La
neve scendeva delicata
sulla terra, rivestendo tutto del suo candido biancore. I freddi
fiocchi
cadevano e si muovevano al vento, come se danzassero, portando
serenità e
malinconia nel cuore delle persone.
Forse
è stata proprio
quell’atmosfera a spingere la donna ad uscire di casa, forse
quei candidi e
delicati fiocchi di neve risvegliarono nel suo animo ricordi assopiti
di una
vita passata, ristagnati nella solitudine bianca di quel freddo inverno.
Il
cimitero di Edo sembrava
ancora più silenzioso ricoperto di bianco. Il soffice manto
assorbiva ogni
suono e ogni preghiera, concedendo pace eterna a chi lì
dormiva.
Arrivata
alla tomba del
marito posò il piatto delle offerte che aveva portato con
sé lì davanti e si
inginocchiò per pregare.
-Ehi,
vecchia!- la
richiamò una voce.
Alzò
lo sguardo, ma
davanti a lei c’era solo la fredda pietra incisa.
-Quelli
sono manju?-
continuò la voce -Posso mangiarli? Sto morendo di fame!-
Lei
rispose cortesemente
-Sono per mio marito, chiedi a lui.-
-D’accordo,
come credi…- da
dietro la lapide uscì un uomo, o forse era solo un ragazzo.
Il volto nascosto
dalla chioma chiara e spettinata, logoro, imbrattato di terra e
sporcizia,
anche lo yukata che indossava era rovinato e di certo non era
l’abito più
adatto per l’inverno rigido.
Senza
spiccicare parola si
mise davanti alla lapide, mangiando avidamente i manju.
-Cosa
ha detto mio
marito?-
Dopo
aver finito,
arrivando quasi ad ingozzarsi, rispose -Perché, i morti
parlano forse? Non
dimenticherò questa gentilezza. Non credo ti rimangano molti
anni, vecchia.-
poi si inginocchiò prostrandosi -Non preoccuparti, la
proteggerò io al tuo
posto ora che non ci sei più.-
Lei
capì subito che
l’ultima frase era rivolta a suo marito. Quel ragazzo era
davvero strano, un
tipo curioso. Aveva l’animo troppo nobile per essere uno
straccione -Mi
proteggerai, dici?- decise di dargli fiducia, infondo non è
da tutti stringere
un patto con un anima -Vediamo che sai fare, allora.- gli rivolse un
sorriso.
Si
voltò verso di lei,
guardandola per la prima volta; dalla frangia spettinata e sporca si
intravidero due iridi accese e vitali, del colore del rubino.
-Come
ti chiami, ragazzo?-
-Mi
chiamo Gintoki…-
accennò un inchino -Gintoki Sakata.-
-Puoi
chiamarmi Otose.-
-Ecco…
questo è
l’appartamento. È abbastanza grande per te?-
Gintoki
rimase senza
parole, completamente spiazzato. Quella donna sconosciuta lo aveva
raccolto
dalla strada, lo aveva sfamato dopo giorni passati a stomaco vuoto, e
ora gli
stava dando una casa… una casa vera. C’era una
cucina, un bagno, un’ampia
camera e anche la televisione. E pensare che gli sarebbe bastato un
tetto sopra
la testa e due pasti sicuri al giorno.
-Al
piano di sotto c’è il
mio locale.- continuò Otose, spiegando -Quando avrai un
lavoro dovrai pagarmi
l’affitto e anche se non mi darai la cifra completa mi
starà bene lo stesso.-
infilò la mano nell’obi che teneva stretto il
kimono, estraendone un
portamonete, prese qualche yen e si voltò verso il nuovo
inquilino -Tieni, con
questi potrai comprarti qualche vestito.-
Lui
rimase a guardare i
soldi nel suo palmo, poi alzò lo sguardo su Otose
-… ma perché fai tutto
questo?-
-Tu
hai bisogno di una
casa, a me servono i soldi dell’affitto, ci guadagniamo
entrambi.- rispose
senza troppi giri di parole.
Senza
aggiungere altro Gin
le rivolse un sorriso colmo di riconoscenza. Non trovava altro modo per
esprimere l’immensa gratitudine che provava -Grazie.-
né altre parole.
***
-Buongiorno
a tutti!!!-
salutò a gran voce Shinpachi entrando nell’agenzia
tuttofare.
-Ciao
Shinpachi!- gli
rispose Kagura, in coro con Sadaharu che abbaiò. La
ragazzina era seduta sul
divano, ancora in pigiama e coi capelli sciolti, intenta a fare
colazione.
-Gintoki
dov’è?-
Kagura
indicò la stanza
alla giapponese che si apriva sulla sala -Gin dorme ancora. Io provato
a
svegliarlo, anche Sadaharu morso lui testa, ma Gin continua a dormire!-
-Sadaharu
gli ha morso la
testa!!?? Magari è svenuto, ha perso conoscenza per
un’emorragia!!!- il ragazzo
si precipitò nella stanza del capo per controllare che fosse
ancora vivo -Gin!!
Gin rispondimi!! Sei vivo vero?!-
Il
samurai si rigirò nel
futon, scoprendosi del tutto, agitando una mano nel sonno e borbottando
qualcosa ad occhi chiusi -Mmmh…. No, voglio
un’altra fetta! Un’altra fetta di
torta!-
-…………
sì, è vivo. Idiota
io che mi preoccupo per nulla.- gli diede un leggero calcio ad una
gamba
-Dai,
alzati Gin! È
mattina da quasi undici ore!!- e sbottando se ne tornò in
sala.
Finalmente
aprì gli occhi,
mettendosi svogliatamente a sedere -Shin, sei già qui?-
-Certo
che sono già qui!!
Sei tu quello che non ha il senso del tempo!!-
-Aaah…
non gridare! Ho un
terribile mal di testa!- si lamentò uscendo dalla stanza,
con una mano tra i
capelli ricci -Ieri sera devo aver preso una sbronza
pazzesca… è come se mi
avessero aperto in due la testa…-
-Non
è solo un’impressione
credimi!!!- sbraitò Shinpachi mentre un copioso rivolo di
sangue scendeva dalle
tempie di Gin.
Il
campanello suonò con
insistenza più e più volte.
Gin
sbuffò seccato -Uffa!
Chi è a quest’ora del mattino??-
-Magari
venditore porta a
porta!- esclamò speranzosa Kagura -Peccato che non possiamo
permetterci nulla…-
si rabbuiò subito.
-È
mattina, Gin si è
appena alzato e fa un gran casino… mh, non credo siano
proprio un venditore
porta a porta, anzi!-
Il
samurai diede un forte
pugno in testa al ragazzo -Senti un po’, Sherlock Holmes!! Fa
poco il
saputello! Ho capito anche io che è la vecchia, la mia era
una domanda
retorica!!-
-Ahiaa!!
C’è bisogno di
picchiarmi!!??-
-Sì!!-
-Guarda
che reagisco!! Non
farmi arrabbiare!-
-Oh,
mamma mia! Che
paura!- lo derise Kagura fingendo un tono spaventato.
-Non
ti ci mettere pure
tu!!!-
Otose,
fuori dalla porta
sentì le grida e gli schiamazzi ormai tipici di
quell’appartamento in affitto
-…
fanno tutto questo
baccano già di mattina. Se lo avessi saputo avrei affittato
l’appartamento a
qualcun altro, più puntuale con il pagamento.-
***
-Allora
è questo il tuo
locale…- disse Gin guardandosi attorno, appena entrato nel
bar notturno al
piano terra -Non sembra tanto male.- andò a sedersi al
bancone.
-Tu
sei ancora troppo
giovane per venire qui la sera, quindi scordati che ti dia qualcosa di
alcolico
da bere, ragazzino.- ribadì di tutto tono Otose,
dall’altra parte del bancone,
tirando una boccata di fumo dalla sigaretta.
-Non
sono un ragazzino! Mi
reputo abbastanza adulto.-
-Oh
certo… vedo che li hai
spesi bene i soldi che ti ho dato.-
-Sì,
ora sto anche più al
caldo!- esclamò sorridendo, stringendosi il kimono bianco
sulle spalle -Ah, a
proposito…- poggiò sul ripiano qualche spicciolo
-Questi mi sono avanzati,
considerali un anticipo della prima rata di affitto.-
Otose
abbozzò un sorriso
-Come vuoi…-
-Senti,
qualcosa di
analcolico allora ce l’hai?-
-Uff,
fammi vedere…- la
donna aprì un piccolo frigorifero dal quale prese una
confezione di latte di
cartone -L’ho comprato per sbaglio l’ultima volta;
a me non piace proprio…-
-Mi
sta bene tutto.-
-Tieni…-
versò il latte in
un bicchiere che poi porse al giovane.
Gin,
all’inizio un po’
scettico, si mise a bere di gusto fino a svuotare il bicchiere
dell’ultima
goccia
-Scherzi,
è buonissimo!!! Sa
di fragola!-
-Per
questo a me non
piace!-
Tutto
soddisfatto allungò
il bicchiere -Versa ancora!!-
Otose
notò la spada di legno
assicurata al fianco sinistro di Gintoki -E quella?-
-Eh?
Ah… la bokuto dici?-
pose una mano sulla spada, alzò le spalle indifferente -Un
ricordo…-
-Allora
la mia idea era
giusta, sei un samurai.-
Gin
continuò a bere il
latte alla fragola -Diciamo di sì.-
Esitò
un attimo, indecisa
se domandarglielo o meno… non voleva certo indispettirlo o
fargli tornare
ricordi spiacevoli, ma alla fine lui la precedette -E sì,
sono stato in guerra.
Se guerra si può chiamare… la mia era
più una rappresaglia.-
-Capisco.
Mi sembravi
diverso dai soliti vagabondi di città.-
-Ormai
i samurai non sono
tanto diversi dai pezzenti che affollano gli angoli della vecchia
Edo…-
commentò aspramente a bassa voce fissando il liquido rosato
nel bicchiere.
-Come
hai detto?-
-Nulla…
solo che ormai non
mi sento a posto senza una spada al fianco. Fa parte di me.-
Otose
annuì comprensiva.
D’altronde chi era lei per giudicare? E non gli dava tutti i
torti… quello era
il Paese dei Samurai, e sempre lo sarà, con o senza Amanto a
dettar legge.
-Sei
tornato da solo?-
-Nh?
Ah, no, no… non sono
uno di quei casi clinici affetti dal trauma del dopo-guerra sia
chiaro!! Be’,
qualche compagno l’ho perso, ma non sono l’unico
sopravvissuto… li ho solo
persi di vista.-
***
Gintoki
aprì di scatto la
porta scorrevole, sapendo già che dietro ci avrebbe trovato
Otose -Ma tu non ti
ammali mai?!-
-No,
ho delle difese
immunitarie pazzesche. Avanti, poche storie Gin, non ho tempo da
perdere oggi!
Ho un sacco di cose da fare!-
-Oh
sì, mi immagino cosa…
aspetta, vado a prendere i soldi.- detto questo si trascinò
ancora mezzo
addormentato fino alla scrivania.
-Ma
non potevi prenderli
prima di venire ad aprire!!??- gli gridò dietro Otose.
Poco
dopo il tuttofare
tornò alla porta, la padrona di casa lo stava aspettando con
un palmo aperto
-Ecco i tuoi dannatissimi soldi!- le riversò sulla mano
pochi spiccioli, due
graffette e uno scontrino.
Otose
restò qualche
secondo in silenzio a contemplare quella miseria, poi esplose -Razza di
cretino
credi di potertela cavare così!!!!????- e gli
assestò un micidiale calcio.
Gin
ruzzolò a terra,
sbattendo la testa -Ahia! Ahia! Ahia!! Ma sei scema?! Sono cose da fare
di
prima mattina?! Quello ho in casa, non puoi pretendere i milioni!!-
-Non
pretendo i milioni,
cespuglio!! Ma almeno di arrivare a 2000 yen!! Ti avevo pure prestato
dei soldi
lo scorso mese, perché mi facevi pena! Che fine hanno
fatto!!?? Li rivoglio
indietro! Con gli interessi!!-
-Coosa!!??
Gli interessi??
Non sei una padrona di casa, sei una strozzina!!! Scommetto che nemmeno
la Yakuza
è così rigida sui pagamenti!!-
-Tsk,
la Yakuza mi teme!!
Poche storie, paga!!-
-Non
ho altro, lo vuoi
capire o no?!?-
Shinpachi
e Kagura
affiancarono il capo tuttofare -Per favore, non litigate anche di prima
mattina!-
-Poi
vicini si lamentano!-
-Ditelo
a lei!! Che fa
tante storie per nulla!!-
-Dici
bene, Gintoki!
Quello che mi hai appena dato è un nulla!! Non si
può andare avanti così!!
Guarda che ti sfratto se non paghi!!-
-Provaci!
Non ne hai il
coraggio!
-Aaaah! Gin, non provocarla!- lo supplicò Shinpachi.
-Lo
faccio invece, eccome
se lo faccio!! Trovati un lavoro vero, invece di lamentarti!-
-Io
ce l’ho un lavoro
vero!! Che ci posso fare se c’è crisi?!-
-Te
la do io la crisi!!- e
gettando a terra quei pochi spiccioli che Gin le aveva dato scese le
scale
tornando nel suo locale.
-Otose!!
Aspetta!!-
***
-Uff…
ho finito!!-
-Si
può sapere che combini
là fuori?- Otose uscì dal locale, accendendosi
una sigaretta, e raggiunse
Gintoki, che se ne stava davanti ad un grande cartellone bianco con un
pennello
nella mano destra e un secchio di vernice nera poggiato ai suoi piedi.
-Che
cos’è?-
-L’insegna
del mio nuovo
lavoro!!- disse sorridente.
Otose
lesse cosa aveva
scritto -‘Gin-chan agenzia tuttofare’ oh,
interessante…-
-Bisogna
arrangiarsi di
questi tempi, ti pare? Il mestiere del tuttofare è perfetto!-
-Buona
idea, Gin. Spero
che gli affari ti vadano bene.-
-Già!!-
-Adesso
entra che fa
freddo… è avanzata un po’ di zuppa, la
vuoi?- propose la donna, tornando nel
locale.
-Ah,
sicuro!! In cambio ti
riparo il videoregistratore!!- la seguì.
-Ma
se funziona
benissimo!-
-Sì,
ma non potrà mica
durare in eterno!!-
-Tieni…-
gli porse una
ciotola fumante.
Gin
iniziò a mangiare di
gusto -Aah… ci voleva!!-
-Dovrai
spargere la voce
per la tua agenzia.-
-Sì,
mi inventerò
qualcosa… volantini, pubblicità…-
-Le
idee non ti mancano!-
-No
di certo!!-
La
televisione
sintonizzata sul telegiornale di Edo diffuse un’improvvisa
notizia < … ci è
appena stato comunicato che la serie di attentati subiti da alcune
ambasciate
amanto sono opera di un gruppo terroristico chiamato Joi…
> disse il
cronista.
-Attentati…?
Siamo
arrivati addirittura a questo!- commentò con amarezza Otose.
-Gruppo
Joi…- ripeté
pensieroso Gin mangiando la zuppa, alzando lo sguardo sulla televisione.
<
Ed ecco un’immagine
diffusa dalla Shinsengumi del capo terrorista del gruppo Joi, Kotaro
Katsura!
Chiunque veda questo individuo è pregato di chiamare
subito…. >
Appena
vide il volantino
con la scritta ‘ricercato’ e la foto di Katsura a
Gin andò di traverso la zuppa
e ci mancò poco che cadde dallo sgabello -Zura!!???-
Otose
lo guardò confusa
-Conosci quel tipo?-
-C-certo
che lo conosco!!!
Era un mio compagno, abbiamo combattuto assieme!! Ma che cavolo combina
quell’idiota!?!?-
-….
Hai un terrorista come
amico, Gin.-
-Non
ci posso credere….-
sospirò rassegnato -Che non gli venga la brillante idea di
coinvolgermi!!!-
***
La
discussione si spostò
al piano terra:
-Per
favore, non
scherziamo!! Se sfratti Gin noi che faremo?! Eh?!-
-Sì,
non pensi a me!
Povera ragazzina indifesa… venuta da altro pianeta per vita
migliore!- Kagura
scoppiò in lacrime.
-Ma
quale ragazzina
indifesa!!??- le sbraitarono dietro Shinpachi e Gin.
-Non
prendetevela con me,
dipende tutto dal vostro capo!- inveì Otose puntando un dito
contro Gintoki.
-Ehi,
non è colpa mia se i
clienti scarseggiano!! Io il mio lavoro lo faccio bene!!-
-Trova
un modo per
attirare i clienti! Non ti mancano di certo le idee!-
-Oh
sì, certo! E che mi
invento!?-
-Venditi
un organo!!-
-Cosa?!
Ma perché proprio
io!! Shinpachi, va a vendere un organo! Qualcosa che non ti serve, tipo
un
polmone, il fegato…-
-Ma
che sei scemo!?!
Quelli mi servono!!! Vendili tu, scusa!!-
-Shinpachi!!-
gridò Kagura
-Vendi tuo corpo!!-
I
presenti rimasero
zittiti a fissarla.
-Eh
no… così sembra una
cosa brutta….- commentò Gin.
-Povero
me….-
-……-
Otose rimase senza
parole.
Gin
sbuffò, grattandosi la
testa -Uff… dai, un modo per pagare lo trovo, non
c’è bisogno di ammazzarsi
così di prima mattina.-
-A
dire il vero sono le
undici passate…- disse Otose.
-Oh,
insomma!! Non puoi distruggermi
così!!!-
Otose
si accese una
sigaretta, tirando una boccata di fumo -E va bene… per
questa volta ti concedo
ancora una settimana di tempo.-
-Ecco,
abbiamo raggiunto
un compromesso!-
Shinpachi
sorrise -Otose fa sempre la scontrosa e si
arrabbia
con Gin, ma alla fine non mette mai in pratica le sue
minacce… non potrebbe mai
sfrattarci!-
La
porta scorrevole del
locale si aprì e si richiuse di colpo. Tutti si voltarono
per vedere che fosse
successo.
-……
Zura!-
-Sssh!-
gli fece il
samurai -Non sono Zura, mi chiamo Katsura!! Diglielo anche tu,
Elizabeth!-
Il
pinguino bianco,
accanto a Katsura, mostrò ai presenti un cartello
-Siete….-
-…
nei guai…-
-…
con chi?-
-Non me ne frega niente!!
Vi voglio fuori dal mio locale razza di
criminali!!!- esplose Otose senza sentir ragioni.
Katsura
ignorò
completamente l’attacco isterico della vecchia e
andò dal suo amico -Gintoki,
meno male che sei qui! Tu puoi aiutarmi!-
-Che
diavolo è successo,
Zura? La Shinsengumi ti bracca?-
-No,
questa volta loro non
c’entrano. Abbiamo causato qualche problemino alla Yakuza.-
-……-
Gintoki rimase in
silenzio a guardarlo, poi parlò -Ma che sei scemo!?!? Delle
volte mi domando se
ci sei o ci fai!! Che cavolo hai combinato questa volta!?!?-
-Calmo
Gin! Calmati! Nulla
di grave, ma sai come sono quelli… se la prendono per un
nulla, è capitato
anche a te di aver a che fare con loro…-
-E
con questo?! Mica mi
diverto sai!!-
-Dai
una mano ad un
amico!-
Elizabeth
alzò un altro
cartello
Gintoki
li guardò irritato
-Aah… mi fate venire l’orticaria!-
-Grazie
Gintoki! Non
scorderò questo favore!!-
-Ehi!!
Non ho mica detto
di sì!!-
***
Il
sonno di Gintoki era
disturbato e confuso, si agitava nel futon stringendo tra le dita la
coperta,
sudando freddo.
<
Scappa……
fuggi e salvati la pelle! >
Grida
e rumori violenti,
la terra
scricchiola sotto i piedi
e
la pioggia inumidisce la pelle,
mischiandosi
con sangue e sudore.
< Lascia
perdere, non puoi fare nulla! Nulla!! Non ne hai la forza…
>
Le
armi cozzano e i corpi cadono sulla terra umida,
uno
dopo l’altro, ammassandosi.
Il
sangue cola dai cadaveri e sulla lama;
il
volto e i capelli tinti di rosso intimano morte e
dannazione.
< Sei solo
un assassino, nulla di più… un demone, un dannato
in Terra!
La tua sete
di sangue non ha fine!! >
-Aaah!!-
si alzò di scatto
sbarrando gli occhi e annaspando. Madido di sudore si guardò
intorno, con
ossessione, cercando un disperato contatto con la realtà. A
poco a poco le
pupille si abitarono al buio della stanza, si passò una mano
sul volto -Anf…
anf… Sono ricominciati…-
scostò la
coperta e si alzò andando in bagno.
Si
sciacquò il viso al
lavandino un paio di volte per riacquistare lucidità.
Restò un istante a
fissare l’acqua scorrere dal rubinetto, poi alzò
lo sguardo sullo specchio
posto di fronte.
Trasalì
nel vedere il
volto della morte riflesso accanto al suo.
Indietreggiò
quasi
inciampando, finendo contro il muro.
-Basta…. basta… dan-dannati
incubi!! Erano finiti… Anf….
anf….
anf….-
Dopo
essersi vestito in
fretta uscì di casa. Era il cuore della notte, ma lo snack
bar di Otose era
ancora aperto.
L’ultimo
cliente se ne era
appena andato.
-Buonasera.-
Otose salutò
il nuovo venuto -Oh, sei tu. Che ci fai qui?-
Gin
non rispose, si
sedette al bancone -Dammi da bere.-
-Non
posso, lo sai.-
Alzò
lo sguardo su di lei
-Posso ritenermi abbastanza adulto per bere un po’.-
Non
gli aveva mai visto
quello sguardo così freddo e maledettamente convinto
-Tsk… come ti pare.-
spense la sigaretta, prese una bottiglia di rum e un bicchiere,
versò un po’ di
liquore e lo porse al ragazzo -Non riesci a dormire?-
-…
no.-
-So
che spesso capita a
chi è reduce di una guerra, di soffrire di incubi, o
insonnia…-
-Sto
benissimo.- tagliò
corto Gin, bevendo in un sorso tutto quello che aveva nel bicchiere
-Versa
ancora.-
Otose
glie ne versò di
meno -Non annegarti il cervello nel rum, anche se le tue battaglie sono
state
dure e difficili e capisco che non è facile riabituarsi alla
routine.-
-…
non è questo.-
sussurrò.
-Gli
incubi sono un modo
come un altro di liberarsi di un peso, ma non puoi pensare di scordarti
di
tutto con qualche bicchiere d’alcol!-
-…
non è questo.- ripeté.
-Non
ho idea di che cosa
tu abbia visto, o cosa ti abbiano fatto passare, ma non puoi pretendere
di
cancellare tutto così!-
Gin
serrò il pugno
sinistro picchiandolo forte sul bancone -Non
è questo il punto!!- gridò guardando
la donna -Non si tratta di cosa mi
hanno fatto, ma di cosa IO ho fatto!!!- scaricò tutta la
rabbia.
Otose
restò in silenzio, a
guardarlo. Quello scatto l’aveva un po’ sorpresa,
ma non perse la sua calma.
Gin
abbassò lo sguardo,
perdendosi in quel baratro scuro che ondeggiava prendendo la forma
squadrata
del bicchiere -Mi hanno dato un soprannome in battaglia… sia
i nemici che gli
amici mi chiamavano Demone Bianco.- un sorriso malinconico si
disegnò sul suo
volto buio -Soprannome azzeccato… affrontavo chiunque mi si
parasse davanti e lo
trafiggevo con la lama della mia spada. Lo squartavo… come
un demone in terra.
Non mi piace uccidere.-
-Sei
uno sciocco!- esclamò
Otose, facendogli alzare la testa, non capendo il perché di
quell’affermazione
-Non puoi eliminare il passato, è grazie a quello che puoi
vivere, ma ora è
alle tue spalle, non lo stai vivendo ancora. Il tuo presente lo decidi
tu e
anche se non te ne rendi conto le tue scelte sono dettate da
ciò che hai già
vissuto, ma hai la possibilità di cambiare vita.-
Gin
ascoltò con attenzione
le sagge parole della vecchia; anche se non poteva sapere cosa fosse la
guerra,
vista dall’interno, aveva perfettamente colto nel segno: non
poteva lasciarsi
schiacciare dal suo stesso passato, non doveva permetterlo…
anche se non era
così facile cambiare.
-È
più complicato di
quanto pensi…- bevve.
-Non
ho certo detto che
sia una passeggiata, l’importante è che te ne
convinci.- gli versò ancora un
po’ di rum -Per ora puoi anche permetterti una piccola pausa
dai ricordi.- gli
poggiò una mano sulla spalla, poi riprese a lavorare.
Gintoki
fece un breve
cenno con il capo e restò lì in silenzio.
***
-Criminale
da strapazzo!!
Guai a te se mi provochi qualche guaio al locale, capito!?!-
-Non
deve preoccuparsi
signora, Gintoki ripagherà tutto!-
-Cooosa!!??
Te lo scordi,
bello!! Non ho il becco di un quattrino cosa dovrei ripagare!!??-
-La
finite di gridare voi
due!? Mi state facendo venire mal di testa!!-
-Anche
tu grida Shinpachi!
Basta!!-
-Fate
silenzio!!!!!!-
esplose Otose.
La
porta scorrevole venne
letteralmente abbattuta e un manipolo di uomini armati
avanzò nello snack bar.
Otose
rimase in silenzio
ad osservare la scena -…… inizio a segnare sul
tuo conto, Gin.-
Il
samurai fu colto da un
mezzo infarto e si rivolse ai nuovi venuti con fin troppa rabbia
-Sentite un
po’ voi!! Questo è un luogo pubblico, non si
rompono le cose così!!!-
-Sta
zitto cespuglio!- lo
ammonì uno.
-Dov’è
Katsura e quella
specie di Pinguino deforme?!- inveì un altro -Li abbiamo
visti venire qui!-
-Ma
come, Katsura è…-
Shinpachi si voltò dove fino a pochi secondi fa stavano Zura
ed Elizabeth, ora
nn c’era più nessuno al fianco di Gintoki
-… dov’è andato?-
Gin
si coprì il volto con
una mano -Giuro che lo ammazzo…-
-Quel
vigliacco se l’è
data a gambe, eh… vorrà dire che sarete voi a
ripagarci!-
-Pagare?
Voi sordi per
caso?! Noi non avere soldo!!!-
-Taci
mocciosa!!-
-Andatevene!
Non
costringeteci a cacciarvi con la forza!-
Gli
Yakuza restarono a
fissare Shinpachi, poi scoppiarono in una fragorosa risata
-Ahahahahah!!!-
-Ma
lo avete sentito?!
Povero illuso! Ragazzino, sei davvero suonato!!-
-Ahahahahahh!!!-
-Grrr…
Gintoki, che
facciamo?!-
-E
che vuoi fare…- il
samurai sospirò, poi prese la bokuto che aveva al fianco
-Otose, va dietro al
bancone e scusaci già adesso. Al massimo dopo, ti aiuteremo
a pulire.-
-Come
vuoi.- la donna,
senza discutere, si mise in disparte. D’altronde sapeva
già come sarebbe andata
a finire.
-Ehi,
quei tre vogliono
battersi per davvero!-
-Che
deficienti!!-
-Però…-
a un mafioso venne
un dubbio -Io quel tizio l’ho già
visto…-
-Chi?
Il cespuglio al
centro?!-
-Bha!
Chi se ne frega!!
Noi Yakuza non ci facciamo intimorire così!!-
Anche
Shinpachi brandiva
la sua spada e Kagura caricò l’ombrello come fosse
un fucile -Che sbadati che
siamo…-
-Già,
noi non ci siamo
presentati!- dissero.
Gintoki
impugnò davanti a
sé la bokuto -Assaggerete la furia dei tre tuttofare!- disse
con un sorrisetto.
-Tuttofare…?!
Oh, no… sono
quei pazzi che vivono qua sopra!!-
-Shinpachi,
Kagura!
Scatenate l’inferno!!!-
-Smettila
di copiare frasi
dai film!!-
-L’ho
presa da Jump,
idiota!-
-Non
è vero!!!-
Otose
si accese una
sigaretta, godendosi quello spettacolo. Gli Yakuza, lo sapeva per
esperienza,
erano persone pericolose, ma di fronte ai suoi inquilini abusivi
sembravano del
tutto inermi. Solo in un’altra occasione aveva assistito ad
una scena simile.
***
Passarono
pochi minuti
gonfi di quel silenzio capace di far riflettere, quel silenzio che dice
più di
mille parole e sembra accompagnare le anime sulla giusta strada, poi
quel
silenzio fu spezzato dallo scorrere della porta d’ingresso
che si aprì di
scatto.
-Buonasera,
Otose!- salutò
spavaldo il tizio in testa al quartetto che entrò nel locale.
Gintoki
spostò di poco lo
sguardo per inquadrarli: un coltello a serramanico, una katana e due
wakizashi.
Fin troppo chiaro, erano Yakuza.
-Per
voi il locale è
chiuso.- rispose secca.
-Oh,
ma come sei scortese!
Non si trattano così i clienti paganti!- lui e un suo
compare si misero alla
sinistra di Gin, urtando quasi volutamente la sua spalla, facendogli
rovesciare
sul bancone qualche goccia di liquore.
-E
questo chi è?!-
-Aah,
lascialo stare, è
solo un ubriacone!-
Gin
restò in silenzio.
-Allora
Otose, vanno bene
gli affari eh?- riprese.
Lei
rispose sarcastica
-Ooh, non si vede? Ditemi cosa
volete e sparite!-
-Nulla
di che, passavamo
di qui…-
-Questa
parte del
quartiere non è sotto il vostro controllo.-
-Adesso
si!- picchiò un
pugno sul ripiano -Ti intrometti sempre nei nostri affari, e siamo
stanchi! Il
nostro capo è stanco!!-
-Sai
quanto me ne frega…-
-Ma
il capo è giunto ad
una soluzione ragionevole… che ne dici di darci una
percentuale dei tuoi
guadagni?!-
-Mi
state chiedendo il
pizzo?! Non ci penso nemmeno, scordatevelo!! Non voglio collaborare con
i
vostri crimini!- inveì Otose.
-Forse
non hai capito bene
come stanno le cose!!- in uno scatto d’ira sguainò
la wakizashi che aveva al
fianco -Ci paghi, fine della questione! Abbiamo esaurito la pazienza!!
Non
accetto un rifiuto… aah!- senza scomporsi, Gintoki
afferrò il braccio del
mafioso tenendolo fermo con una ferrea presa -Ugh! Che
diavolo…? Che vuoi tu??-
-Lasciala
stare.- disse.
-Cosa…?
Ma chi ti credi di
essere!?!- si dimenò per tirargli un pugno.
A
quel punto Gin si alzò
piegandogli il braccio dietro la schiena, lo disarmò
impossessandosi dell’arma
che puntò alla sua gola, costringendolo a stare contro il
ripiano del bancone
-Sta fermo.-
Otose
lo osservava in
silenzio, indietreggiando di un passo.
-Hoda,
uccidilo!!- ordinò
ad uno dei suoi.
Lo
scagnozzo prese la
spada e si mosse per colpire Gintoki, o almeno allontanarlo
dall’altro, ma
prima che potesse avvicinarsi Gin intimò la sua minaccia
-Provaci e lui fa una
brutta fine.-
-Tsk…
chi ti credi di
essere?! Non hai il fegato!- lo provocò lo Yakuza bloccato.
Il
samurai serrò la presa
sul braccio, e si sentirono scricchiolare le ossa, avvicinò
di più la lama
fredda alla gola, premendola sulla pelle.
-Ugh…
bastardo!!-
-Chi
cazzo sei??-
-Gintoki
Sakata,
tuttofare.- si presentò.
-Gin….-
Alzò
lo sguardo verso
Otose -Scusa se ho sporcato il bancone, dopo pulisco, te lo prometto.
Però
adesso bisogna portare fuori la spazzatura.-
-Come
ti permetti??-
sbraitò il mafioso -Che fate lì impalati come
cretini, uccidetelo!!-
Anche
gli altri due
sguainarono le armi, pronti ad assalire Gintoki.
Si
guardò attorno
esaminando in fretta la situazione, con un colpo secco
spezzò il braccio di
quello che aveva bloccato, lo allontanò a
forza dal bancone e lo spinse contro l’altro armato di
wakizashi, alla
sinistra.
-Yaaaah!!!-
lo Yakuza
munito di katana si scagliò su di lui con un fendente, ma
venne abilmente
parato con la wakizashi.
-Ugh…!!
Dannato bastardo
restituiscimi l’arma!!-
-Vieni
a prendertela!- lo
provocò Gintoki, liberandosi dell’avversario con
un calcio e rivolgendogli un
sorrisino.
Subito
l’uomo-serramanico
attaccò Gin, il quale gli bloccò il braccio,
fermando il colpo. Lo guardò
-E
adesso?-
Quello
fu incapace di
parlare, non sapeva che cosa fare.
-Non
si fa casino nei
locali!!- gli assestò una ginocchiata all’addome,
poi lo scansò con un gesto
lascandolo rantolare aggrappato al bancone.
Si
fecero avanti in due,
uno davanti e uno dietro, wakizashi e katana. Gintoki si
scansò di lato evitando
i fendenti, ferì di striscio l’avambraccio destro
dello Yakuza armato di katana
e riuscì a disarmarlo, poi lo colpì con un calcio
che lo spedì addosso al
compare steso prima. Ora, con due lame in pugno, aveva un solo
avversario.
-Volete
continuare? Non mi
faccio scrupoli davanti a scarafaggi come voi!-
-Non pesavo fosse così abile…
sa maneggiare le spade alla perfezione e
combatte con sangue freddo. Demone Bianco lo chiamavano…
credo di aver capito
il perché…- Otose rimase dietro al
bancone, incapace di agire in qualche
modo, anche un po’ spaventata dalle capacità di
Gintoki.
-Che
razza di vermi!!
Venire a chiedere il pizzo ad una vecchia povera in canna!! Sia chiara
una
cosa, non voglio più vedervi da queste parti, intesi?-
Nessuno
rispose.
-Intesi??-
-…
s-sì!-
Gintoki
lanciò ai piedi
dei due Yakuza rimasti quasi illesi la katana e la wakizashi
-Andatevene.-
-Questo è pericoloso…!! Altro
che tuttofare è una furia! Sarà meglio
levare le tende! Filiamocela, ragazzi! Ma non
finirà così sappilo, capelli
d’argento!!- raccattarono armi e compagni ed uscirono dallo
snack bar il più in
fretta possibile.
-Tsk,
razza di…- trattenne
l’insulto e si voltò verso Otose -Tutto bene?
Scusa se ho fatto un po’ di
casino…-
-Sì,
sto bene. Grazie,
Gintoki.-
-Mpf,
e di cosa? Non ho
fatto nulla.-
-Adesso
so che posso
veramente fidarmi di te…- gli disse con un sorriso accennato.
Lui
la guardò perplesso
-Nh?-
-Mi
hai appena dimostrato
che stai tenendo fede alla promessa fatta a mio marito.-
È
vero… la sua promessa.
Essere un samurai significa anche questo, non solo lame lucenti e
sangue, ma
sopprattutto questo: onore, rispetto e coraggio… il Bushido.
Abbozzò
un sorriso e si
incamminò verso l’uscita, massaggiandosi i muscoli
del collo con una mano -Sai,
Otose… un samurai esce dal servizio quando si taglia il
ventre, e visto che non
mi credo capace di sopportare un simile dolore continuerò ad
essere ciò che
sono, camminando per la mia strada… e se dovesse capitarmi
di uscire dalla
carreggiata, ci penseranno i miei ricordi a farmi camminare dritto.-