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Autore: ary91    05/03/2012    2 recensioni
Come da titolo. Questa storia narra di un tempo indefinito e tratta di un altro devastante flagello e la protagonista di questa storia è Maya, una ragazza specializzata nel tiro con l'arco dei nostri giorni e con la facoltà di viaggiare attraverso i secoli...
-- NON VERRA' MAI FINITA NE' AGGIORNATA. ABBANDONATE OGNI SPERANZA...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando Red si incontra con Dragon Age e con la mia mente bacata ahah.

 

Premessa: questa storiella che sto per raccontarvi in chiave romanzata l’ho praticamente sognata stanotte *D* sono talmente profondamente innamorata di questo videogioco che la mia mente mi porta a “giocarlo” anche di notte ahah. Alloraaaa, gli eventi narrano della protagonista Maya, che non è un Custode, e non si svolge ai tempi di Alistair e Co. O di Hawke, ma presumibilmente dopo, durante un altro Flagello. Maya però vive nel 21° secolo come noi, solo che eheh beh si trova però nel Thedas, non certo sulla Terra e ho rubato l’idea dai romanzi Red, Blue e Green di renderla una Viaggiatrice nel Tempo :3 D’accordo allora buona lettura e non esitate a criticarmi nel caso sia proprio tutta da buttare via l’idea strampalata =P

 

Parte 1

 

Tentando di mantenere regolare il respiro, strinsi le ginocchia al petto, osservando il cielo plumbeo fuori dalla finestra. La giornata era fin troppo grigia e buia per potermi permettere di conservare un briciolo d’ottimismo per ciò che stavo per andare ad affrontare.

Mordendomi il labbro inferiore disegnai dei ghirigori nella condensa del mio alito sul vetro e mormorai brevi preghiere in cerca di un aiuto che potesse infondermi coraggio.

Vivere nel XXI secolo non aiuta e prepara a quello che mi stava aspettando, un destino triste e allo stesso tempo amaro, pronto a rivelare quella che poteva essere la mia fine. Per scrupolo non avevo avuto voglia di sfogliare i libri di storia per carpire da essi quale sarebbe stato l’esito di tutto questo, preferivo di gran lunga trovarmi ad affrontare gli eventi faccia a faccia senza sapere a cosa stessi di preciso andando incontro.

La nonna, unica persona presente in casa, era impegnata a cucire nell’altra stanza perciò non le sarebbe di sicuro preso un colpo a vedermi svanire nel nulla, pensai confortata. Sarei voluta andare ad abbracciarla e darle un bacio sulla guancia, poi con una punta di terrore sperai di non tornare morta, perché sarebbe stato difficile spiegare una cosa del genere al mondo.

Inserii data e ora per la trasmigrazione nel mio cellulare, che avevo ormai imparato a usare come cronografo per organizzare i miei viaggi nel tempo, impostando come visita nel passato cinque ore di spazio.

Chiusi gli occhi, tenendomi stretto lo stomaco, poi quando li riaprii caddi col sedere sul terreno molliccio e tre ragazzi intorno a me scoppiarono a ridere. C’era anche un quarto con loro –  del tutto immune alla mia entrata in scena – di cui a dire il vero mi sfuggiva il nome, ma a mia discolpa potevo affermare di non averci mai scambiato più di mezza parola, in quanto era un tipo piuttosto taciturno e costantemente con la luna storta.

Lily, una ragazza alta dai capelli lunghi e corvini, mi tese la mano assieme a Jimmy, un longilineo elfo magro come un chiodo.

«Dovresti lavorare un bel po’ sul tuo equilibrio, shemlen!» scoppiò a ridere Jimmy, dandomi una forte pacca che mi fece traballare e ruzzolare di nuovo per terra, facendo scoppiare gli altri in un altro moto d’ilarità.

Imbronciata incrociai le braccia sotto il seno, fingendomi offesa, poi Jimmy mi prese per il polso, attirandomi a sé e schioccandomi un bacio a fior di labbra. Rimasi un attimo interdetta dall’improvviso contatto ravvicinato, ma gli sorrisi e lasciai correre l’episodio di presa per i fondelli.

Salutai tutti con una riverenza e dando un’occhiata all’orologio appurai che mancavano ancora un paio d’ore all’inizio della guerra che avrebbe coinvolto l’alleanza tra orlesiani e fereldiani contro la darkspawn.

«Bello quel coso, devi portarne uno dal futuro anche a me, Maya!» s’illuminò Tammy, il ragazzo di colore che avevo ormai imparato a conoscere come uno che si esalta facilmente.

«Te lo regalo», dissi, porgendoglielo con un sorriso e passandogli la mano tra i riccioli neri.

«Davvero?» sbottò inquieto il ragazzo-di-cui-non-ricordo-il-nome, facendosi avanti tra gli altri e osservando me e Tammy con aria truce.

Biascicai un sì titubante, stringendomi vicino al ragazzo dalla pelle scura come per proteggermi, aspettandomi che dicesse qualcosa, ma questo invece che preoccuparsi dell’altro si strinse felicemente il cinturino attorno al polso.

Il ragazzo-di-cui-non-ricordo-il-nome grugnì qualcosa alterato e fece per strappare dal braccio di Tammy l’orologio, questo sentendosi aggredito sfilò velocemente una freccia dalla faretra, puntandola alla gola dell’aggressore. «Eric sta’ indietro! Non voglio farti del male…»

«Devi ridarlo a lei! Non puoi tenerlo!»

Eric! Era quello il nome! Bravo Tammy.

Assieme a Lily ci fiondammo a dividere i due litiganti prima che si ferissero gravemente, io con le semplici facoltà che potrebbe mai possedere un’umano e cioè voce più alta di un’ottava e uso delle mani e lei invece tracciò con molto più successo un glifo di paralisi sul terreno per impietrirli entrambi.

«Statemi a sentire voi due! Siamo nel bel mezzo di una guerra! Che vi salta in mente di arruffarvi come due bambini?!» sbraitò lei, agitando lo sguardo da uno all’altro, che paralizzati al terreno potevano muovere solo gli occhi. Tammy pareva affranto, “Eric” ancora più imbestialito.

            Non riuscivo davvero a comprendere quale fosse il problema, stavo solo regalando un orologio a quel povero ragazzino. Se questo avrebbe potuto tirargli su il morale prima di affrontare di petto esseri mostruosi come la darkspawn ben venga.

            In silenzio mi affiancai a Lily, che teneva lo sguardo sul glifo in attesa che svanisse, poi le poggiai una mano sulla spalla, cercando di farle coraggio tacitamente, capivo benissimo quanto dovesse essere agitata.

            Il discendente di Calenhad aveva voluto sul campo di battaglia ogni uomo o donna in grado di impugnare un’arma. A sua detta, cooperare tutti quanti sarebbe stato l’unico modo di porre fine al Flagello. Come sarebbe andata a finire però quello era un mistero. Soprattutto considerando che avevamo dovuto allearci al nostro nemico – umano – giurato: Orlais.

            Riflettei che comunque se la mia epoca sussisteva significava che quel giorno forse sarebbe stato un successo, altrimenti non mi sarei spiegata l’imperterrito ‘esistere’ del mio presente.

            «Jimmy… tutto bene?» gli domandai, andandogli vicino.

            L’elfo stava scrutando il limitare del bosco, dove un folto viavai di soldati si stava avviando alla brughiera dove probabilmente sarebbe avvenuto lo scontro.

            Gli accarezzai le orecchie a punta e mi aggrappai alle sue spalle. Pur essendo umana non sono una stangona e lui per essere un elfo era invece piuttosto alto, il ché lo portava a superarmi di un paio di decimetri.

            Scrollò i capelli rossicci intrecciati al capo, facendo spallucce. Teneva l’arco impuntato nel terreno e sul viso era stampata l’incertezza.

            «Sì. Mi chiedevo che fine faranno queste persone… L’intero Ferelden si è unito per combattere il Flagello, persino Orlais è qui, ma come andrà a finire? E se fossimo tutti qua congiunti solo per essere una preda facile di quelle bestie? Rifletti: due nazioni intere alla loro mercé, pronti per essere trucidati in una botta sola.»

            «Non dire così…» mormorai, carezzandogli la schiena.

            «Tu vieni dal futuro. Cosa accadrà quest’oggi, da’len?» m’interrogò, voltandosi a guardarmi con quei suoi enormi occhi blu.

            Mi sentii una stupida a non aver controllato i libri di storia. Se per caso fosse andato tutto storto, avrei potuto in qualche modo salvare almeno loro, i miei amici fidati. Invece avevo preferito far fronte al pericolo, incapace di prevederne l’andamento esattamente come loro.

            Udii i due attaccabrighe dietro riprendere il controllo dei propri corpi e continuare a litigare, con la voce di Lily che li minacciava di bloccarli per l’ennesima volta.

            Gettai una breve occhiata a tutto ciò che mi circondava, poi confessai di non essere a conoscenza di quel che sarebbe stato l’esito di quella giornata.

            Jimmy inspirò profondamente, poi alzando l’arco mi poggiò una mano sulla spalla e mi scostò dal viso una ciocca di capelli rossi. Continuò a guardarmi come se volesse dirmi qualcosa, con la mandibola serrata, finché non abbassò lo sguardo e soggiunse: «Dareth shiral, addio, nel caso non dovessimo vedere l’alba di domani…»

            «O il tramonto», concluse Eric scontroso, passandoci accanto e tastando il tronco di una quercia poco più in là.

            Lily e Tammy mi affiancarono, chiedendomi cosa stesse facendo il nostro compagno dal temperamento piuttosto acceso.

            «Credo stia cercando un albero dove appostarsi», spiegai, osservando i rami più in alto.

In effetti era un’idea che poteva risultare geniale, da lì sarebbe stato difficile per le darkspawn colpirci con le armi da mischia di cui erano dotati. «Ci saranno sicuramente degli arceri», bofonchiò Jimmy, come se mi avesse letto nel pensiero. Essendo figlio di un dalish, chissà quali facoltà mentali possedeva che non diceva. «Ma l’idea può funzionare», aggiunse infine, raggiungendo Eric, che aveva iniziato ad arrampicarsi per testare quanto potessero sopportare i rami della quercia.

«Se saliamo in alto, dovremmo avere più possibilità di non essere scovati, no?» disse Tammy, impugnando il suo arco fatto d’osso di drago.

Gli sorrisi speranzosa, in attesa di una risposta da qualcuno di più autorevole, io avevo imparato da pochi anni a scagliare frecce e non avevo mai combattuto in una vera battaglia, ne sapevo quanto lui.

«Sì. Ma come farai se nemmeno tu sarai in grado di vedere i nemici, hmm?» borbottò Eric seccato senza guardarlo.

Tammy si zittì un attimo poi suggerì che forse così avremmo potuto attaccare solo quelli che si avvicinavano al tronco dell’albero e almeno ci saremmo salvati.

Da fifona qual ero non potevo che essere d’accordo con lui, ma preferii zittirmi, nel vedere Eric e Jimmy guardare Tammy con sguardo torvo.

Lily e io sbuffammo, entrambe del tutto contrarie al buttare all’aria la nostra vita, poi, prendendo sottobraccio il povero Tammy, ci trascinammo insieme verso il nostro personalissimo campo di battaglia.

  
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