Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: givemenicholas    10/03/2012    6 recensioni
Misi il telefono in tasca e continuai a parlare con lei “Posso chiederti una cosa Niall?” mi chiese lei “Tutto quello che vuoi!” le sorrisi e le accarezzai una mano “Tu mi odi?” alzai un sopracciglio e la guardai confuso “Perché dovrei?” lei abbassò lo sguardo “ho sempre pensato che tu mi odiassi, perché magari mi comportavo male, ti stavo antipatica, perché i tuoi genitori sarebbero diventati anche i miei..” le alzai il mento e le baciai il naso “io credevo che tu ce l’avessi con me, per questo ti stavo lontano, avevo paura che tu mi potessi respingere e che io potessi in qualche modo farti del male,comunque no TI VOGLIO BENE SORELLINA”.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
...TI VOGLIO BENE SORELLINA...




Erano circa due anni che i miei genitori erano morti, due anni che io non vedevo gli occhi di mia madre, quelli di mio padre, due maledetti anni
da quando i miei genitori se ne erano andati lasciandomi sola. Ero stata un mese in un orfanotrofio, poi erano arrivati due signori, una donna
molto ma molto bella, occhi di un azzurro intenso e capelli biondi, l’uomo molto alto, con una folta chioma bionda e occhi verdi. Erano lo stereotipo
d'inglesi perfetti, erano belli fuori ma anche belli dentro. Da quando i miei se ne erano andati, avevo cominciato a fare tutte le cose che loro non
volevano, mi avevano denunciato più di una volta, fumavo, bestemmiavo ma la cosa più importante era che avevo smesso di credere in Dio.
Come si fa a credere in Dio, quando una ragazza di quattordici anni rimane senza genitori? Io non ci credevo più. Dopo un anno cominciai a
chiamare mamma e papà i miei nuovi genitori, anche se loro non avrebbero mai potuto sostituire i miei. Avevo un fratello, Niall James Horan,
il classico ragazzo perfetto, biondo occhi azzurri, alto, magro, tenero, per lui non provavo molta simpatia, forse mi detestava per come mi comportavo,
forse perché con lui non volevo stringere un legame più profondo. Insomma mentre lui era perfetto, io ero la classica ragazza: mora, riccia, occhi
castani-verdi, di media altezza, con le curve al posto giusto. Prima che morissero, i miei genitori ero molto solare, sorridevo sempre, ero molto
educata, portavo rispetto a tutti. Dopo la loro morte sorridevo a mal a pena, ero diventata maleducata, non rispettavo nessuno.
Il mio nome Andrea Jane e adesso Horan. A chiunque dicevi il mio nome, gli venivano i brividi, ero conosciuta come la ragazza non scolarizzata,
maleducata, pericolosa quella che la gente non vorrebbe frequentare. I miei veri genitori mi avevano insegnato il rispetto, l’educazione ma,
ogni volta che ci provavo, si apriva in me una vecchia ferita, non riuscivo a fare ciò che mi avevano insegnato, faceva solo un gran male.
“Ehi Andre!  Ci sei?” una ragazza poco più alta di me mi scosse da i miei pensieri, era rossa, con due grandissimi occhi verdi “si ci sono Kate!”
le dissi, lei era la classica ragazza che va dietro alle brutte amicizie, forse è per questo che era la Mia migliore amica, si lei l’avevo conosciuta dopo
essere stata addotta, lei sapeva tutte di me ed io di lei, aveva cominciato a fumare a quattordici anni, i suoi genitori erano molto severi gli dicevano
sempre cosa fare: non frequentare brutta gente, non fumare, non fare sesso, non drogarti, non bere, non rubare. Le impedivano di vivere, così lei un
giorno decise di infrangere tutte quelle regole che gli erano state imposte. Io e lei, eravamo così diverse ma anche così dannatamente uguali.
Andavano d’accordo su tutto, se c’era da parare il sedere all’altra lo facevamo senza problemi, facevamo le stesse cose, stessi corsi, stesso sport,
stesse passioni, stessi amici. Ci incamminammo verso l’entrata di quell’orribile edificio l' Arts School. La nostra scuola era una delle più importanti,
ricche scuole di Londra, io la detestavo così tanto, piena di figli di papà, che non sapevano accettare niente, stupidi bambini viziati, che al primo capriccio
c’era il paparino ad esaudire gli ordini. Una cosa che avevo imparato era quella di accettare quello che avevo, non chiedevo niente ai miei “genitori”, quello
che mi davano o regalavano lo tenevo. Non chiedevo mai niente. Eravamo nei corridoi quando una voce abbastanza irritante ci fece sbattere le ante dei nostri armadietti
“Allora Horan. Non hai nessuno da picchiare oggi? Sai un’altra denuncia e potresti finire dentro!” già, Allison la principessa della scuola, quanto la odiavo,
si era fatta metà della scuola.. tra cui mio fratello, già la detestavo per quello, lo aveva fatto soffrire, anche se non provavo una forte simpatia nei suoi confronti
era comunque mio fratello e in due anni avevo cominciato ad affezionarmi a lui. La guardai dall’alto al basso “senti ciccia sparisci, se non vuoi fare una brutta, lenta e dolorosa fine!”
le sorrisi malignamente e lei sparì nel nulla. Insieme alla mia amica andai in classe, dove presi posto all’ultimo banco vicino al muro, posizione strategica
per dormire, mandare messaggi e ascoltare la musica, avevo lezione di storia, una palla di materia come quella che la insegnava, la Signora Smith,
o meglio conosciuta come la Signora, mi-piace-rinfacciarvi-il-fatto-che-non-scopo. “Buongiorno ragazzi!” si alzarono tutti tranne me ed Allison
“cos’è avete i sederi pesanti?” la fulminammo con lo sguardo, lei si sedette e dopo l’appello cominciò la lezione. “Dovete sapere che la guerra di Maratona…”
avevo perso il filo del discorso subito dopo avere detto presente. Dopo un po’, entrò la professoressa di Musica seguita da cinque ragazzi, i miei occhi
si bloccarono appena videro quella folta chioma di capelli biondi, era quasi un anno che non lo vedevo. Era in tour se non sbagliavo. Sì perché mio
fratello era uno dei componenti dei One Direction, una nuova band che come dicevano le ragazze della scuola era formata da cinque ragazzi fighi,
con delle voci da angeli. Sinceramente non mi ero fermata più di tanto ad ascoltare la loro musica, non m'interessava.
“Ragazzi loro, come ben sapete, sono gli One Direction, una famosa Boy band, sono qui per aiutarci nel corso di musica, per raccontarci la loro storia,
del loro sogno che si è realizzato …”
la prof continuava a parlare ma il mio sguardo finì fuori dalla finestra, i miei pensieri vagavano, misi il cappuccio della
mia felpa e le cuffiette, volevo isolarmi da quel mondo tanto brutto e crudele. Pensai a due anni prima, quando la mia vita era così perfetta, con i miei genitori,
i miei amici, già quanto mi mancavo i miei genitori, molte volte la sera mi capitava di piangere pensando a loro. Scossi la testa e tirai indietro le lacrime
Signorina Horan, ha qualche problema?” mi chiese strafottente la prof di storia “No. E se anche fosse non gli dovrebbe interessare!” la mia amica mi
tirò una gomitata, mentre gli sguardi dei cinque ragazzi si posò su di me, sentivo i suoi occhi addosso, quegli occhi color ghiaccio su di me, bruciavo,
come se quello sguardo mi stesse dando fuoco, come se io stessi cominciando ad andare a fuoco. “Come scusi?” mi chiese quella vecchia decrepita,
“Non ripeto le cose due volte.” Protestai io “Sa, credevo che qui dentro ci fossero persone con il cervello, ma non tutte  ce lo hanno, vero signorina?
Lei ne è la prova. Mi chiedo come i tuoi genitori non ti abbiano insegnato l’educazione, i genitori dovrebbero..”
stava per continuare quando io con un
colpo buttai il banco per terra e mi alzai dalla sedia “Stia zitta, mi può dare della stupida, ignorante senza cervello ma lei non sa un cazzo su i miei genitori,
lei non deve osare parlare di loro, non sono degni di stare sulle sue labbra, lei è solo una stupida professoressa, che pensa di sapere tutto quando invece
non sa proprio un cazzo!”
gli andai ad un centimetro dalla faccia rossa in faccia con le lacrime che scendevano lungo tutti gli occhi
“Ma come ti permetti io ti faccio sospendere!” mi disse lei nera dalla rabbia “sa cosa le dico? Mi sospenda. Ma non si azzardi più a parlare dei miei genitori”
corsi via dall’aula in lacrime. Sapevo che mi sarebbe costata cara. Nessuno poteva parlare dei miei genitori.
 
Niall {POV}

Quando entrai in quella classe i miei occhi si posarono su quella chioma riccia e castana, era molto cambiata nell’ultimo anno, era dimagrita tantissimo,
aveva il viso sciupato. Poi accadde l’impensabile, la professoressa parlò dei suoi genitori, io ero uno dei pochi a sapere cosa aveva passato, in quel
momento avrei tanto voluto dire di tutto alla prof, ma ci pensò lei.
Aveva il viso rigato dalle lacrime, la faccia rossa dalla rabbia. Mangiò la faccia alla professoressa, ma chiunque l’avrebbe fatto se fosse stato nella sua situazione.
Andrea ebbe una gran forza per tirarsi su e andare avanti dopo la morte dei suoi, una forza che in pochi avrebbero trovato. Eppure, bastava poco per distruggerla,
bastava una parola GENITORI, che ecco che tutta quella gran forza spariva nel nulla, lei diventava indifesa come un cucciolo. I ragazzi sapevano che avevo una
“sorella” ma non l’avevano  mai vista, o almeno in foto.  La classe era in silenzio “scusatemi, sono veramente imbarazzata, non so perché..” la professoressa di
musica cercò di scusarsi, ma lei non aveva fatto proprio nulla, la bloccai “Non deve scusare Andrea, ma la prof, sa cosa le dico Signora Smith, quello che le
ha detto mia sorella è tutto vero, lei non sa proprio niente, le pregherei di starsene zitta, almeno..”
una ragazza rossa si alzò e andò davanti alla professoressa,
interrompendomi “Lei è proprio una stronza, non è la prima volta che gli e lo dico, sa dovrebbe farsi un grande esame di coscienza, e capire che i suoi problemi,
la sua depressione e rabbia non la deve sfogare su di noi. Lei non sa niente di quello che ha passato la mia amica, forse non lo saprà mai, lo spero perché sarebbe
capace di dirlo ai quattro venti, quindi io la finisco qui. Ma si ricordi, la prossima volta che si azzarda a dire una cosa del genere non mi fermerò solo alle parole”

detto ciò uscì tirando una spallata alla professoressa visibilmente imbarazzata. Io guardai i ragazzi che erano senza parole, dopo di che corsi fuori dalla classe, la cercai
nei bagni, in mensa, nelle aule ma niente, andai in giardino e vidi due ragazze, dei capelli rossi mossi che ricadevano nella spalla della ragazza mora.
Andrea aprì gli occhi, dopo avermi visto sussurrò qualcosa all’amica e lei se ne andò, il suo viso era rigato dalle lacrime, appena fummo soli, corse verso di me e mi buttò
addosso scoppiando a piangere, rimasi senza parole, credevo mi odiasse, o almeno mi ignorava sempre, la strinsi forte “Jane ci sono io adesso!” solo io la chiamavo così,
o almeno credo, mentre gli accarezzavo i capelli, i suoi singhiozzi cominciarono a diminuire, ci sedemmo sul prato e cominciammo a parlare
“Perché? Perché mi hanno lasciato Niall? Dimmelo! Ti prego perché quel dannato uomo lassù si è dovuto prendere i miei genitori, loro che
facevano solo del bene, perché non quella miriade di assassini, terroristi che ammazzano tutto il tempo. Perché i miei e non loro!”

Le sue guance erano rigate dalle lacrime “Andrea, guardami!” lei alzò il viso e i suoi occhi si incatenarono con i miei
“Quando tu vai su un prato, prendi i fiori belli o quelli brutti?” la guardai e continuai “prendi quelli belli, Dio ha fatto lo stesso, è una cosa crudele, triste lo so.
Ma i tuoi genitori saranno sempre nel tuo cuore, loro non ti abbandoneranno  mai, o almeno non del tutto, quando guarderai il cielo, vedrai le stelle, ricordati
che le più luminose sono loro, loro che ti guardano e ti proteggono dall’alto, loro ti amano e ti ameranno sempre!”
l’abbraccia fortissimo, mentre lei
ricominciava a piangere, presi il telefono e scrissi un messaggio veloce a mia madre:
“Ti prego, vieni a scuola, è successo un casino con Andrea. Niall!” la risposta non tardò ad arrivare “Stiamo arrivando, tu tienila con te!”.
Misi il telefono  in tasca e continuai a parlare con lei “Posso chiederti una cosa Niall?” mi chiese lei “Tutto quello che vuoi!” le sorrisi e le accarezzai una mano
“Tu mi odi?” alzai un sopracciglio e la guardai confuso “Perché dovrei?” lei abbassò lo sguardo “ho sempre pensato che tu mi odiassi, perché magari mi
comportavo male, ti stavo antipatica, perché i tuoi genitori sarebbero diventati anche i miei..”
le alzai il mento e le baciai il naso
“io credevo che tu ce l’avessi con me, per questo ti stavo lontano, avevo paura che tu mi potessi respingere e che io potessi in
qualche modo farti del male,comunque no TI VOGLIO BENE SORELLINA”.


LEGGEMI LEGGIMI LEGGIMIIIIII
Se la storia ti è piaciuta, hai un account su EFP, vuoi il continuo..
su cosa aspetti a farmelo sapere..
se mi chiedete leggo anche le vostre FF...
Quindi fate le brave e recensite.. PLEASEEEEEEE....
un bacione Gaia :)
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: givemenicholas