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Autore: MiHyeon    12/03/2012    0 recensioni
[...] Cercai di nascondermi dietro la mia tazza di tè, prendendone un sorso.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'aula era piombata nel più totale silenzio nel preciso istante in cui un uomo sulla cinquantina fece il suo ingresso nella stanza. Tutti gli studenti lo guardavano borbottando tra di loro e chiedendosi chi diavolo fosse; lui, invece, se ne stava tranquillo seduto alla cattedra, senza proferire parola. Stava sfogliando un quotidiano, e non si era nemmeno degnato di alzare lo sguardo su di noi. 
Sentii picchiettarmi su una spalla, così mi voltai a destra, trovando il mio compagno Kibum che mi guardava con un espressione corrucciata. Vicino Kibum sedeva Jonghyun che, con la stessa espressione in viso, faceva passare lo sguardo da me, al suo ragazzo. Solo in quel momento notai che Key- come preferiva farsi chiamare- aveva picchiettato contemporaneamente sia la mia che la sua spalla.
"Ragazzi," mormorò con voce lamentosa, passando ad un espressione quasi di sofferenza. "Io credo di sapere chi sia quell'uomo!" disse poi, facendo passare lo sguardo da me, all'altro ragazzo. "Qualche giorno fa, ho sentito alcuni insegnanti parlare dell'arrivo del nuovo professore di matematica.."
"Cosa? Ma ne abbiamo già uno!" disse Jonghyun, aggrottando le sopracciglia, spostando poi lo sguardo verso l'uomo. Lo seguii pensando che, effettivamente, non ci sarebbe altra spiegazione se non questa.
"Lo so, ma-" il suono della campanella interruppe la leggera voce lamentosa del ragazzo tra di noi. Il nuovo insegnate sospirò, e finalmente si decise a ripiegare con cura il suo giornale e ad alzare lo sguardo.
"Buongiorno a tutti, ragazzi" disse con uno strano accento. Non era coreano, e non ci sarebbe voluto di certo un genio per capirlo. I suoi lineamenti, poi, erano occidentali. Si alzò in piedi e camminò lentamente fino alla lavagna, che occupava gran parte della parete, con le mani congiunte dietro la schiena. "Come avrete notato, oggi ci sarò io a posto della vostra professoressa.." inizò
"E' malata?" azzardò un ragazzo nella prima fila con voce bassa, quasi intimorito.
".. E ci resterò fino alla fine dell'anno" aggiunse, negando appena con un cenno del capo. Nell'aula si alzò un coro di protesta, che subito l'uomo fece tacere alzando il tono della voce. "Le cose stanno così, se non vi sta bene, potete sempre cancellare la vostra iscrizione e trasferirvi in un altro istituto."
Sospirai rassegnato. La scuola sembrava essere iniziata nel migliore dei modi: la classe era ok, nonostante non avessi avuto l'occasione di parlare con molti di loro, i professori non erano nè troppo severi, nè troppo permissivi, e per un mese tutto era volato come se nulla fosse. 
Scrisse a grandi lettere il suo nome sulla lavagna, poi ci guardò uno ad uno.
"Bene. Mi hanno informato riguardo il programma sul quale avete lavorato fin'ora," tornò a sedersi alla cattedra, avvicinando con una mano il registro al bordo del tavolo. Poi alzò gli occhi verso di noi "Qualcuno che si offre volontario per sintetizzare tutto ciò che avete fatto, alla lavagna?" chiese spostando lo sguardo tra i banchi. Nessuno si fece avanti, anzi, molti di loro si improvvisarono impegnati o simularono dei colpi di tosse. Kibum si lamentò alla mia destra, affondando la testa tra le braccia appoggiate sopra il banco, mentre Jonghyun gli passava un suo braccio attorno le spalle.
Il professore sorrise. "Bene, come immaginavo. Scelgo io," scorse velocemente con lo sguardo lungo la lista degli alunni, poi lo alzò di nuovo verso di noi. "Chi è Lee Taemin?"
Gli occhi di tutti i ragazzi si spostarono su di me, e Key squittì sorpreso al mio fianco. Sospirai. Davvero un bell' inizio.
 
 
 
 
"Che schifo.." mormorò Kibum appoggiandosi con la schiena al petto di Jonghyun, mentre questo lo stringeva abbandonando la testa sulla sua spalla.
"Key, ti prego smettila. Sono tre ore che ti lamenti!" sbottai aprendo un secondo gli occhi, prima di richiuderli e godermi l'aria fresca sul viso. La mattinata era stata snervante, devo ammetterlo, in particolar modo nell'ultima ora di lezione, ma continuare a lamentarsi non avrebbe di sicuro risolto la situazione.
"Ma Taem, hai visto anche tu com'è! Non sa nemmeno spiegare, poi.."
"Kibummie," intervenne Jonghyun, stoppando le sue lamentele. "Credo che tra i tre, tu sia quello che deve lamentarsi di meno: il professore non ti ha nemmeno guardato, a differenza di me e Taemin.." disse ridacchiando appena. Gli lanciai un occhiataccia, facendogli così schiarire la voce e guardare altrove. Beh, sì, per me non era stato di certo un bell'inizio. Interrogato all'ultima ora ed umiliato di fronte a tutta la classe. La matematica non è mai stata il mio forte, ma non mi è mai nemmeno interessato studiarla: tutti quei numeri, che diavolo!
"Ah, cazzo.. Meno male che fino a lunedì non dovremo più vedere la faccia di quello"  sospirai passandomi una mano sul viso. In un certo senso, anche gli orari erano spettacolari: le ore di matematica erano state scelte solo per i primi due giorni della settimana. Però, con questo, c'era sempre la scusa per assegnare più compiti.
"Già," sospirarono gli altri in coro. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, gli unici suoni udibili erano il fruscio degli alberi del parco della scuola in cui ci trovavamo, i lontani schiamazzi di qualche ragazzo che si divertiva, e il cinguettio degli uccelli che volavano sopra le nostre teste. Poi si sentì un fruscio non molto lontano, e istintivamente aprii gli occhi voltandomi nella direzione del suono. Una ragazza era poco distante da noi. Era molto carina, devo ammetterlo: indossava l'uniforme della nostra scuola, che sul suo piccolo e magro corpo cadeva che era una meraviglia. I capelli castano scuro raccolti in una coda alta, con qualche ciuffo che cadeva ad incorniciare il viso; gli occhi scuri che si spostavano da noi al terreno che stava lentamente percorrendo. Si avvicinò di qualche altro passo e strinse le mani attorno la tracolla del suo zaino, schiarendosi la voce, attirando così anche l'attenzione degli altri ragazzi.
"Scusate.." mormorò leggera.
"Sì?" risposi alzandomi a sedere, prestandole attenzione. Lei arrossì ed abbassò nuovamente lo sguardo. Sorrisi inconsciamente guardandola, sembrava talmente impacciata a tal punto da sembrare tenera.
"Mi chiamo Tsuki, sono una nuova studentessa. E' il mio primo giorno qui, e mi chiedevo se qualcuno di voi potesse mostrarmi dov'è la segreteria.." continuò incerta.
Sentii un gemito soffocato alle mie spalle e voltandomi vidi Jonghyun tenersi lo stomaco dolorante, mentre Kibum riportava il gomito a poggiarsi sulle gambe e sorrideva angelico verso di noi. Il più vecchio dei due borbottò qualcosa come un 'Credo di avere un impegno..' guardando truce il compagno. Yume li guardava con gli occhi sbarrati, ma poi tornò a concentrarsi su di me, pregandomi quasi con lo sguardo.
"Oh, sì certo! Vieni, ti accompagno!" Le sorrisi, indicandole la strada con una mano e portandola verso l'uscita del parco.
"Ci vediamo dopo, Taemin?" mi chiese Kibum, alzando il tono della voce. Mi voltai annuendo, prima di tornare a fissare la strada avanti a noi.
"Allora, questo è il tuo primo giorno?" Lei annuì, con lo sguardo basso.
"Sono un po agitata, per questo.." ammise arrossendo. Sorrisi e mi fermai, porgendole la mano.
"Io sono Taemin."
Dopo un attimo di esitazione, nel quale fece passare velocemente il suo sguardo dalla mia mano al mio viso, la strinse piano, sorridendo appena. "Piacere di conoscerti" disse.
"Da dove vieni?" Le chiesi, riprendendo a camminare, portando le mani in tasca.
"Osaka, Giappone." rispose, fermandosi a guardare la grande entrata della scuola. Io sgranai gli occhi.
"Che cosa?" chiesi sbalordito. Lei mi guardò, annuendo piano, pronunciando un flebile "Sì.."
"Cavolo!" continuai, "Parli così bene la nostra lingua che credevo fossi coreana" ridacchiai, felice nel vederla fare lo stesso.
Scosse la testa, "Mio padre lo è. Fin da quando ero bambina mi ha sempre insegnato qualcosa nella sua lingua. Ed ora che io e tutta la mia famiglia ci siamo dovuti trasferire qui a Seoul, mi trovo avvantaggiata" disse, scrollando le spalle.
Io annuii, "E mi sembra anche ovvio." risi, poi le toccai delicatamente la spalla, invitandola a proseguire. "Eccoci, siamo arrivati."
Salimmo insieme i grandini all'ingresso ed entrammo nel grande edificio. Percorremmo il corridoio adornato da cartelloni, bacheche con su attaccate decine di buste contententi avvisi o programmi scolastici, e finestre che davano sul cortile. Arrivammo davanti una grande porta a vetri chiusa con un cartello con su scritto 'Presidenza'.
"Questo come potrai immaginare è l'ufficio del preside" Le dissi "Spero tu non abbia mai bisogno di entrarci, e immagino non ne abbia. Sembri una ragazza seria.." buttai lì.
"Oh, grazie.." disse piano lei arrossendo.
Svoltammo l'angolo, trovandoci davanti a due grandi porte spalancate. La stanza non era grande: al centro c'era una cattedra, piena di fogli e cartelle, in fondo all'aula c'erano tre armadietti, e per il resto solo due o tre sedie. Era sempre piuttosto ordinata, la bidella della nostra scuola ci teneva a tenere le cose a posto. E poi, anche se non lo avesse fatto, il preside l'avrebbe ad ogni modo obbligata a farlo.
"Questa è la nostra segreteria." mi affacciai nella stanza, non trovando però nessuno. Assottigliai gli occhi, "Dovrebbe sempre esserci qualcuno quì.." dissi piano, avvicinandomi alla cattedra. Saltai indietro e Dio solo sa come feci a trattenere un urlo quando la nostra bidella spuntò da sotto la scrivania di scatto.
"Infatti eccomi!" disse allegra, appoggiando alcune penne sopra la cattedra e sbattendo le mani sui propri jeans. "Quelle penne erano cadute a terra." si scusò.
La nostra bidella era la donna più brutta che avessi mai visto in tutta la mia vita. Era bassa, magra ma con fianchi e fondoschiena larghi, e nonostante tutto si ostinava ad indossare jeans attillati ed allacciati praticamente sotto il seno, e probabilmente il suo armadio era composto solamente da camicie o maglie scollate ed estremamente corte. Erano più le volte in cui indossava ciò che voleva, che quelle in cui portava correttamente il camice che la scuola prevedeva per gli addetti.
Il viso magro, incorniciato da dei lunghi capelli neri e da una frangia che avrebbe fatto pietà anche a mia nonna. Gli occhi quotidianamente mal truccati e spalancati.
E beh, era piuttosto inquietante quando tale persona non faceva altro che fissarti in continuazione.
"Ditemi pure ragazzi." sorrise dolcemente.
"O- oh sì. Vedi, lei è-" iniziai a parlare ma venni interrotto da Tsuki che prese posto davanti a me, spiegando tutta la situazione alla bidella. Io feci qualche passo indietro e andai ad appoggiarmi con le spalle al muro poco distante. Effettivamente è giusto che sia lei a parlare, ma io volevo semplicemente aiutarla, diamine. Poteva anche essere un pochino più educata.
Cavolo, me la sto seriamente prendendo per questo? Ultimamente sono parecchio irritabile.
Riportai lo sguardo sulle due, e le vidi allontanarsi. "Tsuki!" la richiamai. Cosa avrei dovuto fare, aspettare lì o andarmene? Avvertire sembra esser diventato un optional..
Lei si voltò a guardarmi e congiunse le mani avanti il suo viso, continuando a camminare all'indietro. "Scusami, Taemin! Puoi aspettarmi lì? Torno subito!" Annuii, vedendola sorridere e tornare a voltarsi verso la donna al suo fianco.
Sospirai e mi lasciai scivolare fino a terra, dove mi sedetti, appoggiando la testa al muro. Spero solo non ci metta molto.
Presi il mio fidato I-pod dalla tasca dei Jeans, e infilai le cuffie, chiudendo gli occhi e rilassandomi, facendo partire la prima canzone che mi passava sotto gli occhi.
Dopo dieci minuti buoni, mi sentii picchiettare sulla spalla e, aprendo gli occhi e voltandomi di scatto, trovai Tsuki inginocchiata al mio fianco. Mi tolsi gli auricolari dalle orecchie e le sorrisi.
"Possiamo andare." mi disse lei, alzandosi "Grazie per avermi aspettato."
"Figurati, non avevo nulla da fare" mentii ricambiando il sorriso. "Allora è tutto ok?"
"La segretaria dice che siamo nella stessa classe" annuì lei, sorridendo.
"Davvero? E' fantastico!" dissi, facendo per avviarmi verso l'uscita, ma venni richiamato dalla bidella.
"Lee!" mi chiamò facendomi cenno di avvicinarmi, così mi voltai e le andai vicino, seguito da Tsuki "Il tuo professore mi ha detto di riferirti che se vuoi c'è un corso di recupero di matematica nel pomeriggio. Visto che sei letteralmente fuggito dalla classe, ha detto di non essere riuscito a fermarti, così.."
"La ringrazio" tagliai corto, stoppandola. "Ma nel pomeriggio ho altri corsi, e non sono libero."
"Ma la matematica è importante, Taemin.." insistè lei.
Sospirai, "Vedo cosa posso fare." chiusi lì il discorso, salutandola e dirigendomi verso l'uscita con Tsuki. Percorremmo nuovamente tutto il corridoio, incontrando qualche ragazzo che entrava.
"Taemin.." disse poi lei con un filo di voce.
"Dimmi," le risposi guardandola. Lei si strinse le mani, abbassando lo sguardo.
"Oggi mi hai aiutato molto, come posso ricambiare?" chiese arrossendo e facendomi sorridere nuovamente. Era carina quando lo faceva, troppo.
"Figurati, non importa- Non sarai mica un piccolo genio in matematica?" dissi poi, guardandola di sbieco. La vidi sgranare gli occhi e scuotere velocemente la testa.
"Assolutamente no, anzi!" rispose subito, poi sembrò rifletterci su e aggiunse "Ma mio fratello sì."
"Hai un fratello?" chiesi "Io, se non fosse per Kibum e Jonghyun.." mi fermai vedendola scuotere la testa. ".. cosa?"
"Sì, ho un fratello, " annuì lei "ha quattro anni più di me, e sono due anni che vive qui a Seoul. Ma ricordo che quando abitavamo ancora tutti insieme, mi aiutava sempre in quella materia" ridacchiò.
"Come vorrei averne uno anche io." sorrisi amaramente. Lei mi prese la mano e mi tirò verso l'uscita. 
"Vieni, oggi si è offerto di accompagnarmi lui, te lo presento!" disse allegra. 
"C- cosa? No, non credo sia il caso.." cercai di tirarmi indietro, ma lei insistette, così alla fine accettai e, anche se un po agitato, ci dirigemmo verso i grandi cancelli della nostra scuola.
 
"Minho!" urlò lei, saltando in braccio a suo fratello. Li guardai, a qualche metro da loro, sorridendo inconsciamente. Si dissero qualcosa, poi lei gli stampò un bacio sulla guancia, mentre lui la teneva per i fianchi e la rimetteva con i piedi a terra. "Minho, ti presento Taemin." Disse poi avvicinandosi a me. "E' un mio compagno di classe. Mi ha aiutato molto oggi.." 
"Non ho fatto nulla di particolare, figurati.."
"Io sono Minho, sono suo fratello." mi porse la mano, e la strinsi. Lo guadai e notai che era un bel ragazzo, se Tsuki non mi avesse parlato di lui prima, avrei sicuramente pensato che fosse il suo fidanzato. Sembrano molto.. uniti.
Aveva stile, quel ragazzo. Indossava dei semplici jeans scuri, con qualche piega più chiara, una camicia bianca sopra, con le maniche tirate fino al gomito, la cravatta nera allacciata un po lenta al collo, ed un cappello elegante un pò spostato sopra i suoi lunghi capelli castani e mossi. Aveva un girocollo con una 'M' con su incastonato un brillante, che cadeva dolcemente sul suo petto, e due anelli sulle dita della mano sinistra. Semplice ed elegante al tempo stesso.
Il suo sguardo quasi di sfida puntato su di me, però, non prometteva nulla di buono.
"Ta- Taemin, piacere." dissi piano.
"Allora hai aiutato mia sorella nel suo primo giorno, mh?" chiese mettendole una mano attorno la vita. Io annuii. "Ti offro un caffè."
"Io non bevo caffè, ho già problemi a dormire di mio.." scherzai, "E comunque per così poco, non ho fatto nulla."
Minho fece un cenno con la mano avanti il suo viso, sbuffando una sorta di risata. "Un tè?"
"Davvero non ti... e va bene, vada per un tè.." sorrisi leggermente chinando il capo imbarazzato. Minho sorrise soddisfatto a sua volta, mentre Tsuki battè le mani felice. Uscimmo dal cortile della scuola e camminammo insieme fino al bar più vicino, il quale era situato a quasi un chilometro di distanza. Restai in silenzio ad ascoltare i discorsi dei due fratelli, e mi chiesi come mai Tsuki avesse un nome di origine giapponese, e lui coreana, ma ci passai sopra sorridendo non appena Minho corresse sua sorella e lei si scusò arrossendo.
"Mh!" mugugnò ad un tratto Tsuki, mentre masticava una fetta della torta che aveva visto in vetrina. Era un dolce semplice, fatto di yougurt e frutta, pensai che forse la ragazza era una tipa molto attenta alla linea, ma che non riuscirebbe a resistere di fronte a certi piatti. 
Si pulì la bocca con un tovagliolino di carta, voltandosi verso il fratello, mentre lui girava il suo latte macchiato. "Minho, tu non eri bravo in matematica?" gli chiese, ed io arrossii maledicendola per essersene ricordata. Cercai di nascondermi dietro la mia tazza di tè, prendendone un sorso.
Minho tossicchiò annuendo. "Beh, me la cavo abbastanza bene," ammise sorridendo. "Perchè?"
"Sai, " iniziò Tsuki "Io non sono mai andata bene in quella materia, e me la sono sempre cavata con delle sufficienze.. E ricordo che prima mi davi sempre una mano.."
"Vuoi che ti aiuti con i compiti?" gli chiese con tono dolce, lasciando stare la sua bevanda e incrociando le braccia sopra il tavolo.
"Magari.." annuì la sorella, spostando nuovamente la sua attenzione sul dolce.
"D'accordo." Disse Minho, strappandole la piccola forchettina blu dalle mani e portandosi alla bocca un pò della torta, gustandola. Tsuki lo richiamò, lamentandosi e riprendendosi la posata di plastica, mentre il fratello sghignazzava.
Ridacchiai guardandoli, pensando a come sarebbe stato se anche io ne avessi avuto ancora uno. Magari ora saremmo andati d'accordo, o forse lui mi avrebbe odiato perchè sarei stato troppo appiccicoso nei suoi confronti, o troppo menefreghista. Magari saremmo potuti essere quella tipica coppia di fratelli che si prendono a parolacce dalla mattina alla sera e che non perdono l'occasione di passare alle mani, ma che non appena l'altro si trova in difficoltà, non si fanno problemi ad intervenire e difenderlo. Chi lo sà...
Io, Jonghyun e Kibum siamo amici dalle scuole medie, ed è come se fossimo fratelli. Passiamo molto tempo insieme e ci aiutiamo l'un l'altro, quando serve. Quando mi misero al corrente della loro relazione, quasi stentavo a crederci. Insomma, era come se avessi scoperto una relazione clandestina fra due fratelli. Ma passai comunque sopra il primo momento di shock, e fui davvero felice per loro, infondo, l'amore è l'amore. Non si può scegliere di chi innamorarsi.
Tra l'altro fidanzati sono ancora più buffi e simpatici che da semplici amici. Non che prima non lo fossero, assolutamente, ma le scenate da donnetta isterica di Kibum e la rassegnazione del povero Jjong sono fantastiche. Non si possono realmente descrivere.
"Tra l'altro, servirebbe una mano anche a Taemin!" venni riportato alla realtà dalla voce di Tsuki, e dai loro sguardi puntati su di me. Solo in quel momento mi accorsi di essere rimasto con le labbra incollate alla tazza, e di aver ingerito più della metà della bevanda fresca. Ripresi fiato, abbassandola e tossicchiando un pò.
"Davvero?" chiese Minho "A prima vista sembri un piccolo secchione" rise, portandosi una mano alla bocca e guardandomi. Io arrossii e balbettai qualcosa molto simile ad un 'Eh già..' .
"Comunque, non c'è problema, posso sempre seguire il corso di recupero a scuola.." dissi imbarazzato, ravvivandomi i capelli castani con una mano. Come poteva pensare Tsuki che una persona si sarebbe messa a dare lezioni ad uno sconosciuto, praticamente? Infondo sarei potuto essere una persona poco affidabile, magari uno squilibrato, un piccolo mafioso..
"Io non ho problemi." disse Minho senza esitazione.
"Non devi sentirti obbligato.." mormorai piano.
"Non ho problemi." Ripetè, prendendo l'ultimo sorso della sua bevanda e alzandosi in piedi. "Sbrigati a finire quella roba" disse a sua sorella, mentre estraeva dalla tasca posteriore dei jeans il portafogli, frugandoci dentro alla ricerca delle giuste banconote. 
Finii velocemente il mio tè, anche io, e mi chinai a prendere la mia parte del conto.
"Ah- ah, Taemin." mi richiamò Minho, scuotendo la testa. Lo guardai confuso e lui mi fece cenno di alzarmi. "Lascia stare quei soldi, non li voglio." disse tenendo gli occhi fissi sulle sue mani. Prese due banconote e le appoggiò sul tavolo. "Offro io" sorrise. "Dopo che hai aiutato mia sorella, questo è il minimo."
Annuii e mi alzai, prendendo in spalla lo zaino, alzai gli occhi e incontrai il suo sguardo "Grazie Hyung."
   
 
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