Crossover
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Autore: Red flames    04/03/2012    0 recensioni
Come verrà festeggiato il Natale nel mondo degli anime/manga? Quattro diversi mondi verranno messi a contatto per provare a celebrare insieme questa data!
Crossover Death Note - Bleach - Naruto - Rozen Maiden
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capodanno!!!

 

Dopo un alquanto movimentato giorno di Natale, nessun altro evento particolare coinvolse i nostri eroi che poterono riposarsi in tranquillità dalle fatiche e dallo stress accumulato. Tutto ciò fino alla mattina del 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno e vigilia di Capodanno...

 

Rukia: “Ichigo, hai per caso visto il mio Denrei Shinki?”

Ichigo: “Quello strano aggeggio simile ad un cellulare? Cosa ti fa anche solo immaginare che io sappia dove sia?”

Rukia: “Allora è meglio che tu mi aiuti a cercarlo: non riesco più a trovarlo da nessuna parte.”

Ichigo: “Strano, solitamente non perdi le tue cose. Dove l’hai appoggiato l’ultima volta?”

Rukia: “Sul comodino affianco al mio letto.”

Ichigo: “E non è più lì?”

Rukia: “Indovina?” disse con sarcasmo.

Ichigo: “Beh allora non dovrebbe essere un problema. Solo Misa oltre a noi ha le chiavi delle nostre stanze. Andiamo a chiederle se lei l’ha visto.”

Rukia: “Sembra essere una buona idea.”

Detto questo la ragazza, insieme all’amico, andò a cercare Misa Amane, la quale era ancora nella sala da pranzo, ed attendeva che gli ultimi ospiti finissero la propria colazione. Al momento però, era impegnata in una strana conversazione al cellulare di cui si riuscivano ad afferrare solo alcune parole.

Misa: “... Allora tutto ok?... Perfetto, vi aspetto... A stasera alle 21:00, arrivederci!”

Pronunciate quest’ultime parole, Misa riattaccò e spostò il suo sguardo su Ichigo e su Rukia che si erano avvicinati da poco a lei. Si domandò cosa volessero dato che era evidente che la ragazza stesse cercando qualcosa.

Misa: “Oh ciao! Avete già fatto colazione?” chiese con cortesia.

Rukia: “Ehm, si... Ehi, ma quello è il Denrei Shinki!” esclamò, riconoscendo il telefonino che Misa aveva appena utilizzato.

Misa: “Come? Ah intendi questo! Si scusa, lo avevo preso un attimo in prestito” disse, mentre lo restituiva alla legittima proprietaria.

Ichigo: “In prestito? A cosa ti serviva?”

Misa: “Oh niente. Avevo bisogno di effettuare una chiamata e il mio cellulare non funziona benissimo ultimamente.”

Era chiaro che mentisse ma nessuno dei suoi due interlocutori volle andare più a fondo nella vicenda. Era una loro amica e probabilmente non conosceva la vera funzione del Denrei Shinki, unico strumento in grado di comunicare con la Soul Society, perciò non poteva aver fatto nulla di preoccupante. Nel frattempo Ichigo aveva notato che il suo amico Renji Abarai era seduto in un angolo del grande tavolo dove venivano serviti i pasti principali, insieme ad alcune Rozen Maiden, e parlava con esse in modo molto fitto. Allo stesso tempo, anche il luogotenente della sesta divisione vide i suoi due amici e gli chiamò ad alta voce.

Renji: “Ah Rukia, Ichigo venite qui, abbiamo bisogno del vostro aiuto.”

I due accettarono e si accomodarono lì vicino. Ichigo riuscì a riconoscere le tre bambole sedute al loro fianco. Nonostante la sua pessima abilità nel ricordare i nomi, gli parve che quella vestita di rosso scarlatto si chiamasse Shinku mentre le altre due, quasi indistinguibili se non per gli abiti molto diversi che indossavano, Suiseiseki e Souseiseki.

Rukia: “Questa mi è nuova. Non hai mai chiesto il nostro aiuto, il tuo orgoglio ti ha portato a fare sempre di testa tua.”

Renji: “Infatti se si trattasse di un mio problema non prenderei neanche in considerazione quest’idea. Però, qui la situazione è piuttosto seria...”

Rukia: “Spiegati meglio...” sentenziò, interessata alla vicenda.

Renji: “Avrei bisogno della tua grande conoscenza del kido. Per l’esattezza riguardante il trasferimento delle anime in un gigai.”

Rukia: “In materia non so più di quanto un comune shinigami necessita di apprendere. Per attivare un gigai bisogna far entrare l’anima di un essere vivente in esso. Ci sono vari modi per farlo ma il più semplice ed efficace è quello di sintetizzare una Soul Candy partendo dal konpaku che ci interessa e farla ingerire forzatamente al corpo fittizio.”

Renji: “Ciò significa che è necessario possedere un’anima per entrare in un altro corpo.”

Rukia: “Naturalmente. Mi stupisce che tu non sappia cose così elementari.”

Renji: “In verità ne ero già a conoscenza ma volevo un paio di chiarimenti.”

Rukia: “Allora non vedo quale sia il problema. Tutti gli esseri viventi, che siano essi umani o dei semplici animali, possiedono un’anima.”

Renji: “Non esattamente...”

Rukia: “Cosa, è impossib...”

Shinku: “Si riferisce a noi Rozen Maiden. Noi non possediamo un’anima” affermò, interrompendo la ragazza appartenente al nobile casato Kuchiki.

Un silenzio tombale scese sul piccolo gruppo e Rukia non ebbe la forza di replicare per un minuto buono. Quando finalmente riuscì a trovare le giuste parole, rispose sbalordita.

Rukia: “Non avete un’anima?”

Shinku scosse la testa.

Shinku: “Noi siamo delle bambole viventi. Siamo fatte di porcellana, non siamo realmente umane.”

Rukia: “Capisco... Ma provate emozioni, e possedete una propria personalità, dovete avere un qualcosa che vi alimenti.”

Shinku: “È la nostra Rosa Mystica a farci assomigliare a voi umani per carattere e abitudini.”

Rukia: “Affascinante... Però non riesco ancora a comprendere il problema.”

Shinku: “È semplice: abbiamo osservato le vostre strane tecnologie e ci chiediamo se potreste far entrare una di noi in un corpo umano.”

Rukia rimase sbalordita da questa informazione, ma cercò di non darlo a vedere.

Renji: “Per questo ho pensato ad un gigai. Immagino sia l’unico modo possibile per attuare quello che ci viene richiesto.”

Rukia: “... È comunque impossibile.”

Renji: “Perché?”

Rukia: “Te l’ho già spiegato. Se queste bambole non possiedono un’anima non possono farlo in alcun modo.”

Ichigo: “Ne sei sicura?” chiese, intromettendosi per la prima volta nella conversazione.

Rukia: “No, non posso dare la certezza che sia impossibile ma...”

Souseiseki: “Potremmo provare a trasferire la nostra Rosa Mystica all’interno di questo corpo fittizio. Dovrebbe funzionare ugualmente.”

Rukia: “È una possibilità, ma sarebbe necessario l’utilizzo di un gigai accuratamente modificato.”

Renji: “E solo una persona è in grado di realizzare opere tanto complesse ed in così poco tempo.”

Rukia annuì, comprendendo a chi si riferisse l’Abarai.

Rukia: “Esattamente. Chi di voi tre è interessata a subire il processo di trasferimento?”

Suiseiseki alzò timidamente la mano. A Rukia vennero quindi in mente i numerosi diverbi spaccatimpani che la piccola bambola aveva avuto con Jun, quel ragazzo che lei definiva il suo medium. Chiunque avrebbe detto che si odiassero ma...

Rukia: “Dopotutto l’odio è un’altra forma di amore” pensò, accennando un sorriso.

Suiseiseki: “A-allora, s-si può fare?”

La shinigami della tredicesima compagnia non rispose ma, fulmineamente scattò una fotografia alla Rozen Maiden, sfruttando il suo cellulare (che nonostante le funzionalità nascoste, era un efficiente telefonino di ultima generazione). Dopodiché si alzò e si trasformò in shinigami sfruttando la Soul Candy che lei stessa aveva nascosto in una delle tasche del suo abito. Ichigo e Renji furono sorpresi dalla sua rapida reazione e le chiesero cosa volesse fare.

Rukia: “Semplicemente dobbiamo sbrigarci se vogliamo che quel gigai sia pronto in tempo.”

La ragazza estrasse lentamente la sua Zanpakuto, che portava cinta al fianco.

Rukia: “Danza Sode No Shirayuki” mormorò.

La lama emise per un attimo un bagliore accecante per poi rivelarsi nella forma di shikai. Agendo velocemente, Rukia compì una stoccata verso il vuoto, facendo avanzare la katana, adesso di uno splendido colore bianco. Un portale venne sorprendentemente ad aprirsi nel punto in cui l’estremità della Zanpakuto aveva attraversato l’aria. Rukia ci balzò dentro e scomparì.

Suiseiseki: “Cos’è successo?” chiese, non essendo capace di vedere gli shinigami.

Renji: “Oh niente, è andata via per un po’ di tempo. Ritornerà tra poco.”

 

Nel frattempo, nel quartiere Karakura di Tokyo, e più precisamente all’interno dell’emporio Urahara, il titolare del negozio oziava, seduto sul pavimento. Aveva attraversato un periodo molto faticoso negli ultimi giorni, a causa delle festività umane. La gioia provata dagli esseri umani in questo particolare periodo dell’anno, infatti, attirava moltissimi hollow, i quali si comportavano come falene ammaliate dalla luce di un lampione. Più di una volta era stato costretto ad occuparsene personalmente, accompagnato dalla sua infallibile Benihime. Come al solito, la Soul Society inviava alcuni shinigami per eliminare le varie minacce, ma spesso si trattava di novellini che non avrebbero mai potuto combattere contro l’enorme numero di hollow che si era manifestato ultimamente. Adesso, l’ex capitano della XII divisione  cercava di godersi quest’attimo di tranquillità che gli era stato concesso. I suoi propositi, però, andarono in frantumi quando, sorprendentemente, un portale si aprì all’interno del locale. Credendo si trattasse di un qualche nemico, Urahara sfoderò lentamente la sua katana dal bastone da passeggio che portava sempre con se e si avvicinò con circospezione alla misteriosa apertura dimensionale. Quando gli sembrò che qualcosa stesse per uscire, senza farsi ulteriori domande, vibrò un poderoso fendente verticale contro l’essere misterioso. Dall’altra parte del passaggio, Rukia fece appena in tempo ad accorgersi di essere attaccata, e riuscì a parare il colpo con la sua Zanpakuto.

Rukia: “Dannazione Urahara, è così che accogli i tuoi clienti?” chiese, visibilmente contrariata.

Urahara: “Oh, signorina Kuchiki! Qual buon vento la porta qui?” domandò con il suo solito sorriso, senza però smettere di esercitare una notevole pressione sulla spada di Rukia. Quest’ultima rispose con un forte scatto della sua lama verso l’alto, riuscendo a svincolarsi e ad uscire definitivamente dal portale, il quale si richiuse alle sue spalle.

Rukia: “Ho del lavoro per te” affermò, replicando alla domanda precedente.

Urahara: “Che genere di lavoro?” domandò mentre rinfoderava la forma sigillata di Benihime.

Rukia: “Un gigai.”

Urahara: “Non te ne avevo appena forniti tre?”

Rukia: “Non è per me, né per Ichigo o per Renji.”

Kisuke restò in silenzio per un po’ di tempo meditando su chi potesse essere il destinatario del corpo fittizio.

Rukia: “Non è neanche per uno shinigami” aggiunse la ragazza.

Urahara: “E allora chi è l’interessato?”

Il giovane uomo afferrò al volo il Denrei Shinki che gli venne lanciato da Rukia.

Rukia: “Nell’archivio fotografico troverai un’immagine della destinataria.”

Il mercante trovò quasi subito la foto ma rimase un po’ scioccato nell’osservarla.

Urahara: “Ma questa è una bambina!” esclamò, notando la bassa statura della figura.

Rukia: “No, non esattamente. È una bambola.”

Urahara inizialmente spalancò gli occhi, sorpreso da quest’affermazione, poi esplose in una fragorosa risata.

Urahara: “Ah ah ah ah... Che ridere! Signorina Kuchiki, sicura di non aver bevuto troppo sakè negli ultimi giorni?”

Rukia: “Tsk, non bevo alcolici. E comunque, sto dicendo la verità” affermò offesa.

Urahara: “Ne è proprio sicura?” domandò, interrompendo le risa.

Rukia: “Al cento per cento. L’ho visto con i miei occhi, lei è una bambola vivente.”

Urahara: “Interessante. Immagino quindi che debba fabbricare un gigai modificato, dato che molto probabilmente non ci sarà un’anima da trasferire, ma qualcosa di più complesso.”

Rukia: “Esattamente, loro la chiamano Rosa Mystica.”

Urahara: “Non ha altri dettagli? Sarà come brancolare al buio.”

La ragazza scosse la testa in segno di diniego.

Urahara: “Capisco... Un’ultima notizia: quale dovrà essere l’età apparente del corpo?”

Rukia: “Più o meno la mia.”

Urahara: “Quindi intorno ai 150 anni?” chiese scherzando.

Rukia: “Stolto! La mia età umana, non quella da anima!” affermò, colpendo con un poderoso schiaffo il povero Kisuke.

Urahara: “Ohi, ohi, stavo solo scherzando. D’accordo, 15 anni” disse, massaggiandosi la guancia colpita.

Rukia: “Cerca di fare il tuo meglio, hai tempo a disposizione fino a stasera. Verrò a ritirarlo intorno alle 20:45.”

Urahara: “Farò il possibile. E il compenso?”

Rukia: “Ah, consideralo come il tuo regalo per il mio compleanno.”

Urahara: “Ma il suo compleanno è il 15 gennaio...”

Rukia: “Appunto. In questo modo non dovrai ricordartelo e non avrai inutili fastidi!”

Detto questo, aprì un passaggio simile a precedente e sparì.

Urahara: “Non sarà necessario che lei ritorni a prenderselo. Sarò io ad andare da loro. Del resto la signorina Kuchiki dovrebbe controllare meglio il registro delle chiamate effettuate di questo cellulare!

 

Il resto della mattinata servì essenzialmente a Misa, L e Light per ultimare i preparativi per la grande festa serale. Facciamo quindi un ampio salto temporale fino alle ore 20:30....

 

Misa: “Adesso è tutto pronto! Ragazze, ragazzi, la festa inizierà alle 21:15 perciò, credo dobbiate iniziare a prepararvi.”

Sakura: “Hai perfettamente ragione, io vado. Non disturbatemi per nessun motivo, chiaro?” ordinò, dirigendosi nella sua stanza.

Orihime: “Rukia, tu cosa devi fare?”

Rukia: “Oh, mi dispiace ma tra un quarto d’ora dovrò ritornare da Urahara. Non posso cambiarmi d’abito adesso. Se hai bisogno d’aiuto chiedi a Misa. Sono sicura che sarà felice di darti una mano, vero?” domandò alla giovane interpellata.

Misa: “Sicuramente! Vieni Orihime, ho a disposizione un’enorme stanza piena di qualsiasi cosa serva ad una ragazza che vuole apparire elegante!” disse con un sorriso, guidando l’amica verso la sua camera.

Ishida: “Ok, credo sia ora che anch’io mi prepari.”

Ichigo: “Oh certo. Dimenticavo che sei l’unico ragazzo che ha bisogno di tre quarti d’ora per indossare un semplice abito!”

Ishida: “E con questo cosa stai cercando di insinuare? Mi piace semplicemente vestire elegante!”

Ichigo: “Va bene, va bene...”

Ishida: “Tsk, idiota!” esclamo, dirigendosi anche lui al piano superiore.

Quindici minuti dopo, quando Rukia stava per partire per l’emporio di Urahara, il campanello dell’edificio suonò. Curioso di sapere chi fosse, fu Ichigo ad aprire. Chi si trovò davanti era proprio Kisuke Urahara in persona, vestito in maniera molto elegante con uno smoking e un curioso papillon nero. L’unica nota stonata in questa eleganza era il corpo umano inanimato, probabilmente il gigai che gli era stato commissionato da Rukia, che stringeva nella mano sinistra. Quest’oggetto dava una nota un po’ tetra all’insieme.

Urahara: “Ah, Kurosaki! Che piacere vederla. Mi lascia entrare?”

Ichigo: “Urahara? Prego, entra. Rukia stava per venirti a trovare all’emporio.”

L’ex capitano entrò nell’edificio e venne accolto con sorpresa dagli altri.

Rukia: “Urahara? Come hai fatto a sapere dov’eravamo?”

Urahara: “Oh, lo scoprirete tra poco. Ma adesso diamo spazio alle cose importanti: ecco quello che mi avevi chiesto!” disse, attirando l’attenzione di tutti sul corpo fittizio.

Effettivamente era una perfetta riproduzione di Suiseiseki, quasi indistinguibile dall’originale, se non per la statura che la faceva assomigliare a un’adolescente. Addirittura indossava gli stessi vestiti della bambola, ovviamente più grandi, e possedeva la caratteristica unica delle terza creazione di Rozen: gli occhi di due colori diversi, il destro rosso e il sinistro verde.

Suiseiseki: “S-stupefacente! Ma funzionerà?”

Urahara: “C’è un’ottima probabilità che funzioni correttamente.”

Si avvicinò poi a Rukia, la quale contemplava interessata l’opera del giovane uomo.

Urahara: “Ho fatto in modo che potesse accettare qualsiasi entità spirituale, in questo modo potrà essere utile allo scopo. Dato che non era per uno shinigami, non ho curato la parte dedicata alle tecniche di combattimento e alla velocità. Sarà meno reattivo dei vostri gigai ma non credo che questo possa creare problemi, visto l’utilizzo che se ne farà. L’unico difetto significativo è il limite di utilizzo: dopo dodici ore smetterà di funzionare” bisbigliò alle orecchie della ragazza, in modo che solo lei lo sentisse.

Rukia: “Capisco. Hai fatto un buon lavoro, non importa che abbia un limite di tempo. Dodici ore sono più che sufficienti” mormorò in risposta.

Urahara: “Sono felice che vi piaccia. Ho dovuto chiedere l’aiuto di Yoruichi, non sai quanto sia stato difficile rintracciare quegli abiti. Per fortuna nei magazzini della Soul Society c’è un po’ di tutto.”

Renji: “Beh, credo che sia arrivato il momento di attivarlo!” sentenziò, interrompendo il discorso fra i due.”

Urahara: “Ha ragione signorino Renji! Sei pronta?” domandò rivolto a Suiseiseki.

Suiseiseki: “Beh, io...”

Souseiseki: “Certo che è pronta!” affermò decisa.

Suiseiseki: “M-ma, Souseiseki...”

Souseiseki: “Oh avanti! Hai sempre desiderato comprendere cosa si prova ad essere una vera umana. Questa è la cosa più simile che possiamo offrirti, non ti tirerai certo indietro adesso!”

Suiseiseki: “I-io... Va bene.”

Urahara: “Perfetto! Sei in grado di rilasciare la tua Rosa Mystica autonomamente?”

Suiseiseki: “Si.”

La piccola bambola si concentrò intensamente e dopo un paio di secondi riuscì a materializzare uno strano oggetto, in tutto e per tutto simile ad un atomo che fluttuò lentamente fuori dal suo corpo per dirigersi nel gigai. Quando entrò, quest’ultimo si illuminò di un bagliore dorato e sussultò.

Souseiseki: “Ha funzionato?” domandò, molto tesa e preoccupata.

Un impercettibile battito di ciglia fu la risposta. Pian piano, sbalordita dal miracolo, Suiseiseki muoveva le varie articolazioni del suo nuovo corpo, con la bocca spalancata per la meraviglia.

Urahara: “Si, ha funzionato!”

La gioia durò poco. Senza emettere il minimo rumore, Suiseiseki si accasciò, in preda ad un mancamento. Immediatamente Urahara si precipitò su di lei, visibilmente preoccupato.

Souseiseki: “Cosa sta succedendo?”

Suiseiseki: “I-io, mi sento male...”

Kisuke la osservò attentamente cercando di comprendere quale fosse il malore provato dalla ragazza. Non riusciva a darsi una risposta, quando un’intuizione lo fulminò.

Urahara: “Respira, respira dannazione!”

Aveva capito cosa non andasse: abituata ad essere una bambola, e quindi priva degli organi vitali umani non era abituata ad utilizzarli.

Kakashi: “Qual’è il problema? C’è qualcosa che possiamo fare?” domandò il capitano del Team 7, rimasto in disparte fino ad allora.

Urahara: “Avete un medico con voi?”

Kakashi annuì.

Kakashi: “Naruto, vai a chiamare Sakura. Dille che è urgente!”

Naruto: “Agli ordini!” rispose e si fiondò verso le stanze al piano superiore.

Kakashi: “Di cosa si tratta?” chiese poi.

Urahara: “Arresto cardio-respiratorio. Lei non è abituata a respirare, e il suo cervello non è abituato a far battere un cuore. Avremmo bisogno di un defibrillatore ma non ne abbiamo uno a disposizione.”

Souseiseki: “Quindi?” domandò, con la voce rotta dalle lacrime.

Urahara: “Quindi dovremo arrangiarci” affermò, mentre posizionava il dito indice e medio della mano destra sul petto di Suiseiseki.

Urahara: “Speriamo funzioni e non peggiori ulteriormente la situazione. Hadou numero 4: Byakurai!”

Il gigai fu attraversato da una piccola ma intensa scarica elettrica, che lo fece alzare da terra di qualche centimetro. Urahara ripeté la procedura numerose volte, molto attento nel dosare la forza impressa nel colpo. Alla fine, per la gioia di tutti, Suiseiseki si risvegliò, prendendo un’intensa boccata d’aria.

Urahara: “Uff... Che spavento che ci hai fatto prendere!”

Suiseiseki: “I-io... Scusate, mi dispiace!”

Urahara: “Non scusarti. Avremmo dovuto avvertirti che ci sarebbero state alcune differenze.”

Poco più tardi ritornò Naruto in compagnia di Sakura, che ponendo Suiseiseki ad un attento esame, non trovò più nulla di anormale.

Sakura: “Devi solo abituarti meglio a gestire questa nuova situazione.”

Suiseiseki: “D’accordo, farò attenzione. Grazie signor Urahara, mi ha salvato la vita.”

Urahara: “Di niente, è stato un piacere.”

Passato lo spavento, Urahara si fece accompagnare da Naruto e Sasuke nella stanza di Jun e o aiutò negli ultimi preparativi per indossare l’abito acquistato da Nori.

Rukia: “Va bene, adesso credo sia ora di cambiarci” sentenziò, osservando l’orologio che segnava le 21:00.

Quasi a smentirla, in quel momento suonò nuovamente il campanello.

Ichigo: “Cosa? E adesso chi è?”

L: “Vado io ad aprire” affermò.

Il detective era da poco uscito dalla sua stanza, ma ci era andato solo per riposarsi. Aveva preferito non cambiarsi d’abito e di rimanere con i suoi soliti vestiti: una semplicissima maglietta bianca a maniche lunghe e degli altrettanto comuni pantaloni blu scuro. 

L: “Chi altro avrai invitato, Misa?

Non sapendo dare una risposta alla sua domanda, aprì la porta.

L’unico suono che Ichigo, Rukia e Renji udirono fu quello di un acutissimo urlo emesso dallo stesso L.

Renji: “Ladri?” suggerì rapidamente agli altri due.

Ichigo: “Dubito che dei ladri possano suonare al campanello, ma faremmo meglio ad andare a controllare!”

I tre si diressero verso la porta al piano inferiore e si nascosero in un angolo lontano una cinquantina di metri dalla soglia per studiare meglio la situazione. Diverse persone erano sulla porta ma loro faccia non era ben visibile da quella distanza. Perfettamente riconoscibile era però il corpo di L, immobile e steso ai piedi di uno degli uomini misteriosi.

Ichigo: “Lo hanno ucciso?” mormorò impressionato.

Renji: “Allora sono davvero dei ladri! Adesso ci penso io!”

Rukia: “No, aspetta Renji!”

Troppo tardi. Il luogotenente della sesta brigata si era già trasformato in shinigami e si era lanciato all’attacco.

Renji: “Ulula Zabimaru!”

La Zanpakuto cambiò forma e, grazie alla sua capacità di estendersi e ritrarsi, si allungò per attaccare velocemente l’avversario.

?: “Appassisci Senbonzakura!”

Una barriera di quelli che sembravano migliaia di petali di ciliegio bloccarono l’attacco di Zabimaru e lo respinsero.

Renji, più che sorpreso per aver fallito l’attacco, era attonito per ciò che aveva sentito. Senbonzakura... Se era il vero nome della spada di quell’uomo... Senza farsi ulteriori domande, cadde in ginocchio per chiedere umilmente scusa e abbassò la sua arma.

Renji: “C-capitano Kuchiki, vi chiedo perdono...”

L’altro uomo avanzò ancora affinché fosse perfettamente riconoscibile.

Byakuya: “Renji, dovresti stare più attento nel manovrare la tua Zanpakuto. La prossima volta potrei essere troppo impegnato per difendermi dai tuoi stupidi attacchi” sentenziò, fulminando il suo sottoposto con il suo gelido sguardo.

Renji: “Si, capitano...”

Dopo questa piccola scenetta anche Ichigo e Rukia uscirono allo scoperto e salutarono Byakuya.

Rukia: “Byakuya nii-sama!” salutò felice la ragazza.

Byakuya: “Rukia... Kurosaki” disse, salutando la sorella ed Ichigo contemporaneamente.

Ichigo: “Ma allora L non è morto?” chiese.

Byakuya: “Se ti riferisci a quello che ha aperto la porta, no. È semplicemente svenuto dopo aver visto quella stupida bestia” affermò indicando una delle persone che erano ancora rimaste sulla soglia.

Ichigo aguzzò la vista e, con suo grande dispiacere, riconobbe il capitano dell’undicesima compagnia, Kenpachi Zaraki, accompagnato dalla piccola luogotenente Yachiru Kusajishi, dal terzo seggio Ikkaku Madarame e dal quinto, Yumichika Ayasegawa.

Kenpachi: “Ehilà Ichigo, sei pronto per una nuova battaglia?” domandò, avvicinandosi al ragazzo.

Ichigo: “Assolutamente n...”

Rukia: “Ehm, vi prego capitano, lo scusi, attualmente sarebbe molto difficile per lui combattere!” affermò, interrompendo l’amico e salvandolo.

Kenpachi: “Peccato...”

Ikkaku: “Avanti capitano, pensi ad altro, si goda la festa!”

Yumichika: “Già, ma non capisco perché lei non abbia voluto indossare nessuno dei bellissimi abiti che le ho proposto. Sarebbero stati molto più originali ed affascinanti.”

Kenpachi: “Non sono così frivolo come te, estetista.”

Yumichika: “ESTETA, NON ESTETISTA! CHE DIAVOLO, VUOL DIRE AMANTE DELLA BELLEZZA!

Kenpachi: “Certo, certo... Va bene” disse poco convinto.

 

Fu Misa a svelare l’arcano dell’arrivo degli shinigami del Gotei 13: era stata lei stessa ad invitarli e a comunicarli il luogo della festa  tramite il Denrei Shinki di Rukia. Non fu difficile per Ichigo immaginare il momento in cui l’avesse fatto, dato quello che era successo quella stessa mattina.

Ichigo: “Evidentemente qualcuno non ha tenuto la bocca cucita sulle vere funzioni di quel telefonino” immaginò, squadrando con sguardo accusatorio il povero Renji.

Il momento di tensione fra i due fu fortunatamente interrotto dall’inizio della tanto attesa festa, annunciato da un sempre più pallido L.

L: “Benissimo, sono lieto di annunciare che i festeggiamenti possono avere inizio! E speriamo che Misa non abbia altre sorprese in serbo. Mi aveva quasi fatto venire un infarto, senza alcun bisogno di utilizzare il Death Note.

Misa: “Aspettate!”

L: “Cosa c’è? Forse non dovevo pensarlo!

Misa: “Una festa non può definirsi tale senza un po’ di musica! Qualcuno tra di voi sarebbe disposto a prestarci un po’ del suo talento musicale?”

Un silenzio alquanto innaturale calò sulla sala. Improvvisamente però la mano di una delle Rozen Maiden si alzò.

Kanaria: “Io! Se lo apprezzate potrei suonare il mio violino!”

L’idea fu approvata e Kanaria salì sul piccolo palco allestito al centro della sala.

Kanaria: “Ok, questo è il mio momento, non devo sbagliare! Pizzicato!” disse, chiamando il suo spirito artificiale che fece apparire il suo violino.

Kanaria: “Prima sinfonia: Valzer!” annunciò, iniziando a suonare.

La melodia era molto piacevole e i presenti cominciarono a ballare.

Byakuya fu piuttosto contrariato nel vedere Ichigo e Renji danzare diverse volte con sua sorella Rukia e, quasi senza accorgersene estrasse parte della sua spada.

Byakuya: “Appassisci Senbon...”

Prima che potesse terminare la frase, il suo braccio venne afferrato  da Kenpachi.

Byakuya: “Non intrometterti Zaraki” affermò mormorando.

Kenpachi: “Ehi, calmati. Non mi pare che questo sia il tuo modo di fare. Stanno solo ballando.”

Byakuya: “Non mi pare che tu sia la persona adatta a farmi la predica. Inoltre, se ci tieni ad essa, togli la tua mano dal mio braccio.”

Kenpachi: “Ah, e cosa ti fa credere di essere più veloce di me?” chiese spavaldamente, appoggiando l’altra sua mano sull’elsa della propria Zanpakuto.

Byakuya: “Mi mancano poche lettere per terminare la frase di rilascio. Potrei metterci meno di un secondo.”

Kenpachi: “Anch’io.”

Il confronto di sguardi andò avanti per mezzo minuto fino a quando entrambi lasciarono contemporaneamente le proprie spade.

La festa terminò ben oltre la mezzanotte e quando la seconda bambola delle Rozen Maiden scese dal palco era visibilmente in lacrime.

Nori: “Cosa c’è Kanaria-chan? Hai un problema?”

Kanaria: “N-no, e che questa è la prima volta che qualcuno oltre a Mit-chan apprezza la mia musica... Sono felicissima!”

Misa: “Un attimo di attenzione, per favore!” disse, richiamando gli sguardi dei presenti.

Misa: “Vorrei proporre un brindisi affinché anche l’anno prossimo questo divertentissimo evento possa ripetersi. Alla festa!”

Tutti: “Alla festa!”

Nonostante questo, uno solo era il pensiero fisso nella mente di alcuni, L in primis.

ASSOLUTAMENTE NO!!!

 

Angolo dell’Autore


Che dire, ci è voluto davvero moltissimo per terminare questa storia. Purtroppo ormai è assolutamente fuori tema, ma è per questo che ho cercato di eliminare elementi che potessero richiamare il periodo in cui è ambientata. Spero possa piacervi comunque e possa strapparvi qualche risata. Ringrazio moltissimo Gizou per aver recensito gli altri due capitoli, spero che anche questo sia di tuo gradimento. Grazie anche a tutti quelli che hanno semplicemente letto la mia fanfiction, alla prossima!

  
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