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Autore: Bazylyk19    12/03/2012    9 recensioni
Chi di voi guardando il piccolo America aspettare Inghilterra non ha sentito una stretta al cuore? Chi di voi guardando Veneziano e Romano lavorare a casa di Austria e Spagna non ha mai gridato allo sfruttamento di minori? Chi di voi vedendo che Cina si è ricordato un tantino in ritardo di insegnare a Giappone come scrivere non ha arricciato il naso?
Non temete, tutti i vostri problemi sono finiti!
Infatti, Russia animato da nobili ideali (quali liberarsi di una sorella e consentire all'altra di pagare i suoi debiti) ha fondato "l'Asilo delle Colonie di Ucraina e Bielorussia" (Ma facciamo pure solo di Ucraina, visto che Bielorussia ha altro a cui pensare)!
Qui le baby-nazioni passeranno ore spensierate per poi tornare a casa con i loro tutori a fine giornata! Che aspettate a iscrivervi?
(Chibi-Italia, Chibi-Sacro Romano Impero, Chibi-America, Chibi-Canada, Chibi-Lituania, Chibi-Polonia, Chibi-Giappone, Chibi-Grecia, Chibi-Hong Kong, Chibi-Taiwan, Chibi-Korea! E, a grande richiesta, da ora in poi anche Chibi-Islanda!)
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dalla sua esperienza come insegnante, Ucraina poteva dire di aver appreso una grande verità: in mano a delle piccole pesti come le sue, anche le cose più innocue potevano diventare estremamente pericolose...

 

Quella mattina ebbe l'ennesima conferma di tale teoria.

 

-Cioè, tipo... ho imparato a fare un gioco davvero divertente in cui sono totalmente eccezionale!- Si vantò il piccolo Polonia di fronte a uno scettico Lituania, alla piccola Italia e a Taiwan che per un attimo distolse la sua attenzione da Giappone, smettendo di fargli la manicure, consentendo così all'insegnante di prelevare il piccolo asiatico per cercare di togliergli il pennarello rosa (il colore era stato scelto da Polonia, ovviamente) dalle unghie.

 

-Qual è questo gioco Polonia-chan?-

 

-Ma le parole incrociate, tipo!- Esclamò lui, ignorando del tutto il lituano che cercava di spiegargli che le parole erano “crociate”, non “incrociate”, -Ho scoperto questo gioco tipo sull'ultimo numero della mia rivista preferita!-

 

Infatti il polacco aveva in mano proprio l'ultimo numero de “La Principessa dei Pony Magazine”.

 

-Volete tipo giocare? Benissimo, tipo!- Dichiarò il bambino senza che nessuno avesse ancora dato il proprio consenso, -Ecco, Liet-chan, tu scrivi le parole...-

 

Al lituano, non proprio felice del suo nuovo ruolo da scrivano, furono passate la rivista e una matita.

 

-Okay... devo leggere una definizione a caso?- Domandò.

 

-Ma certo, tipo!-

 

-Vediamo... dieci verticale: lo è l'acqua del mare...-

 

-Bagnata, tipo!- Esultò il polacco, contento di aver indovinato l'ennesima risposta.

 

-Ma... nei sei sicuro? Qui non c'entra...- obiettò l'amico

 

-E tu vai tipo a capo,- gli disse il polacco, stanco di dovergli sempre spiegare tutto.

 

Lituania obbedì senza fiatare, poi passò a una nuova definizione.

 

-Sette orizzontale: un nobile animale...-

 

-Il pony, tipo!-

 

In realtà la soluzione non doveva essere proprio quella perchè avanzava qualche spazio vuoto, tuttavia Lituania aveva capito perfettamente che contraddire il suo amico non era solo impossibile, era semplicemente inutile, quindi lasciò correre.

 

-Venti orizzontale: una delle meraviglie del mondo...-

 

-Pasta~!!!- Esclamò allora la piccola Italia.

 

-Veramente sono i paluszki...- la riprese il polacco.

 

-Ma no! È la pasta!- Esclamò scandalizzata la bambina che, dopo quelle parole, fu automaticamente esclusa dal gioco.

 

-Cioè, tipo... chi non sa giocare non dovrebbe tipo farlo,- borbottò Polonia mentre la piccola Italia andava a farsi consolare da uno sbigottito e arrabbiatissimo Sacro Romano Impero che minacciava di spezzare tutti i paluszki che si fossero trovati sulla sua strada e di tagliare la coda al peluche della Principessa dei Pony, -puoi tipo continuare, Liet-chan.-

 

-Va bene... tre verticale... lo è una donna per il proprio fratello...-

 

-Estetista!- Gridò allora la piccola Taiwan certa di conoscere quella risposta, abbandonando per un attimo la sua nuova attività: visto che aveva perso il suo precedente cliente, aveva optato per dare un po' di colore al grembiule di Hong Kong che la fissava annoiato.

 

-Ma no!- Dichiarò Korea sopraggiungendo in quel momento, -la risposta è “rompiscatole”!-

 

Le sue parole furono prese davvero male dalla bambina: fra i due nacque un acceso litigio che ben presto coinvolse anche Polonia, al quale fu chiesto di pronunciarsi sulla spinosa questione, e, ovviamente, Sacro Romano Impero che, più deciso che mai a passare dalle parole ai fatti, si armò di un paio di forbici dalla punta arrotondata (ma pur sempre forbici) per sfoltire la coda della povera Principessa.

 

Di fronte a quel disastroso spettacolo, Ucraina intervenne prontamente, prima togliendo dalle mani del fidanzato modello la pericolosa arma, poi liberando i capelli della piccola Taiwan dalla presa del koreano.

 

Polonia, dal canto suo, intimò a Lituania di difendere l'acconciatura della Principessa dei Pony a costo della vita.

 

Quando finalmente la situazione fu tornata alla normalità, la donna, per dimenticare quel brutto episodio, propose ai bambini ancora di cattivo umore e ovviamente anche agli altri, di leggere assieme una bella favola e li invitò tutti a sedersi con lei sul tappeto.

 

-Cioè, tipo, Liet-chan, che stai mangiando?- Domandò Polonia accomodandosi accanto all'amico con la Principessa dei Pony stretta fra le braccia.

 

-Paluszki...- Mormorò il lituano, maledicendosi per aver deciso di dedicarsi a uno spuntino extra con il polacco nei paraggi... maledetta golosità...

 

-Wow, tipo! E non hai tipo pensato a offirmene un po'?- Domandò Polonia a metà fra l'eccitato e il contrariato, come se dividere la merenda fosse un preciso dovere del suo amico, -Pazienza, tipo, ti perdono. E ora che aspetti a farmeli assaggiare, tipo?-

 

-Basta che non te li finisci tutti...- commentò non propriamente entusiasta Lituania.

 

-Ma, tipo, ci mancherebbe.-

 

-No, mi mancherebbero...- borbottò sottovoce l'altro: quella non era proprio la sua giornata, pensò osservando la maestra Ucraina scegliere un libro dallo scaffale e sedersi accanto a loro.

 

La donna, una volta attenuta l'attenzione di tutti, stava per iniziare a leggere, quando la porta si aprì.

 

-Non trovi che il mio naso sia troppo a punta, sorella?- Domandò Bielorussia facendo il suo ingresso glaciale nell'asilo.

 

-Non direi proprio, è perfetto...- commentò Ucraina per essere gentile, vagamente turbata dalla sua presenza nell'asilo, -ma perchè dici così?-

 

-Forse è colpa di questo naso a punta se il mio adorato fratello non vuole sposarmi,- spiegò incurante del desiderio dei bambini di ascoltare la fiaba prescelta, per poi appoggiare la propria borsa in un angolo e accomodarsi sulla solita poltrona, -sto pensando seriamente di fare una rinoplastica.-

 

-E tipo a che ti serve diventare un rinoceronte?- Borbottò Polonia, anche lui davvero contrariato dal ritardo della storia.

 

La maestra Ucraina lanciò uno sguardo terrorizzato alla sorella per scrutarne la reazione, ma per fortuna, o meglio, per miracolo, quest'ultima ignorò del tutto il bambino e iniziò a dedicarsi alla propria manicure, consentendole di tirare un sospiro di sollievo.

 

-Però, tipo, ci assomiglia un po' a un rinoceronte, tipo... soprattutto quando si arrabbia...- aggiunse però il polacco un istante dopo, causando una nuova ondata di terrore nella povera insegnante.

 

A venire in suo soccorso per distogliere l'attenzione da quel tema così spinoso, fu una persona insospettabile... non che l'avesse fatto di proposito, intendiamoci, ma la ragazza gliene fu ugualmente grata.

 

-Anche se la maestra Bielorussia si fa la rinoplastica, scommetto che tu non puoi permetterti neanche una formicaplastica, maestra,- le ricordò affettuosamente il piccolo Romano.

 

-Hai proprio ragione, Romano-chan...- borbottò lei indecisa se essergli riconoscente o prendersela come le altre volte.

 

-Non è vero, Romano-chan!- Sbottò Taiwan, -La maestra Ucraina assomiglia tantissimo a un altro grazioso animaletto, non alla formica!-

 

-E a quale grazioso animaletto assomiglio, Taiwan-chan?- Le chiese intenerita la maestra.

 

-A un cammello!- Sentenziò gioiosamente la piccola nell'assenso generale, mentre la donna, sconfortata, preferì non approfondire le ragioni che avevano portato la bimba a quell'associazione mentale e decise di iniziare a raccontare la fiaba.

 

-Tanto, tanto tempo fa, viveva nel bosco una famiglia di tre orsi: papà orso, mamma orsa e un piccolo orsetto...-

 

-Se erano gatti era meglio...- sbuffò il piccolo Grecia, ignorando (ma del resto lo ignoravano tutti) che il piccolo Canada fosse in totale disaccordo con lui, visto che l'idea di una fiaba con degli orsetti lo attirava molto.

 

-Un mattino mamma orsa preparò il latte per la colazione, ma questo diventò troppo caldo e così decisero di fare una passeggiata mentre aspettavano che si raffreddasse...-

 

-Gli orsi... riscaldano il latte?- Domandò scettico Sacro Romano Impero che voleva stupire la sua innamorata con la sua logica schiacciante, -E poi non potevano aspettare due minuti in casa? Se escono il latte si raffredderà...-

 

-Lì vicino viveva una bambina dispettosa, chiamata Riccioli d'oro...-

 

-Viveva vicino agli orsi?! E poi non esiste un nome così...- osservò nuovamente il bambino.

 

-Era un soprannome. Dicevo... questa bambina decise di entrare nella casa dei tre orsi e notò subito la tavola imbandita per la colazione...-

 

-”Tavola imbandita per la colazione”?! Con solo il latte?!- Indagò Romano, -Semmai può esserlo per te che sei povera...-

 

-Non è quello il punto...- lo riprese Sacro Romano Impero guadagnandosi un'occhiataccia, -il vero problema è violazione di domicilio...-

 

-Appena vide il latte volle assaggiarlo, tuttavia il latte della tazza di papà orso era ancora troppo caldo e quello nella tazza della mamma era troppo freddo. Allora Riccioli d'Oro assaggiò il latte dell'orsetto. Andava proprio bene, così lo bevve.-

 

-Ma non è possibile... il latte dell'orsetto doveva essere il più freddo, mica quello della mamma!-

 

-Sacro Romano Impero, per favore...- sbottò la maestra a quell'ennesima critica, mentre il bambino abbassava la testa vergognoso, anche perchè la sua amata non sembrava particolarmente interessata alle sue argute obiezioni, -è solo una fiaba. Comunque... dopo aver bevuto il latte, Riccioli d'Oro ebbe sonno e decise di dormire. Provò il letto di papà orso, ma era troppo duro. Provò il letto di mamma orsa, ma era troppo molle per lei...-

 

-Certo che doveva essere proprio una rompicog... una rompiscatole questa tizia,- si corresse Romano, dopo essere stato fulminato da uno sguardo della maestra, -e poi non poteva andare a dormire a casa sua?!-

 

-Quando provò a stendersi sul lettino dell'orsetto, invece, lo trovò proprio comodo e si addormentò. Poco dopo i tre orsi tornarono dalla passeggiata, ma trovarono una brutta sorpresa... qualcuno aveva assaggiato il latte di papà orso e di mamma orsa e aveva bevuto tutto quello del piccolo orsetto che scoppiò in lacrime.-

 

-Esagerato.-

 

-E se ti rubassero la pasta e i pomodori, Romano-chan? Non faresti anche tu così?-

 

-No, lo picchierei.-

 

-Non hai una soluzione un po' più pacifica?- Lo riprese l'insegnante.

 

-Uhm...- dichiarò il piccolo italiano dopo averci riflettuto per un po', -forse chiamerei il bastardo e gli farei recuperare tutto, così almeno si rende utile.-

 

 

-Ah...- commentò l'insegnante poco convinta, prima di accantonare quello scomodo argomento e di riprendere a raccontare, -i tre orsi decisero di cercare il colpevole e poco dopo trovarono Riccioli d'Oro addormentata nel lettino dell'orsetto. Al sentire le voci degli orsi, Riccioli d'oro si svegliò e vide il grande e imponente papà orso che la guardava con aria truce...-

 

-Chissà chi mi ricorda...- mormorò il piccolo Islanda.

 

-La bambina, spaventatissima, scappò via e non diede mai più fastidio ai tre orsi!-

 

-Sarà andata a dar fastidio a qualcun'altro...- Commentò Romano.

 

-Spero non ai miei gattini... potrebbe essere un parente di Turchia?- S'informò il piccolo Grecia.

 

-Non credo...- borbottò distratta Ucraina riponendo il libro delle favole su uno scaffale, -e ora che ne dite di fare merenda?-

 

-Sììì!!!- Urlarono in coro i bambini, fra cui anche il povero Lituania che come previsto non aveva più riavuto indietro i suoi paluszki.

 

-Benissimo... sorella, stai attenta tu ai bambini?-

 

Bielorussia non rispose neanche.

Anzi, cinque minuti dopo adocchiò casualmente il suo adorato fratellone per strada da una delle finestre dell'asilo e subito corse fuori dalla classe gettando via la limetta per le unghie.

 

-Ma tipo non si fa...- sbottò Polonia mentre Lituania raccoglieva la limetta della sua adorata maestra e la riponeva accuratamente sul tavolino dov'era anche la sua borsa, -ma tipo, però... cosa mai ci terrà in una borsa così grande, tipo?-

 

-Non lo so...- mormorò Lituania, -una volta ho sentito che diceva alla maestra Ucraina che c'erano delle cose per giocare con il direttore Russia... mi fa paura quello...-

 

-Ma che c'è tipo da aver paura? Ti proteggo io, tipo! Però voglio tipo vedere questi giocattoli!- Detto fatto, la borsa fu posata sul pavimento e aperta.

 

Quell'insolita operazione aveva attirato l'attenzione anche di altri bambini: Islanda e America (c'era anche Canada, ma nessuno se ne accorse) si avvicinarono ai due, incuriositi.

 

-Cosa cercate?- Domandò America, incerto se proteggere eroicamente la borsa della maestra Bielorussia oppure unirsi a quella che sembrava un'attività divertente in attesa del pasto migliore della sua giornata.

 

-I giocattoli della maestra Bielorussia, tipo...- esclamò Polonia frugando nella borsa, -Ah, ecco... ma cos'è tipo?-

 

-Una frusta per domare i leoni!- Esclamò sconvolto America.

 

-E cosa se ne fa tipo?- Domandò il polacco continuando a frugare nella borsa, -E guardate questo, tipo!-

 

I quattro (cinque, in realtà) ragazzini fissarono sbigottiti le manette di peluche rosso fuoco.

 

-Ma cioè, tipo... rosa sarebbero state molto più fashion!- Obiettò Polonia stupito da tanto cattivo gusto.

 

-Ma secondo voi che se ne fa?- Domandò Islanda.

 

-Ho capito!- Annunciò America subito dopo, esultando, -In realtà la maestra Bielorussia è come i supereroi! È grandioso!-

 

-Tipo non ti seguo...- mormorò Polonia.

 

-Intendevo... è una supereroina e ha una doppia vita! Di giorno è una maestra, ma di notte si trasforma e va a caccia di cattivissimi criminali che arresta con le sue manette!-

 

-E la frusta, tipo? Ma certo, tipo, ci sono! Sta dando la caccia a un leone, tipo!-

 

-Già, lo stavo per dire!- Spiegò America.

 

-Ma l'ho detto tipo io...- replicò Polonia che non voleva che qualcuno si appropriasse della sua geniale intuizione.

 

Per fortuna, prima che la situazione degnerasse, Islanda prese la parola.

 

-Ma cos'è un leone?-

 

-Tsk, è tipo ovvio che tu non lo conosca... è tipo un animale molto forte e pericoloso, con artigli lunghissimi che vuole tipo uccidere le persone per mangiarle... come il lupo di Cappuccetto Rosso, tipo... però è più furbo, anche se non quanto i miei bellissimi pony rosa, tipo!-

 

A quelle parole il piccolo nordico tremò (stessa reazione ebbe Canada, ma nessuno se ne accorse).

 

Polonia avrebbe voluto continuare a stupirlo con i suoi agghiaccianti racconti, tuttavia i bambini sentirono i passi della maestra Ucraina che portava il carrello della merenda e, per non essere sgridati, rimisero faticosamente la borsa al suo posto per poi tornare dagli altri, meditando sulla portata delle grandiose scoperte che avevano appena fatto, chi entusiasta, chi decisamente sconvolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 22:30, casa di Inghilterra

 

Davvero Arthur non aveva saputo spiegarsi per quale motivo la piccola colonia che giaceva addormentato accanto a lui era entrata all'improvviso nella sua stanza e, dopo essersi infilata sotto le sue coperte, gli aveva promesso che l'avrebbe difeso da un non meglio identificato leone.

 

-Voglio trovarlo e salvare eroicamente tante persone,- gli aveva confidato prima di scivolare nel sonno, -quindi domani andrò a cercarlo. Tu verrai con me, vero?-

 

-Va bene...- aveva risposto incerto l'inglese, -e da dove vuoi cominciare le ricerche?-

 

-Dal McDonald...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 23: 00, casa dei Nordici

 

Davvero Norvegia non aveva idea di cos' avesse il suo adorato fratellino.

Già il modo in cui gli era corso incontro all'uscita da scuola, pregandolo di portarlo subito a casa, gli era parso sospetto, a questo si era poi aggiunto il giro di perlustrazione che il bambino aveva meticolosamente effettuato assieme a un disponibilissimo Finlandia per controllare che tutte le porte e le finestre della casa fossero ben chiuse e i capricci infiniti contro cui stava lottando da quasi un'ora per farlo andare a dormire.

 

-Mi racconti una favola?- Gli domandò il piccolo con voce implorante dopo che, con molti sforzi, fu riuscito a metterlo a letto.

 

-Te ne ho già raccontate sei, stasera. Ora devi dormire.-

 

-Mi vanno bene tutte, anche quelle brutte con i troll come protagonisti.-

 

A quelle parole, Norvegia s'indignò silenziosamente: come poteva suo fratello trovare brutte le storie con i troll?!

 

-Ora si dorme,- replicò piatto rimboccandogli le coperte per poi baciargli la fronte, -buona notte.-

 

Detto questo, il norvegese lasciò la stanza dopo aver spento la luce, facendo piombare il buio nella cameretta.

 

Islanda tremò, stringendosi maggiormente sotto le coperte. Ragionando a mente lucida sapeva che non c’era nulla di cui avere paura, tuttavia era evidente che la sua mente di diventare lucida, proprio non voleva saperne e trasformava senza sosta i normali rumori di una casa abitata da cinque persone in suoni tetri e spaventosi. In quelle condizioni potè resistere ancora un paio di minuti, poi, messosi a sedere di scatto a un sibilo un po' più forte degli altri, scese rapidamente dal letto e corse a testa bassa verso la camera del fratello.

 

-Insomma, non ti avevo detto di dormire?- Commentò atono il norvegese quando se lo vide comparire davanti.

 

Per tutta risposta, Islanda chiuse a chiave la porta della stanza del fratello e si accostò al letto dove quest'ultimo era intento a leggere.

 

-Ice, mi vuoi dire che sta succedendo?-

 

-Posso dormire qui?- Domandò con tono lacrimoso.

 

-Ormai sei grande, non dovresti più avere paura di dormire da solo...- sbuffò prima di sollevare le coperte per consentirgli di accomodarsi accanto a lui.

 

Islanda, felice per quel tacito invito, salì sul letto e scavalcò il fratello, in modo da trovarsi fra quest'ultimo e la parete.

 

Norvegia lo guardò perplesso, senza essere capace di spiegarsi il perchè di quel gesto.

 

-Io non ho paura...- mentì il bambino, -voglio solo dormire con te... e poi anche tu quando eri piccolo facevi così.-

 

-Ti sbagli, non avevo paura di nulla da piccolo. I fratelli maggiori non hanno mai paura.-

 

-Il fratellone Dan mi ha detto il contrario... mi ha raccontato che andavi sempre a dormire da lui quando l'hafgufa* ti faceva paura... e lui ti faceva restare senza fare storie...- concluse con una neanche tanto velata critica al suo atteggiamento riluttante.

 

-Non ascoltarlo, lo sai che Danimarca dice solo stupidaggini, - mentì il norvegese arrossendo vagamente, appuntandosi mentalmente di riaffrontare quel discorso in privato col danese e persuaderlo a tenere la bocca chiusa con metodi non propriamente pacifici.

 

-Se lo dici tu...- mormorò scettico Islanda.

 

-Vuoi dirmi cosa ti preoccupa?- Domandò allora Norvegia, con tono gentile e più determinato che mai a chiarire quella faccenda.

 

L'islandese si concesse qualche attimo per riflettere sulla richiesta del fratello. Doveva davvero dirglielo?

 

-Tu lo sapevi che c'è un leone in giro?- Domandò.

 

-No. E ti assicuro che in giro non c'è nulla di simile.-

 

-Beh, Polonia-chan dice che c'è. Ne abb... ne ha le prove...- si corresse. In fondo non doveva raccontargli proprio tutto tutto.

 

-Ascolta, non c'è nessun leone e poi, anche se ci fosse, questa casa è sicura, non riuscirebbe mai a entrare.-

 

-Polonia-chan dice che sono animali furbissimi, anche se non quanto i pony rosa... e se riuscisse a trovare un modo per entrare e ci sbranasse tutti?- Domandò preoccupato.

 

-Ti dico che non può succedere. Le finestre e la porta erano tutte chiuse, no? Come potrebbe entrare? Non sono animali così furbi.-

 

-E se il leone si travestisse da fratellone Dan come il lupo di Cappuccetto Rosso si travestì da nonna? Così noi gli apriremmo e lui ci mangerebbe tutti!- Singhiozzò quasi, realmente allarmato da quella possibilità.

 

-E allora noi facciamo così,- gli propose Norvegia stringendolo a sé per calmarlo, -quando Danimarca busserà alla porta, per sapere se è davvero lui, gli faremo una domanda. Se risponderà in maniera intelligente non gli apriremo perchè sarà sicuramente il leone, va bene?-

 

A quelle parole Islanda annuì convinto, entusiasta da quella soluzione fenomenale.

 

-E allora buon notte,- replicò Norvegia mentre il bambino si accoccolava contro di lui e scivolava finalmente in un sonno profondo, contento che quella situazione assurda fosse finalmente stata risolta, consentendo a entrambi di dormire sonni tranquilli.

 

O almeno sperava che fosse così...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 01:30, casa di Francia

 

Anche il piccolo Canada era stato davvero sconvolto dalla rivelazione dell'esistenza di quel pericolosissimo leone che girovagava nei pressi dell'asilo e quella notte, ne era convinto, i suoi sogni non sarebbero stati popolati da sciroppo d'acero e orsetti come al solito.

Per prevenire qualsiasi terribile incubo notturno, alla fine prese una decisione e, stringendo Kumajiro, si diresse a tastoni verso la camera di Francia.

 

-Posso dormire con te?- Chiese con un filo di voce, per poi ripetere la stessa frase un po' più forte per farsi sentire.

 

-Chi sei?- Domandò Francia, ancora addormentato.

 

-Sono Canada...- mormorò sconsolato il bambino, -posso dormire con te?-

 

-Mh...- rispose Francia dal modo dei sogni.

 

Canada interpretò quel verso come un assenso e si coricò accanto a lui, ora più tranquillo perchè certo che, se anche il leone fosse passato da quelle parti, di sicuro nemmeno lui si sarebbe mai accorto della sua presenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 02:30, casa di Turchia

 

-Che cosa pensi di fare, moccioso?- Sbottò Turchia, irritatissimo di essere stato svegliato nel cuore della notte, sentendo il proprio materasso inclinarsi leggermente sotto il peso del piccolo Grecia.

 

-Dormo qui...- lo informò il greco con voce lamentosa.

 

-Mi sa che hai saltato un passaggio: quand'è che io ti avrei accordato il mio permesso a questa buffonata?! Fila a letto, subito.-

 

-Ma io ho fatto un brutto sogno...- provò a dirgli il bambino, come se quello potesse spiegare tutto, per poi infilarsi sotto le coperte, senza curarsi troppo delle parole dell'altro.

 

-Non ci provare! Ti ho detto di...-

 

-Non vuoi neanche sapere che sogno ho fatto?-

 

-Non me ne frega niente.-

 

-Antipatico... e io te lo dico lo stesso... ero con i miei gattini fra le rovine di mia madre, quando all'improvviso sono arrivate delle persone brutte, cattive cattive, che hanno iniziato a inseguirmi...- mormorò affranto poggiando la fronte contro la spalla del turco.

 

-Ma davvero? Che moccioso che sei... e che cos'erano? Zombie, streghe, mostri? Tu lavori troppo di fantasia...-

 

-Non erano loro che mi inseguivano...-

 

-E allora chi era che ti inseguiva? Ade, Caronte e tutte e tre le Moire?-

 

-No... dicevano di chiamarsi “creditori”...- mormorò il piccolo stringendosi maggiormente a lui.

 

-Ah...- fu il solo commento del turco.

 

-Posso restare?- Tornò a chiedere.

 

-Va bene, ma i tuoi gattacci restano fuori!-

 

-Fidati...- commentò il greco.

 

Inutile dire che cinque minuti dopo anche i gatti poterono addormentarsi accanto al loro amato padroncino, mentre Turchia, impotente di fronte a quella situazione, veniva confinato in un angolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 7:30, casa dei Nordici

 

Quando quella mattina il campanello suonò, Islanda, ancora scalzo, riuscì a scappar via da Norvegia che tentava di terminare di vestirlo e, superando Finlandia che si stava recando ad aprire, raggiunse la porta e si acquattò contro di essa.

 

-Chi è?- Domandò in un sussurro.

 

-Ohi, Ice! Sono il fratellone Danimarca!- Si sentì rispondere con voce incredibilmente alta dalla parte opposta.

 

Islanda sembrò rifletterci un attimo: in effetti sembrava proprio il danese, tuttavia non poteva esserne sicuro... urgeva una prova, subito!

 

-Due più due?- Chiese tutto d'un fiato, sotto lo sguardo perplesso di Finlandia e quello irritato di Norvegia che, con i calzini stretti in una mano, stava venendo verso di lui.

 

-Eh? Ah... quattro?- Rispose Danimarca chiedendosi a che gioco stesse giocando il bambino.

 

A quelle parole, il piccolo Islanda lanciò uno sguardo allarmato al fratello che, senza dire nulla, lo prese in braccio per evitare che prendesse freddo e aprì la porta.

 

-Ma... fratellone! Ha risposto bene!-

 

-Non preoccuparti, questa se l'era preparata...- sbottò il norvegese togliendo di mano al danese la busta con le aringhe marinate per la colazione che pochi minuti prima gli aveva gentilmente intimato di andare a comprare.

 

-Ice... che succede? Come mai ti va di fare matematica di prima mattina?- Domandò Danimarca con un sorriso che gli prendeva mezza faccia.

 

-E a te che succede che sei in vena di risposte intelligenti a quest'ora? Non vedi che così lo spaventi?- Rispose al suo posto Norvegia dirigendosi verso la cucina mentre Islanda nascondeva una risatina divertita contro la sua spalla.

 

-Non ho capito...- mormorò perplesso il danese.

 

-Ecco che ricomincia con le domande stupide, visto, Ice? Non devi preoccuparti, davvero...- replicò il norvegese, prima di fermarsi di botto, come se si fosse improvvisamente ricordato di una cosa importante.

 

Per un attimo gli dispiacque di avere entrambe le mani impegnate.

 

-Ancora una cosa anko... guai a te se racconti ancora idiozie a Islanda, intesi?!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine!

So che dovrei aggiornare la nuova fiaba sui Nordici, tuttavia non potevo trascurare troppo a lungo le nostre care chibi!Colonie... XD

Come molte di voi sicuramente avranno notato, la fiaba che racconta Ucraina ai sui allievi, “Riccioli d'oro e i tre orsi”, è un po' più lunga in realtà, tuttavia, la maestra ha preferito ridurla all'essenziale a causa della costruttive critiche fornite da Sacro Romano Impero e Romano! XD

 

Domandina: secondo voi chi sono i tutori di Polonia e Lituania?

Ditemi la vostra opinione e i personaggi più votati saranno scelti come tutori di queste adorabili chibi!Nazioni! XD

 

Un grazie di cuore a chi ha letto, a chi ha recensito e a chi recensirà! *_____*

 

 

Alla prossima, un bacione! ^_^

 

 

* Hafgufa: mostro marino talmente grande da poter essere scambiato per un'isola quando si trova in superficie. Compare nella Saga di Örvar-Odds e nel Konungs skuggsjá (1250), due opere della cultura norrena.

  
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