakuza mi teme!! Poche storie, paga!!-

-Non ho altro, lo vuoi capire o no?!?-

Shinpachi e Kagura affiancarono il capo tuttofare -Per favore, non litigate anche di prima mattina!-

-Poi vicini si lamentano!-

-Ditelo a lei!! Che fa tante storie per nulla!!-

-Dici bene, Gintoki! Quello che mi hai appena dato è un nulla!! Non si può andare avanti così!! Guarda che ti sfratto se non paghi!!-

-Provaci! Non ne hai il coraggio!
-Aaaah! Gin, non provocarla!- lo supplicò Shinpachi.

-Lo faccio invece, eccome se lo faccio!! Trovati un lavoro vero, invece di lamentarti!-

-Io ce l’ho un lavoro vero!! Che ci posso fare se c’è crisi?!-

-Te la do io la crisi!!- e gettando a terra quei pochi spiccioli che Gin le aveva dato scese le scale tornando nel suo locale.

-Otose!! Aspetta!!-

 

***

-Uff… ho finito!!-

-Si può sapere che combini là fuori?- Otose uscì dal locale, accendendosi una sigaretta, e raggiunse Gintoki, che se ne stava davanti ad un grande cartellone bianco con un pennello nella mano destra e un secchio di vernice nera poggiato ai suoi piedi. -Che cos’è?-

-L’insegna del mio nuovo lavoro!!- disse sorridente.

Otose lesse cosa aveva scritto -‘Gin-chan agenzia tuttofare’ oh, interessante…-

-Bisogna arrangiarsi di questi tempi, ti pare? Il mestiere del tuttofare è perfetto!-

-Buona idea, Gin. Spero che gli affari ti vadano bene.-

-Già!!-

-Adesso entra che fa freddo… è avanzata un po’ di zuppa, la vuoi?- propose la donna, tornando nel locale.

-Ah, sicuro!! In cambio ti riparo il videoregistratore!!- la seguì.

-Ma se funziona benissimo!-

-Sì, ma non potrà mica durare in eterno!!-

-Tieni…- gli porse una ciotola fumante.

Gin iniziò a mangiare di gusto -Aah… ci voleva!!-

-Dovrai spargere la voce per la tua agenzia.-

-Sì, mi inventerò qualcosa… volantini, pubblicità…-

-Le idee non ti mancano!-

-No di certo!!-

La televisione sintonizzata sul telegiornale di Edo diffuse un’improvvisa notizia < … ci è appena stato comunicato che la serie di attentati subiti da alcune ambasciate amanto sono opera di un gruppo terroristico chiamato Joi… > disse il cronista.

-Attentati…? Siamo arrivati addirittura a questo!- commentò con amarezza Otose.

-Gruppo Joi…- ripeté pensieroso Gin mangiando la zuppa, alzando lo sguardo sulla televisione.

< Ed ecco un’immagine diffusa dalla Shinsengumi del capo terrorista del gruppo Joi, Kotaro Katsura! Chiunque veda questo individuo è pregato di chiamare subito…. >

Appena vide il volantino con la scritta ‘ricercato’ e la foto di Katsura a Gin andò di traverso la zuppa e ci mancò poco che cadde dallo sgabello -Zura!!???-

Otose lo guardò confusa -Conosci quel tipo?-

-C-certo che lo conosco!!! Era un mio compagno, abbiamo combattuto assieme!! Ma che cavolo combina quell’idiota!?!?-

-…. Hai un terrorista come amico, Gin.-

-Non ci posso credere….- sospirò rassegnato -Che non gli venga la brillante idea di coinvolgermi!!!-

 

***

La discussione si spostò al piano terra:

-Per favore, non scherziamo!! Se sfratti Gin noi che faremo?! Eh?!-

-Sì, non pensi a me! Povera ragazzina indifesa… venuta da altro pianeta per vita migliore!- Kagura scoppiò in lacrime.

-Ma quale ragazzina indifesa!!??- le sbraitarono dietro Shinpachi e Gin.

-Non prendetevela con me, dipende tutto dal vostro capo!- inveì Otose puntando un dito contro Gintoki.

-Ehi, non è colpa mia se i clienti scarseggiano!! Io il mio lavoro lo faccio bene!!-

-Trova un modo per attirare i clienti! Non ti mancano di certo le idee!-

-Oh sì, certo! E che mi invento!?-

-Venditi un organo!!-

-Cosa?! Ma perché proprio io!! Shinpachi, va a vendere un organo! Qualcosa che non ti serve, tipo un polmone, il fegato…-

-Ma che sei scemo!?! Quelli mi servono!!! Vendili tu, scusa!!-

-Shinpachi!!- gridò Kagura -Vendi tuo corpo!!-

I presenti rimasero zittiti a fissarla.

-Eh no… così sembra una cosa brutta….- commentò Gin.

-Povero me….-

-……- Otose rimase senza parole.

Gin sbuffò, grattandosi la testa -Uff… dai, un modo per pagare lo trovo, non c’è bisogno di ammazzarsi così di prima mattina.-

-A dire il vero sono le undici passate…- disse Otose.

-Oh, insomma!! Non puoi distruggermi così!!!-

Otose si accese una sigaretta, tirando una boccata di fumo -E va bene… per questa volta ti concedo ancora una settimana di tempo.-

-Ecco, abbiamo raggiunto un compromesso!-

Shinpachi sorrise -Otose fa sempre la scontrosa e si arrabbia con Gin, ma alla fine non mette mai in pratica le sue minacce… non potrebbe mai sfrattarci!-

La porta scorrevole del locale si aprì e si richiuse di colpo. Tutti si voltarono per vedere che fosse successo.

-…… Zura!-

-Sssh!- gli fece il samurai -Non sono Zura, mi chiamo Katsura!! Diglielo anche tu, Elizabeth!-

Il pinguino bianco, accanto a Katsura, mostrò ai presenti un cartello

-Siete….-

-… nei guai…-

-… con chi?-

-Non me ne frega niente!! Vi voglio fuori dal mio locale razza di criminali!!!- esplose Otose senza sentir ragioni.

Katsura ignorò completamente l’attacco isterico della vecchia e andò dal suo amico -Gintoki, meno male che sei qui! Tu puoi aiutarmi!-

-Che diavolo è successo, Zura? La Shinsengumi ti bracca?-

-No, questa volta loro non c’entrano. Abbiamo causato qualche problemino alla Yakuza.-

-……- Gintoki rimase in silenzio a guardarlo, poi parlò -Ma che sei scemo!?!? Delle volte mi domando se ci sei o ci fai!! Che cavolo hai combinato questa volta!?!?-

-Calmo Gin! Calmati! Nulla di grave, ma sai come sono quelli… se la prendono per un nulla, è capitato anche a te di aver a che fare con loro…-

-E con questo?! Mica mi diverto sai!!-

-Dai una mano ad un amico!-

Elizabeth alzò un altro cartello

Gintoki li guardò irritato -Aah… mi fate venire l’orticaria!-

-Grazie Gintoki! Non scorderò questo favore!!-

-Ehi!! Non ho mica detto di sì!!-

 

***

Il sonno di Gintoki era disturbato e confuso, si agitava nel futon stringendo tra le dita la coperta, sudando freddo.

 

< Scappa…… fuggi e salvati la pelle! >

Grida e rumori violenti,

 la terra scricchiola sotto i piedi

e la pioggia inumidisce la pelle,

mischiandosi con sangue e sudore.

< Lascia perdere, non puoi fare nulla! Nulla!! Non ne hai la forza… >

Le armi cozzano e i corpi cadono sulla terra umida,

uno dopo l’altro, ammassandosi.

Il sangue cola dai cadaveri e sulla lama;

il volto e i capelli tinti di rosso intimano morte e dannazione.

< Sei solo un assassino, nulla di più… un demone, un dannato in Terra!

La tua sete di sangue non ha fine!! >

 

-Aaah!!- si alzò di scatto sbarrando gli occhi e annaspando. Madido di sudore si guardò intorno, con ossessione, cercando un disperato contatto con la realtà. A poco a poco le pupille si abitarono al buio della stanza, si passò una mano sul volto -Anf… anf… Sono ricominciati…- scostò la coperta e si alzò andando in bagno.

Si sciacquò il viso al lavandino un paio di volte per riacquistare lucidità. Restò un istante a fissare l’acqua scorrere dal rubinetto, poi alzò lo sguardo sullo specchio posto di fronte.

Trasalì nel vedere il volto della morte riflesso accanto al suo.

Indietreggiò quasi inciampando, finendo contro il muro.

-Basta…. basta… dan-dannati incubi!! Erano finiti… Anf…. anf…. anf….-

Dopo essersi vestito in fretta uscì di casa. Era il cuore della notte, ma lo snack bar di Otose era ancora aperto.

L’ultimo cliente se ne era appena andato.

-Buonasera.- Otose salutò il nuovo venuto -Oh, sei tu. Che ci fai qui?-

Gin non rispose, si sedette al bancone -Dammi da bere.-

-Non posso, lo sai.-

Alzò lo sguardo su di lei -Posso ritenermi abbastanza adulto per bere un po’.-

Non gli aveva mai visto quello sguardo così freddo e maledettamente convinto -Tsk… come ti pare.- spense la sigaretta, prese una bottiglia di rum e un bicchiere, versò un po’ di liquore e lo porse al ragazzo -Non riesci a dormire?-

-… no.-

-So che spesso capita a chi è reduce di una guerra, di soffrire di incubi, o insonnia…-

-Sto benissimo.- tagliò corto Gin, bevendo in un sorso tutto quello che aveva nel bicchiere -Versa ancora.-

Otose glie ne versò di meno -Non annegarti il cervello nel rum, anche se le tue battaglie sono state dure e difficili e capisco che non è facile riabituarsi alla routine.-

-… non è questo.- sussurrò.

-Gli incubi sono un modo come un altro di liberarsi di un peso, ma non puoi pensare di scordarti di tutto con qualche bicchiere d’alcol!-

-… non è questo.- ripeté.

-Non ho idea di che cosa tu abbia visto, o cosa ti abbiano fatto passare, ma non puoi pretendere di cancellare tutto così!-

Gin serrò il pugno sinistro picchiandolo forte sul bancone -Non è questo il punto!!- gridò guardando la donna -Non si tratta di cosa mi hanno fatto, ma di cosa IO ho fatto!!!- scaricò tutta la rabbia.

Otose restò in silenzio, a guardarlo. Quello scatto l’aveva un po’ sorpresa, ma non perse la sua calma.

Gin abbassò lo sguardo, perdendosi in quel baratro scuro che ondeggiava prendendo la forma squadrata del bicchiere -Mi hanno dato un soprannome in battaglia… sia i nemici che gli amici mi chiamavano Demone Bianco.- un sorriso malinconico si disegnò sul suo volto buio -Soprannome azzeccato… affrontavo chiunque mi si parasse davanti e lo trafiggevo con la lama della mia spada. Lo squartavo… come un demone in terra. Non mi piace uccidere.-

-Sei uno sciocco!- esclamò Otose, facendogli alzare la testa, non capendo il perché di quell’affermazione -Non puoi eliminare il passato, è grazie a quello che puoi vivere, ma ora è alle tue spalle, non lo stai vivendo ancora. Il tuo presente lo decidi tu e anche se non te ne rendi conto le tue scelte sono dettate da ciò che hai già vissuto, ma hai la possibilità di cambiare vita.-

Gin ascoltò con attenzione le sagge parole della vecchia; anche se non poteva sapere cosa fosse la guerra, vista dall’interno, aveva perfettamente colto nel segno: non poteva lasciarsi schiacciare dal suo stesso passato, non doveva permetterlo… anche se non era così facile cambiare.

-È più complicato di quanto pensi…- bevve.

-Non ho certo detto che sia una passeggiata, l’importante è che te ne convinci.- gli versò ancora un po’ di rum -Per ora puoi anche permetterti una piccola pausa dai ricordi.- gli poggiò una mano sulla spalla, poi riprese a lavorare.

Gintoki fece un breve cenno con il capo e restò lì in silenzio.

 

***

-Criminale da strapazzo!! Guai a te se mi provochi qualche guaio al locale, capito!?!-

-Non deve preoccuparsi signora, Gintoki ripagherà tutto!-

-Cooosa!!?? Te lo scordi, bello!! Non ho il becco di un quattrino cosa dovrei ripagare!!??-

-La finite di gridare voi due!? Mi state facendo venire mal di testa!!-

-Anche tu grida Shinpachi! Basta!!-

-Fate silenzio!!!!!!- esplose Otose.

La porta scorrevole venne letteralmente abbattuta e un manipolo di uomini armati avanzò nello snack bar.

Otose rimase in silenzio ad osservare la scena -…… inizio a segnare sul tuo conto, Gin.-

Il samurai fu colto da un mezzo infarto e si rivolse ai nuovi venuti con fin troppa rabbia -Sentite un po’ voi!! Questo è un luogo pubblico, non si rompono le cose così!!!-

-Sta zitto cespuglio!- lo ammonì uno.

-Dov’è Katsura e quella specie di Pinguino deforme?!- inveì un altro -Li abbiamo visti venire qui!-

-Ma come, Katsura è…- Shinpachi si voltò dove fino a pochi secondi fa stavano Zura ed Elizabeth, ora nn c’era più nessuno al fianco di Gintoki -… dov’è andato?-

Gin si coprì il volto con una mano -Giuro che lo ammazzo…-

-Quel vigliacco se l’è data a gambe, eh… vorrà dire che sarete voi a ripagarci!-

-Pagare? Voi sordi per caso?! Noi non avere soldo!!!-

-Taci mocciosa!!-

-Andatevene! Non costringeteci a cacciarvi con la forza!-

Gli Yakuza restarono a fissare Shinpachi, poi scoppiarono in una fragorosa risata -Ahahahahah!!!-

-Ma lo avete sentito?! Povero illuso! Ragazzino, sei davvero suonato!!-

-Ahahahahahh!!!-

-Grrr… Gintoki, che facciamo?!-

-E che vuoi fare…- il samurai sospirò, poi prese la bokuto che aveva al fianco -Otose, va dietro al bancone e scusaci già adesso. Al massimo dopo, ti aiuteremo a pulire.-

-Come vuoi.- la donna, senza discutere, si mise in disparte. D’altronde sapeva già come sarebbe andata a finire.

-Ehi, quei tre vogliono battersi per davvero!-

-Che deficienti!!-

-Però…- a un mafioso venne un dubbio -Io quel tizio l’ho già visto…-

-Chi? Il cespuglio al centro?!-

-Bha! Chi se ne frega!! Noi Yakuza non ci facciamo intimorire così!!-

Anche Shinpachi brandiva la sua spada e Kagura caricò l’ombrello come fosse un fucile -Che sbadati che siamo…-

-Già, noi non ci siamo presentati!- dissero.

Gintoki impugnò davanti a sé la bokuto -Assaggerete la furia dei tre tuttofare!- disse con un sorrisetto.

-Tuttofare…?! Oh, no… sono quei pazzi che vivono qua sopra!!-

-Shinpachi, Kagura! Scatenate l’inferno!!!-

-Smettila di copiare frasi dai film!!-

-L’ho presa da Jump, idiota!-

-Non è vero!!!-

Otose si accese una sigaretta, godendosi quello spettacolo. Gli Yakuza, lo sapeva per esperienza, erano persone pericolose, ma di fronte ai suoi inquilini abusivi sembravano del tutto inermi. Solo in un’altra occasione aveva assistito ad una scena simile.

 

***

Passarono pochi minuti gonfi di quel silenzio capace di far riflettere, quel silenzio che dice più di mille parole e sembra accompagnare le anime sulla giusta strada, poi quel silenzio fu spezzato dallo scorrere della porta d’ingresso che si aprì di scatto.

-Buonasera, Otose!- salutò spavaldo il tizio in testa al quartetto che entrò nel locale.

Gintoki spostò di poco lo sguardo per inquadrarli: un coltello a serramanico, una katana e due wakizashi. Fin troppo chiaro, erano Yakuza.

-Per voi il locale è chiuso.- rispose secca.

-Oh, ma come sei scortese! Non si trattano così i clienti paganti!- lui e un suo compare si misero alla sinistra di Gin, urtando quasi volutamente la sua spalla, facendogli rovesciare sul bancone qualche goccia di liquore.

-E questo chi è?!-

-Aah, lascialo stare, è solo un ubriacone!-

Gin restò in silenzio.

-Allora Otose, vanno bene gli affari eh?- riprese.

Lei rispose  sarcastica -Ooh, non si vede? Ditemi cosa volete e sparite!-

-Nulla di che, passavamo di qui…-

-Questa parte del quartiere non è sotto il vostro controllo.-

-Adesso si!- picchiò un pugno sul ripiano -Ti intrometti sempre nei nostri affari, e siamo stanchi! Il nostro capo è stanco!!-

-Sai quanto me ne frega…-

-Ma il capo è giunto ad una soluzione ragionevole… che ne dici di darci una percentuale dei tuoi guadagni?!-

-Mi state chiedendo il pizzo?! Non ci penso nemmeno, scordatevelo!! Non voglio collaborare con i vostri crimini!- inveì Otose.

-Forse non hai capito bene come stanno le cose!!- in uno scatto d’ira sguainò la wakizashi che aveva al fianco -Ci paghi, fine della questione! Abbiamo esaurito la pazienza!! Non accetto un rifiuto… aah!- senza scomporsi, Gintoki afferrò il braccio del mafioso tenendolo fermo con una ferrea presa -Ugh! Che diavolo…? Che vuoi tu??-

-Lasciala stare.- disse.

-Cosa…? Ma chi ti credi di essere!?!- si dimenò per tirargli un pugno.

A quel punto Gin si alzò piegandogli il braccio dietro la schiena, lo disarmò impossessandosi dell’arma che puntò alla sua gola, costringendolo a stare contro il ripiano del bancone -Sta fermo.-

Otose lo osservava in silenzio, indietreggiando di un passo.

-Hoda, uccidilo!!- ordinò ad uno dei suoi.

Lo scagnozzo prese la spada e si mosse per colpire Gintoki, o almeno allontanarlo dall’altro, ma prima che potesse avvicinarsi Gin intimò la sua minaccia -Provaci e lui fa una brutta fine.-

-Tsk… chi ti credi di essere?! Non hai il fegato!- lo provocò lo Yakuza bloccato.

Il samurai serrò la presa sul braccio, e si sentirono scricchiolare le ossa, avvicinò di più la lama fredda alla gola, premendola sulla pelle.

-Ugh… bastardo!!-

-Chi cazzo sei??-

-Gintoki Sakata, tuttofare.- si presentò.

-Gin….-

Alzò lo sguardo verso Otose -Scusa se ho sporcato il bancone, dopo pulisco, te lo prometto. Però adesso bisogna portare fuori la spazzatura.-

-Come ti permetti??- sbraitò il mafioso -Che fate lì impalati come cretini, uccidetelo!!-

Anche gli altri due sguainarono le armi, pronti ad assalire Gintoki.

Si guardò attorno esaminando in fretta la situazione, con un colpo secco spezzò il braccio  di quello che aveva bloccato, lo allontanò a forza dal bancone e lo spinse contro l’altro armato di wakizashi, alla sinistra.

-Yaaaah!!!- lo Yakuza munito di katana si scagliò su di lui con un fendente, ma venne abilmente parato con la wakizashi.

-Ugh…!! Dannato bastardo restituiscimi l’arma!!-

-Vieni a prendertela!- lo provocò Gintoki, liberandosi dell’avversario con un calcio e rivolgendogli un sorrisino.

Subito l’uomo-serramanico attaccò Gin, il quale gli bloccò il braccio, fermando il colpo. Lo guardò

-E adesso?-

Quello fu incapace di parlare, non sapeva che cosa fare.

-Non si fa casino nei locali!!- gli assestò una ginocchiata all’addome, poi lo scansò con un gesto lascandolo rantolare aggrappato al bancone.

Si fecero avanti in due, uno davanti e uno dietro, wakizashi e katana. Gintoki si scansò di lato evitando i fendenti, ferì di striscio l’avambraccio destro dello Yakuza armato di katana e riuscì a disarmarlo, poi lo colpì con un calcio che lo spedì addosso al compare steso prima. Ora, con due lame in pugno, aveva un solo avversario.

-Volete continuare? Non mi faccio scrupoli davanti a scarafaggi come voi!-

-Non pesavo fosse così abile… sa maneggiare le spade alla perfezione e combatte con sangue freddo. Demone Bianco lo chiamavano… credo di aver capito il perché…- Otose rimase dietro al bancone, incapace di agire in qualche modo, anche un po’ spaventata dalle capacità di Gintoki.

-Che razza di vermi!! Venire a chiedere il pizzo ad una vecchia povera in canna!! Sia chiara una cosa, non voglio più vedervi da queste parti, intesi?-

Nessuno rispose.

-Intesi??-

-… s-sì!-

Gintoki lanciò ai piedi dei due Yakuza rimasti quasi illesi la katana e la wakizashi -Andatevene.-

-Questo è pericoloso…!! Altro che tuttofare è una furia! Sarà meglio levare le tende! Filiamocela, ragazzi! Ma non finirà così sappilo, capelli d’argento!!- raccattarono armi e compagni ed uscirono dallo snack bar il più in fretta possibile.

-Tsk, razza di…- trattenne l’insulto e si voltò verso Otose -Tutto bene? Scusa se ho fatto un po’ di casino…-

-Sì, sto bene. Grazie, Gintoki.-

-Mpf, e di cosa? Non ho fatto nulla.-

-Adesso so che posso veramente fidarmi di te…- gli disse con un sorriso accennato.

Lui la guardò perplesso -Nh?-

-Mi hai appena dimostrato che stai tenendo fede alla promessa fatta a mio marito.-

È vero… la sua promessa. Essere un samurai significa anche questo, non solo lame lucenti e sangue, ma sopprattutto questo: onore, rispetto e coraggio… il Bushido.

Abbozzò un sorriso e si incamminò verso l’uscita, massaggiandosi i muscoli del collo con una mano -Sai, Otose… un samurai esce dal servizio quando si taglia il ventre, e visto che non mi credo capace di sopportare un simile dolore continuerò ad essere ciò che sono, camminando per la mia strada… e se dovesse capitarmi di uscire dalla carreggiata, ci penseranno i miei ricordi a farmi camminare dritto.-

  
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