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Autore: alessiasc    11/03/2012    2 recensioni
(...) Nel momento in cui Alex, un ragazzo alto con i capelli mediamente lunghi che gli cadono sugli occhi e, in alcuni punti, si arricciano leggermente, con gli occhi marroni, un corpo lungo e snello, coperto da vestiti semplici: una maglia verde a maniche corte, dei jeans lunghi e a vita bassa che mostrano le mutande grigie e bianche, e delle scarpe che richiamano il colore della maglia, esce per pranzo, si rende conto di non aver voglia di sedersi con nessuno dei suoi compagni di classe.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sembrano passate ore da quando Haley ha cominciato a piangere e solo ora Alex riesce a sentire i singhiozzi trasformarsi in respiri affannati e poi, piano piano, sempre più tranquilli, fino a diventare un respiro quasi regolare, solo leggermente più pesante, tipico di qualcuno che dorme. Ovvero non il ragazzo.
Alex, infatti, guarda il soffitto da un sacco e ha gli occhi che gli bruciano e lacrimano leggermente. Ormai sa i difetti, le crepe, le macchie e i punti di luce della parete a memoria, e li ripercorre uno ad uno, credendo ogni volta che quello successivo sparirà proprio quando lui ci metterà sopra gli occhi.
Sembra un po' una metafora della sua vita, pensa. E' fatto così, lui: dopo una bella sbronza, se si sveglia, passa poi un sacco di tempo a fare pensieri filosofici.
In effetti, tutte le volte che scava nel suo passato, spera di veder qualcosa di cancellato; come se non fosse mai successo. E invece, ogni singola volta, si rende conto che tutto in quell'arco di tempo che si è lasciato alle spalle è rimasto uguale, e ne ha la sicurezza perché ogni singolo particolare successo prima, si ripercuoteva continuamente sulla sua vita attuale.
Suo padre, ad esempio, non era a casa. Non era mai a casa. Per quanto ne poteva sapere lui, forse aveva anche cambiato stato, per quanto poco lo vedeva. Eppure sua madre continuava a ripetergli con la stessa espressione assurda e indescrivibile che aveva stampata in faccia da ormai quasi sei mesi, che tutto andava a gonfie vele, sia con papà, che con i soldi, e in famiglia.
«Come potresti pensare che ci sia qualcosa che non va? Quel che è successo è successo e basta, andato. Che sciocco che sei, certamente amo tuo padre. Che sciocco che sei, certamente io e tuo padre t'amiamo ancora. Solo, sai, è preso dal lavoro. Vedrai, è solo una settimana così. Certo che lo vedo tutti i giorni, è mio marito, vive con noi! Perché tu no? Come no? Sei proprio sciocco.»
Ripeteva quella  nauseante parola, “sciocco”, almeno sette volte al giorno, quando andava bene. In effetti, ogni volta che parlava con Alex, diceva “sciocco”. 
Ormai lui non ci fa più caso ai suoi discorsi falsi come il suo sorriso, o il suo sguardo felice. Ma quando dice “sciocco”, a lui si gonfiano le vene del collo dal nervoso.
Cazzo, mamma, dimmi che sono un coglione, un incapace, un deficiente cronico, una testa di cazzo completa, ma smettila, per Dio, smettila di dire che sono sciocco. Insulti la mia stupidità, in questo modo. 
E così eccolo, Alex. Che guarda il soffitto e vede i suoi occhi riflessi nel bianco con le crepe e lo sporco. 
“Chissà perché piangeva, Haley” si chiede. Ha pianto e urlato nel sonno, ma sembrava sempre attenta a quel che faceva. Ad esempio, ad un certo punto, aveva cominciato ad urlare, ma si era imposta immediatamente di smettere di urlare, e aveva emesso un suono simile ad un singhiozzo strozzato.
Aveva detto «Papà» due volte. Una delle due volte era arrabbiata, come se avesse avuto davanti suo padre, una pistola in mano, e avesse voluto sparargli.
La seconda volta che l'aveva detto, invece, sembrava lo stesse pregando, come se la situazione della pistola fosse all'inverso e lei dovesse inginocchiarsi per chiedere pietà.
“Chissà com'è fatto il padre di Haley” si chiede Alex, di nuovo. Se lo immagina alto, perché lei è alta, con gli occhi semi-aperti, come se osservasse ogni cosa, anche se Haley ha due occhi enormi color... Cielo. No, non cielo. Color oceano. Sì. Ecco. Però suo padre gli occhi color oceano non li ha, perché solo una persona al mondo può avere gli occhi tondi e di quel colore profondo. Quindi, decreta Alex, il padre di Haley ha gli occhi castani e semi-aperti. Le labbra carnose come quelle della figlia, ma non femminili, il naso piccolo e a punta e i capelli brizzolati. Non riesce a pensare a quell'uomo come una copia dell'amica. Gli sembra assurdo che ci sia qualcuno da cui possa aver preso bellezza, portamento, carattere e particolarità. Qualcuno di simile a Haley nel mondo. Qualcuno di così bello.
Si pente subito di questo pensiero, infatti chiude gli occhi e scuote la testa, senza riuscire però a trattenere un sorriso.
 
Quando riapre gli occhi, il soffitto bianco è ancora più bianco e Jack gli sta picchiettando il dito sulla fronte.
«Adesso spiegami che cazzo stai facendo!» chiede assonnato, e si gratta gli occhi.
«Niente, mi chiedevo, insomma, se potessi suonare... Con quelle!» dice, agitato come un bambino, indicando prima l'angolo della stanza e poi la porta del bagno, dove ci sono una chitarra classica, e poi una acustica e una elettrica.
«E lo chiedi a me? Che ne so! Comunque, solitamente – e lo sai – è odioso quando qualcuno ti tocca la chitarra. Anche se queste sono tre... Uhm» si mette seduto e guarda Haley dormire. Il viso non è più coperto dal lenzuolo e non c'è traccia del pianto sotto i suoi occhi. «Non saprei. Fai come ti pare, ma ti consiglio di non prendere né quella acustica né quella classica. Di solito le ragazze si legano più a quelle e ho capito che Haley non è proprio ciò che tu consideri “ragazza” ma... Lo è anche lei!» si ferma. Non sa nemmeno perché l'ha detto.
«Perché non dovrei considerarla una ragazza? E' una ragazza, è anche una gran bella ragazza. A volte i tuoi discorsi non hanno un senso, fratello. Comunque penso che tu abbia ragione, prenderò quella elettrica e starò attento al volume dell'amplificatore!» Alex non fa in tempo a collegare la parola “amplificatore” all'oggetto a cui è riferita, che Jack è già lì che strimpella qualcosa per accordare.
«Ma sei scemo?! La sveglierai!»
«Ma se il volume è bassissimo!»
«Ho capito, ma lei è proprio qui! E poi farai venire mal di testa a tutti, non ti è bastato l'alcool di ieri sera?»
Jack scuote la testa e sorride, poi comincia a suonare qualcosa. L'amico alza gli occhi al cielo e butta la schiena all'indietro, sul materasso. 
Haley si sveglia di colpo: Alex le si è praticamente sdraiato addosso e qualcuno sta suonando la sua chitarra.
«Buongiorno!» dice Jack, e le rivolge un sorriso.
Lei guarda prima Jack, poi Alex, poi di nuovo Jack, poi la sua chitarra; non fa in tempo a dire «vestitevi velocemente e fuori di qui, prima che mia zia vi becchi!» che la porta della casetta si apre e Christine entra con in mano un vassoio, tre bicchieri pieni di latte, una ciotola con il pane, la marmellata e la nutella, e tre piatti con bacon e uova.
«Buongiorno!» dice la donna, sorridendo. Poi guarda la nipote «Sono passata un'ora fa e stavate dormendo tutti e tre, ho pensato di prepararvi la colazione. Non siete stati un po' scomodi?» chiese, guardando i loro abiti. Tutti e tre infatti erano vestiti esattamente come la sera prima alla festa, compresa Haley, che aveva il vestito leggermente storto.
La donna attraversa la stanza sotto gli occhi terrorizzati, confusi e stupiti degli adolescenti ammutoliti, e appoggia il vassoio sul tavolo. Haley dopo un attimo infinito, si decide ad alzarsi e raggiungere la zia. Le si avvicina e le sussurra nell'orecchio:
«Li vedi anche tu quei due ragazzi, di sesso maschile, nella mia stanza, o meglio, sul mio letto, vero? Perché ancora non mi è molto chiaro il motivo per il quale tu non mi abbia ancora fatto una sfuriata. Insomma, hanno dormito qui. E non l'ho nemmeno chiesto, e...» «E non è successo niente. Ti hanno accompagnata a casa e si sono addormentati. Sinceramente, avevo pensato ad una sfuriata, ma sono i primi tuoi amici che porti a casa, e ci siamo appena trasferiti, e anche se non dovrà più capitare, non posso arrabbiarmi per questo. E poi, sono stata una ragazza anche io, tesoro. Va bene così, per questa volta...» Haley sente le lacrime che le premono sugli occhi, ma non le lascia scendere, e si lascia scivolare addosso anche il desiderio di abbracciare forte Christine. Le sorride e la ringrazia, semplicemente.
Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, i tre ragazzi si siedono al tavolo.
«Grazie signora Scott» dice Jack, sorridendo alla donna che sta girando i tacchi per uscire e tornare in salotto a gustarsi un buon film con suo marito.
Si ferma, si gira e sorride al ragazzo. «Non c'è di che, buona giornata!» fa per girarsi di nuovo, ma ci ripensa «Ah, Haley, Alice chiedeva di te prima, adesso è sul divano con Jeremy, te la mando qui o le dico che stai ancora dormendo?» la ragazza ci pensa un secondo, poi sorride.
«Mandala qui, magari tra un quarto d'ora così posso mettermi a posto», risponde. La zia sorride ed esce chiudendosi la porta alle spalle.
Jack e Alex si sono già lanciati sul cibo. L'odore di bacon, in effetti, farebbe venire fame a chiunque. Le uova sono cotte al punto giusto e il pane è croccante. Se c'è una cosa che Christine sa fare bene, è cucinare la colazione.
Anche Haley si serve: prende due fette di bacon ancora fumante, un uovo, si versa del succo d'arancia e strappa una piccola fetta di pane.
«Amo la colazione!» dice Jack sottovoce mentre addenta l'ennesima forchettata.
«Chi è Alice?» chiede Alex, imitando l'amico.
Haley alza le spalle. «Mia sorella» finisce l'uovo e si alza. «Scusate, vado a farmi una doccia!» 
Apre l'armadio, prende un paio di jeans e una maglia larga, bianca, con una scritta nera sopra, delle mutande che nasconde sotto i jeans e un reggiseno pulito, poi si dirige in bagno, entra, si chiude la porta alle spalle e fa un giro di chiave.
Lascia i vestiti sul water, chiuso, e apre l'acqua calda. Appoggia le mani sui bordi del lavandino e si guarda allo specchio: ha il trucco sbavato e sembra davvero stanca. Sotto gli occhi ha un leggero segno di occhiaie, e sulle guance ci sono strisce di mascara come se avesse pianto tutta la notte. Eppure lei non si ricorda assolutamente niente.
Entra in doccia e il getto bollente la fa rabbrividire.
Resta tra quelle quattro mura d'acqua e vapore finché qualcuno non bussa alla porta annunciando l'arrivo della sorellina. «Arrivo!» urla.
Haley si passa le mani piene di shampoo tra i capelli e poi li risciacqua, si insapona il corpo e poi lascia che il sapone venga portato via.
Per un secondo sente le mani di suo padre che le prendono i polsi, trattiene un urlo e si lascia scivolare a terra.
Ricorda il sogno di quella notte, ma non sa di essersi svegliata piangendo, né che Alex l'avesse vista.
Chiude gli occhi e lascia che il dolore se ne vada.
«Ti prego ora no, ora no, ora no.» quella sensazione non l'avrebbe mai abbandonata, ma ora valeva la pena, forse, lottarci contro per farla sparire.
 
«Alice!» la bimba salta in braccio alla sorella e le da un bacino sulla guancia.
«Ieri sera Christine e Jeremy mi hanno fatto vedere il cartone del leone che fa male al papà e poi però non è colpa sua e deve tornare perché c'è quello cattivo che vuole diventare re con quegli animali brutti» dice Alice, con il tono più tenero che si potesse mai sentire.
Jack e Alex sorridono.
«Davvero? Era bello?» annuisce.
«E poi Alex e Jack hanno detto che c'è anche un'altra storia con lo stesso leone dove lui diventa g-ande, g-ande e c'è anche la bambina di Simba! Si chiama Simba il leoncino, lo sai Hals? Lo sai?»
«Ah sì, te l'hanno detto loro?» Alice annuisce felice e da un altro bacio alla sorella.
Haley si sente il cuore pieno.
Guarda i suoi amici che continuano a sorridere e a guardare quella piccola meraviglia che tiene tra le braccia. La lascia a terra.
«Jack fai ancora il leone! Poi lo guardiamo il film?»
   
 
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