Anime & Manga > I signori dei mostri/Nurarihyon No Mago
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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    06/03/2012    1 recensioni
[Nurarihyon No Mago]
[Fluff!RikuoZen][Brotherly Love]
Un piccolo Rikuo viene affidato, per una sera, a Zen mentre Rihan e Wakana sono fuori. E ovviamente, proprio mentre il Nidaime è fuori e del Nurarihyon non c'è la minima traccia, accadono i disastri!
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BABYSITTING

§§§

"Grazie dell'aiuto, Zen-kun! Se non ci fossi stato tu, non avremmo saputo come fare!"

Con un sorriso stanco e indebolito rivoltole da sotto il futon, Zen osservò il volto pieno e arrossato di Wakana, che cullava tra le braccia un piccolo Rikuo assonnato e addormentato, mentre Rihan, il marito, stava seduto accanto a lei,osservando l'amico con un misto di orgoglio e gratitudine.

"Sono io che dovrei ringraziare il piccoletto." notò lo yokai più anziano, fissando il bambino appisolato con tenerezza: "Però ti sei offerto di tenere Rikuo-chama mentre noi eravamo fuori." replicò testardamente la donna, sfregando la guancia contro quella paffuta del figlio prima di alzarsi, "Vi lascio da soli, io porto Rikuo-chama a fare la nanna" trillò lei, uscendo dalla stanza.

Il Secondo e il suo sottoposto rimasero in silenzio, con le orecchie tese a percepire l'allontanarsi del passo lieve della donna e il vociare indistinto degli yokai del clan Nura in lontananza.

"Ogni volta ti conci in modo peggiore, è incredibile quanto accudire un moccioso come Rikuo possa sfiancarti." ridacchiò Rihan, aspirando il fumo della sua pipa accesa: "Però a lui piaci, quindi dovrai prepararti ad altri incontri ravvicinati col più terribile yokai che tu abbia mai incontrato." scherzò lui con una leggera risatina.

"Ho l'impressione che sarà sempre peggio." provò a scherzare lui, venendo però interrotto da un improvviso e violento accesso di tosse, che sparse sulla trapunta candida un grumo di sangue scuro, lasciandolo al contempo spossato.

Rihan si sporse in avanti, sorreggendolo per impedirgli di strozzarsi con la propria saliva, e scrutandolo con preoccupazione mentre lo yokai si poggiava contro di lui: "Non dovresti sforzarti più del necessario, in fondo ieri sera sei rimasto coinvolto in un combattimento." notò il Secondo con serietà mentre lo aiutava a distendersi e gli passava un fazzoletto sulla bocca per ripulirla dai residui di sangue.

Zen sorrise appena, reclinando il capo sul cuscino: "Erano degli scarafaggi molesti. Aotabo e Kurotabo li hanno scacciati all'istante." lo rassicurò: "Si, ma a proteggere Rikuo dal loro capo sei stato tu.", "E lui ha protetto me."

Lo scambio di battute tra i due si concluse con il suono gorgogliante della risata del bimbo di casa, e il suo caratteristico zompettare sulle assi di legno poco fuori dalla porta scorrevole, che precedette la comparsa della sua ombra sulla carta sottile, seguita dal picchettio leggero della sua manina paffuta sull'intelaiatura in legno.

"Tou-chan! Niisan!" pigolò lui da fuori: "Entra, mocciosetto!" esclamò Rihan con entusiasmo, nascondendo la pipa e allargando le braccia per accogliere il figlio, che incespicava nei propri piedini avvolti dai calzini; il bel bimbo dagli occhioni color caramello s'aggrappò alle spalle del papà, ridendo allegramente e cercando di afferrargli i capelli con le dita tozze e grassocce.

"Ora fai il bravo, Rikuo, che Zen-san deve riposare." gli disse, prima di depositare semplicemente il fagottino in tutina rossa in grembo all'altro yokai, che lo fissò con stupore.

"Sono un paio di giorni che il mio vecchio non si fa vivo, credo sia il momento di andare a cercarlo. Chissà, magari qualche massaia l'ha pescato in casa propria e l'ha buttato dalla finestra con un colpo di scopa." rise il Secondo mentre si alzava, con il kimono disordinato al suo solito: "Rikuo-kun, ti affido Zen. Vedi di non farlo alzare."

Il volto del bimbo si accese di determinazione mentre si sedeva sul petto del più anziano con l'intento di farlo stare sdraiato; questi lo squadrò con accondiscenza: "Gaurda che pesi." gli disse con tono di finto rimprovero.

Rikuo scosse la testa, accomodandosi meglio: "Zen-niisan deve stare sdraiato come dice papà!" esclamò lui con maggiore entusiasmo, puntando i grandi occhioni color caramello su di lui, con tale intensità che, per un momento, allo yokai più anziano parve di rivedere quello sguardo raggelante di furia che lo scricciolo aveva sfoderato solo poche ore prima nel tentativo di difenderlo.

Era successo tutto forse troppo in fretta, a fatica Zen riusciva a ricordare la sequenza degli eventi: dall'uscita di Wakana e Rihan, che avevano lasciato il loro primogenito in custodia sua e degli altri yokai di casa, all'appisolarsi del bimbo sulle sue ginocchia dopo aver giocato a lungo sotto l'albero di ciliegio del cortile, poi il vociare continuo degli altri abitanti della casa, fino all'esplosione che aveva squassato le fondamenta della grande casa e gettato scompiglio tra loro.

E il rumore del clan Nura che scendeva in battaglia.

Ricordava vagamente che Rikuo si era svegliato, sfregandosi un occhio mentre lui cercava di portarlo in salvo prima di correre ad aiutare in battaglia, salvo essere colpito alle spalle da un corto pugnaletto che era stato infisso tra le sue costole.

Il dolore, poi la sensazione del sangue che scorreva, lasciandolo prostrato, e quei vermiciattoli che provenivano dalle campagne, Zen aveva riconosciuto l'odore nauseabondo di palude e acquitrini all'istante, ma la volontà ferrea di trascinarsi verso il piccolo, e terrorizzato, fagottino in tutina rossa che lo pungolava.

Lo aveva stretto tra le braccia, promettendo a sè stesso che sarebbe morto piuttosto che lasciarlo a quei vigliacchi.

E poi...

Rikuo gli era sgusciato via dalle braccia, parandosi davanti a lui: e pur se era ormai privo di forza, Zen aveva visto chiaramente la figuretta del suo protetto mentre, con sguardo fermo e incredibilmente crudele anche per gli standard degli yokai, cercava di difenderlo. Era incredibile l'aura demoniaca che sembrava provenire da quel corpicino così minuto e goffo, che scalciava disperatamente tanto più le dita fangose e callose di quello che sembrava essere il capo si stringevano attorno alla sua testa, strappandogli un gridolino di dolore.

Come se quelle urla lo avessero rinvigorito, Zen semplicemente era scattato e, dalla tasca del kimono, aveva tirato fuori uno dei suoi contenitori in legno, spargendone il contenuto sopra gli avversari, con tale rapidità che questi si erano ritrovati ricoperti dal veleno in pochissimi istanti.

Il liquido venefico luccicava minaccioso alla luce delle lanterne e della Luna piena sopra di loro, e ci volle poco meno di mezzo minuto perchè questi facesse effetto, facendo collassare gli avversari, ormai privi di vita, al suolo mentre un Rikuo singhiozzante precipitava tra le braccia di Zen.

Il chiasso della battaglia al cancello centrale sembrava essersi acquietato, seguito dalle grida di giubilo del clan mentre un sorriso sollevato andava allargandosi sul viso del più anziano allo stesso modo della macchia di sangue sul kimono.

Prima di svenire, l'ultima cosa che ricordava fu la paura che saettava negli occhi del piccolo.

Si era risvegliato nella stanza che solitamente occupava quando restava lì, con Rihan che gli fumava allegramente accanto.

"Zen-niisan starà bene?

La vocetta preoccupata del bambino lo strappò dai suoi pensieri, costringendolo a puntare su di lui uno sguardo il più possibile rassicurante, malgrado si sentisse peggio di uno straccio; allungò una mano a sfiorargli i capelli soffici e spettinati: "Dammi un paio di giorni e sarò di nuovo in piedi." gli disse.

Pur se con qualche dubbio, e con infinita cautela, Rikuo scese dalla sua posizione, gattonando fino ad arrivargli a pochi centimetri dal naso.

"La prossima volta tocca a te correre!" esclamò lo scricciolo con un grande sorriso, zompettando poi fuori dalla stanza.

Chissà, forse Rihan aveva proprio ragione, si ritrovò a pensare con un fremito: probabilmente, avrebbe dovuto fare ancora a lungo da babysitter a Rikuo, e non era proprio certo di uscirne tutto intero.

Oh beh, si ritrovò a pensare, prima di addormentarsi e cullato dalla voce del moccioso che gridava a gran voce il nome di Kubinashi: poco male, si disse, ciò che non uccide fortifica.

   
 
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