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Autore: pinzy81    09/03/2012    12 recensioni
Questa one-shot è stata scritta per il contest “Fool, say my MUSE to me; look in to my heart, and write” di Roberta’87.
Ci sono Emily, Leah e Sam. C’è sofferenza, rabbia, inganno, ma anche amore e passione. Questa è la mia versione dei fatti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Young, Leah Clearweater, Sam Uley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Questa one-shot è stata scritta per il contest “Fool, say my MUSE to me; look in to my heart, and write” di Roberta’87.
Il fato ha voluto assegnarmi la canzone “I belong to you” dei Muse e il personaggio di Sam Uley e io mi sono detta ‘Mai accoppiata è stata più azzeccata!’. Ma sono stata una sciocca a pensare, da romanticona quale sono, che potesse venirne fuori qualcosa di sdolcinato. La prima cosa che ho fatto è stata ascoltare la canzone nella versione della colonna sonora del film e quello che ho percepito è stato un forte senso di disperazione. Mi sono detta che i Muse non intendevano dire ‘I belong to you’ come una cosa bella, ma come un qualcosa a cui si deve sottostare. Niente romanticismo, solo sofferenza.
La storia si è scritta da sé, anche se sono incappata nel fantomatico blocco dello scrittore, e “sembra” che il risultato piaccia. L’appartenenza di Sam ad Emily e viceversa è una cosa che mi ha infastidito molto nella storia di Twilight, sarà perché Leah, l’unica che ne fa  effettivamente le spese, è uno dei miei personaggi preferiti. Eppure sono riuscita a costruirci su una storia. Direi che è un mio piccolo vanto e non per l’eccellenza della one shot, che sta solo a Roberta giudicare, ma per l’antipatia per il contesto che non è riuscita a fermarmi. Perciò grazie Roby per aver indetto il contest; sono sempre più convinta che questi concorsi non servano per vantarsi del posto guadagnato, ma per fare un ottimo esercizio scrittorio.

 

 
 
- I BELONG TO YOU -

 

 

Da ragazzino anche Sam aveva avuto la sua piccola crisi adolescenziale.
Vivere nella convinzione di potere e dovere essere migliore di colui che lo aveva messo al mondo, sobbarcarsi la responsabilità di sostenere una famiglia, era troppo per un adolescente che vedeva tutti i suoi amici vivere con leggerezza. Gli altri volavano, lui invece camminava carponi.
Perciò lo aveva fatto. Si era recato sulla cima di First Beach e si era tuffato in acqua. Per sentirsi libero, per sentirsi incosciente, per sentirsi vivo.
Aveva lottato contro la corrente che lo trascinava giù con la poca riserva d’ossigeno accumulata durante il volo, quella rimasta  dopo l’urlo liberatorio del volo. Quando era riemerso aveva respirato a pieni polmoni, come se fosse stato il suo primo respiro, come se fosse di nuovo venuto al mondo. E proprio come un neonato aveva pianto, perché non era bastato un salto dalla scogliera a togliergli quel peso dalle spalle.
 
Riemergere dal buio che hanno rappresentato quelle settimane di paura e disorientamento, ritrovarsi umano al risveglio nella foresta dopo tanto tempo, è proprio come riaffiorare dall’oceano e fa male dentro proprio come quella volta. Non ci sono lacrime stavolta, anche se effettivamente è rinato per una seconda volta nella sua pelle umana, perché Sam sente che non sarà l’ultima volta che succederà e che, quindi, dovrà farci l’abitudine. E il peso sulle spalle, quello che lo ha sempre fatto camminare curvo, è raddoppiato e anche a quello dovrà farci l’abitudine.
Mancano ancora alcune ore all’alba perciò Sam riesce a sgattaiolare in casa senza incontrare anima viva. Lo accoglie il profumo dei muffin di sua madre, che ora gli sembra ancora più buono e in pochi minuti i dolci sono spariti dalla tavola. È vorace, sente l’urgenza di saziarsi di tutto.
Ci mette poco a vestirsi, ha appena il tempo di registrare che i suoi abiti gli vanno stretti, ma non importa, ora deve vedere lei. Poi si rende conto che sta sorgendo il sole e quasi certamente Leah sta dormendo al sicuro nel suo letto. Il corpo trema, si è agitato e non sa nemmeno perché: potrà vederla fra poco, potrà stringerla fra poco, potrà dirle che la ama tra poco. Ma nient’altro. Dovrà mentire, dovrà tenere per sé come ha passato questi giorni, dovrà inventarsi una buona scusa perché Leah è una tosta e non si berrà una balla qualsiasi.
- Sam? - la voce di sua madre viene dal corridoio. L’ha fatta preoccupare, ha fatto preoccupare tutti.
- Si, mamma. Stai tranquilla, va tutto bene. Torna a dormire.
E mentre lo dice alla donna lo ripete a sé stesso. Il tremore si ferma piano piano: è come rallentare il respiro prima di un’apnea, sta tutto nel convincersi che va bene. Va tutto bene.
- Sei tornato! - Ma una mamma è pur sempre una mamma e lui è stato lontano per troppo tempo. Le braccia sottili della donna lo stringono - Non farmi mai più una cosa simile. - gli dice afferrandolo per il mento - Sparire per tutto questo tempo… Sono morta di paura.
- Scusa, non capiterà più. Non sparirò più, te lo giuro.
Non bastano quelle parole a convincere sua madre, però. Dopo aver infilato la vestaglia Allison lo fa sedere a tavola e gli prepara la colazione. Non lo perde di vista neanche per un secondo, pur essendo conscia del fatto che non basterà quello a trattenerlo, se vorrà andarsene come ha fatto suo padre anni prima.
La fame è placata, la voglia di sapere ancora no, ma per quello ci sarà tempo. Ora Sam ha qualcosa di più importante da fare.
- Dove vai? - domanda la donna, con l’angoscia nella gola. Non vuole vederlo andar via, non più.
- Da Leah.
 
***
 
È fuori casa, seduta sotto il portico. Sorseggia del caffè fumante e non si preoccupa se il liquido è ancora caldo, ora come ora non sente niente. Sam la studia per poco: aveva deciso di essere cauto, voleva intuire se fosse infuriata o solamente preoccupata, eppure gli basta vedere una lacrima della ragazza rotolare giù nella tazza per decidere di farsi avanti.
 
***
 
Gli occhi di Sam sono la prima cosa che Leah ha imparato ad amare. Erano occhi sinceri e la ragazza si è sempre affidata a loro per misurare la sincerità degli altri. Ma solo i pozzi neri di Sam non mentono mai.
Non mentono neanche ora. Lo guarda fisso e non trova nemmeno l’ombra della falsità.
- Te lo giuro, Lee-Lee, credimi. Sono stato in giro per la foresta per schiarirmi le idee.
Ma Leah non risponde, non riuscirà ad addolcirla usando il suo nomignolo questa volta.
 
- Ti amo, Lee-Lee.
- Dici davvero. - aveva risposto lei.
- Perché dovrei mentirti?
- Non era una domanda, so che sei serio. - E, aprendosi nel più radioso sorriso che Sam aveva visto, gli aveva risposto - Ti amo anch’io.
 
Sembra veramente contento di rivederla, forse anche più che contento.
- Dovevi schiarirti le idee? Riguardo cosa? Su di noi?
- No, no. - Sam la guarda e Leah capisce in una frazione di secondo che il ragazzo di fronte a lei si è trasformato in un commediante: ha messo su la maschera della menzogna, quella che scende come un velo sui suoi occhi.
- Sono uno spiantato. Ho finito il liceo e non voglio andare al college, ma ancora non ho un lavoro. Mi sono sentito chiuso in una morsa e ho dovuto trovare un modo per allentare la pressione.
 
Then she attacks me like a Leo,
When my heart is split like Rio
 
- È questa la versione ufficiale? - gli chiede allontanandolo, strappandosi via dalla sua pelle calda, la stessa che gli è mancata per tutti questi giorni. E allora anche Leah indossa la sua maschera: quella della dura, della cattiva, perché ancor più dell’ottusità, Leah, odia le menzogne. - Se non vuoi parlarmene va bene, ma non dirmi cazzate, Sam.
- Ma…
- Lo so che menti! - gli urla con tutta la rabbia che ha. Gli sputa in faccia la preoccupazione che le ha tenuto compagnia durante la sua scomparsa, la vergogna di sentirsi sbeffeggiata per un fidanzato sparito con “chissà chi”, e il timore di non rivederlo più. È pur sempre figlio di suo padre.
Rialza lo sguardo su di lui e Sam trema. Allora gli prende la mano e lo fa sedere sul gradino, si siede sulle sue ginocchia e per un momento si sente una ragazzina stupida. Ma lui le circonda la vita con le braccia e prende a respirare il suo odore; il tremore scompare, il cuore di lui rallenta i battiti sotto le carezze di Leah.
- C’entra un’altra ragazza in questa storia? - chiede lei. La risposta la terrorizza.
- No.
- Ok.
 
***
 
Sono rimasti insieme tutto il giorno Sam e Leah. Ora è sera e sono ancora insieme, forse per l’ultima volta.
Da quando si è svegliato nudo e umano nella foresta, Sam ha vissuto come su una montagna russa emozionale. Meraviglia, quando ha capito di essere di nuovo se stesso; bisogno, quando ha realizzato che voleva riabbracciare Leah e subito dopo paura che lei lo potesse lasciare. Verso di sé ha catalizzato la parte peggiore: rabbia per l’unica cosa lasciatagli da suo padre, rabbia per dover mentire a tutti, rabbia per le bugie che sparpaglierà dietro di sé come briciole di pane.
Ma niente di tutto questo può essere minimamente paragonato allo sconvolgimento interiore che sente ora. Ora che ha agganciato gli occhi a quelli di Emily.
La conosce da sempre e gli sembra di non averla mai vista, sa chi è eppure la riconosce solo ora come l’altra metà di se stesso. Fin’ora non sapeva di averla cercata, ma ora l’ha trovata. Fin’ora non sapeva di essere incompleto, ma ora si sente intero.
- Sam… - la voce di Leah, della sua ragazza, gli risuona nelle orecchie. Cosa sta vedendo Leah nel suo sguardo rivolto ad Emily?
- Sam, va tutto bene? – gli chiede Emily preoccupata. Sam non può permettere che lei stia male, ora.
Riesce a staccare lo sguardo dalla ragazza solo quando è quasi fuori dalla porta di casa. Non si è reso conto nemmeno lui di aver indietreggiato fin lì.
Leah gli è alle calcagna. - Ehi! Che ti prende? Ti senti male?
- Perdonami, Leah. Si, credo… credo di non sentirmi bene. Scusami con i tuoi.
“Perché anche questo? Dio, non è abbastanza dura la prova che sto affrontando? Che Diavolo mi sta succedendo?”
 
***
 
- Sam, aprimi. Non vuoi mangiare niente? - Di nuovo, aveva fatto impensierire sua madre. Come se non bastasse già il senso di colpa per l’attrazione che provava per la cugina della sua fidanzata.
Al buio della sua stanzetta, ormai troppo piccola per contenere quella mole e i suoi problemi, Sam ragiona bene sul da farsi. ‘Basterà evitare Emily, quando Leah mi dirà che la viene a trovare penserò ad una scusa per starle alla larga e il gioco è fatto… Allora perché mi sembra di essermi estirpato il cuore dal petto?’
- Sam, apri. Il vecchio Quil è qui, ti vuole parlare. Apri la porta, tesoro. - Alla voce disperata di Allison non può che ubbidire.
La serratura scatta e l’anziano entra nella stanza. È quasi cieco, quindi la luce spenta non è un problema, è abituato a lasciarsi guidare dall’istinto.
- Allora, ragazzo, che succede? - chiede mettendosi a sedere.
Sam, premuroso come sua madre gli ha insegnato ad essere, porge la mano al vecchio per aiutarlo e appena la sua pelle bollente entra in contatto con quella dell’uomo le parole risuonano nell’aria come una sentenza di morte.
- Sei mutato. Lo spirito del grande lupo si è manifestato in te.
Non è una domanda, il vecchio Quil lo sa.
- Si. Mi sono arrabbiato per una sciocchezza e ho sentito come se la mia pelle non potesse contenere tutta quella rabbia, tutto quel risentimento verso il mondo intero. Mi sono ritrovato a correre nella foresta a quattro zampe e quando sono riuscito ad arrestare la corsa e mi sono specchiato in una pozza ho visto cos’ero: un mostro.
- Un guerriero. - lo corregge subito Ateara - Ti sei trasformato perché sei degno di adempiere al compito più gravoso di tutti: proteggere l’intera tribù. Per farlo il Grande Spirito ti ha donato la forza e la velocità del lupo. Devi essere onorato che sia capitato a te.
Ma in Sam, Quil non sente l’orgoglio che in passato ha ammirato nei proprietari del gene, vede rabbia, vede vergogna e rassegnazione.
- Che succede, ragazzo?
- Io… mi sono innamorato della cugina di Leah - dice il ragazzo con il capo chino e la confusione nel cuore.
Il vecchio alza una mano sulla testa del giovane Quileute con fare consolatorio - All’imprinting non si sfugge. Non ti ribellare perché sarebbe peggio per tutti.
È troppo per Sam: per quanto Emily gli sia entrata nel cuore non può pensare di continuare con questa follia.
- È già peggio per tutti! - sbotta alzando la voce e cominciando a percorrere la camera in lungo e in largo - È peggio per me! Io non me ne starò con le mani in mano.
 
***
 
Sam non riesce a credere alle sue emozioni, alle sue sensazioni. Non vuole e non può credere che Leah per lui non sia la cosa più importante al mondo, eppure solo al pensiero di Emily il sole, la luna e tutto quello che lo circonda perde significato. Rimane solo lei, ma è la “lei” sbagliata, perché lui la sua “lei” ce l’ha davanti e non vuole lasciarla andare. Non può pensare di darle questo dolore, non come suo padre lo diede a sua madre; non vuole essere come lui.
Sam guarda Leah negli occhi e non si sente più parte di una cosa sola, perciò la bacia come se da lei potesse attingere la forza, come se dalle sue labbra sgorgasse l’unico antidoto capace di rompere il sortilegio che lo lega alla donna sbagliata. La bacia e le toglie il fiato, la bacia e le dice ‘mi dispiace’, la bacia sperando che l’amore per Leah sia sufficiente, ma così non è. La bacia e pensa ad Emily.
Con urgenza la spoglia, con velocità si avventa sulla pelle della ragazza a cui ha promesso il suo cuore. Sam ha paura che se non si sbriga il tempo a sua disposizione con Leah scadrà e lui non riuscirà più nemmeno a darle amore in questo modo. Spera che affondando dentro di lei riuscirà a perdersi a sufficienza: abbastanza da annullarsi e da annullare il legame che lo lega ad Emily. Strappa la maglietta che ha indosso sperando che anche la corda invisibile che lo vorrebbe portare lontano da quel letto si spezzi. E quando le afferra le cosce, facendo penetrare la lingua nella bocca di lei quasi fino a rimanere senza respiro, Sam cerca di ancorarsi a Leah perché è con lei che vuole stare con la testa. Ma non con l’anima, l’anima è di un’altra.
Le lacrime cominciano a fluire dagli occhi gonfi di baci di Leah perché forse lei ha già capito che Sam sta puntando il tutto per tutto su questo amplesso.
Sam non le mente mentre la guarda, mentre anche una sua lacrima abbandona i suoi occhi socchiusi. Non le mente quando smette di baciarla e si posiziona su di lei, facendosi spazio tra le sua gambe. E quando Leah chiude gli occhi dando un tacito consenso al suo ingresso in lei, sa bene due cose: primo, sarà l’ultima volta che sarà sua e, secondo, la vita di Leah, senza di lui, non sarà più la stessa.
Sam ci va piano perché lei in confronto a lui è sempre stata piccola e fragile ed ha paura, questa volta più delle altre, che possa farle del male. Il lupo potrebbe farle del male, pensa. La sua nuova forza potrebbe essere troppo per il corpo morbido e profumato di Leah e non sa nemmeno quanto, proprio lo stesso lupo, la distruggerà. Il lupo ha già messo in moto la trappola in cui Leah, Sam e la stessa Emily si troveranno invischiati per molto ancora.
Gli affondi del ragazzo si fanno più profondi e Sam non riesce a perdere se stesso nei gemiti che i suoi movimenti fanno uscire dalle labbra di Leah. Tutto quello che vorrebbe, sarebbe nascondersi nel solco tra i suoi seni, farsi piccolo piccolo e restare fra le gambe di lei, oppure dentro al suo orecchio per sussurrarle parole d’amore, e invece si sente grosso e cattivo perché sa che niente al mondo riuscirà ad allontanarlo da Emily. Lui le darà pari dolore all’amore degli anni passati insieme, la ucciderà dentro e non serve a niente spingere di più per farle urlare il suo nome in questo momento. Sam conosce Leah e sa che dopo quello che sta per farle lei non pronuncerà più il suo nome. Quello stesso nome che ora sussurra intramezzandolo da un gemito o da un gorgoglio di piacere, significherà per lei la perdita dell’amore, della fiducia, di lui.
 
***
 
Tutto quello che è, è perduto. Leah, la sua libertà, la sua stessa volontà, il suo futuro, non sono più cose su cui può avere potere decisionale. Non più.
Camminare gli è sempre servito, rimanere in comunione con se stesso ed i suoi pensieri di solito funziona. Di solito. Non si è mai spinto tanto oltre, non con il solo scopo di riflettere, almeno, ma è guidato da qualcosa di più dei suoi turbamenti: sa dove andare, sa già chi intravedrà dietro al fogliame.
Infatti i capelli neri e setosi di Emily fanno capolino dal fitto del bosco. È di spalle, non può vederlo. Sam, al contrario, vede e percepisce molto di lei grazie alla sua nuova natura. La ragazza si volta e lo fissa dritto negli occhi, fin dentro l’anima. Non è spaventata, non sembra contrariata, solo dubbiosa.
- Che ci fai qui? - gli chiede con un filo di voce - So cosa hai fatto a Leah. Come hai potuto?
Ogni parola è un passo nella sua direzione, come due calamite che si avvicinano senza possibilità di opporsi.
- Al cuore non si comanda. Non posso stare con Leah se mi sono innamorato di un’altra.
Sam si passa nervosamente le mani sul viso, ma i suoi occhi devono guardarla, sente che non si può privare nemmeno per un istante della sua vista anche se non sa da dove cominciare con questa folle storia.
- È complicato. Tu… io… quando ti ho… Non riesco a trovare le parole…- il respiro si fa affannato e sembra quasi che i polmoni gli si stringano invece di allargarsi e incamerare aria.
Emily è al suo fianco in meno di un secondo.
- Ti senti bene? - domanda, toccandogli l’avambraccio.
Gli occhi di Sam si spalancano a quel contatto, il tremito dovuto all’agitazione si placa immediatamente e, senza riuscire a porre un freno ai suoi gesti, la bacia. È un tocco morbido e bagnato, è un bacio inaspettato che lascia Emily spiazzata e quindi senza la prontezza di un’azione contrapposta adeguata. Si lascia baciare, opponendo solo in un secondo momento una debole resistenza, sbugiardata dal lieve gemito che le sfugge.
 
I belong to you alone
I can’t find the words to say,
But they’re overdue,
I’ve travelled half the world to say,
I belong to you
 
Sam si ritrova in un attimo a casa. È quello il suo posto, è quello ciò che vuole fare per il resto della sua vita, è così che vuole morire: sulle labbra di Emily.
- No, non possiamo. Non dobbiamo, Sam. - dice Emily intrattenendosi ancora sulle sue labbra - Tu devi tornare con Leah.
Ed è sinonimo di fine per lui.
La fissa e non trova dubbi negli occhi di lei, ma questo è l’unico ordine a cui non può obbedire.
- Emily, - dice in un sussurro che scatena in entrambi un fremito - chiedimi la luna e io te la porterò. Vuoi che compia il giro del mondo a piedi? Lo farò, ma non chiedermi di tornare da Leah perché farei del male sia a lei che a te, oltre che a me stesso.
Lascia le mani della ragazza e prende a camminare attorno allo stesso punto, chiedendosi quale sia il modo meno brusco per metterla al corrente del suo amore per lei e dell’imprinting. Poi la mano di Emily lo tocca di nuovo e per la seconda volta tutto è chiaro: non c’è un modo giusto per dirglielo.
 
***
 
Giorno dopo giorno Sam ed Emily si incontrano, sempre nello stesso posto, sempre alla stessa ora. Si scambiano pochi baci e molte parole: lei è curiosa. Finché un giorno, quando Sam arriva al “loro” posto, capisce che c’è qualcosa che non va. Emily è inquieta e lui lo avverte fin dentro la pelle.
- Che succede? - le chiede così, a bruciapelo.
- Basta, Sam. Non possiamo più vederci così.
Lui prova a controbattere, ma lei non glielo permette e lui deve obbedirle.
- Ci ho pensato su bene e ho capito che ci stiamo lasciando dietro troppo dolore. Devi tornare da lei.
- No, non posso, lo sai. - gli risponde afflitto - Perché mi vuoi mandare via, Emily? Perché non mi vuoi? Pensavo…
Sam ci riflette su un attimo e poi continua animato da una nuova speranza - Potremmo andarcene per un po’, il tempo curerà le ferite di Leah e ci darà modo di conoscerci me…
- Credi davvero che lei ci perdonerà? Dio, Sam, apri gli occhi! Quello che stiamo facendo è sbagliato!
Emily indietreggia, ma lui non le permette di mandarlo via, non così. Solo che lei ha già deciso e se dovrà essere forte per tutti e due, allora così sia.
- Vattene, Sam. Vai via, io non ti voglio più vedere.
Ma gli occhi pieni di lacrime della ragazza dicono altro e, forte di questo, Sam ci riprova. - Emily, ti prego. Ragiona…
- No, Sam. Vai via! - e questa volta è la rabbia che la muove, che la fa parlare e Sam non lo può sopportare. Comincia a tremare e indietreggia.
- Emily… - ma lei non lo fa parlare, pensando che voglia convincerla. Avanza e gli dà il colpo decisivo: sa dove colpire.
- Non capisci quello che le hai fatto? Sei tale e quale a tuo padre.
Poi ci sono solo due cose: vestiti sbrindellati e sangue.
 
***
 
La stanza è uguale alle altre, a parte per l’esile corpo steso sul letto. Emily ha indosso la camiciola dell’ospedale e tante bende: avvolgono il braccio e parte del suo viso. Sulla guancia e sull’occhio due cerotti nascondono l’espressione serena della ragazza, indotta probabilmente dai farmaci.
Sam la guarda e si sente morire, vuole morire, ma non può farlo. Almeno non finché avrà sentito da lei che sta bene. Emily non starà mai più bene e la consapevolezza di questo annienta l’animo di Sam.
Il ragazzo raggiunge il letto ed Emily, come richiamata dal sonno, apre l’occhio buono. Non sa che dirle, non sa come chiederle perdono, perciò si inginocchia sperando solo che lei lo allontani.
Invece le dita di lei si abbassano sul suo capo chino - Sam.
- Ordinami di uccidermi. Ti prego, Emily. Non posso vivere con questo peso sulla coscienza. - la implora senza il coraggio di alzare lo sguardo sulle sue ferite.
- Sam, sono stata una sciocca. Volevo allontanarti e non capivo che qualsiasi cosa facessi mi avvicinava a te. Ti appartengo e tu appartieni a me: se muori tu, muoio anche io. - le mani di lei continuano ad accarezzarlo, non c’è rabbia né rancore nella sua voce - E ora vieni da me.
Le braccia di lei diventano il rifugio di lui, la tana dentro cui nascondere la sua vergogna e custodire il suo amore. Sam la stringe con delicatezza e le sfiora con le labbra le medicazioni.
- Ecco, ora non mi fa più male. - sentenzia lei con un mezzo sorriso.
La felicità di averla ritrovata anche nel dolore, di non averla persa, è tale che Sam non sente la porta che si apre. Emily si irrigidisce e il profumo di Leah si spande nell’aria.
- È così, allora. - la voce di Leah è tagliente come lame affilate.
Non serve a niente che Sam lasci l’abbraccio di Emily e che provi ad avvicinarla, perché lei non glielo permette. Non serve un gesto per dargli l’alto là, basta il suo sguardo. Gli occhi della ragazza sono spenti e duri e in quel momento Sam capisce che una parte della ragazza che amava è morta.
- L’amore - esordisce Leah dopo qualche momento - non è un sentimento che può essere manovrato, perciò non vi odio. Ma preferisco pensare che siate morti piuttosto che convivere con l’idea che mi abbiate tradito. Non vi voglio vedere mai più.
Il vuoto che lascia Leah nella stanza pulsa. Né Sam, né tanto meno Emily, riescono a distogliere lo sguardo dalla porta chiusa: sanno che la loro felicità l’ha distrutta e sanno che dovranno convivere con questa realtà per il resto dei loro giorni.
 
How much pain has cracked your soul?
How much love could make you whole?
 
***
 
Quando Sam lascia l’ospedale, ore dopo, si reca alla scogliera di First Beach. Sa per esperienza che tuffandosi non si libererà del peso ancor più grande che ora si porta dietro, ma si butta e per un momento, mentre affonda nell’acqua scura dell’oceano spera di poter lasciare in quel buio tutto ciò che è, riaffiorando leggero e libero.
 
 
 
Sono sicura al mille per mille che tutti mi contesteranno la scena di sesso tra Sam e Leah, ma io vorrei dire la mia al riguardo. L’imprinting è un sentimento assoluto e noi lettori della saga scopriamo, solo attraverso Jake, come avviene. Il mio punto di vista è che, come tutti siamo differenti a questo mondo, anche l’imprinting può essere più o meno immediato sul soggetto che viene colpito. E non è una mia deduzione geniale, ho semplicemente letto nella “Guida ufficiale illustrata” che Emily non percepisce subito il legame con Sam, tant’è che cerca in tutti i modi di allontanarlo (io ho accorciato i tempi per seguire le regole del contest). Ho avvertito molto la pena di Sam per aver inflitto a Leah questo dolore, nei libri di Twilight, ed è proprio per questo che nella mia mente, pur non adorando il personaggio dell’alfa, ho sempre creduto che lui avesse provato con tutto se stesso a non farle del male, a ribellarsi. Il problema è che dovendo obbligatoriamente essere in contest dovevo lasciare che l’imprinting non si spezzasse e che Sam finisse con Emily, lasciando Leah al suo dolore.
 

 

Nota aggiunta:
Roby ha stilato la classifica e "I belong to you si è classificata terza a parimerito con il lavoro di jakefan Getaway, che consiglio caldamente. Ma molto molto caldamente.
Questo è un regalo meraviglioso di Roberta

   
 
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