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Autore: Ely 91    03/03/2012    3 recensioni
“Sai quel luogo che sta fra il sonno e la veglia,dove ti ricordi ancora che stavi sognando?
Quello è il luogo dove io ti amerò per sempre”
(Hook- Capitan Uncino)
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna, Elena Gilbert, Jenna Sommers, Jeremy Gilbert, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola fan fiction,senza pretese,leggera e surreale proprio come un sogno.
Jeremy è una buona fonte di ispirazione.
Questa storia sbuca dal nulla,in una sera come tante. Ho pensato a quanto possa essere importante per Jeremy andare avanti affrontando un’ultima volta il passato.
So che ognuno di voi ha fretta,ha impegni,ma leggere un vostro commento mi renderebbe davvero felice,è importante per me conoscere la vostra opinione… Quindi ringrazio in anticipo chi spenderà qualche minuto del suo tempo per leggere questa FF e anche chi ne spenderà più di uno per lasciarmi una sua opinione.

Un bacione,
Ely 91

 

Quel posto tra il sonno e la veglia

 

"Doomed from the start
We met with a goodbye kiss"
Kasabian

(Destinati fin dall’inizio
Ci siamo incontrati con un bacio di addio)

Jeremy si alzò di scatto,bruscamente.
Tornare a Mystic Falls dopo il soggiorno a Denver era strano.
Sembrava che fosse tornato ad una vita che non gli apparteneva  più.
Elena lo aveva mandato lì per aiutarlo ed in parte il suo desiderio era stato realizzato.
Aveva messo da parte mostri di qualsiasi genere,quelli che durante la sua infanzia avevano popolato i suoi incubi e che adesso sapeva essere realtà.
Aveva scoperto cosa voleva dire essere un ragazzo come tutti gli altri.
Amicizie,flirt e finalmente sorrisi sereni,che da quando erano morti i suoi genitori non contornavano più il suo volto.
Jeremy l’inquieto,Jeremy il fattone, Jeremy il ragazzo solitario.
No. Ora era solo ed orgogliosamente Jeremy Gilbert.
Si recò a passo lento in cucina,per prepararsi un caffè.
Aveva iniziato a berne tanti ultimamente,si sentiva un po’ come sua sorella,dipendente dalla caffeina.
Sua sorella..
Da quando era tornato avevano passato così poco tempo insieme,presa com’era dalle sue vicende di natura soprannaturale.
Gli era mancata e passare del tempo  con lei non gli sarebbe dispiaciuto.
In realtà non era l’unica con la quale avrebbe voluto condividere qualche attimo del suo tempo.
C’erano persone che non vedeva da tempo,persone che non avrebbe più rivisto e che continuavano ad essere presenze assenti nella sua vita ad un punto tale da fargli pensare che fosse lui quello nel posto sbagliato.
Magari lo stavano attendendo tutti.

***

Avvertiva l’umidità sotto di lui attutita da qualcosa di morbido.
Aprì gli occhi confuso.
Le sue mani toccarono qualcosa di umidiccio.
Foglie. Foglie rosse,gialli,arancioni.
L’autunno aveva spogliato anche gli alberi tra i quali si stagliava la casetta dei Gilbert sul lago.
Era proprio lì che si trovava,steso a terra,tra il fogliame leggermente umido e il terriccio.
Si mise a sedere frastornato.
Come era arrivato lì?
Cosa era successo?
Non riusciva a ricordare nulla,nemmeno cosa stesse facendo prima di addormentarsi.
Perché,ne era certo,doveva senza dubbio trattarsi di un sogno.
Crucciò lo sguardo,cercando qualcosa,qualsiasi cosa,che gli suggerisse cosa fare.
Era un sogno pilotato?
Guardo verso l’alto. Il cielo era nuvoloso,pallidi raggi di sole e nuvole grigie,tetre.
Avvertì dei passi soffici alle sue spalle.
Si voltò di scatto.
Un vampiro? Un licantropo?
Quello che vide lo fece rimanere di stucco.
Si trattava semplicemente di Jeremy Gilbert.

“Cosa guardi?” domandò il bambino,crucciato dall’occhiata stravolta che gli rivolgeva il suo alter ego più vecchio di una decina di anni.
Jeremy lanciò un’occhiata in tralice al suo se stesso versione piccola peste.
Il piccolo gonfiò le guance e poi sbuffò.
“Oh scusami”  Jeremy parve riprendersi “ mi domandavo cosa facessi qui tutto solo” provò a dirgli.
Il piccolo scosse la testa.
“Ma io non sono solo” asserì,candidamente.
Gli occhi innocenti incontrarono quelli accigliati del Jeremy adulto.
“Non sei solo? Chi c’è con te?” domandò allora,incuriosito.
Certo che era proprio un sogno particolare. Sembrava si trovasse in mondo sospeso tra il surreale e il reale.
La casetta sul lago sembrava così tangibile,come gli stessi suoni e le stesse sensazioni.
“Ci sono tutti con me. Tutti quelli che ora non sono con te” precisò il bambino,come se si aspettasse che Jeremy lo sapesse già.
“Tutti?” ripeté Jeremy,sbigottito.
Tutti?
Il suo cuore ebbe un sussulto.
“E dove sono?”
Il bimbo si voltò e indico il bosco.
“Sono liberi” disse.
Jeremy non comprese a fondo il senso di quella frase.
Ora fremeva dalla curiosità.
“Puoi farmeli vedere questi tutti?”
Il piccolo annuì,quasi soddisfatto che quel ragazzo si fosse rivolto a lui per una cosa tanto importante.
“Va bene! Seguimi!”esclamò,improvvisamente sprizzante di gioia
Il piccolo prese a correre verso gli alberi,scomparendo immediatamente tra la nebbiolina del bosco.
“Ehi,aspetta!”
Jeremy gli corse dietro,temendo di non riuscire a recuperarlo.
Non voleva assolutamente perderlo di vista.
Lo raggiunse in pochi istanti,evitando di striscio un ramo basso.
Il piccolo Jeremy si muoveva con maggiore agilità,come se conoscesse ogni singolo centimetro di quel posto meglio del Jeremy adolescente.
Il bambino si fermò di colpo,dietro un albero.
Gli fece segno di stare zitto ed indicò un punto oltre il tronco.
Jeremy non comprese immediatamente.
Poi udì una risata cristallina.
Una risata che non aveva mai dimenticato. Gli sarebbe stato impossibile.
I due Jeremy si accostarono all’albero e osservarono la figura sinuosa muovere passi di danza improvvisati,con spettatrice la silenziosa e riservata natura.
I lunghi capelli castani smisero di muoversi accompagnando i movimenti della sua testa e si voltò,sorridente.
“Jeremy!” esclamò allegra.
Jeremy stava per muoversi,ma si accorse che non ce l’aveva con lui,ma con il bambino di sei anni che era stato.
Questo le corse incontro e si lasciò abbracciare e alzare in aria,divertito.
Il Jeremy adolescente si avvicinò discretamente.
Vicky Donovan mise giù il piccolo Gilbert e si voltò verso di lui,non abbandonando mai il suo sorriso.
“Sapevo che prima o poi saresti venuto a trovarmi” asserì lei,gli occhi luccicanti.
“Io…io non so nemmeno perché sono qui.
Ma sono felice di vederti” affermò Jeremy,trattenendo a stento l’emozione che quell’incontro stava suscitando in lui.
“Peccato che non abbia nemmeno della birra,questo incontro andrebbe festeggiato alla nostra maniera”
Jeremy rise.
“Per poi osservare divertiti,magari,gli sguardi imbronciati di Matt ed Elena”
“E sentirli dire quanto i loro piccoli fratellini pestiferi li fanno impensierire. Troppo alcool. Troppa roba”
Vicky roteò gli occhi,poi tornò  sorridere.
Gli accarezzò il volto con delicatezza,facendolo sussultare a quel contatto.
Quanto gli era mancato il tocco delicato di lei sulla sua pelle.
“Ma tu ora sei un bravo ragazzo. Ed è giusto così. Devi goderti la vita Jeremy. Anche per me” affermò lei,incatenando il suo sguardo al proprio.
Jeremy annuì.
Le accarezzò i capelli.
Stava per chiederle se fosse felice,se si sentiva bene in quel luogo.
Ma prima che potesse aprire bocca,lei aveva già portato l’indice sulle sue labbra.
La vide scuotere la testa.
“Non è a me che devi fare queste domande”
Vicky gli rubò un piccolo bacio a fior di labbra.
Poi si allontanò saltellando e ridendo,proprio come l’aveva vista all’inizio,fin quando non riuscì più a distinguere la sua sagoma.
“Ehi tu!” si sentì tirare per i jeans.
Guardò verso il basso.
Aveva quasi dimenticato il piccolo sé stesso.
Vicky riusciva sempre ad ombrare ogni cosa con la luce di cui brillava.
“Vuoi vedere gli altri o no?”
Jeremy annuì,ricordando che il suo tour stravagante era solo all’inizio.
Ripresero a camminare velocemente tra gli alberi,fin quando non giunsero dinanzi un gazebo.
Jeremy non si domandò nemmeno come fosse possibile che si trovasse un gazebo lì,nel fitto della vegetazione.
Piuttosto era curioso di scoprire chi avrebbe incontrato.
Alla fine udì un chiacchiericcio movimentato.
Ora sotto il gazebo,seduti davanti un tavolinetto,scorgeva due sagome.
Un uomo e una donna.
Il suo cuore perse un battito.
“Mamma? Papà?” sussurrò,trattenendo un urlo di gioia.
Poi si rese conto che il piccolo stava gridando qualcosa alle due persone,sventolando la manina per salutare.
“Zio! Zia!” poi rivolgendosi a Jeremy “dai,avviciniamoci!”
Jeremy lo seguì,leggermente stravolto.
Ora li vedeva chiaramente.
Jenna.
John.
La donna baciò con affetto il bambino sul capo,poi guardò Jeremy,sempre sorridente.
Sia lei che John avevano delle carte tra le mani.
“Sul serio?” chiese Jeremy “tu e lui insieme a giocare a carte?” domandò con tono ironico.
“E l’ho già battuta un paio di volte!” asserì vittorioso l’uomo,guadagnandosi un’occhiataccia della donna.
Jeremy sorrise.
“Scommetto che non fate altro che litigare”
“Oh,puoi dirlo forte!” esclamò la donna.
Il piccolo Jeremy intanto era incuriosito dalle figure sulle carte da gioco.
“Come state?” domandò allora il nipote più grande.
I due sorrisero.
“Bene,anche se non in buona compagnia” fece notare l’uomo ridacchiando,indicando con lo sguardo la donna,che di nuovo lo guardò come se avesse voluto trucidarlo.
“Io….mi mancate molto…” ammise Jeremy “non sarebbe dovuta andare così”
“Anche tu ci manchi molto” affermò la zia,con lo stesso fare materno con il quale si era preso cura di lui e di Elena dopo la morte dei genitori “ma non pensare al passato,ormai le cose sono accadute,è impossibile modificare gli eventi”
Il ragazzo ripensò alla morte traumatica che aveva dovuto subire la zia,una volta trasformata in vampiro da Klaus.
Ripensò al sacrificio di John per ridare la vita ad Elena.
Due avvenimenti terribili a distanza di poche ore.
Come facevano a starsene lì a giocare a carte come se non fosse vero che le loro vite erano state stroncate troppo presto proprio come quella di Vicky e dei suoi genitori?
“So cosa stai pensando” gli disse improvvisamente l’uomo.
“Ma Jenna ha ragione. Inoltre io ho fatto una scelta, ben consapevole delle conseguenze”
Jeremy avrebbe voluto ribattere,ma si rese conto che avrebbe solo turbato i suoi zii,realmente sereni in quel posto in mezzo al nulla.
Allora sorrise.
Jenna e John si alzarono.
La donna lo abbracciò,con fare materno.
“Sei davvero cresciuto” asserì emozionata.
John invece gli diede una pacca sulla spalla.
“Sono molto orgoglioso di te.
Sei un Gilbert. Non dimenticarlo mai”
Li osservò commosso e capì,dopo quelle ultime parole,che anche loro,proprio come Vicky,stavano per sparire.
Sembrava che nessuno potesse trattenersi più di qualche minuto.
Aveva forse poco tempo a disposizione in quel posto?
“La zia Jenna mi aveva promesso che avrebbe giocato con me” si lamentò il piccolo Jeremy arricciando il naso in modo buffo.
Jeremy lo osservò con un mezzo sorriso.
Non ricordava come era da bambino. Sapeva solo che i momenti in cui si sentiva felice erano quelli in cui ripensava agli eventi della sua infanzia.
“Sono sicuro che dopo giocherà con te” gli disse,scompigliandoli i capelli con una carezza.
Il bambino sbuffò,leggermente imbarazzato,e riprese a camminare.
“Andiamo allora! Prima finiamo,prima posso tornare a giocare”
“Oh,scusa se ti sto disturbando” asserì ironico Jeremy,ridacchiando divertito dalla spontaneità del piccolo Gilbert.
Camminarono ancora nel bosco.
I contorni degli alberi apparivano sfumati dalla nebbia irreale che circondava la vegetazione.
Era davvero un sogno bizzarro.
Eppure avrebbe voluto restare in quel luogo ancora un po’. Se c’erano tutti,lui voleva restare con loro.
La vegetazione scomparve improvvisamente.
D’un tratto si ritrovo a camminare tra degli scaffali pieni di libri.
Conosceva bene quel luogo.
La biblioteca del liceo di Mystic Falls.
Si mosse con familiarità,fin quando non scorse,seduta a terra accanto uno degli scaffali,una chioma corvina a lui ben nota.
Sobbalzò quando incrociò lo sguardo scuro e il taglio degli occhi dolci che più volte aveva osservato incantato.
Le labbra si incresparono leggermente.
Anna ricambiò il suo timido sorriso e chiuse il grosso libro dalla copertina rossa che stava sfogliando.
Il piccolo Jeremy le si avvicinò con più naturalezza.
“Anna! Stai leggendo le favole senza di me?” domandò,non nascondendo un tono risentito.
Lei scosse la testa e gli accarezzò una guancia.
“Oh no,non lo farei mai”
Il piccolo parve rilassarsi e prese allora a sfogliare il libro che lei fino a qualche attimo prima stava leggendo.
Jeremy si avvicinò e prese posto accanto a lei.
“E’ qui che facevo le mie ricerche quando stavo tentando di capire se voi vampiri eravate o no reali” rammentò,come se si fosse trattato di un passato remoto.
Anna sorrise.
“Già,ricordo bene…ero molto affascinata da…com’è che si dice? L’emo?”
“Ehi! Non ero emo!” protestò ,dandole un pugnetto sulla spalla per gioco.
Quanto gli mancava Anna..gli mancava la sua semplicità,la sua bontà,la sua dolcezza.
“Come stai?” le chiese allora.
Aveva paura che gli rispondesse che stava ancora male,che si sentiva ancora sola.
La vampira invece allargò il suo dolce sorriso.
“Bene...con me adesso c’è anche mia madre,non sono più sola”
“Sono felice di questo… Avrei voluto rivederti ancora una volta… ti ho pensata intensamente nella speranza che ciò avvenisse…” le confessò il ragazzo,con una nota di malinconia nella voce.
Anna poggiò delicatamente una mano sulla sua.
“Adesso non posso più interagire con il tuo mondo…ma credimi,non ho mai smesso di osservarti…”
Jeremy le accarezzò una ciocca di capelli.
Poggiò la sua fronte su quella della vampira e chiuse gli occhi,sospirando.
“Come farò Anna a rivederti ancora?”
Lei non rispose.
Jeremy conosceva già la risposta.
Non ci sarebbe stata una prossima volta.
Preso da quella consapevolezza la strinse a sé,in un lungo abbraccio.
Era bello sentire il suo corpo a contatto con il proprio.
Era bello credere che tutto fosse reale.
L’abbraccio si sciolse.
Ora i loro visi erano vicini,i loro respiri sincronizzati.
Jeremy le accarezzò il viso,poi la baciò con delicatezza,assaporando ancora una volta il dolce sapore delle sue labbra.
Anna gli sorrise nuovamente.
“Ora devo andare” gli comunicò,alzandosi in piedi.
Jeremy fece altrettanto.
Avrebbe voluto trattenerla ancora un attimo,ma sapeva che sarebbe stato impossibile.
“Che ne sarà di tutto questo?” di nuovo una domanda a cui lui stesso sapeva già rispondere.
Eppure Anna continuò a sorridere dolcemente.
“Sai quel luogo che sta fra il sonno e la veglia,dove ti ricordi ancora che stavi sognando?
Quello è il luogo dove io ti amerò per sempre” *
Una nebbiolina invase la biblioteca.
Un battito di ciglia e Jeremy si ritrovò di nuovo nel bosco,mentre le parole di Anna riecheggiavano ancora nell’aria.
Avrebbe voluto starsene lì fermo,ancora a lungo,ma il piccolo Jeremy lo riportò alla realtà.
“Dai,mancano solo loro!” lo spronò,riprendendo a correre.
Jeremy riprese a seguirlo e realizzò che stavano tornando indietro nel momento in cui riuscì a scorgere il lago.
Comprese che lo stava portando alla casetta.
Quando lo condusse al suo interno,il suo cuore perse un battito.
Sapeva chi avrebbe visto e al solo pensiero avrebbe voluto piangere di gioia.
Vicino al camino,in piedi come se sapessero del suo arrivo e non vedevano l’ora di accoglierlo, Miranda e Grayson Gilbert.
Il piccolo Jeremy corse vicino a loro,mentre la donna allargò le braccia e strinse a sé di scatto il figlio adolescente.
“Mamma…papà….” Sussurrò,stravolto,dando libero sfogo alle lacrime.
Anche l’uomo si unì all’abbraccio della moglie.
Jeremy si ritrovò a pensare di essere nel più bel sogno della sua vita.
Il loro tocco,il profumo della madre…tutto era così reale.
Il piccolo Jeremy li osservava incuriosito e forse anche con una punta di gelosia per tutte quelle attenzioni rivolte a quell’estraneo.
“Vorrei parlare con te per ore” gli disse la donna “ma abbiamo così poco tempo”
“Mamma,papà…siete felici? Come state?” domandò il figlio,nella speranza di saperli sereni.
“Certo che stiamo bene. L’unica cosa che ci fa soffrire è la lontananza da te ed Elena,ma state crescendo ugualmente bene… guardati Jeremy,stai diventando un uomo! Siamo così orgogliosi di te!” affermò la madre,portandosi una mano al petto,all’altezza del cuore.
“Figliolo,prenditi cura di Elena” aggiunse il padre “ e non dimenticare mai chi sei”
Jeremy annuì,sapendo che qualsiasi parola sarebbe stata spezzata dalla commozione.
Quando una nebbiolina cominciò ad avvolgere i suoi genitori,si rese conto che anche loro,come tutti gli altri prima,se ne stavano andando.
“Ti vogliamo bene” li sentì dire,mentre lui,senza nemmeno rendersene conto,aveva iniziato a chiamarli disperato,pregandoli di non lasciarlo di nuovo.
Alla fine si ritrovò proprio dove tutto era cominciato.
Tra le foglie colorate in riva al lago,con il piccolo Jeremy accanto a lui.
“Ora hai visto tutti,posso andarmene a giocare” affermò il bambino,entusiasta.
“Perché proprio tu me li hai fatti vedere?” domandò allora Jeremy.
Il bambino sorrise.
“Dovevi ricordare anche una cosa”
“Cosa?”
“Dovevi ricordarti di me. Del bambino che sei stato,dell’adulto che sarai.
Stiamo crescendo bene” disse allora il bambino,con parole fin troppo adulte.
Dunque il suo inconscio aveva voluto che ricordasse il vero Jeremy? Quello che per un attimo nei suoi momenti più bui aveva rischiato di smarrire?
Quando la nebbiolina ricomparve,comprese che la risposta alle sue domande era affermativa e che anche il piccolo Jeremy lo stava salutando.
“Avanti svegliati o prendo a farti il solletico”

Una voce femminile.
L’oblio.
Infine di nuovo la luce.
Era steso sul prato,all’ombra di un albero ed Elena era accanto a lui,intenta a solleticargli la pancia.
“Ehi,ferma sono sveglio!” dichiarò,ridendo.
Elena gli sorrise.
“Ti ho cercato da per tutto. E invece alla fine ti ho trovato addormentato sotto un albero,proprio come quando eri bambino!”
Le labbra di Jeremy si incresparono in un debole sorriso.
“Già…ricordo…”
La sorella sorrise,poi lo guardò incuriosita e allungò una mano verso i suoi capelli,estraendone qualcosa.
Jeremy strabuzzò gli occhi.
Una foglia rossiccia,proprio come quelle autunnali del sogno.
“Da dove sbuca questa? Siamo in primavera!” asserì Elena,incuriosita.
Jeremy avrebbe voluto mettersi a ridere di gusto,per la felicità.
Allora c’era stato sul serio in quel posto? Aveva rivisto davvero tutti?
La foglia ne era un segno,e anche in caso contrario,lui preferiva pensare che si,li aveva davvero riabbracciati tutti,anche se per un solo istante.
Elena lo osservò qualche attimo prima di domandargli se avesse voglia di stare un po’ con lei per recuperare il tempo perduto mentre lui era stato a Denver.
Jeremy annuì.
“Cosa hai voglia di fare?” domandò allora la ragazza.
Era un po’ come quando erano piccoli e dovevano decidere che gioco fare.
“Voglio disegnare,posso farti un ritratto?”
Elena sorrise raggiante e annuì.
Jeremy corse verso la casa per prendere il materiale.
Per un attimo le sembro proprio di rivederlo quel bambino vivace con cui si rincorreva per casa e in giardino inventando storie fantastiche.

*Frase tratta dal film Hook- Capitan Uncino











   
 
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