Anime & Manga > Ranma
Ricorda la storia  |      
Autore: Walpurgisnacht    05/03/2012    3 recensioni
Questa storia non è mia. Non è di Nyappy. Non è di Manasama. Non è di The Edge of Darkness. Questa storia è un dono prezioso fatto a me e Manasama dalla dolcissima Kuroi, che si è presa la briga di scriverla come continuazione di Secrets. E poi dicono che trattare bene i lettori non porti vantaggi a chi scrive.
In compenso il titolo esce dal magico sacco di Kaos. L'autrice dice che è impedita e mi ha lasciato campo libero. Igh igh.
-
Ukyo sta tornando a casa dopo essere uscita dallo studio di Tofu alla fine di Secrets. È stanca, confusa e felice. E riflette. Su quello che le è successo negli ultimi tre, caotici giorni. Su se stessa. Sui nuovi rapporti instaurati con gli altri. Su tutta la propria vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konatsu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono veramente distrutta.

Ukyo lo pensò in maniera seria e convinta, mentre se ne tornava a casa. Era finalmente finita un’altra delle strampalate avventure che da sempre sconvolgevano Nerima e i suoi abitanti.

Non è stata proprio un’avventura come le altre.

Avevano festeggiato con abbracci sinceri e occhiate al sapore di vittoria. Si erano fatti promesse adrenaliniche, avevano pronunciato parole cariche d’emozione.
Ma poi era giunta l’ora di andare a casa. Avevano insistito tutti nel riaccompagnarla a casa, perché lei era l’unica che sarebbe tornata da sola. Aveva rifiutato, orgogliosa e determinata come suo solito, mascherando la malinconia dietro un volto rassicurante, seppur infiacchito da tutti gli eventi.

Le gambe la conducevano verso casa come per inerzia. I pensieri le vorticavano per la testa, scalpitando e urlando, nel vano tentativo di mettersi in ordine. Si scontravano scorbutici come persone su un marciapiede affollato, scambiandosi improperi poco raffinati, rivendicando ognuno la propria fondamentale importanza.

La cuoca non guardava neanche i suoi passi. Doveva essere ridicola, con le occhiaie e gli occhi scavati, i vestiti ridotti a brandelli e le ferite a tappezzarle il corpo.

La mente la portò ai volti di quelli che ormai poteva definire amici.

Pensò a Xian Pu.

Sotto quella criniera ha un po’ di cervello. Sorrise. Finirà che qualche volta usciremo insieme. Prima sarebbe sembrato quasi grottesco. O meglio, ci incontravamo, è vero, ma era per fare qualche idiozia delle nostre…

Pensò a Mu Si.

Chi l’avrebbe mai detto… Sento addirittura di volergli bene, un gran bene. Ha prima rischiato di rovinarci la vita, e poi alla fine l’ha risolta a tutti… Più o meno. È un ragazzo coraggioso, in ogni caso.

Pensò ad Akane.

È una persona incredibile. È tutto così assurdo. Sono diventata la migliore amica della mia peggior nemica. Va bene, non l’ho mai trovata detestabile a tal punto da volerla morta, ma, insomma! È la donna amata da quello che consideravo il grande amore della mia vita -e allo stesso tempo la causa di ogni mia disgrazia. Devo essermi davvero rincitrullita… O forse siamo rinsaviti tutti. Davvero, non lo so.

A Ran-chan… A Ranma.

È finita, davvero. Non era mai iniziata, ma è finita, stavolta.

Un po’ di amarezza le strinse il petto in una morsa fastidiosa. Si rese perfettamente conto di come si fosse chiuso un capitolo della sua piccola vita. Non era quello però il momento di pensare a Ranma. Aveva bisogno di più lucidità, e non ne aveva affatto in quel momento.

Ranma che ha ufficializzato con Akane, che si è messo con lei grazie a me. Grazie a me, e le mie smanie di salvare l’umanità dall’ipocrisia. Ranma che si sbaciucchia con la sua fidanzata nel parco, che… Basta, accidenti, basta. Sinceramente non l’avrei mai fatto tanto capace di tutta quella passionalità, è un tale imbranato! Sembrava saperci fare. Va bene, la smetto, non devo pensarlo, non devo pensarlo, non devo pensarlo…

Sospirò rumorosamente.

Ho solo bisogno di riposare. Questi pensieri mi faranno dare di matto, altrimenti.

Scosse il capo, come se quel gesto avesse potuto far uscire dalla sua testa l’ingarbugliata matassa delle sue elucubrazioni. Quella stessa testa sottosopra iniziò a dolerle clamorosamente.

Si portò una mano alla fronte ruvida, ormai rassegnata. Ciò che le era successo non riusciva comunque ad andare via. Continuò a pensare a tutti: alla vecchiaccia e al suo coraggio. Alla follia delle amazzoni cinesi, al loro essere bigotte ed ottuse, eppure così forti e astute.
Alla famiglia Tendo: a Kasumi, con cui aveva parlato davvero poche volte, e a Nabiki, la fredda e glaciale Nabiki Tendo. Mi interesserebbe conoscerla.
Non hanno una mamma, loro. I loro dolori, e forti, li hanno avuti.
Sospirò, pensando a quante occasioni avessero perso in passato per la loro testardaggine e cecità.
Pensò a Ryoga e al fatto che avesse scampato quel bel disastro a lieto fine. Chissà dove sarà andato a finire. Quando ripasserà da queste parti… Vedrà parecchie cose cambiate. Non lo invidio affatto. Meglio essermi vissuta gradualmente e da vicino l’avvicinamento dei due piccioncini… Da vicino e gradualmente il cavolo: c’ho messo parecchio del mio.
Pensò al Furinkan, a Kuno Tatewaki e la sua faccia da stoccafisso. Rise, non preoccupandosi delle occhiate diffidenti dei passanti. Pensò al preside. A Kodachi. Pensò a tutti, indistintamente, riservando ad ognuno una riflessione confusa ma sentita.

Un mondo davvero improbabile, il suo. Una gabbia di matti, a dirla tutta. Avevano passato più tempo a farsi un’inutile guerra piuttosto che a cercare qualcosa che li svegliasse dal torpore dei pregiudizi e delle superficialità.

Serviva una sciagura come questa per unirci. E meno male che è andato tutto bene. Possibile che non riusciamo a capire qualcosa senza romperci la testa? Ecco cosa abbiamo in comune: siamo testardi, dannatamente testardi come muli!

Si maledisse, digrignando i denti, perché non aveva senso logico né filo conduttore ciò che le si stava agitando nella testa. Eppure i suoi pensieri, coriandoli sparpagliati con entusiasmo in aria, erano finalmente segno di un cambiamento radicale e non più unico risultato del suo masochismo mentale.

Si fermò. Alzò lo sguardo e sorrise.

Il mio locale…

L’espressione del viso si distese.

Entrò e vide che alcuni clienti stavano terminando di mangiare. Il locale era semivuoto, ma a quell’ora, constatò da brava commerciante, era più che normale.

“Bentornata, Signorina Ukyo! Ha fame? Le preparo immediatamente qualcosa.”

Konatsu. Accidenti, ti avevo rimosso completamente.

Il senso di colpa si fece strada dentro lei in modo violento e repentino. L’effetto fu quello di un tir in piena faccia. Non era sola, non lo era più. Quell’essere buffo e sconclusionato le colorava le giornate da un po’ di tempo. Riempiva il vuoto di una solitudine masticata da troppi anni tormentati.
Ebbe voglia di corrergli incontro ed abbracciarlo. Strinse le mani in un pugno che imbiancò le nocche e si rese conto di quanto fosse stata egoista e superficiale nel dimenticarlo.
Strizzò gli occhi e si scusò mentalmente con Konatsu.
Perdonami. Sono davvero un’idiota a volte.

“Signorina Ukyo! Sta bene? Non mi faccia preoccupare, la prego! Mi risponda!”
“Sto bene.” Rispose la cuoca, sorridendo forzatamente. “Grazie, sei sempre troppo gentile con me. Ho fame, ho davvero tanta fame. Appena vanno via tutti prepariamo qualcosa per entrambi.”

Konatsu annuì, volenteroso. Gli occhi indagatori e vagamente delusi la dicevano lunga su quanto fosse curioso di sapere cosa fosse accaduto alla sua padrona, eppure continuò a sistemare, lavare e servire i clienti senza mostrare alcun minimo segno di distrazione.

Gli ultimi clienti andarono via, facendo molti complimenti sulla bontà di ciò che avevano mangiato. Ukyo sorrise, stanca, ricordandosi con una punta di imbarazzo le sue condizioni fisiche disastrose. Fece spallucce e non se ne curò. Dopotutto non mi crederebbe nessuno, anche se spiegassi quello che mi è successo.

La porta produsse un’eco sorda. Il silenzio intrappolò improvvisamente il locale.
“Devo essere un disastro! Penso sia proprio il caso di farmi un bagno e riposarmi.”
“Lei è sempre molto bella, signorina Ukyo.” La kunoichi lo affermò senza scomporsi minimamente. La cuoca arrossì, complimentandosi in cuor suo per l’audacia. A volte Konatsu riusciva davvero a spiazzarla.

“Che mangiamo? Dai, preparo io. Ho davvero bisogno di rilassarmi.” Ukyo glissò con scioltezza di plastica il complimento ricevuto e maldestramente iniziò ad armeggiare con piastre ed ingredienti. Konatsu si sedette, osservandola.

“Sa, signorina Ukyo… Credo che lei avrà bisogno di parecchio tempo per sistemarsi le idee, ma… Ecco. Se avrà voglia di raccontare cosa le è accaduto, sarò a sua disposizione. Mi farebbe piacere entrare a far parte della sua vita e di quella dei suoi amici. Sono arrivato da poco, ma vorrei sentirmi parte di qualcosa. Come sa la mia famiglia era abbastanza… Particolare.” Si schiarì la voce, mentre Ukyo annuiva ironica.
Continuò, riprendendo fiato. “Ora che ho deciso di star qui, vorrei essere qualcosa di più di un semplice dipendente. Oh, non mi fraintenda!” Inceppatosi a causa dell’ambiguità della sua frase, causò in Ukyo una risata cristallina e veritiera. Quest’ultima si chiese come Konatsu potesse farle complimenti senza dare il minimo segno di vacillare e poi sprofondare per qualche parola non tanto chiara. Misteri.

Konatsu stava guardando a terra, dopo il suo monologo. Non se lo aspettava: era stato strano liberarsi così delle sue riflessioni e mettersi a nudo con tanta naturalezza. Era stato bello, però. Non provava il minimo rimorso.

“Innanzitutto, grazie di avermi detto queste cose. Mi fa piacere ascoltarti. Poi… Basta trattarmi in maniera così formale. Hai tutti i requisiti per far parte della mia strana combriccola, te lo assicuro… Ma se continui a rivolgerti a me così, non faremo molti passi avanti!”

La kunoichi ascoltò ogni singola parola, centellinandola preziosamente. Annuì, con convinzione un po’ maldestra. Alzò lo sguardo e fissò Ukyo con fermezza.

Passarono alcuni secondi e nessuno aveva il coraggio di parlare.

“Ehm, Ukyo. Si sta bruciando tutto!”
“O cielo! Sono davvero distratta!” Esclamò la cuoca, salvando per miracolo l’okonomiyaki.
Iniziarono a sbellicarsi, tenendosi la pancia, e forse l’irruenza della risata era dovuta anche all’imbarazzo e alla stanchezza.

“Ottimo modo per rompere il ghiaccio, sei stato bravo, Konatsu!”
“Ti ringrazio!” Si guardarono complici, negli ultimi strascichi delle risa.

“È pronto. Ho una fame pazzesca, sai?” Ukyo impiattava con veloce professionalità.
“Ho fame anche io. Sai, oggi sono venuti talmente tanti clienti…”
“Non mi crederai, ma avevo totalmente rimosso il locale. Non l’ho mai fatto, ma è successo davvero di tutto in questi giorni… Avevo solo voglia di buttarmi sul primo futon incontrato e dormire.”

“Avevi rimosso anche me, Ukyo?”

“…N-no, cosa dici. Era così per dire, non m’avrai mica creduto. Io che dimentico il locale e… Te.” Il tir che già le si era spappolato contro prese la rincorsa per fare il bis.
Sì, ti avevo rimosso. Non accadrà più, scusami.

Konatsu non era molto convinto. Esitò, per poi parlare. “Sono tanto felice, Ukyo, che tu ti sia ricordata di me.”

Finirono di mangiare, in silenzio.

“Sistemerò tutto io. Tu va’ a riposarti, devi essere davvero distrutta.”
“Hai ragione, Konatsu, grazie.”
Fece per incamminarsi verso le scale, ma la voce della kunoichi la fermò di nuovo.

“C’è odore di grandi cambiamenti, e voglio farne parte anche io, in qualche modo.” Tirò su impercettibilmente col naso, toccandolo di sfuggita. “È ora che butti alle spalle la mia vita di prima. Sono un ragazzo ed è ora che inizi a comportarmi come tale.”

Si avvicinò pericolosamente verso la bella cuoca. Le prese una mano, stringendola con forza.
La fissò intensamente.
“Ukyo…”
“Konatsu? Che succede?” Il panico si impossessò della ragazza, che iniziò ad indietreggiare. Aveva gli occhi di lui puntati nei suoi, intensamente. Un’espressione convinta, grave e risoluta.

“È un problema se inizio a vestirmi da maschio?”

Ukyo tirò un sospiro. Non seppe però se ciò che stava provando era un piccolo guizzo di delusione o un moto di sollievo.
“Ah!” Tentò di ricomporsi. “Puoi fare ciò che vuoi. Ricordo anche che avevi attirato parecchia gente nel locale conciato da maschio… Sai, riappropriarsi di ciò che siamo veramente è liberatorio! Te lo dice una che andava in una scuola maschile in divisa da ragazzo!”
“Era la signorina Akane…” Ukyo lo fulminò. “Va bene, Akane. È stata lei a convincermi a farlo quella volta e ti posso assicurare che Ranma non era affatto contento.”

Ukyo ridacchiò, all’idea di un Ranma ferito nella sua virilità.
L’adrenalina l’abbandonò di colpo e si rese conto, chiudendo gli occhi, di essere senza forze. “Vado a riposare, ora. Dobbiamo chiacchierare così più spesso.”
“Ci sarò quando vorrai, Ukyo. Sarò qui, per te.” Konatsu sorrise, limpido e puro.
L’emozione la travolse. “Non è facile starmi accanto… E chissà se merito tutto questo.”
“Non puoi accettarlo e basta?” Il volto della kunoichi si compose in una smorfia dubbiosa.

Sei sempre così spiazzante nella tua ingenuità, Konatsu.
“Hai ragione. Lo accetto, e volentieri. Ti ringrazio molto.”

“Riposa bene. Qui ci penso io!”
“Non essere avaro con i condimenti! Anche se…” Cantò: “Sei stata sconfitta dalla povertà!”
Konatsu rise. “Ho fatto grossi passi avanti, però, ammettilo!”

Mentre saliva le scale, Ukyo sentì di avere finalmente una casa.

Un bel bagno e una sana dormita avrebbero rimesso in sesto il corpo e lo spirito.
Dal giorno seguente c’era da rimboccarsi le maniche e ricostruire un nuovo equilibrio. C’era da rinvigorire vecchi rapporti, costruirne di nuovi, rinnovarne altri.

Si sentì più forte del momento del risveglio, in cui aveva provato sottopelle la certezza della fine di una storia rischiosa e la gioia di essere fra amici che la amavano.
Il merito della sua conquistata serenità, forse, era anche di quell’essere buffo e sconclusionato che stava mettendo un singolo gamberetto su un’intera okonomiyaki, commuovendosi anche per l’abbondanza del pasto che aveva preparato, dinanzi la faccia perplessa di una ragazza affamata appena uscita da scuola.

Andrà tutto bene. Anche se aveva paura, stavolta ci credeva realmente.


Voglio ringraziare ancora una volta Kuroi.
Sei stata di una deliziosità che non riesco neanche a spiegare.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht