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Autore: Ativana    10/03/2012    0 recensioni
Fuga Dai Pochi Segni D'Ispirazione (Secondo Episodio)
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA DIFFUSIONE INTIMA In questo momento mi sto' ingannando! Cerco di convincermi che l'orbita dell'occhio di Tigno non squadra solo i miscredenti...devo contare al solo potere della mia fede. Non capivo un cacchio di quello che stava dicendo, solo a volte riconoscevo la parola “Tennis” che ripeteva spesso. Mi fingevo angelo, con moine imbarazzanti e eccessivamente cordiali...del resto e' chiarissimo...Avevo la sua vita nelle mie mani. Se Tigno ascoltasse il suo soliloquio potrebbere dire che un segreto di molte donne e' di stranamente farsela con gli uomini che si incontrano sui treni...vale a dire, ossia........ Lo interruppi dicendo “Le racconto una cosa”. Durante le mie considerazioni, legate a dubbi, giunse ad un tratto un intervento esterno: era una creatura buffa e lenta, quasi un ruminante selvatico. Si presento' a me nel momento in cui Tigno era scomparso. Questo tizio mi disse che era stato espulso dall'universita' per le sue idee contro il mondo, e che dall'altra parte, mi stimava e parteggiava con il mio ideale. Gli chiesi il suo nome da bambino...”Tiptoe”.. mi rispose un po' stupito. Piu' mi difendeva, piu' dimostrava il suo legume, o legame, con me, danneggiandosi ancor di piu'. Tiptoe non assomigliava affatto ad un pellicano, ma sopratutto ad un evento infausto. Preziose sferette erano incollate in nascondigli del suo corpo cilindrico...ma dove?! Il suono della sua voce era accompagnato da vellutati assoli di Stan Getz, ma il cammino era la sua caratteristica piu' stagliante. Accadde quello che non sarebbe dovuto accadere. Quando avevo visto, attraverso il sorriso dell'Informatore la sua anima riconciliata, avevo raggiunto la meta recando disturbo dovuto a crisi di costrizione dell'intestino fino allo sfintere. Ed ecco che Tiptoe oggi sorride anche lui...senza motivo... cosi' per sorridere. Ero felice di questo nuovo incontro? “Concittadino di Terni 12” cominciai a dire, “osservo questo tuo sorriso e vi leggo dentro un'ammirazione basata pero' sul capire una cosa per un'altra. E' mai possibile?”. Tiptoe non cambio' espressione, ne disse nulla; era qui l'origine della malattia. Un coso che cammina in quel modo, agitando freneticamente col braccio (che non aveva) teso, un gustoso pesce di mare...e poi dicono che l'intero mondo dell'amore sprofonda davanti a me nella fossa del disgusto! Anche se rimasi sorpreso e colpito da questo nuovo personaggio, fortunatamente solo di sfuggita, pare che avessi fatto la conoscenza superficiale di uno sconosciuto al quale potermi confidare con fiducia. Gli feci capire che avrebbe dovuto rimanere li' ad aspettare me per un nuovo incontro che sarebbe capitato prossimamente. Non disse niente, mi fece solo il gesto della vagina con le mani. Ripresi il cammino verso casa. Arrivo nelle vicinanze, e scruto una minima folla; erano in sei. Sei, fra i sedici e i vent'anni. Avevano costituito una banda. Mi feci largo con estrema paura allontanandomi da loro. Avevo le mutande che puzzavano di piscio e scagarcia dei giorni prima; erano mutande molto piccole con lampadine sull'elastico, e di sghimbescio c'era un disegno di un bell'uomo in tunica azzurra, inginocchiato. Mi ricordai, in quel momento di timore, La Tenacia del Debole, una persona debole a tre teste sorretta da un piccolo tenace, e sopra tutti una statuetta emblematica del forestiero con mani di teste di serpenti. Il tenace aveva dovuto reggere troppo peso sulle sue fragili spalle. Aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse, ma nessuno era un personaggio biblico. Era abbandonato col fardello sotto il quale era caduto. Antecedemente a questo provai una lieve vertigine, simile, forse, a quella che prova un'innamorato quando scopre che nella donna amata non vede un viso virile, bensi' una poco volentieri strada ripida. Finche' riesco a trasferirmi con la fantasia nel regno delle fiabe, saro' pieno di nobilta'; nel regno della vita quotidiana, purtroppo, e' colma di prudenza, di sfiducia e di sospetto. Osservai un mollusco............................................................ Nei miei ricordi, luce oscura su tutto cio' che ho vissuto in questo periodo. Eppure in quest'ombra scintillante la figura del Pittore si soffermava nel mio pensiero; e la stessa sensazione d'angoscia la sento ancor oggi ripensando alla piccola tana nel fieno dove il Pittore mi conobbe. Lui era un bonaccione ingenuo e grossolano con un paio di baffi fini ma imponenti. Quando lo coscei per la prima volta, provai subito una strana angoscia seguita da stupore nel notare che il Pittore indossava una sottana ottocentesca. Mentre riflettevo su quella scoperta inattesa, notai un oggetto nel fieno; erano dei pantaloncini femminili molto corti e aderenti. La favola duro' poco. La luce penetrava da fibre di sonde spaziali americane, e andava a centrare uno spazio piatto nel fieno. Il Pittore ascoltava il ticchettio delle gocce che gli colavano dal naso, aspirandone il profumo inebriante. Io, frugando con la mano nella parete di fieno che si levava alla sua destra, senti' qualcosa di duro sotto i fuscelli d'erba secca. Era una valigetta...vecchia e brutta, da poco prezzo, di fibra vulcanizzata; non so quanto a lungo il Pittore esito' davanti al mistero. Quel che e' certo e' che aprimmo la valigia e vi trovammo quattro vestiti da donna, tutti nuovi e sporchi. Tutto questo avveniva nel 1951. Il Pittore sosteneva che in qualche casetta sulla collina tenevano la radio a tutto volume, ma i bambini ritardati sapevano che era lei, la fata dei boschi, che camminava sui crinali dei colli, coi capelli ricci sciolti, e cantava. Ella aveva anche un perno infilato sulla testa, dentro, a 300 metri di profondita'. Una notte (il racconto continua...), di sera, avevano acceso un fuoco fuori dal paese, usando patate prive di forma. Poi si erano messi a fissare il bosco e una bambina ritardata aveva cominciato a gridare che vedeva la sconosciuta guardarli dalla penombra degli alberi. Un altro regazzino prese una zolla da terra di terra e la getto' nella direzione indicata dalla bambina imbecille. Stranamente non si senti' alcun grido, ma avvenne qualcosa di diverso. Tutti gli altri idioti sgridarono il regazzetto e finirono col picchiarlo. Peccato perche' in tutto quel trambusto la bambina si smarri'; era forse stata l'innocente pochezza di quei furti fin dall'inizio a ben disporre i cuori umani come da stregone colbasto ne colla terale. Dopotutto credevano nella fata dai capelli riccioli e col perno in testa, tanto che le lasciavano pentolini di latte semifreddo. Ma le tolsero l'unica cosa che a lei teneva...la sua invisibilita'................................ Ed ecco che la nonna/fata lascia il paese con un grigno malizioso. Mia moglie, che era una bambina di cinque anni, era dispiaciuta che l'infernale ma innocua fata aveva preso il volo lontano da noi; era curioso notare che allontanandosi da terra scorgemmo non uno ma bensi' due perni...!!! Senza la sua presenza, venivano a mancare gli sport montani, i terremoti e i sporadici rantoli degli ubriachi nella giungla. Fu strano pero' quando oramai lontana nell'atmosfera, mi sembro' di sentire la voce della nonna... “Seguitemi!”. Eppure la voce di quella chiamata giunse fino a noi anche nel nostro mondo, se il nostro udito e' vigile. La chiamata, certo, non ci arriva per posta come un dispaccio raccomandato. Arriva mascherata. E raramente indossa un costume rosa e attraente. Probabilmente un pesante cappotto nel luogo in cui un salottino ricorda una lampada. Questa giornata mi stava riservando sorprese molteplici, e pensando a quello che purtroppo non era accaduto per mesi interi, provai un senso di soddisfazione che fu interrotta da un boato di pugni e schiaffi. Era Fiz! Lo conobbi ai tempi dell'acciarino, in una di quelle burrascose riunioni dove lo spavento diventa come un biscotto dalla cialda friabile. Erano molti anni che lo vedevo, e a dir la verita' in vita nostra ci siamo visti solo poche volte. E' strano, perche' nelle mie fantasie incontro molto spesso Fiz, e nei miei monologhi mi rivolgo a lui come al mio principale avversario. Mi ero cosi abituatao alla sua presenza incorporea che a vederlo in carne ed ossa mi venne in mente una parolina che sottintende una cifra imprecisata. Quando mi si avvicino', ahime', il baratro del disaccordo interiore si spalanco' a mo' di faccia anteriore della medaglia, o di una moneta. In effetti, Fiz, camminando verso di me, faceva rumore di “monete in tasca”, e non so se se ne sia mai reso conto. Mi volgeva il viso devoto, abbandonato come i suoi simili perche' costretto ad aver bisogno di prendersi un po' di riposo. La testa di Fiz e' ricoperta da una sella d'asino, ricamata da esperti sarti dell'oriente; lui si rifocilla nelle tonnare siciliane, e dirige il comando degli uomini addetti alle operazioni di pesca; l'incarico, in genere, viene trasmesso di padre in figlio.
  
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