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Autore: Kadma32    10/10/2006    7 recensioni
Che cosa può provare Billie Joe cantando Wake me up when September ends davanti a 65.000 persone? L'ho scritta dopo due terrificanti ore di compito in classe di Latino!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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            Credo che l’agitazione stia per raggiungere il livello massimo consentito dai miei nervi.   L’adrenalina pulsa e tutto il resto anche. Ma insomma, credo che sia abbastanza normale quando ti ritrovi a dover uscire a cantare le tue canzoni davanti a un pubblico che dovrebbe raggiungere i 65.000 spettatori. Sarà il più grande spettacolo mai visto nella storia del punk… questo è quello che vorrei sentirmi dire quando il concerto sarà finito, perché adesso la mia mente sta esaminando tutte le possibili disgrazie che potrebbero succedere mentre staremo tenendo il concerto. Potrebbe caderci addosso le luminarie       , potrebbe succedere un black out elettrico, così rimarremo tutti al buio e dire che per quanto riesca a strillare, non credo proprio di poter arrivare a cantare senza microfono, potrei cadere dal palco, potrei prendere la stecca più colossale della mia vita….cosa che alla fine potrebbe essere  la cosa più probabile, soprattutto se penso a quando toccherà cantare Wake me up!!!! Quella canzone la amo e la odio, è la mia croce e delizia, mi fa provare sentimenti terribili e meravigliosi, e soprattutto mi fa venire un gruppo in gola, tanto che sembra che un rospo voglia saltare fuori dalla gola….Cazzo! Lo so, è più forte di me, arriva un momento che sento la voce tremare, rivivo quei momenti che hanno lasciato quel segno che poi ha ispirato la canzone….speriamo che questa volta vado tutto bene.  Guardo Mike e Trè che stanno cercando di mantenere i nervi saldi per quanto è possibile. Trè sta giocando a fare il giocoliere con le bacchette della batteria, e direi che ci sta riuscendo anche abbastanza bene, o meglio, mi correggo, sono entrambe cadute e una è rotolata sotto il divano.

            -Cazzo!!!!- fa Trè, reazione che probabilmente tutta la popolazione mondiale avrebbe avuto. Le riesce a riprendere spostando il divano e le trova completamente impolverate.

            -Da quanto tempo non si spolvera qua dietro?-chiede, un po’ infastidito

            -Da quando ti sei licenziato- dice Mike prendendolo in giro, che poi è la prima frase che dice da mezz’ora.

              Mike sta seduto su una poltrona rossa tutta sgangherata. E’ la poltrona più brutta che abbia mai visto, ma è molto comoda. A parte la frase di prima si è chiuso in un discreto mutismo, che significa che sta pensando a una qualche possibile via di fuga,  ma ormai non c’è più nessuna possibilità di fuga. 

            Jason era andato a prendere un qualcosa da bere, e non capisco perché non sia ancora arrivato. Non faccio in tempo a pensare questa frase che entra Jason di corsa e dice:

            -Mi hanno detto che dobbiamo prepararci-

            -Fantastico- dice Mike sbuffando. Probabilmente il fantastico era ironico.

            -Avanti popolo, alla riscossa- se ne esce Trè, con la sua solita energia –In culo alla balena a tutti-

            -Speriamo che non- rispondo, senza neanche farci troppo caso. Mike mi guarda bieco, sia lui che gli altri sanno quanto sia importante per me Wake me up when September ends.

            -Pronto?- mi fa

            -Io sono nato pronto-replicò io ridendo –Andiamo e facciamo di questa la serata migliore nella vita di tutte le persone là fuori-

            -Puoi giurarci- risponde lui, con un sorriso di sfida, rivolto non a me, ma al Destino e a se stesso.

             Prendo un bel respiro e partenza, infondo, cominciamo con American Idiot, una scarica di adrenalina come quella non può essere un inizio migliore.

 

            Ecco che ci siamo, siamo arrivati a Wake me up….che abbiamo messo alla fine del concerto, quando arrivi a un momento in cui sei completamente bagnato di sudore, ma sei anche pervaso da una strana sensazione che non vorresti finisse mai, divertimento, gioia, non so neanche bene come descriverla, credo che se non l’hai mai provata  non si può capire.

            Beh, adesso però ricomponiamoci e cominciamo.

            -This song is called “Wake me up when September ends”- tanto vale annunciare a tutti il titolo, magari c’è qualcuno che non la conosce! Non credo, ma tanto vale!

            Comincio a cantare, e immediatamente le luci si abbassano e le mani dei ragazzi si alzano, quasi tutte stringono in mano un accendino acceso.  Credo che sia uno spettacolo meraviglioso, tutte quelle luci accese che ondeggiano nell’oscurità che improvvisamente ha invaso il prato. Le note della mia chitarra si uniscono in un’unica melodia con  la mia voce, che per adesso va… It comes to rain again, falling from the stars….

            Adesso Trè dovrebbe immettersi nel flusso musicale, e io salto su uno dei cubi neri e batto le mani seguendo il ritmo. Anche i ragazzi fanno lo stesso, sembrano quasi vivere delle emozioni nuove, le emozioni che noi gli trasmettiamo.

 

            In quel momento ho un flash, mi rivedo….mi rivedo lì, nella mia camera, rintanato nell’angolo più lontano dalla porta, che ho bloccato spostando il letto. Nessuno deve entrare, nessuno deve rompere, ci sono solo io, con la mia chitarra e il mio dolore e con un’unica domanda….Perchè? Comincio a gridare…Perché, perché mio padre è dovuto morire? Che giustizia c’è in questo? Ha lasciato sei figli e sua moglie da soli!!!!Perchè? Grido come un forsennato, ma non me ne importa niente, niente!!!!

           

            Riapro gli occhi sul mondo e mi stupisco di non essere nella mia camera, ma si esseri lì a cantare la canzone del mio dolore, del dolore antico  che risale alla ferita che si aprì quando avevo dieci anni, e non si è mai più risanata. Metto allora più forza nella voce e nel suonare, per non pensare. Ma non mi riesce, torno sempre a pensare a quel momento. Sfogo energia gridando:
            -Englaaaaaaaand!!!!!-

 

Ritorna il ritornello e ritorna il dolore. In quel momento mi ricordo, ho gridato tanto, ho pianto tanto, e, visto che dovevo in qualche modo sfogare la rabbia, ho preso la chitarra e l’ho sbattuta contro l’armadio, tanto che ho rotto un’anta. Probabilmente ero spinto da una forza aliena, perché non credo che un normale bambino di dieci anni potrebbe riuscire a scardinare un’anta con la sua chitarra. Sento la mamma che corre fino alla porta di camera mia, prova ad aprire ma non ci riesce, per via del letto, allora, preoccupata, fa:

            -Billie, Billie!!!-. Io non riesco neanche a parlare. So infatti che se ci avessi provato sarei scoppiato di nuovo a piangere e se l’avessi fatto sarei diventato peggio di mia sorella Anne. Allora mi limito a suonare tre corde della chitarra, per far sentire che sto bene.

            -Per qualunque cosa, chiama-risponde lei, tornando anche lei in camera sua a piangere, sul letto matrimoniale che ora occuperà da sola.

            Vorrei addormentarmi e svegliarmi quando il fottutissimo mese di settembre sarà finito!

           

            Riapro gli occhi, ma li richiudo subito. Non voglio che mi si veda piangere. La voce mi manca, non so come faccio a essere ancora in piedi, quasi non riesco a respirare.

            Riesco a aprire gli occhi senza che nessuna lacrima scenda e poi …. vedo tutte le persone che sono lì per sentirci suonare che vivono con me questa canzone. Vedo gli occhi dei ragazzi che stanno sotto il palco che mi guardano. Cantano, gridano e alcuni piangono, perché….? Ma perchè il dolore è comune a tutti, non solo a me, e questo ci rende una grande famiglia.

            Sento vicino Mike e Trè, che stanno dando il massimo di loro stessi in quella canzone… Guardo in alto e vedo quante stelle hanno colorato il cielo nero.  Non so se c’è qualcuno, ma so che mio padre, nonostante mi abbia lasciato quando avevo solo dieci anni, è ancora con me e in me , che mi aiuta nella crescita dei miei figli, la mia ragione di vita.  Non mi ha mai abbandonato, lo sento con me….  

            -Wake me up when September ends!- gridò come ultima frase della canzone, gridando la stessa frase che volevo diventasse realtà quando ero piccolo.  La canzone è finita, e, mentre faccio l’ultimo arpeggio, chiudo gli occhi e riprendo fiato. Mi appare l’ultima immagine di mio padre che custodisco gelosamente nel mio cuore, il ricordo dell’ultima volta che siamo andati al parco insieme a giocare. Poi siamo tornati e mi ha fatto trovare la mia  prima chitarra come regalo. Quella giornata rimarrà per sempre un ricordo carissimo.

            Beh, prima di Boulevard of broken dreams c’è Minority! Meno male, era improponibile mettere due pezzi da novanta come Wake e Boulevard uno dietro l’altro!

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