Fanfic su attori > Altri attori/film
Ricorda la storia  |      
Autore: Ziggie    04/03/2012    3 recensioni
Un ricordo di un grande attore e di una grande persona a trent'anni dalla sua tragica morte. Un racconto visto con gli occhi del suo miglior amico e fratello Dan Aykroyd, un racconto di quegli ultimi istanti e di quella tragica notizia. Il tutto per ricordare quel mito, quel bonaccione che dietro a quegli occhiali scuri, dietro la maglia del college, dentro al costume da ape ha fatto sognare e fa sognare diverse generazioni: John Belushi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Domani saranno trent'anni dalla scomparsa di questa grande icona. Uno dei miei attori preferiti, un rebel man dal cuore grande. Non potevo non scrivere per ricordarlo e l'ho voluto fare attraverso lo sguardo del suo miglior amico Danny Aykroyd. Non è stato facile, ma ce l'ho fatta e ne sono soddisfatta. Con questo racconto ricordo John e lo saluto con un sorriso.                      
 

                                         "L'ape da una tonnellata"


Era una tipica giornata di inizio marzo, quella, ed io stavo seduto, nel mio ufficio a New York, a lavorare ad una nuova sceneggiatura, in compagnia di mio fratello Peter.

Ero tranquillo, nonostante le mille idee che fluttuavano nella mia testa. Tranquillo perchè, nonostante avessi discusso con John, al telefono, due giorni prima, lui mi aveva garantito che sarebbe tornato da L.A. quella sera, ed io lo sapevo, avremmo potuto parlare meglio e anche il più piccolo malinteso sarebbe volato via. Era sempre così: arrivavamo persino a prenderci a parole, a volte; lui troppo testardo e pieno di sè, io, forse, troppo orgoglioso.

Le idee correvano su quel foglio di carta ricco di scarabocchi, quando squillò il telefono. Erano circa le quattro di pomeriggio, esattamente una giornata che stavo dietro a quel tavolo. Mi alzai e presi la cornetta, risposi.

- Pronto, ufficio della Phantom, sono Danny - era divertente rispondere così, rendeva il tutto più professionale, ero io il segretario di me stesso.

Dall'altro capo silenzio e un respiro affranto, affannoso. Capii che era successo qualcosa, ma speravo che, quanto mi ero immaginato in quel frangente di secondo, non fosse realtà.

- Danny, siediti - mi disse Brillstein, il manager di John - Johnny è morto -.

Rimasi a fissare il vuoto, la cornetta a mezz'aria, in silenzio. Quanto mi era apparso di sfuggita, si era rivelato reale. Rimasi immobile: no, non c'era nessun margine di errore, era tutto vero, tutto fottutamente vero. La cornetta mi cadde di mano, gli occhi divennero lucidi, ma non piansi: non ancora.

Peter mi incoraggiò ad andare da Judy. Mi misi a correre percorrendo svelto la Quinta Avenue: la via presso la quale, avevo portato la buona notizia del ritorno del mio amico, due sere precedenti, mentre ora portavo con me quella di una disgrazia.

Sapevo che dovevo andarlo a riprendere. Sapevo che dovevo salire sul primo volo per  L.A. e riportarlo a casa, anche a costo di ammanettarlo. Perchè non l'ho fatto? Perchè non ero stato così deciso? Fiducia.

Raggiunsi Judy e, lì, piansi con lei, lasciando andare lacrime di dolore, ma anche di rabbia. Non sta a me giudicare quanto possa essere ingiusta questa fine, si ha il libero arbitrio a questo mondo, John era consapevole a quanto stava andando incontro, più volte aveva provato ad uscirne, ma è difficile abbandonare un circolo vizioso che ti coinvolge come fosse un vortice. Non so dire per quanto piansi, non ho contato le occasioni in cui le mie lacrime solcarono le mie guance: troppe.

Quella giornata di fine inverno, con un tiepido sole a riscaldare la pelle, si trasformò in una giornata di buio: la comicità aveva perso la sua stella più grande, portata via da quanto offriva il mercato.
I funerali si svolsero quattro giorni dopo ed io, in sella alla mia moto, volli guidarlo verso l'ultima meta. E quando James Taylor intonò "The Lonesome Road" iniziò a nevicare: l'ironia scendeva a terra con John.

Non dimenticai la promessa che stringemmo al mare sei mesi prima, non avrei potuto e, così, due giorni dopo, alla cerimonia commemorativa nella cattedrale di saint John the divine, mi alzai in piedi e, sovrastai quelle mille persone che occupavano la chiesa, con un microfono e un registratore in mano. Accesi il tutto e la canzone dei Ventures, 200pound bee librò nell'aria. Le facce scure dei presenti si trasformarono in sorrisi: l'ape da una tonnellata, l'ape Belushi, con quel ronzio un pò rock e un pò punk, aveva dato il suo ultimo saluto ed ora volava alto nel cielo, verso un altro palcoscenico.

Sono passati trent'anni dal lontano ottantadue. La mia vita non è poi tanto cambiata e, se dovessi tornare indietro, ripercorrerei le stesse tappe. C'è un vuoto quando ripenso a John, a volte mi fermo a pensare a come avremmo potuto invecchiare insieme, a quante altre cose avremmo potuto condividere e trascorrere insieme. Aa volte piango quando mi perdo nel ricordo di quel fratello, ma le lacrime si trasformano in sorriso quando il suo volto mi guarda ridendo, ed è contagiosa quella risata. E' così che, quella quercia albanese, voleva essere ricordata: con i sorrisi e le risate che aveva suscitato e conquistato in vita. Un ragazzo dell'Illinois che aveva fatto strada. Un ribelle piacione, un angelo blues travestito da ape, con un cappello nero e degli occhiali scuri.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/film / Vai alla pagina dell'autore: Ziggie