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Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    11/03/2012    8 recensioni
L'aria entrava nella macchina mentre le buie stradine di campagna avevano sostituito quelle della periferia e, ancora prima, quelle della città.
Oltre al getto luminoso dei fanali dell'auto non vi era altra fonte di luce. Solo buio, vento e la voce alterata della donna.
Quella voce lo innervosiva, il buio totale lo opprimeva.
Ribatté alle accuse della donna, arrabbiato, la macchina che continuava a sfrecciare nella tortuosa stradina deserta. Accellerò. Voleva tornare a casa. Voleva lasciarsi alle spalle quell' irritante voce, quell' opprimente buio.
In un attimo una intensa luce abbagliante riempì l'abitacolo, la donna si ammutolì e il bambinò gridò, svegliandosi all'improvviso e spalancando gli occhioni verdi:
"Papà!"
E poi fu buio di nuovo.
[Synacky]
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Winter Sun - Epilogo








Il paesaggio buio scorreva velocemente di fianco a lui, ombre scure, troppo scure per essere riconosciute. L'aria entrava dai finestrini riempendo la macchina e tormentando i capelli dei passeggieri al suo interno: della donna che gli stava urlando contro, del bambino dai capelli biondi addormentato nel sedile posteriore e i suoi.
Le occasionali luci dei lampioni gettavano lampi di bagliore bianco all'interno dell'abitacolo che infastidivano gli occhi del conducente.
Era stanco, arrabbiato, nervoso e non riusciva a prestare attenzione alla strada.
Le stradine di campagna avevano sostituito quelle della periferia e, ancora prima, quelle della città.
Oltre al getto luminoso dei fanali dell'auto non vi era altra fonte di luce. Solo buio, vento e la voce alterata della donna.
Quella voce lo innervosiva, il buio totale lo oprrimeva.
Ribatté alle accuse della donna, arrabbiato, la macchina che continuava a sfrecciare nella tortuosa stradina deserta. Accellerò. Voleva tornare a casa.
Voleva lasciarsi alle spalle quell' irritante voce, quell' opprimente buio.
In un attimo una intensa luce abbagliante riempì l'abitacolo, la donna si ammutolì e il bambinò gridò, svegliandosi all'improvviso e spalancando gli occhioni verdi:
"Papà!"
E poi fu buio di nuovo.


Zack aprì gli occhi svegliandosi di soprassalto. La fronte era madida di sudore, il petto saliva e scendeva a ritmo del suo respiro frenetico, il cuore che martellava contro il costato.
Aveva anche cominciato a sognarlo. Non sarebbe mai riuscito a liberarsi di quel ricordo....
Si alzò nonostante fuori dalla finestra fosse ancora buio, si vestì e uscì di casa. Non riusciva a stare in luoghi chiusi per troppo tempo.



***


Brian fissava il soffitto come nella speranza che li si trovasse quella forza che lo avrebbe aiutato ad alzare il culo dal letto. Dopo almeno una decina di minuti di contemplazione poté constatare che quel soffitto era solo un semplice... bè soffitto.
Guardò il display della sveglia e si maledisse. Le quattro e cinquanta, era stato più di venti minuti li immobile senza fare niente.
Raccogliendo a se tutta la buona volontà si alzò. Aveva faticato tanto per trovarsi quel lavoro e non poteva permettersi di perderlo. 
Andò a lavarsi e vestirsi, facendo tutto in stato semi-comatoso, tanto che quando arrivò davanti alla porta di casa non sapeva neanche come ci fosse arrivato.
Decise di recarsi alla Caffetteria, suo attuale luogo di lavoro, a piedi. Non ci volevano più di quindici minuti e, l'aria fresca del mattino e la prima luce del sole che cominciava ad intravedersi oltre l'orizzonte della città lo rilassavano.
Una volta arrivato trovò Al -il suo capo- già intento a sistemare per l'apertura, che non sarebbe avvenuta prima di un'altra mezz'oretta.
Brian si era subito trovato bene a lavorare con Al: era un tipo molto alla mano, che aveva fin da subito voluto che gli desse del tu e lo chiamasse "Al". Infatti ancora Brian non era a conoscienza di quale fosse il suo nome per esteso.
-Buongiorno Brian. Fatto tardi anche ieri sera?- chiese con il tono che usava solitamente per prenderlo amichevolmente in giro.
-'Giorno- rispose semplicemente Brian, evitando di rispondere alla domanda.
-Dai aiutami a sistemare le ultime cose che appena abbiamo fatto apriamo- lo intimò, mentre era intento a sistemare le sedie che erano girate sopra i tavoli.
Brian rimase stupito che volesse aprire con anticipo. Al era sempre stato molto preciso con gli orari.
-Perché apriamo prima?- domandò infatti Brian.
Al smise un attimo di sistemare i tavoli per voltarsi verso di lui e fargli un cenno con la testa.
-Quel ragazzo è li da un bel po'. Non capisco perché, dato che c'è il cartello con l'orario appeso fuori, ma mi sento un po' in colpa a lasciarlo li.
Brian si voltò verso la porta a vetro che dava sull'esterno e notò un ragazzo  in jeans, camicia a scacchi e cappello con la visieria che se ne stava con le mani in tasca appena fuori il Caffè.
Probabilmente non era di Huntington Beach perché non l'aveva mai visto in giro e, dato che sembrava avere più o meno la sua stessa età, sarebbe stato difficile non conoscerlo.
Mentre era perso nelle sue osservazioni, il ragazzo si voltò verso di lui e Brian distolse subito gli occhi. Lo sguardo che gli aveva lanciato gli aveva  fatto venire i brividi per un attimo. Era... strano. Però si convinse che era dovuto tutto a una sua illusione o a un qualche gioco di luci, perché quando si voltò di nuovo lo trovò a scrutare il cielo azzurrino del mattino con disinvoltura e innocenza.









Buooonasera :D
Mi mancava scrivere una bella Synacky, quindi ho dovuto per forza rimettermi a lavoro :)
Vi avviso che forse questa ff sarà un po' particolare e probabilmente più seria di quello che avevo programmato. E' un po' un esperimento, vediamo che ne esce.
Lo so che come inizio è un po' cortino il capitolo, ma è solo il prologo e intanto ringrazio chiunque abbia letto e spero che come inizio vi abbia incuriosito un po' :P
Non credo di aver nient'altro da dire, perciò al prossimo capitolo! Byeee

Josie



   
 
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