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Autore: Lim Poia    06/03/2012    4 recensioni
Autumn Harris è una scrittrice di romanzi rosa senza uno straccio di vita sentimentale.
Immaginatemi esattamente come una cuoca a dieta.
Ha rilasciato un'intervista che lei stessa ritiene patetica.
"Quindi?" incalza Shirley, osservandomi in attesa.
"Quindi" ripeto. "Diciamo che ecco, mmh... Ho molta fantasia."
Molta fantasia, certo, ma scarsa proprietà di linguaggio nelle situazioni critiche
.
Ma che inaspettatamente le aprirà le porte del successo.
Sarai la prossima protagonista nel programma 'Un giorno con la star!'
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fame ~




7. Autumn, respira!


«Autumn. Autumn! Autumn, svegliati!»
«Ancora due minuti» borbotto in risposta, girandomi dall’altra parte.
Lucas non demorde, sento il materasso abbassarsi sotto il suo peso e la sua mano tra i miei capelli.
Non capisco perché insista tanto, normalmente un mio sbuffo contrariato basterebbe a fargli cambiare idea.
«Autumn devi svegliarti» continua, cercando di togliermi il piumone.
Se ci riesce, lo uccido.
Prima mi sveglio e poi lo uccido.
«Lucas» piagnucolo, aggrappandomi alla mia unica fonte di calore. «Fa freddo, ho sonno… Quindi se non è una questione di vita o di morte lasciami stare».
«È una questione di vita o di morte, Autumn. Mark Mitchell e tutta la sua troupe sono qui» spiega velocemente.
Scatto a sedere, improvvisamente sveglia.
Il piumone è scivolato dal mio corpo, ma non ho più freddo.
Anzi, ho caldo. Tanto, tanto caldo.
Calore, mal di stomaco e capogiro.
«Non dovevi alzarti così in fretta, sei tutta rossa…» mi rimprovera Lucas. «Stai bene?»
Sto bene? No, per niente.
Credo mi stia venendo anche un attacco di panico, tra le altre cose.
«Non potevi dirmelo subito?» gli domando, scagliando tutta la mia frustrazione su di lui.
Mi lancia un’occhiataccia. «Secondo te, cosa stavo tentando di fare?»
«Mi dispiace» mi affretto a scusarmi. «Hai ragione. È solo che… Mi rende nervosa. Sono le…» guardo la sveglia sul comodino. «Sono le sette e trenta e lui è già qui».
Sette e trenta?
Non ricordo di aver letto niente riguardo a orari così inopportuni nel contratto.
«Ti rende nervosa? Ma davvero? Non me n‘ero minimamente accorto. In quest’ultima settimana non hai fatto altro che sbraitare, inveire e urlare, maledicendo il nome di Mark Mitchell ogni volta che ti capitava l’occasione. Ma, oltre a questo, nulla mi avrebbe portato a una tale conclusione».
«Non è il momento di ironizzare».
«È sempre il momento di ironizzare».
«Sono sveglia da neanche cinque minuti e l‘idea di ucciderti mi è balenata in testa già due volte. Se fossi in te, io non sfiderei la sorte».
Alza le mani in segno di resa. «Tranquilla, io mi faccio da parte. Sono più che sicuro che non sarai così dispiaciuta nel concentrare il tuo istinto omicida in un altro soggetto» mi sorride, aprendo la porta della mia camera. «Ah, quasi dimenticavo. Il soggetto ti sta aspettando in sala. Io, invece, mi nascondo nella mia stanza, lontano da possibili catastrofi» aggiunge, prima di uscire.
Posso farcela.
Posso farcela.
Devo farcela.
Sospiro.
Lucas ha detto che Mark è in sala, okay.
Il bagno è a un passo da qui e lui è in sala.
Sì.
Quindi con la dovuta attenzione potrei entrare in bagno, passando inosservata, e darmi una parvenza di normalità, ovvero doccia, denti e vestiti.
Posso farcela.
Posso farcela.
Devo farcela.
Prendo il cambio, apro lentamente la porta e sono fuori.
Quattro secondi e la mia mano tocca la maniglia.
Sette secondi e un piede è già dentro.
Otto secondi e il mio piano di fuga va a farsi benedire.
Merda.
«Autumn, la stavamo giusto aspettando».
Ma non mi dire.
Mi giro verso di lui, costringendomi a sorridere.
Il risultato? Una smorfia insofferente.
«E io stavo giusto venendo da voi».
«Quello è il bagno» obietta, avvicinandosi.
Lo so, pezzo di idiota, è casa mia.
«Infatti… Volevo prima…»
Oh santo cielo, anche le star fanno pipì, no?!
«Bel pigiama» mi interrompe. «Sono orsacchiotti?»
È di fronte a me, un po’ troppo vicino per i miei gusti, e mi guarda, sorridendo apertamente. «Delizioso».
Mi sta prendendo in giro e neanche troppo velatamente.
Dannato Mitchell.
«Grazie mille» taglio corto, la mia nuova filosofia è ‘non insultarlo’, non davanti a lui almeno. «Se mi dà un momento, vi raggiungo subito».
«Perché parla così piano e con la testa bassa?»
Perché non ti fai gli affari tuoi?
«Non ho la testa bassa» nego.
Si accovaccia, arrivando alla mia altezza. «Ah no?»
Serro le labbra e trattengo il respiro.
Okay, sì, ma è prima mattina e non ho ancora avuto modo di lavarmi i denti e si sa che l’alito a quest’ora non profuma certo di menta. Vorrei evitare un’altra figuraccia.
Gli orsacchiotti non bastano?
«Senta» mi allontano e con una mano sul suo petto delicatamente lo spingo via. Non è mai troppa la distanza. «Un minuto e sono da voi».
Non gli do il tempo di ribattere che scappo in bagno, chiudendomi la porta alle spalle.
Non ho tutta questa pazienza, proprio no.
Sbuffo.
Sembra davvero muscoloso, però…
No, Autumn, no.



«Oddio».
Non mi sento più le gambe, i piedi chiedono pietà e l’aria… L’aria non è sufficiente. «Non stiamo andando un po‘ troppo velocemente?» chiedo, provando a regolarizzare il respiro e il battito cardiaco.
«No».
No?
E quindi perché credo di poter morire da un momento all’altro?
Perché sei fuori allenamento e ti rimpinzi di schifezze tutto il giorno.
Ah, già.
E perché, invece di star sdraiata sul divano a ingozzarmi di patatine, sono qui a correre a perdifiato?
Perché hai firmato uno stupido contratto per partecipare a un’altrettanto stupida trasmissione.
Chiaro.
Grazie unico neurone funzionante per aver ricapitolato la situazione.
Non mi arriva abbastanza ossigeno al cervello, sto per svenire, sì.
«Fermiamoci».
Non sono sicura di averlo detto, potrei anche solo averlo pensato.
Le mie capacità motorie e mentali sono notevolmente danneggiate al momento, in queste condizioni potrei fare di tutto senza rendermene conto.
Correre per me è un po’ come bere.
Mi annebbia, mi confonde.
Mi rende…
«Attenta!»
Instabile.
Ginocchia e mani per terra, perfetto.
Spero solo che questa caduta non vada in onda.
Posso non rialzarmi?
«Tutto bene, Autumn?» mi domanda Mark, aiutandomi a tirarmi su.
«Non ce la faccio più».
E questo, purtroppo, sono certa di averlo detto.
«Sono solo venti minuti che corriamo» mi fa notare.
Solo?
«Non sono abituata» e non c’è bisogno che tu metta il dito nella piaga.
«Si vede» commenta, fissandomi e soffermandosi sui i miei fianchi, le mie cosce e il mio sedere.
«Sì, sono grassa e allora?»
Ho detto anche questo, ma non ne frega niente.
«Non ho detto che sei grassa!» si difende.
«Non mi dia del tu!» gli urlo contro e lui mi guarda con una strana espressione dipinta sul viso, come dire ‘e questo cosa diavolo c’entra?’. «Sono stufa! Ha detto che mi apprezzava per la mia onestà, bene: questa non sono io! Non faccio jogging di prima mattina e neanche nel tardo pomeriggio e sì, si vede… Quindi perché propinare alle persone una bugia? Io dovrei essere la star, ma questa non è la mia giornata!»
Sospiro profondamente, cercando di riacquistare un minimo di lucidità.
«Quindi cosa vuole fare?»
Andare a casa e buttarmi a peso morto sul letto.
«Stabilire delle regole. Se realmente mi vuole come ospite nel suo programma, dovrà accettare alcune condizioni».
Ma non si faccia problemi, dica pure di no a tutto!
«Ne possiamo parlare. Ci sediamo?» chiede, indicando una panchina.
«Questo sono in grado di farlo» borbotto.
Mi guarda spudoratamente il sedere. «Si vede» ridacchia.
«Mi sta prendendo in giro?» domando, sedendomi.
«Solo un po’».
«Divertente» sbuffo.
«Decisamente» sorride e mi fissa in modo strano... Quasi… Complice?
E mi piace.
Cioè, non lui.
Il modo in cui mi guarda…
Cioè, neanche…
Solo che…
Magari…
È davvero cambiato dai tempi della scuola.
Autumn, respira!



«Pronto?»
«Non sei Lucas».
«No, sono il suo ragazzo focoso
Sorrido. «Ciao John, Lucy è lì?»
«No, è sotto la doccia. Sai, dopo quello che abbiamo fatto, ne aveva proprio bisogno».
Soffoco in tempo un mezzo risolino. «Lucas sarebbe felice di sapere che mi rendi partecipe di ciò che fate».
«Beh, cosa c’è di male? In fondo già lo sai, non è una novità».
«No, ma a Lucas non fa piacere che tu mi racconti certe cose».
«Non posso dirti che si sta facendo la doccia dopo esser stati in palestra?»
Palestra? Ginnastica da letto?
«Palestra?»
«Sì».
«Ah».
«Cos’avevi capito?»
«Niente!» rispondo, troppo velocemente.
«Autumn…»
«Niente!» nego di nuovo. «Cioè…»
Per fortuna non può vedermi.
«Sì…?»
«Altro!»
«Altro?…Oh! Aaah. AUTUMN!»
«Ho frainteso, può capitare. Tu non sei stato chiaro! E non far finta di scandalizzarti, sei peggio di me!» mi difendo.
Nessuna risposta.
«John?»
«Autumn?»
«Lucas!»
«John è in preda a una crisi isterica, sta ridendo come un matto. Si può sapere cosa gli hai detto?»
«Uhm, nulla. Ho capito male una cosa… E poi ridere fa bene, quindi dovresti ringraziarmi» mi sto arrampicando sugli specchi, sì. «Piuttosto, non sei curioso di sapere perché ti ho chiamato?»
Lo sento sospirare. «So già perché mi hai chiamato».
«Ah sì? E perché?»
«Per darmi una spiegazione dettagliata di quello che ti è successo oggi, di quanto è stato odioso Mitchell, di quanto la tua vita faccia schifo…»
«Sono così prevedibile e patetica?»
«Esatto».
«Comunque» riprende dopo qualche istante. «Com’è andata?»
Sorrido, felice di potermi lamentare.
«Male, poi un pochino meglio. Poi bene e poi ancora male».
«Perché?»
«Credo che inizi a starmi simpatico».
«E questo è un male?»
«È assolutamente un male, sì. Lucas, come puoi non capire?»
«Autumn, io non ti capirò mai».
«Ma non ero prevedibile e patetica?»
«Solo patetica».
«Grazie» mormoro a denti stretti. «John, si è ripreso?»
«Più o meno, ma cosa gli hai detto?»
«Sono sotto casa, ci vediamo tra…» scale o ascensore? Ascensore! «Tre minuti».
«Siamo da John».
«Uh, quindi anche lui ha una casa?»
«Stronza. Ci vediamo più tardi».
«Salutamelo! A dopo».
Chiudo la conversazione e lancio il cellulare nella borsa.
Entro nel portone e prenoto l’ascensore.
Non mi sento più le gambe, probabilmente se non fossi tremendamente schizzinosa, mi lascerei cadere per terra, aspettando che qualche anima mia – Lucas con l’aiuto di John – mi raccolga.
Finalmente l’ascensore arriva e io mi fiondo dentro.
Premo il pulsante numero cinque e mi rilasso.
L’unica cosa a cui riesco a pensare è bagno, acqua calda e Mitchell.
No, lui no!
Non posso cadere nel più stupido dei cliché.
Bagno caldo, bagno caldo, bagno caldo.
Il dlin mi avverte che sono arrivata, le porte si aprono, ma io rimango ferma.
Immobile.
«Autumn, ciao».
«Che ci fai tu qui?»
Non posso crederci.
Non può essere lui.
Non lo vedo da…
«Volevo farti una sorpresa e dalla tua faccia, direi di esserci riuscito. Sorpresa!»
Da quando mi ha lasciato per inseguire il suo sogno.
«James».
Autumn, respira!







Ehm, sinceramente non so cosa dire.
L’ultimo aggiornamento risale a quasi due anni fa e dubito che qualcuno dei vecchi recensori stia ancora aspettando un seguito… Quindi prendete questa storia come nuova, o quasi.
Avevo voglia di scrivere un’originale, qualcosa che potesse essere solo mio e ho pensato di riprendere in mano questa storia, l’unica ancora presente nella mia pagina a non essere conclusa.
Ci tengo particolarmente, nonostante tutto, è pur sempre la mia prima originale…
Detto questo, mi piacerebbe ricevere qualche parere, negativo o positivo che sia.
Giusto per sapere se ho fatto bene o meno a riprovarci.
Questo è un “nuovo inizio”, se qualcosa non vi è chiaro, lo sarà presto.
Grazie a tutti. (:
(sempre se qualcuno ci sia XD)
Olimpia.

  
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