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Autore: sberio    13/03/2012    4 recensioni
Una Bella fisioterapista ed un Edward suo paziente alle prese con un problema di amnesia. Riuscira' lui a ricordare la loro breve ma intensa storia d'amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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La clinica Villa Margherita e’ situata appena fuori citta’.

C’e’ una strada che dalla zona ovest sale verso le colline tutto intorno. Basta percorrere circa 4/5 kilometri e dopo una curva ci si ritrova davanti al cancello d’ingresso della clinica.
Ed era esattamente li’ che quella mattina mi stavo recando. Andavo a trovare la mia amica Angela. Conoscevo Angela dai tempi del college, lei studiava per il diploma di infermiera, io per quello di fisioterapista.  Eravamo diventate subito amiche e continuammo ad esserlo anche dopo nonostante lavorassimo in posti diversi.
Io avevo un contratto part-time presso l’ospedale della citta’ , non era il massimo economicamente parlando ma mi permetteva di avere i pomeriggi sempre liberi, e cosi’ ne approfittavo per arrotondare lavorando presso dei clienti a domicilio.
Angela invece era stata assunta a tempo pieno dalla clinica Villa Margherita come infermiera.
Era una clinica molto esclusiva, si facevano interventi di ogni tipo con un personale medico altamente specializzato, e il trattamento che riservavano ai loro ospiti era da hotel a 5 stelle.
Angela era stata ricoverata li’ perche’ aveva appena dato alla luce la sua bimba, le avevano concesso di partorire li’ in via eccezzionale proprio perche’ era una dipendente della clinica.
Quella mattina imboccai con la mia piccola utilitaria il viale d’ingresso verso le 11. Sul sedile accanto a me c’era una scatola di cioccolatini ed un mazzo di fiori per Angela.
A destra e sinistra del viale si estendeva un immenso parco, curato nei minimi dettagli da abili giardinieri. Li’ quando il tempo lo permetteva, passeggiavano gli illustri ospiti della clinica in via di guarigione. Non potei fare a meno di constatare quanto quell’ambiente fosse differente da quello in cui lavoravo io, qui la pace e la tranquillita’ unita ad un servizo da Resort di lusso, aiutavano molto il processo di guarigione . In ospedale invece si condivideva una stanza con in media altre 3 persone e c’era un via vai di gente continuo tra i reparti.
Arrivai davanti all’ingresso della clinica e percheggiai l’auto nell’apposito spazio riservato ai visitatori.
Scesi , entrai dall’ingresso principale e mi diressi alla reception. Mi accolse una ragazza dietro ad un bancone perfettamente vestita e truccata. Chiesi il numero della stanza della sig.ra Angela Weber e lei mi indico’ il secondo piano, stanza 105. Ringraziai e mi diressi verso gli ascensori.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono al secondo piano, mi trovai in una specie di disimpegno.
Si trattava di una grande stanza che si affacciava sulla facciata principale dell’edificio. Su un lato c’erano delle poltroncine con dei tavolini e addossate al muro un paio di distributori automatici per caffe’ e bevande.
Sulla parete opposta un grande tabellone che indicava a destra il reparto di ostetricia e ginecologia e a sinistra quello di ortopedia.
Ero in procinto di svoltare a destra quando senti’ una voce maschile imprecare. Istintivamente mi voltai e vidi un ragazzo . Era vicino al distributore automatico e mi dava le spalle.  Aveva una vistosa ingessatura alla gamba destra e si sorreggeva tramite l’uso di due stampelle. Mi avvicinai a lui e vidi che stava cercando di piegarsi in avanti per prendere una bottiglietta d’acqua appena fuoriuscita dal distributore, ma era in seria difficolta’.
“Aspetti” dissi avvicinandomi a lui “l’aiuto io”.
Posai i fiori e i cioccolatini su uno dei tavolini, mi piegai e raccolsi la bottiglietta. Poi mi voltai verso di lui per porgergliela e fu in quel momento che vidi il suo volto per la prima volta.
Era un ragazzo bellissimo, due occhi verdi risaltavano su quel viso dalla pelle diafana.
Mascella quadrata dai lineamenti decisi,  un filo di barba che gli conferiva un aspetto ancora piu’ virile.
Indossava una semplice t-shirt bianca e un paio di pantaloni da tuta. Era una visione, solo una cosa stonava in tutta quella perfezione: una vistosa fasciatura in testa, all’altezza delle tempie.
Lui era rimasto immobile per tutto il tempo da quando avevo parlato.
Prese con una certa titubanza la bottiglietta dalla mia mano e io non riusci’ a trattenermi da dire
“Guarda che non mordo mica!”
Lui per tutta risposta accenno’ un lieve sorriso con l’angolo della bocca facendolo apparire ancora piu’ bello di quanto gia’ non fosse. Avvicino’ la mano e prese la bottiglietta “Grazie” rispose.
“Prego” dissi io. Poi continuai “Bhe, allora ciao” e feci per riprendere in mano i fiori e i cioccolatini.
“Che bei fiori” disse lui ad un tratto “vai a trovare un tuo parente?” mi aveva dato del tu come se ci conoscessimo da una vita.
La cosa non mi dispiacque “No” risposi io presa un po’ in contropiede “vado a trovare una mia cara amica, ieri ha avuto una bimba”
“Sara’ contenta di vederti allora” continuo’ lui “devi tenere molto a questa tua amica”
“si, certo...Angela e’ una delle mie amiche piu’ care” risposi io
“scusa...non volevo sembrare inopportuno. E’ solo che mi intendo un po’ di fiori e a giudicare dalla composizione che hai scelto, si vede che per te e’ una persona speciale”
Gurdai per un attimo i fiori che avevo in mano, poi alzai lo sguardo su di lui “Sei molto gentile e non vorrei sfatare l’opinione che ti stai facendo di me....ma la verita’ e’ che ha fatto tutto il fioraio. Io al contrario di te non ci capisco nulla di fiori, gli ho solo detto che mi servivano per una nascita.”
“In ogni caso hai avuto un bel pensiero. Penso che lei lo apprezzera’”
“Io credo che apprezzera’ piu’ i cioccolatini...” risi
“In un modo o nell’altro fa sempre piacere ricevere una visita da una persona cara quando si e’ ricoverati”
 “Parli come se non ci sia nessuno che venga a farti visita” gli chiesi
“Nessuno....se parliamo di persone care...ne’ tantomeno fiori o cioccolatini” rispose lui indurendo lo sguardo.
Questo suo cambio di espressione mi lascio’ alquanto interdetta e non seppi cosa rispondere. Fu lui a venirmi incontro, alzo’ gli occhi su di me e addolci’ nuovamente lo sguardo “Scusa, ti sto solo facendo perdere tempo...la tua amica sara’ impaziente di vederti” e cosi’ dicendo giro’ le stampelle e fece per andarsene. In quel momento mi si strinse il cuore a vederlo cosi’e allora agii senza pensare come spesso mi accadeva quando i sentimenti prendevano il posto della ragione.
“Aspetta” gli dissi sfiorandogli un braccio. Lui si volto’ con un aria stupita sul volto.
“Ecco, tienili tu i cioccolatini” dissi porgendogli la scatola “considerali come un augurio di pronta guarigione da parte mia”
“Ma...” disse lui “e la tua amica?”
“Non ti preoccupare per lei, i fiori andranno benissimo....e poi in questo momento non puo’ mangiare molti dolci”
“Ma..” riprese lui “noi non ci conosciamo neanche”
“a questo si rimedia subito” dissi io “piacere sono Isabella Swan, ma tutti mi chiamano Bella” e gli porsi la mano.
Lui ebbe un attimo di esitazione e io allora incalzai “mi sembra di averti gia’ dimostrato che non mordo!”
Rise di questa mia battuta e allungo’ la mano verso di me “Piacere mio Bella”
“Non stai dimenticando qualcosa?” chiesi e vidi per un attimo il suo sguardo farsi allarmato “cosa?”
“Be’ me lo dici come ti chiami?” dissi io e lui sembro’ rassicurarsi “Edward” rispose con la sua mano ancora stretta nella mia.
“Edward e poi?” chiesi io
“Edward.... solo Edward” mi rispose.
 

  
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