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Autore: Storm_    01/03/2012    5 recensioni
raccolta di one-shot di genere principalmente introspettivo, oppure delle semplici sequenze descrittive di un' azione che dura pochissimo.
non lo so, l' unico nesso che le lega è che scaturiscono dalla mia mente assonnata verso l' una di notte.. missà che sono una civetta, di notte il mio cervello è iperproduttivo è.é
avevo semplicemente bisogno di condividere i miei lampi d' ispirazione con qualcuno xD
vaaaaaaabé, buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Settembre

Essere un’ artista fa schifo per la maggior parte del tempo.
Quando non hai ispirazione, cosa che a me succede troppo spesso, dentro sei arido come il Sahara. Ti guardi intorno e sembra che dappertutto ognuno sappia esattamente cosa vuol dire e come esprimerlo, sei l’ unico impotente nella folla dei sicuri di sé.
Il brutto è che io ho molto da dire al mondo, così tanto che temo di esplodere da un momento all’ altro, lasciando vagare tutto ciò che avevo dentro insieme alle nuvole; senza darmi il tempo di esprimermi. Il passaggio dalla mente al foglio è sempre critico. Le parole e le immagini concrete sfigurano orribilmente l’idea che nella confusione sfocata dei pensieri sembrava perfetta.
Allo stesso tempo mi sento orribilmente vuota.  Questo garbuglio enorme che parte dal centro del cuore e preme contro i polmoni e lo stomaco si dissolve non appena provo a decifrarlo,  fugge da me e sembra quasi prendermi in giro per la mia totale incapacità. Ciò mi fa soffrire, sento gli spigoli di questa mancanza pungermi l’ anima nei punti più sensibili.
So che sarebbe molto più facile non pensarci, la superficialità è uno schermo che protegge gli angoli più remoti del cuore dagli attacchi esterni.
Ma nonostante questo intreccio evanescente di cose che non riesco a comprendere, questo maledetto vai e vieni di sensazioni effimere mi devasti non riesco a smettere, starei molto peggio se lasciassi cozzare ogni cosa contro l’indifferenza del mio cuore di plastica, vivrei una vita dimezzata.
Forse dovrei uscire, far prendere una boccata d’aria alla mia anima intorpidita. Troppe riflessioni al chiuso non sembrano farmi troppo bene.
Le foglie calpestate emettono sotto i miei piedi un debole scricchiolio, come un lamento per quell’ ennesimo umano che le ignora.  Sono un po’ come una foglia autunnale abbandonata insieme a tante altre su un marciapiede affollato. Ho disperatamente bisogno di aiuto, ma la mia voce è troppo debole perché qualcuno possa sentire il mio richiamo.
Un urlo liberatorio sarebbe la medicina ideale, un bel “Vaffanculo” al mondo per  scongiurare quel silenzio così ingombrante che rimbomba nei miei timpani anche nei posti più rumorosi.  Non riesco più ad ascoltare il lamento delle foglie, infilo le cuffiette e lascio che i Green Day mi accompagnino per l’ultimo tratto fino al parco.
Anche d’autunno, quando la città cambia spoglie e indossa la sua aranciata veste settembrina, nel parco c’è qualcosa di eternamente estivo.
L’ incanto di questo posto dipende interamente dal profumo degli alberi.
In questo periodo le foglioline marroni ancora ostinatamente appese alle braccia scheletriche degli alberi hanno un aroma che sa di speranza infinita.
Conosco questo posto ormai a memoria. Ho il mio rifugio, dietro ad una vecchia quercia.
Vengo sempre qui, quell’ angolino umido mi urla “Casa!”in modo irresistibile. Più di una volta ho dormito qua fuori, cullata dalle stelle gelide nel buio totale di un parco senza lampioni.
Nessuno mi vede mai, quando vengo qui. O almeno, nessuno mi guarda.
A me va bene così. A differenza di ogni altro luogo, questo parco di periferia non mi fa mai sentire fuori posto. Non condivide la pretesa che ha il resto del mondo di volerti uniformare a chiunque altro. Perché malgrado tutte le mie insicurezze, so di non essere un “chiunque” qualsiasi.
C’è qualcosa che non va,oggi. Qualcuno ha invaso la mia tana.
Una giacca di pelle consumata e dei capelli castani arruffati incorniciano gli occhi grigi dell’ invasore, che sta fissando le sue scarpe. 
E’ completamente assorto nella musica che gli rimbomba nelle orecchie dagli auricolari, non mi ha neanche vista. Ne approfitto per svignarmela. La gente non fa senz’altro per me.
Chissà se è la prima volta che viene, o se inconsapevolmente ho condiviso il mio posto speciale con qualcun altro. Potrebbe addirittura averlo eletto il suo posto prima di me.
Questa sottospecie di incontro mi ha imbarazzata. Mi sento come se quell’ estraneo mi avesse rubato intenzionalmente ciò che ho di più prezioso. In quell’ angolo di verde ho riflettuto innumerevoli volte, crogiolandomi nella mia eterna solitudine, su praticamente qualsiasi cosa.
Il tronco di quella quercia ha visto sbocciare le mie prime consapevolezze su cosa fossi e quante cose potessi fare nella mia vita. E’ come se ogni filo d’erba racchiudesse un pensiero, un segreto diverso e ora quel ragazzo, sdraiandocisi sopra, li avesse irrispettosamente profanati uno ad uno.
Neanche per un attimo mi sfiora il pensiero che magari lui è come me.
E’ egoistico da parte mia pensare di essere l’ unica a venire gettata dalla vita nel tunnel nero dell’ adolescenza e che sta disperatamente cercando una luce a cui aggrapparsi per uscirne. Magari anche lui è un artista inaridito dalla mancanza di ispirazione, o semplicemente un ragazzo spossato dalla solitudine che a volte si fa troppo presente anche per un’ asociale come me.
Anche se ogni relazione umana mi costa una fatica enorme, a volte avrei davvero bisogno di qualcuno simile a me, che sappia capire cosa mi turba senza che io gliene faccia un resoconto dettagliato. E’ ovviamente impossibile, ma io ,sentendo ogni cosa chiara dal momento che avviene dentro di me, ho la stupida convinzione che per chiunque altro sia una passeggiata decifrare il mio umore semplicemente grazie a un indizio percettibile quanto il rumore di un sospiro.
Forse quel ragazzo ci sarebbe riuscito. Quegli occhi grigi sembravano del tipo in grado di comprendere ogni cosa con uno sguardo.
Chissà a cosa pensava quando l’ ho sorpreso dietro alla mia quercia.

  
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