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Autore: ChiakiRhapsody    06/03/2012    4 recensioni
Vuoto.
Nulla.
Il bianco etereo del vuoto riempiva tutto.
Silenzio.
Improvvisamente. Un suono! Come una magia, come a voler rompere il vuoto.
Una nota pura, una goccia di pioggia che cade nel deserto.
La storia di un ragazzo che darà tutto per la musica.
Receniste in tanti grazie ;D
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prelude of a Crescendo

Rhapsody of notes

 

-Capitolo 3: Prelude of a Crescendo-

Ero contento di tutto ciò che mi era capitato il giorno prima, di come Helena ricambiasse i miei sentimenti, di cosa provassimo entrambi.
Tuttavia dovevo assolutamente prepararmi per lo spettacolo di fine anno, ormai il tempo stringeva ed i pezzi che dovevo portare erano difficili.
Fu l’unica volta in cui il mio insegnante mi fece scegliere cosa suonare.
Scelsi due brani di Rachmaninoff e uno di Gershwin.
Volevo esprimere tutto me stesso in quel concerto: infatti i pezzi erano il Preludio in Sol minore, il Concerto per pianoforte n°2 di Rachmaninoff e il Concerto in Fa di Gershwin.
Avevo deciso, infatti, di provare a fare un concerto con l’intera orchestra, per esprimere a pieno la musica che arrivava da dentro.
Quando provavo quei pezzi, ci mettevo tutto me stesso.

Rachmaninoff era un genio! Mai vista tanta espressività, nemmeno nei notturni di Chopin.
La sua musica mi scorreva nelle vene e arrivava fino alle dita che si muovevano, aggraziate, sui tasti del pianoforte.
Quegli accordi minori, tristi e impulsivi.
Non riesco a trovare le parole per descrivere quelle emozioni; quando suono ho il fiato mozzato e nessuna parola riuscirà mai ad esprimere cosa provavo suonando quel preludio, che mi distoglieva da qualsiasi cosa, facendomi abbandonare questo mondo.
QUELLA MUSICA ERA PARADISIACA!
Note su note, frammenti di anima su altri frammenti di anima, emozione su emozione.
In quel preludio il ritmo era qualcosa di stupendo.
Sembrava che sia io che il pianoforte stessimo danzando in una gigantesca sala vuota, dove tutto rimbombava... e così facendo era come se venti pianoforti stessero suonando tutti perfettamente sincronizzati.
Sotto quel soffitto completamente di vetro, che rifletteva tutta la luce, io ed il mio miglior amico scivolavamo su mille note, arpeggi, accordi, glissando... ma soprattutto, sulle onde del mio cuore, che, come in un mare in tempesta, si abbattevano su alte scogliere di roccia, producendo una forza che superava tutto.

E con un brevissimo arpeggio delicato, terminai il pezzo.
I miei occhi erano spalancati ancora verso quella porta che conduceva ad un altro mondo, scoperto grazie alla musica.

Il giorno dopo ci sarebbero state le prove generali, prima del gran concerto: ero così eccitato!

Fortunatamente andarono bene, anche perché tra me e il primo violino c’era una grande intesa.

Ecco, che fu “quel” sabato... ero così felice e ansioso al tempo stesso!
Mi presi il giorno libero da scuola, in modo da ripassare tutta la giornata.
Mi ammazzai di scale ed esercizi per avere mani sciolte al cento per cento e suonai i tre brani che avrei dovuto portare, circa dieci volte ciascuno.
Per colpa dell'ansia non riuscivo a fermarmi.

Alle sette ero all’auditorium, non riuscivo a stare fermo.
Tutta quell’ansia.
Rilessi un centinaio di volte gli spartiti per vedere se li avevo memorizzati bene.

Già alle 7:30 iniziò ad arrivare la gente.
Pian piano tutto si stava riempiendo e alle otto meno dieci, era già colmo di gente.

Tutti i membri dell’orchestra allora entrarono in sala accompagnati da un grande applauso e si sistemarono ai loro posti.
Robert, il primo violino, mi disse: “ Non devi preoccuparti, tu continua a suonare la tua musica senza pensare a nulla, a tutto il resto ci penso io”. Mentre varcava la soglia del palco mi lanciò un sorriso rassicurante.
I veri amici ci sono sempre.

Dopo pochi minuti di silenzio entrai, seguito dal direttore d’orchestra, Arthur.
Subito un grande applauso ci accolse, non sapevo se sorridere o se rimanere con un espressione composta; non avevo idea di cosa fare!
Arrivato di fronte al pubblico, feci un piccolo inchino, e dopo aver stretto la mano a Robert, mi sedetti sulla panchetta.

Come primo brano feci il Preludio in Sol minore di Rachmaninoff.
Ad un certo punto stavo per sbagliare, ma fortunatamente la mia mano non si aggrovigliò.

Finito il Preludio, un grandissimo applauso si alzò dalla platea. Ero così emozionato, ma la parte più difficile doveva ancora arrivare, con il Concerto in Fa di Gershwin.

Un piccolo sguardo di Arthur, poi la sua mano si levò in alto e batté il tempo. Subito seguirono i timpani e i piatti con il sottofondo degli archi. La musica era semplice e orecchiabile. Gli ottoni, poi, iniziarono un piccolo crescendo, sostenuti dagli archi e dai piatti che battevano le varie battute.
Poi ecco, come dal nulla, me!
Tutta l’orchestra si fermò lasciandomi tutta la scena.
Piccoli arpeggi e contrasti caratterizzavano la musica del grandissimo Gershwin.
Tanti piccoli singhiozzi, che confluivano poi in una melodia scorrevole e leggera, che mi portava ai piani più alti del paradiso. 
Poi d’improvviso un arpeggio discendente. 
Ecco che tutto ritornava alla grande metropoli da cui era partito. La gioia si sentiva nell’aria.

Io, l’orchestra, la musica. 

Tutto ricordava una gigantesca città dove, però, la vita non scorreva frenetica, anzi!
Tutto era tranquillo e rilassante.
In quella città, che con la mia mente stavo visitando, la neve scendeva dolcemente sui tetti dei grattacieli, la gente pattinava sulle piste immacolate ed i bambini giocavano nei parchi.
Ecco che dal finale del primo movimento, molto ritmato e divertente, si passò ad un secondo movimento pacato e tranquillo, e, forse, quello che vidi nella mia mente era un qualsiasi pendolare di quell’enorme città, che tutte le mattine faceva sempre lo stesso viaggio monotono da casa sua all’ufficio.
Ma solo la sera tornato da quel suo noioso lavoro, si sfogava il più possibile al pianoforte, rendendo quella sua vita semplice e triste, una felice e spensierata.
Soprattutto alla donna che tanto amava, che vicino a lui cantava con la sua stupenda voce.
La sua fantasia volava libera sopra quella gigantesca metropoli andando a visitare altri posti, che spesso erano rilassavano la sua mente impazzita per il lavoro.
Di botto entrò il terzo movimento, il più frenetico di tutti.
A questo non diedi mai un’interpretazione vera e propria.
Questo pezzo andava solo suonato con il cuore, lasciandosi liberi di volare con la fantasia.
Le note rimbalzavano da una parte all’altra.

Era forse proprio questo quel brano di Gershwin la massima espressione dell’anima? 

No di certo. Infatti, finito anche quel meraviglioso movimento, e dopo che il pubblico ci ebbe acclamato con forti applausi, iniziò il brano più emozionante di tutta la serata.
Però una cosa che mi lasciò stupefatto accadde prima dell’inizio dell’esecuzione.
Infatti, il direttore, mi si porse all’orecchio e mi disse sottovoce: “ Questa è la tua occasione di farti notare, sfruttala!”
Dette quelle parole, s’inchinò di fronte a tutta la platea e se ne andò dal palco.
Per qualche secondo rimasi sbigottito. Poi ripensando alle parole che mi aveva detto capii che era il mio momento.
Feci un cenno a Robert, e riportai lo sguardo sulla tastiera. 
Era il mio momento per condurre!

Dal nulla, una goccia cadde nel vuoto, poi un’altra, poi un’altra ancora.
Otto gocce caddero dal nulla.
Poi solo una cascata di note, arpeggi che venivano dal mio cuore furono subito eseguiti dalle mie dita. 
Non si sentiva nulla, apparte il pianoforte.
Poi gli archi entrarono sottovoce come appoggio alla melodia del pianoforte.
Ecco che iniziò la parte più espressiva, con sbalzi pieni di emozioni, sentimenti, di Amore.
Quel turbinio di note, quella cascata di sentimenti, tutto era magico.
L’orchestra mi seguiva perfettamente, nemmeno un intoppo.
Poi i fiati ripresero la melodia mentre io dal pianoforte li dirigevo. 
Subito iniziò un crescendo che però si fermò presto, per tornare alla delicatezza degli arpeggi.
Le note come petali di rosa cadevano dal cielo.
Poco dopo un forte crescendo animo tutto.
E con 3 accordi tutto si concluse nel silenzio da dove era partito.

Tutta la platea si alzo in piedi e applaudì. 
Non ce la feci a non commuovermi.
Abbracciai allora Robert, e insieme ci inchinammo di fronte a quel meraviglioso pubblico.

Poco dopo, dietro le quinte, venne un signore che rivolgendosi a me mi fece una proposta che mi lasciò a bocca aperta: mi chiese se volevo entrare al suo corso di direzione d’orchestra. 
Come poter rifiutare una proposta del genere. Così accettai.
Quel giorno per me era stato meraviglioso.

Continua….

Nota dell’autore:
Mi sono ammazzato per scrivere questo capitolo. Spero che vi piaccia. 
Credo che però mi prenderò una piccola pausa per scegliere bene i brani per il prossimo capitolo intanto vi metto i link :

Preludio in Sol minore di Rachmaninoff

http://www.youtube.com/watch?v=4QB7ugJnHgs

Concerto per pianoforte n° 2 di Rachamaninoff

http://www.youtube.com/watch?v=x8l37utZxMQ

Concerto in Fa di Gershwin

1 mov. Parte 1 http://www.youtube.com/watch?v=usnXnzeciG4 
            Parte 2 http://www.youtube.com/watch?v=YzjK_F7v4HM&feature=related

2 mov. Parte 1 http://www.youtube.com/watch?v=ON7J1wzK0FU&feature=related
            Parte 2 http://www.youtube.com/watch?v=n_GB7kb-klg&feature=related

3 mov              http://www.youtube.com/watch?v=8zIe8FzV74U&feature=related

   
 
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