Fanfic su artisti musicali > Queen
Segui la storia  |       
Autore: DazedAndConfused    05/03/2012    6 recensioni
Al ritmo di Who's Next dei The Who, il pairing Taylor/Deacon raccontato attraverso le parole di una delle mie band preferite.
Storie facenti parte della community LJ @ 3songfic.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Deacon, Roger Taylor
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older. 

Titolo capitolo: I’ll sing my heart out to the infinite sea.

Album: Who’s Next

Cantante/band: The Who

Traccia: #5 - The Song Is Over per il claim @ 3songfic

Fandom: Queen

Personaggi/Pairing: Roger Taylor, John Deacon, Brian May (comparsa) [Taylor/Deacon]

Rating: PG

Warnings: Slash, Fluff, Songfic

Disclaimer: i Queen e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff su di loro, gh. :'D

Note: Sono tutte mie seghe mentali, e mi scuso di rappresentare Roger sempre così OOC, ma lo sto descrivendo come la me di questi ultimi tempi, che non sono propriamente rosei.

 

Dedicata a John e Roger, così lontanamente vicini e a Cecilia, perché il suo nome ci sta sempre bene accanto a quello di Roger.

 

They grew closer as Queen got older.

I'll sing my heart out to the infinite sea.

 

1992.

 

Il boato dello stadio pareva seguirlo fin dietro alle quinte, e Roger si ritrovò improvvisamente oppresso da una voglia sfrenata di ammazzarsi di alcool fino allo sfinimento.

E sarebbe tranquillamente riuscito nel proprio intento, se solo non avesse scorto una figura ben conosciuta appoggiata ad un tramezzo, il capo chino e le ginocchia un po’ piegate.

Il batterista gli si avvicinò con il cuore in gola, e bastò quello spostamento d’aria per far trasalire l’altro, intento a massaggiarsi le tempie.

-Roger, che ci fai qui? Sbaglio o avevi l’intenzione di andartene subito, una volta finito il concerto?-

L’altro annuì e sorrise un po’ tirato.

-Le intenzioni c’erano, lo ammetto, ma poi ho cambiato idea… Tu, piuttosto, come stai? Avevo paura che ti fossi sentito male…- farfugliò poi, specialmente sull’ultima frase.

Avevo paura che ti fossi sentito male…

Roger arrossì: era da un po’ di tempo che aveva imparato ad esternare i suoi sentimenti, questo era vero, ma non c’avrebbe mai fatto l’abitudine… e di certo non avrebbe incominciato a farlo con John. 

Il bassista si sciolse in un sorriso tenero, facendolo tremare: aveva dei solchi abbastanza profondi sul viso, ma la dolcezza che emanava la linea delle sue labbra e la sincerità del suo sguardo combaciavano perfettamente con le medesime qualità che aveva avuto nell’ormai lontano 1971.

-Oh,- disse –non volevo farti preoccupare… Sono solo un po’ stanco, tutto qua.-

-La verità è che sei fuori allenamento, Deaks… Ammettilo!- lo canzonò l’amico, mentre John non poté far altro che scoppiare a ridere.

-Touché, Rog. L’hai detto: il vecchio Deaks s’è arrugginito per benino, ormai queste cose non fanno più per me…-

 

The song is over

 

Il batterista captò subito l’argomento verso cui voleva andare a parare, e si guardò bene dall’assecondarlo.

-Sai, stavo pensando se… Ti va di venire nel mio camerino?-

A quella richiesta entrambi arrossirono violentemente, e Roger si maledì per non essere nato senza lingua, rimangiandosi un istante dopo quel pensiero infelice: non avrebbe saputo viverne privato, ci si potevano fare un sacco di cose!

(Ok, questa frase sarebbe da tagliare perché non è propriamente consona al tipo di fanfiction che mi sto cimentando a scrivere, ma tant’è. Sono molto scrupolosa e, se voglio essere il più realista possibile, devo narrare i fatti esattamente come suppongo si siano svolti… Comprese le uscite di cattivo gusto di mister Taylor che, si sa, non conoscono tempi di carestia.)

-Così facciamo due chiacchiere, ti va? È da un sacco di tempo che non ne facciamo un paio!- cercò di riprendersi in corner, tradendosi un po’ per l’emozione e l’imbarazzo.

John studiò il vero significato di “due chiacchiere” e, dopo aver compreso che quell’espressione non aveva apparenti doppi sensi, acconsentì di buon grado, seguendolo in silenzio.

 

***

It’s all behind me

 

Una volta entrati nel camerino, Taylor si maledì per l’atmosfera triste che li stava circondando: nelle sue fantasie da donnicciola infatuata s’era immaginato delle chiacchiere amabili come ai vecchi tempi, qualche carezza e un buon bicchiere di Bordeaux, ma dovette accontentarsi di quel mutismo insistente che si era impadronito di lui e dell’amico.

Per fortuna fu proprio John ad interromperlo, abbandonandosi ad una riflessione quasi distratta.

-Avete fatto un buon lavoro, tu e Brian. C’è un sacco di gente che mi ha stupito… Per esempio la Stansfield con George Michael: quelli sì che erano una coppia! Davvero, davvero bravi.-

Alla parola “coppia” Roger si risvegliò dalla trance in cui era piombato, ma lo ringraziò mentalmente per averlo levato da quell’impaccio.

-Eh già, hai visto? Anche i Metallica e i Guns n’ Roses sono stati fenomenali!-

Con la coda dell’occhio vide il bassista arricciare un po’ il naso, e si affrettò subito a precisare: -Sì, Deaks, lo so, non sono il tuo genere…-

L’altro ridacchiò: -Sono uno stronzo, lo so. Però… devo ammetterlo, gli Extreme mi sono piaciuti, quei ragazzi hanno proprio talento.-

E non solo loro… pensò, cercando di mascherare come meglio poteva tutta la tristezza che lo stava seguendo in perfetto silenzio da mesi e mesi.

Roger pareva aver afferrato il significato di quell’espressione malinconica, ma si diede da fare per non badarvi.

-Non so per quanto tempo ancora potrò restare qui…- intervenne nuovamente Deacon, sospirando –Più tardi devo andare in aeroporto, devo informarmi sugli orari e, se ce la faccio, mi prendo pure il biglietto.-

 

I should have known it

 

Il batterista ignorò volutamente quell’ultimo intervento e, prontamente, gli si parò davanti.

-Il tempo di una canzone, ok? L’ultima canzone ascoltata insieme…-

L’altro lo squadrò un po’ perplesso ma poi si concesse un sorriso.

-Per me va bene.-

Roger ubbidì subito e raggiunse il tavolo in un battibaleno: frugò tra i pochi cd che si era portato in quel camerino e, man mano che se li passava tra le mani tremanti, si accorse di come nessuno sposasse i gusti di John.

-Deaks, err, io… Non ci sono cd funky, qui…- ridacchiò imbarazzato, mentre l’amico gli sorrise gentilmente, avvicinandosi al ripiano dello specchio su cui si stavano accumulando frettolosamente album su album.

Studiò le copertine e ne scelse uno.

 -Questo andrà benissimo.- pronunciò poi, inserendo il cd nell’apposito lettore e abbandonandosi sul divanetto.

Il crescendo di chitarra fece aggrottare la fronte a Roger, che sobbalzò, non appena la batteria iniziò possente a scandire il tempo: Achilles Last Stand dei Led Zeppelin.

John aveva saputo stupirlo per l’ennesima volta, scegliendo uno degli album meno conosciuti della band che aveva saputo infiammare il suo cuore una quindicina d’anni prima.

 

She tried to find me

 

Restava comunque il fatto che non sapesse spiegarsi il motivo per cui avesse scelto proprio quella traccia: che fosse per la durata più che rispettabile? Sarebbe stato un gesto davvero tenero da parte sua… Un gesto alla John, per l’appunto.

-Mi piaceva il titolo…- precisò l’altro, quasi captando le sue congetture, e Roger non poté non arrossire.

Si sedette accanto al bassista e stettero in silenzio, fino a quando Plant non prese a cantare la prima strofa, che ottenne l’effetto di far gelare il sangue nelle vene di entrambi.

Si voltarono di scatto l’uno verso l’altro e iniziarono tutti e due a balbettare frasi sconnesse, che erano più che altro un continuo ripetere il nome altrui, interrompendosi subito dopo.

Non avevano nulla da dirsi, e risero dell’imbarazzo di quella situazione e della loro goffaggine infinita.

Taylor si alzò e si diresse verso il frigo-bar, tirandone fuori due birre fredde al punto giusto. Ne porse una all’amico e sorseggiò la propria standosene appoggiato al mobile.

-Non ti fai mancare proprio nulla, eh?-

-L’hai detto! D’altronde, sono o non sono Roger Taylor?-

-Solita modestia.- sorrise John, bevendo un lungo sorso dalla lattina.

-Si chiama obiettività, Deaks: mi sembra strano che tu non l’abbia ancora imparato, dopo tutti questi anni!-

-Sai com’è, quando hai avuto un amico che andava in giro a dire di essere imparentato con Mercurio, è inevitabile che il cinismo s’impossessi di te…-

Per tutta risposta Roger rise di cuore, dandogli ragione senza alcuna difficoltà.

 

When I walked in through the door,

thought it was me I was looking for

 

-Pensi che Freddie ci stia guardando, in questo momento?-

Il batterista aveva posto quella domanda a bruciapelo, senza levare gli occhi di dosso dalla lattina.

John aveva sussultato ma, cercando di contenere il turbine di emozioni che quella frase aveva scatenato in lui, provò a rispondere con il suo solito aplomb.

-Io… io penso che Freddie ci guardi in qualsiasi momento, Rog.-

Si sciolse in un sorriso e proseguì: -L’ha fatto dall’esatto istante in cui ha smesso di respirare…-

-Lui non ha mai smesso di respirare, John.-

La durezza con cui aveva pronunciato quella frase fece sobbalzare lo stesso batterista, che si affrettò a correggere il tiro.

-Finché ci saranno persone che lo ricorderanno e che continueranno a cantare le sue, le nostre canzoni, non smetterà di farlo.-

John sorrise nuovamente, compiaciuto per il lato sensibile che l’amico gli mostrava sempre: era consapevole di essere l’unico degno di poterlo conoscere, e questo non poteva che renderlo felice.

-Hai detto esattamente quel che penso… Tra cent’anni io finirò nel dimenticatoio, anche se credo che incomincerò a farlo già da domani, ma Freddie sarà ancora sulla cresta dell’onda.-

Quella frase ferì Roger profondamente, facendogli trattenere il fiato inconsapevolmente.

-Non dirlo neanche per scherzo.-

-Cosa, che Freddie sarà ancora di tendenza tra un secolo?-

-Non fare il finto tonto, Deaks, mi hai capito benissimo…-

Il bassista appoggiò il viso su una mano e lo guardò con un sorrisetto innocuo dipinto sulle labbra: -Rog, lo sappiamo benissimo entrambi che è così… Non è forse la verità?-

Per tutta risposta il batterista stette in perfetto silenzio, gesto che Deacon interpretò come un invito a continuare le proprie riflessioni.

-Andiamo, non mi sono fatto vivo neanche quando avete deciso d’istituire questo tributo! E non l’ha notato nessuno, ovviamente…-

-Senti, John, se il tuo intento è quello di farmi incazzare, sono lieto di comunicarti che ci stai riuscendo alla perfezione!- Roger si girò di scatto e gli scoccò un’occhiataccia furiosa –A volte mi domando che cazzo hai in quella testolina! Se a nessuno importasse di te, come spiegheresti la standing ovation che t’hanno fatto prima, quando hai parlato?-

-Quando ho tentato di parlare, semmai…- lo corresse l’amico, sorridendo sornione.

-Beh, lasciatelo dire, sei un cretino anche tu a parlare mentre gli altri ti stanno seppellendo di applausi! Era logico che non si sentisse un cazzo!-

-Era l’emozione, Roger… Se non avessi parlato subito, sarei scappato a gambe levate…-

 

She was the first song I ever sang,

but it stopped as soon as it began

 

Stettero in silenzio per un po’, fin quando il batterista si decise a riprendere il discorso.

-Che effetto ti ha fatto ritornare sul palco?-

John fissò il vuoto per una manciata di secondi, cercando un minimo segnale inviatogli da qualcuno, ma si riscosse e si schiarì la voce.

-Stranissimo… Bello, per carità, ma strano. Mi sembrava di averlo davanti a me in ogni istante…-

-Anch’io avrei giurato di vederlo spuntare dal backstage da un momento all’altro… Gli occhi sono dei grandi ingannatori.- soffiò Roger distratto, perso anch’egli nella ricerca di un volto che non rivedeva da mesi.

-… e i ricordi sono lame affilate, e fanno male.-

 

***

-E comunque, tra me e Brian, non so a chi debba andare il titolo di “re del kitsch”, sai?-

Dopo un paio di minuti di pesante silenzio, John se n’era uscito con quella frase, e Roger non poté esimersi dal ridere sguaiatamente.

-Non dire fesserie! Quel gilet era veramente inguardabile, peggio del mio completo in jeans… Quello di Who Wants To Live Forever, ti ricordi?-

John annuì con il capo e tacque, mentre il batterista lo imitò.

 

Our love is over

 

-Lo abbiamo fatto per te, Rog…- continuò poi il primo, quasi sovrappensiero.

A quelle parole l’amico si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo.

-Cosa?-

-Vestirci di merda…- ridacchiò l’altro, e di conseguenza Taylor lo imitò senza indugio alcuno.

-Guardati, sei bellissimo.-

Quella frase ottenne l’effetto di far arrossire violentemente il batterista, che non esitò a sminuirla.

-John, non dire cazzate, dai…-

-Due angeli in una sola band: troppa grazia, Signore!- lo ignorò l’amico, alzandosi e facendoglisi vicino.

-John, non te ne stai già andando, vero?- balbettò quello, in preda ad un panico sempre più crescente.

 

It’s all behind me

 

Il bassista gli sorrise dolcemente, per poi affondare il volto nei suoi capelli.

-Ricorderò questo profumo per sempre…- mormorò, inspirando il misto di shampoo, fumo e sudore che ormai gli inebriava le narici.

Nel frattempo Roger se ne stava immobile, il fiato sospeso e gli occhi chiari puntati contro il muro.

-C’è tempo per un’altra canzone, ti supplico…-

John gli lasciò un bacio tra i capelli e si allontanò un poco, rivolgendogli nuovamente uno dei suoi sorrisi traboccanti di dolcezza.

-C’è sempre tempo per una canzone, Rog… Ma noi ne abbiamo già ascoltata una e ora è tempo che-

-No, ti prego, non dirlo! Non dirlo, non ti voglio sentire!-

Il batterista si era tappato le orecchie e aveva incominciato a gridare disperatamente.

-Roger, ti prego… Non fare così, mi fai stare male…-

-Ti faccio stare male?! E io cosa dovrei dire, scusa? Mi stai lasciando, è questo quello che stai facendo, vero? Come se vent’anni per te non contassero nulla! Stai buttando giù per il cesso tutto… Tutto!-

-Non… non fare così… sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento…-

Nel sentire quella frase, Roger parve quasi ruggire in preda all’angoscia.

-Io non lo sapevo, ok?! E se anche lo avessi saputo, non pensi che le avrei tentate tutte per dimenticarmelo?-

John abbassò il capo e sospirò: aveva previsto che sarebbe stata dura, ma neanche la più nera delle aspettative corrispondeva a quello che entrambi stavano provando in quel momento.

Rialzò la testa solamente quando l’amico gli prese la mano, costringendolo a guardarlo, e prese a parlare con fare concitato e confusionario.

-Siamo due leoni, due leoni! La corona è sorretta da due leoni, non te lo ricordi?-

-Non riesco più a sopportarne il peso, Rog.- sospirò pesantemente, cercando le parole per continuare –Ma a te non farà nulla… Ricordi quando Freddie te la mise sulla testa, qui al Wembley Stadium, sei anni fa? Beh, direi che, come sempre, lui c’aveva visto giusto.-

 

They’re all ahead now

 

Il batterista gli si attaccò al braccio con furore, strizzando gli occhi e scuotendo la testa con fare ostinato.

-Non dire cazzate, John! Non puoi andartene così! Io non reggerò il suo peso, non ce la posso fare, non ce la pos-

-La fenice ha cosparso le proprie ceneri solo su uno dei due leoni…- lo interruppe lui, accarezzandogli dolcemente la nuca.

Roger riaprì gli occhi ormai lucidi di lacrime e lo strattonò nuovamente.

-Non puoi farmi questo… Mi stai uccidendo…-

-Mi dispiace, Rog… Sai che non lo faccio apposta…-

-Ma invece lo stai facendo! Ed è da diciassette anni che l’agonia va avanti, e oggi ti sei deciso a darmi il colpo di grazia! Pensi che ti sentirai meglio, una volta sbrigata questa faccenda?!-

-Non era nelle mie intenzioni… Ti prego, non rendere più difficile tutto quanto…- provò ad avvicinarglisi di nuovo ma il batterista lo scostò e andò a sedersi su uno sgabello, prendendosi il viso tra le mani.

John stette a guardarlo mesto in un angolo, rispettando il silenzio del pianto.

***

Can’t hope to find me

 

Il cigolio della porta fece sussultare Roger, che alzò il capo e mostrò gli occhi un po’ gonfi.

L’amico notò, non senza una punta di sollievo, che era riuscito a trattenersi dallo scoppiare in lacrime: se l’avesse fatto, non avrebbe saputo resistere, ne era certo.

-Dove sei stato?- lo aggredì subito, ma il bassista non se la prese, conscio che quel tono di voce non era intenzionale, ma da attribuire alla lotta interiore che Taylor stava cercando di domare dentro di sé.

-Io… Ho finito di preparare le cose e, ehm… Sono venuto a salutarti, ecco tutto.-

-“Ecco tutto”, eh? Ok… ciao, John. Ti ho salutato, sei contento ora?-

-Roger, dai… Adesso non fare il bambino, i tuoi quarantadue anni li hai…-

-Oh, “non fare il bambino”! Da che pulpito! Non lo sei anche tu, che mi hai trattato come un giocattolino da usare a tuo piacimento nell’ultimo ventennio, no!-

-Ok, senti… Sono stanco, diciamo pure distrutto… Volevo salutarti civilmente, ma evidentemente tu sei troppo impegnato a berciare nel tuo regno dell’egoismo per essere del mio stesso avviso… Avrei preferito dirti addio in un altro modo, ma evidentemente non è giornata. Ciao, Roger.-

E, detto quello, girò i tacchi e fece per uscire dalla porta, se non fosse stato bloccato dall’abbraccio in cui l’altro lo stava praticamente stritolando.

-Aspetta! Hai parlato di un addio! Non… non è vero!- balbettò il biondo, un barlume di speranza che pervadeva ogni singola parola, pronunciata volutamente senza alcun’inflessione interrogativa.

John sorrise mesto e si voltò per ricambiare la stretta.

-No, infatti… era solo una scusa per farti tornare da me…-

-Non hai bisogno di scuse per ottenere quest’effetto… Torno sempre da te.-

-Lo so, è per questo che ti amo.-

Il batterista dovette impiegare tutte le energie di cui poteva disporre per non scoppiare in lacrime, ma decise che non tutto era perduto: se lo amava, c’era ancora una speranza…

Si distaccò un poco dall’altro e lo fissò dritto negli occhi.

-Io sono il cielo, me ne sto perso tra le mie fantasticherie e i miei sogni cretini, ma ho bisogno di appoggiare i piedi per terra, John… Ho bisogno di sentire qualcosa sotto i miei piedi, ho bisogno di sentire che tu ci sei, e sei lì per me…-

Quelle parole ottennero l’effetto di scuotere nel profondo il più giovane, che gli sorrise commosso.

-Ma io ci sarò, Rog. Ci sarò sempre per te, te lo prometto.-

-Ne sei sicuro?-

-Sicurissimo… Sarò come Freddie, ti seguirò ovunque!-

-Suona come una minaccia…- tra i singhiozzi Taylor era riuscito ad uscirsene con una delle sue, e John gliene fu immensamente grato.

Entrambi risero piano, con la consapevolezza che quel momento meritava un’atmosfera raccolta e intima che perfino un’innocua risata sarebbe riuscita a spezzare.

 

This song is over

 

-Rog, io adesso dovrei veramente andarmene, ok?-

L’amico si scostò a fatica, ma lo liberò comunque da quell’abbraccio significativo.

A malincuore John si ritrovò a pensare che sarebbe rimasto tra le sue braccia per ore ed ore, perfino giorni.

-Allora… ci rivedremo?-

-Certo che ci rivedremo, sciocco! Il mio numero di telefono lo conosci, no? Quando avrai problemi, non avrai che da chiamarmi e io sarò lì da te, te lo giuro.-

-Ti prenderò in parola.-

I due stettero a guardarsi immobili, finché John annullò la distanza e gli poggiò un bacio casto sulle labbra.

Non aveva nulla a che vedere con la brutalità e il desiderio del passato, ma aveva il profumo di un amore puro, e questo era quel che contava.

Sapeva che l’amico sarebbe riuscito a percepirne l’essenza, ne era certo.

Dopo essersi allontanati, Roger non disse più nulla: si limitò a sorridergli, perché sapeva che l’ultima cosa di lui che il bassista avrebbe voluto vedere era soltanto il suo sorriso, e lo lasciò andare.

La porta si chiuse, e il silenzio dell’anima coprì le urla di Wembley che ancora riecheggiavano.

Roger soffocò a stento un singhiozzo, ma l’urlo nero lo avvolse e lui non poté far altro che lasciarsi cadere a terra, il cuore dilaniato in tanti piccoli brandelli.

 

***

I’m left with only tears

 

-Roger, che…?-

L’uomo riconobbe la voce a stento, cercando di separarla nettamente dal “è per questo che ti amo” che si stava ripetendo a mente da una buona mezz’oretta.

Alzò il capo ma le lacrime gli impedirono di mettere a fuoco il volto di Brian che, impotente, non riusciva a capire il motivo di tanta disperazione.

-Cosa mi costava dirgli “anch’io ti amo”? Perché non l’ho fatto? Perché me lo sono lasciato sfuggire un’altra volta?- singhiozzò l’altro, mentre l’amico capì e lo strinse a sé.

-Perché a volte, pur sapendo che l’egoismo ci salverebbe, preferiamo rispettare le scelte di chi amiamo… E questo fa di noi delle grandi persone, Roger. John ti ama, e dopo questo gesto il suo affetto per te non potrà che aumentare vertiginosamente, dammi retta.-

 

I must remember

 

Il batterista lo guardò spaesato e, con voce confusa, balbettò un -Come…?-

Brian gli sorrise gentilmente, trattenendosi in un silenzio stoico.

-… Freddie, vero?-

-No, Roger: sono un astrofisico… Conoscerò un po’ il cielo, no?-

A quelle parole Roger lanciò un urlo straziante, che però non scosse affatto il chitarrista: rispettava il suo dolore e, a modo suo, lo comprendeva.

-Amico mio, ricordati quel che sto per dirti: come le stelle collidono con il nostro pianeta, il tuo universo e quello di John sono destinati a fondersi ancora, durante gli anni a venire. E, credimi, il mondo non vedrà spettacolo più bello della supernova che ci donerete come dimostrazione del sentimento che vi lega.-

 

Even if it takes a million years

 

Il batterista, dopo aver soffocato l’ennesimo grido ed essersi abbandonato ad un pianto più sommesso, affondò il viso in quei ricci bagnati e si lasciò abbracciare, giurando che alla stretta stranamente decisa di Brian se ne fosse aggiunta un’altra, più delicata ma ugualmente viva.

 

 

Days went by when you and I, bathed in eternal summers glow.

Non sono morta.

Ultimamente non sto passando un buon periodo, ma mi sentivo in dovere di concludere questa raccolta, e l’ho fatto con immenso piacere.

Ma non mi dilungo ulteriormente e passo alle spiegazioni di quest’ultimo (purtroppo) capitolo.

Come ho già avuto modo di precisare nelle note all’inizio, vorrei scusarmi con voi per aver descritto Roger in questi termini: più rileggo tutto quanto e più m’incazzo per non aver reso giustizia al suo personaggio… Non so, pensavo che trasferire su di lui un po’ della tristezza e dell’angoscia che ho ultimamente non avrebbe giovato solo a me ma anche alla ff, e invece mi sa che ho fatto una boiata pazzesca LOL

Anyway! Come tutti avrete capito, siamo al Freddie Mercury Tribute Concert o meglio, alla sua fine.

È risaputo che Brian e Roger fossero fan di band hard-rock come i Deep Purple e i Led Zeppelin, che John non ascoltava molto volentieri: il Deaks è un funky-man, che vi credete!

Ah, ecco, volevo spiegarvi il motivo per cui ho scelto Achilles Last Stand come ultimo brano ascoltato insieme dai due piccioncini: dovete sapere che Presence per me è un album fantastico e, mentre mi stavo accingendo a descrivere quella scena, ho iniziato a pensare a quale canzone utilizzare lì. Mi è venuta subito in mente questa, e la cosa più pazzesca è che i primi versi (che sono alcuni dei miei preferiti degli Zeppelin) descrivono alla perfezione quel momento della ff.

Eccoveli qua:

“It was an April morning,

when they told us we should go,

as I turned to you,

you smiled at me:

how could we say no?”

 

Ho iniziato a strillare come la perfetta fan girl isterica che sono, quando me ne sono resa conto LOL

Ho adorato quel momento di genialità inaspettata, l’ho amato alla follia.

Non so cos’altro aggiungere, se non che Roger vestito di bianco è una delle visioni più celestiali a cui io abbia mai avuto l’onore di assistere.

Ringrazio tutti voi di cuore, per avermi sopportato ed essere arrivati fin qui, e ho due ringraziamenti speciali: a Natalia, perché, nonostante i chilometri che ci separano (ancora per poco!), resta comunque la persona che mi è più vicina, e un grazie di cuore va anche a Cecilia, perché in questi ultimi due giorni mi ha regalato una leggerezza nel cuore che non provavo da troppo tempo.

Grazie a tutti e spero di rivedervi nella prossima fan fiction (:

Bacioni,

 

Dazed;

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: DazedAndConfused