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Autore: londra555    05/03/2012    3 recensioni
AU nel mondo di Harry Potter. I nostri eroi alle prese con uno specchio magico. Sin dove potranno spingersi per salvare Brittany?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure di Santana Lopez'
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Note: dopo un lungo dibattito ho deciso di pubblicare questa storia. AU naturalmente, glee e Hogwarts cosa volete di più dalla vita?
Grazie in anticipo a chi vorrà leggere questa storia! E un grazie speciale alle persone più pazienti del mondo!
 
1.
 
Il ragazzo passeggiava mano nella mano con il suo fidanzato lungo il corridoio. Non aveva certo paura delle conseguenze, quella era la scuola più sicura del mondo e poi lui sapeva benissimo come difendersi. Si voltò per sorridergli. Ma in quel momento un forte colpo sulla sua spalla lo fece voltare, giusto in tempo per vedere il ghigno divertito di una ragazza di Serpeverde che lui conosceva benissimo.
-L’ha fatto apposta, Kurt! Di nuovo! Mi spieghi perché non vuoi difenderti?
Kurt sollevò gli occhi al cielo.
-Blaine tesoro sta calmo! Per piacere!
-Ogni volta che ti vede ti colpisce. E con quel ghigno fastidioso poi! Dovresti denunciarla ai professori, quella tizia è un arpia!
-Tesoro, tesoro davvero! Lo so che l’ha fatto apposta.
-Ok questo è troppo! Adesso tu mi segui e andiamo direttamente dal preside e …
-Blaine! – lo fermò per cercare di attirare la sua attenzione – Posso dirti un segreto ma devi promettermi di non dirlo a nessuno altrimenti quella ragazza mi torturerà per il resto dei miei giorni.
Blaine lo guardò semplicemente con le sopracciglia aggrottate e un espressione confusa disegnata sul viso. Kurt si guardò intorno per essere sicuro che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio. Prese un respiro.
-Santana Lopez è la mia migliore amica. I suoi genitori erano Griffondoro come i miei! Siamo cresciuti insieme, passiamo l’estate insieme e, nel castello ci vediamo di nascosto.
Sollevò lo sguardo su quello di Blaine che aveva spalancato la bocca. Pochi secondi dopo scoppiò a ridere. Kurt lo guardò infastidito.
-Per un attimo ti ho creduto! – disse tra le risate Blaine – Non so se fosse meno credibile che i suoi genitori fossero Grifondoro, quando è evidente che quella la cattiveria dei Serpeverde ce l’ha nel sangue, o che sia la tua amica d’infanzia!
-Blaine. Blaine! Non è uno scherzo!
Il ragazzo smise di ridere di nuovo per assumere un espressione confusa uguale a quella che aveva pochi secondi prima.
-Ma …. Ma se non vi parlate.
-Non ci parliamo “ufficialmente” perché lei è un idiota e non vuole che i suoi compagni di casa sappiano che è amica di un Grifondoro. Voleva essere il capitano della squadra di quidditch dal primo anno ma sapeva che non avrebbero mai lasciato quel posto a una persona che fosse in buoni rapporti con un Grifondoro. Sai come sono tradizionalisti in Serpeverde.
-Ma quindi ha preferito il quidditch a te?
-Non la metterei così. Semplicemente ci vediamo quando nessuno ci vede. Dove credi che vada quando salto le lezioni o quando esco la notte?
-Quindi hai appuntamenti segreti con Santana Lopez. La stessa che quando ti vede ti colpisce con forza fingendo di non farlo apposta!
Kurt lasciò sfuggire un sorriso.
-Si! Diciamo che è il suo modo di salutarmi!
-Perfetto. Non ci credo!
Kurt sbuffò.
-Hai presente che tutti quelli che mi prendono in giro magicamente si ritrovano verdi per un paio di giorni? Almeno questo succedeva i primi due anni. Poi nessuno si è più permesso di farlo proprio per quell’incantesimo.
-Si, non mi hai mai spiegato come ci riuscivi.
-Perché non lo facevo io! Era Santana! E il verde era il suo modo per firmarsi! – Kurt rise al ricordo – E, a essere sinceri, non mi ha mai detto come ci riusciva. Credo che sia un incantesimo di sua invenzione.
-Sinceramente? Non sono ancora sicuro se crederti o meno!
-Lo sapevo! Ho perso la scommessa!
-Scommessa?
-Si l’altra sera ho detto a Santana che volevo dirtelo e lei mi ha detto di farlo! Tanto tu non mi avresti creduto!
Blaine gli prese la mano con più forza e lo trascinò verso la lezione. Kurt non gli aveva mai mentito ma era comunque difficile credere a quello che gli aveva appena raccontato. Si strinse nelle spalle, magari avrebbe chiesto maggiori informazioni in un altro momento.
 
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-Santana! Santana aspettami!
La ragazza si voltò di scatto.
-Cosa vuoi Puckerman?
-Niente, stai andando a fare colazione? Vengo con te!
La ragazza sollevò gli occhi al cielo. Aveva un nodo allo stomaco che le impediva di pensare correttamente e non era sicura che fosse una buona idea avere gente intorno a lei. Era riuscita a sgattaiolare fuori dalla stanza senza che Rachel, con cui divideva il dormitorio, se ne accorgesse. Non aveva voglia di parlare, ma forse Puck si sentiva più o meno come lei quel giorno. Annuì e si sedette con lui nel grande tavolo di Serpeverde. Si accorse che la sala a quell’ora era quasi totalmente deserta. Fatta eccezione per un paio di giocatori di Tassorosso che giocherellavano con i loro piatti. Santana scosse la testa. Poteva capirli.
-Sei nervosa, vero? – chiese piano Puck mentre prendeva un cucchiaio e una scodella.
-No perché dovrei? – rispose senza guardarlo.
-Vediamo. Perché tra tre ore c’è la prima partita dell’anno. Perché tu sei il nostro cercatore. Perché è la tua prima partita da capitano. Perché …
Santana sentiva il nodo in gola stringersi con più forza ad ogni “perché”. Sollevò una mano per fermare quell’interminabile elenco.
-Ho capito il concetto!
Puck lasciò uscire una risata nervosa.
-Io al posto tuo non so cosa farei! Sono già andato in bagno tre volte!
Santana fece una faccia schifata.
-Non c’è bisogno che mi racconti i particolari! E si! Sono nervosa!
La ragazza si alzò di colpo.
-Dove vai? – le chiese Puck stupito.
-In bagno, ci vediamo al campo – mormorò mentre si allontanava.
Il ragazzo solo lasciò scappare un’altra risata prima di concentrarsi di nuovo sul suo piatto.
 
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-Ed è stato fantastico! E quando ho afferrato il boccino con quell’incredibile giro della morte? Tutto il pubblico si è sollevato e ha iniziato a urlare il mio nome in coro!
Kurt guardava la sua amica che camminava avanti e indietro nell’aula buia e silenziosa, aveva in mano una bottiglia con un liquido trasparente e un sorriso enorme sul viso.
-Si, me l’hai raccontato circa un milione di volte e solo nell’ultimo minuto! Adesso se l’adrenalina che hai in corpo te lo permette, siediti e racconta con calma!
Santana lo guardò per un secondo, poi si sedette su uno dei cuscini che Kurt aveva fatto apparire, a gambe incrociate. Con un movimento della bacchetta, a sua volta, fece apparire dal nulla due piccoli bicchieri. Il ragazzo la guardava scettico.
-Cos’è?
-Dobbiamo festeggiare!
-Ma non potevi stare nella tua sala comune a festeggiare?
-Andiamo Kurt! Lo sai che sono dei palloni gonfiati i miei compagni di casa. Preferisco stare con te …
-Però si che sei felice! Non mi aspettavo certo un complimento del genere …
-… sei la cosa meno peggio di questo castello! – concluse la ragazza.
-Ed infatti ho parlato troppo presto! – disse abbattuto aprendo le braccia in segno di resa.
Santana versò il liquido trasparente nei bicchieri e ne porse uno all’amico. Questo lo avvicinò al naso per odorare e iniziò a tossire.
-Cos’è? Ma sembra fortissimo! – disse con le lacrime agli occhi.
-Vodka, femminuccia!
-E cosa diavolo è?
-Un liquore babbano! Bevilo! Ti piacerà!
Kurt sollevò un sopraciglio ancora poco convinto.
-E tu come fai a conoscere questa cosa?
-E’ una storia lunga – disse con un alzata di spalle – E sinceramente i particolari non li ricordo!
Kurt sbuffò buttando giù il contenuto del bicchiere tutto d’un colpo. Riprese a tossire immediatamente dopo tra le risate di Santana.
-Piano piano! E cerca di non fare troppo rumore! Vorrei evitare che ci prendano qui quando dovremmo essere nei nostri dormitori!
-Si certo, quello che mi manca oggi è che tolgano punti a Grifondoro a causa mia!
-Ma chi se ne frega dei punti! Ne va della mia reputazione!
Kurt sbuffò strappandole la bottiglia dalle mani e versando un altro paio di bicchieri.
-Sai che l’altro giorno ho detto a Blaine che tu sei la mia migliore amica?
Santana sollevò lo sguardo incuriosita.
-E?
-Si è messo a ridere! Non mi ha creduto!
-E come sempre Santana Lopez ha ragione! Arriverà un momento in cui mi stancherò di questo? Credo di no! – disse la ragazza sollevando un bicchiere per un brindisi.
-Racconta della partita, su!
-Abbiamo vinto!
-Si questo era chiaro!
-Lo so che la squadra di Tassorosso non è la migliore. Hanno il peggior cacciatore nella storia di questo sport! Voglio dire quel Finn è un pericolo sulla scopa e poi sembrava avere la testa da qualunque altra parte meno che in campo! Non ho mai visto nessuno venire colpito tante volte in una sola partita dai bolidi.
Kurt si mise a ridere.
-Credo che a un certo punto Puck abbia avuto pena per lui e abbia smesso di prenderlo di mira. Forse perché sono amici.
-Ma dai! Sei la solita esagerata. In fondo Finn è carino. Un po’ goffo, ma carino!
-Figuriamoci! C’è una sola persona di Tassorosso che può attirare la mia attenzione. – disse con un sorriso.
Kurt fece un ghigno.
-Oh sono sicuro di sapere a chi ti riferisci. E mi pare proprio che abbia giocato oggi, vero?
-Si! Il capitano della squadra!
-In che ruolo gioca?
-Cercatore. Certo ha dovuto mangiare la mia polvere, oggi! Ma sul campo quella massa di capelli dorati non lo può certo salvare da me!
-Povero Sam!
-Comunque, la partita non ha avuto storia. Sono troppo scarsi per noi. Ma è stato comunque fantastico!
-Ti abbraccerei se tu non fossi un asociale!
Santana fece una faccia schifata al solo pensiero e scosse la testa bevendo un altro po’ di vodka.
-Forse quando sarò abbastanza ubriaca – disse sollevando le spalle.
Quando si alzarono un’oretta dopo nessuno dei due riusciva a stare dritto. Santana continuava a sorridere mentre Kurt si stava già lamentando per le occhiaie che avrebbe avuto la mattina dopo. Si appoggiarono a tutte le pareti disponibili cercando di evitare i corridoi che, di solito erano frequentati dai prefetti nei loro giri di controllo notturno. Quando arrivarono al primo piano Kurt salutò per dirigersi verso la sala comune di Grifondoro e Santana fece lo stesso iniziando a scendere le scale che l’avrebbero portata ai sotterranei. Sentì un rumore in lontananza e si accorse che probabilmente c’era qualcuno. Fortunatamente era ancora abbastanza lucida da accorgersi che farsi trovare in quelle condizioni nei corridoi di Hogwarts non era una buona idea. Voltò a sinistra e fece un paio di passi rapidi. Trovò una porta chiusa che non aveva mai visto e provò ad aprirla. Era chiusa a chiave. Estrasse la bacchetta velocemente e si stupì di non riuscire ad aprirla con un semplice incantesimo. Rimase perplessa, fino a quel momento non aveva mai trovato una serratura che le resistesse. Pensò rapidamente. In fondo era la migliore del suo corso in incantesimi, alla fine provò un incantesimo più forte e sentì uno scatto. Sorrise e si infilò dentro mentre una luce si avvicinava lungo il corridoio. Rimase vicino alla porta aspettando di sentire i passi che si avvicinavano per poi proseguire oltre la porta dov’era nascosta Santana, senza fermarsi. La ragazza sorrise e aprì la porta per uscire e raggiungere i dormitori. Ma qualcosa la trattenne. C’era una canzoncina, qualcuno stava canticchiando dietro di lei. Si irrigidì, chi c’era li? Si voltò lentamente ma la stanza sembrava vuota. C’erano un paio di sedie appoggiate alla parete più lontana e un tavolo di legno che aveva visto tempi migliori. E poi c’era qualcosa nascosta da un grande lenzuolo polveroso. Ma, soprattutto, c’era ancora quella canzoncina nell’aria.
Forse fu l’alcol che le correva nelle vene, o l’adrenalina che pompava ancora il suo cuore, Santana non lo sapeva con certezza. L’unica cosa che sapeva era che la curiosità stava diventando più forte della prudenza.
Si avvicinò lentamente e afferrò un lembo del lenzuolo. Lo tirò via con forza. Dietro c’era solo quello che sembrava un comune specchio. La ragazza aggrottò le sopraciglia. Quello specchio era strano, in effetti. Non rifletteva quello che c’era nella stanza, a essere precisi non stava riflettendo nemmeno la sua stessa immagine. Santana si grattò confusa la nuca. Guardando lo specchio poteva vedere una stanza diversa da quella dov’era lei. Sembrava luminosa, come se fosse giorno. E c’erano tante sedie e un tavolo simile a quello che c’era dalla sua parte ma molto più pulito e nuovo. E soprattutto, continuava ad esserci quella canzoncina. Non sembrava uno specchio. Sembrava la soglia di una porta. Santana provò ad allungare una mano e, con stupore, si accorse che stava toccando la superficie dello specchio. Doveva esserlo per forza. Era liscia e fredda.
Chiuse la mano a pugno e bussò.
Si morse il labbro nervosamente quando si accorse che la voce aveva smesso di canticchiare la canzoncina. Fu tentata di bussare di nuovo.
-Chi c’è?
Santana fece un salto e un rapido passo indietro. Quella voce veniva dallo specchio? Lo specchio le stava parlando?
-Mmm …. Io.
Si morse il labbro appena quel mormorio le uscì dalle labbra. Non avrebbe mai potuto dire una cosa più stupida.
Vide qualcosa che sembrava un ombra davanti a se e poi qualcosa apparve nello specchio. Santana solo spalancò la bocca. Davanti a lei c’era una ragazza bionda con una curiosa espressione in volto. Indossava una tunica nera simile a quella di Santana ma vi era bordato lo stemma di Tassorosso. La latina fece in tempo ad accorgersene prima di incrociare lo sguardo con quella ragazza. Per un attimo che alla mora sembrò lunghissimo sostennero a vicenda lo sguardo. Poi la bionda sorrise.
-Ciao! – disse allegra e battendo le mani.
Santana, senza riuscire a chiudere la bocca, iniziò a fare dei passi indietro lentamente. La ragazza davanti a lei parve accorgersene. Il sorriso si spense lentamente, sostituito da una espressione triste che ebbe il potere di fermare la latina.
La bionda abbassò la testa prima di parlare.
-Vai già via? – chiese con un tono che fece stringere il cuore nel petto a Santana.
-No – disse a voce bassissima.
Ma la bionda la sentì e sollevò la testa piano con una scintilla di speranza negli occhi.
-Puoi rimanere un po’ con me?  
-Credo … credo di si.
La ragazza dello specchio si sedette per terra e le fece gesto di avvicinarsi. Santana fece come le veniva chiesto e si sedette di fronte. Era sicura che ancora aveva la bocca aperta ma non riusciva a riprendere il controllo del suo corpo. Non del tutto almeno.
-Io sono Brittany. – si presentò la ragazza.
-Brittany? – chiese con voce curiosa.
La bionda la guardava con un sorriso.
-Si, non hai mai sentito di nessuno con questo nome?
-Eh? No, certo che no! E’ che …
Santana si guardò intorno, possibile che quella ragazza non capisse la situazione?
-Cosa c’è che non va? – chiese la bionda come se le avesse letto nella mente.
-Ecco vedi, Brittany – rispose marcando quel nome – Forse è perché ho bevuto un po’ troppa vodka ma sai, non sono abituata a parlare con persone che vivono dentro uno specchio.
-Vodka? Non dovresti bere! – la sgridò, ignorando totalmente la parte che riguardava lo specchio – Sei ancora giovane, dovresti fare attenzione.
Santana spalancò ancora di più la bocca. Quella ragazza le stava facendo una paternale? Si massaggiò le tempie.
-Non posso credere che sono qui, seduta al suolo e parlo con … aspetta un attimo! Sai cos’è la vodka?
-Certo. Sono cresciuta nel mondo babbano. – rispose sollevando le spalle.
-I tuoi genitori sono babbani?
-Non lo so! Non li ho mai conosciuti.
-Oh, mi dispiace – aggiunse piano Santana per poi mordersi la lingua. Doveva ancora risolvere tutta quella storia dello specchio.
-Non è colpa tua! Qual è il tuo nome?
Santana aprì la bocca per rispondere, ma poi si fermò. Non era sicura che fosse una buona idea dare il proprio nome a una creatura che viveva in uno specchio, qualunque cosa fosse. Scosse la testa.
-Non so se voglio dirtelo.
La ragazza si rattristì immediatamente e, per la seconda volta in poco tempo Santana si sentì male per essere lei la causa di quel dolore. Mosse le braccia in avanti come per scusarsi e si affrettò ad aggiungere:
-Aspetta, non prenderla come una cosa personale. Ma non ti conosco e ….
-Ma io ti ho detto come mi chiamo!
-Ecco hai fatto male! Come sai che non sono una pazza omicida?
Brittany scoppiò a ridere.
-Sei una persona strana!
Santana aggrottò le sopracciglia. Quindi adesso quella strana era lei?
-Non sono strana! Come fai a sapere che ti puoi fidare?
-Si vede dai tuoi occhi – disse la bionda con un’alzata di spalle.
Santana si bloccò di colpo e guardò quegli occhi azzurri illuminati da quella risata cristallina.
-Sono Santana – si arrese alla fine.
-Sono felice di averti conosciuta, San.
Un brivido percorse la schiena della latina. Ed era una sensazione piacevole. Si accorse che stava sorridendo solo qualche secondo dopo. Poi un rumore proveniente dal corridoi la riportò alla realtà. E la realtà era che doveva essere tardissimo e che stava davvero rischiando che la prendessero fuori dal suo letto.
Si sollevò di colpo seguita da Brittany.
-Devo scappare. Se mi trovano fuori dal mio dormitorio sono finita!
Brittany appoggiò il palmo della mano dalla sua parte dello specchio. Sembrava triste ma non disse niente. Santana la guardò per qualche secondo. Per qualche strana ragione non voleva allontanarsi da lei.
-Tornerò – disse prima di accorgersi di quello che stava facendo.
Il volto di Brittany si illuminò in un sorriso.
-Davvero? – chiese piano.
Santana annuì e sollevò la sua mano per appoggiare il suo palmo su quello dell’altra. Sentì una pugnalata di delusione quando riuscì a sentire solo la superficie liscia e fredda dello specchio. In quel momento avrebbe dato un braccio per sentirne il calore.
-Te lo prometto – sussurrò prima di andare via. 
  
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