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Autore: _Luna_    13/03/2012    5 recensioni
Ho deciso di scavare un po' nel passato di Irene Adler e di Sherlock Holmes, così ecco una fanfiction sul loro primo incontro.
Dalla storia: "Apparentemente sembrava una solita nottata londinese, ma le ombre che attraversavano la città si erano fatte più cupe e inquietanti, rendendo l’atmosfera serale maggiormente buia e tenebrosa. Negli angoli delle strade, solo gli assassini e i contrabbandieri più subdoli si attardavano ancora per proseguire i loro loschi affari, sfruttando quell’agitazione e quell’ansia momentanea. "
P.s. Il titolo è reso da "Uno scandalo in Boemia", il primo romanzo in cui appare Irene Adler.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una nebbia leggera e sottile invase le strade a ovest di Londra, tutto si fece improvvisamente più scruto e l’aria si raggelò.
I cani smisero di abbaiare, nervosi, e si andarono a rintanare in casa dei padroni, mentre le poche persone infreddolite che camminavano per le strade, aumentarono il passo, intirizziti e nervosi. Avevano voglia di tornare a casa il più velocemente possibile, avvertendo qualcosa di strano. Apparentemente sembrava una solita nottata londinese, ma le ombre che attraversavano la città si erano fatte più cupe e inquietanti, rendendo l’atmosfera serale maggiormente buia e tenebrosa. Negli angoli delle strade, solo gli assassini e i contrabbandieri più subdoli si attardavano ancora per proseguire i loro loschi affari, sfruttando quell’agitazione e quell’ansia momentanea.
Un uomo infagottato nel cappotto consumato, camminava rasente al muro, con il cappello calato sulla fronte, guardandosi attorno con circospezione. Era alla ricerca di qualche pollo da spennare, ma non riusciva a trovare nessuno. Si morse le labbra consumate dal freddo e strinse le mani nelle tasche. Doveva assolutamente racimolare un po’ di soldi entro due giorni, altrimenti sarebbero stati guai grossi. Il suo creditore, Christopher Gadan, era un uomo spietato e non avrebbe accettato niente, se non la somma per intero.
Ben Roolfe aveva la sicurezza che avrebbe mandato uno dei suoi cecchini per ucciderlo, se non avesse restituito tutte le sterline. Si fece ancora più agitato: sentiva già la pallottola nella schiena, rabbrividì. Giravano voci terribili sullo strozzino e tentò di non pensarci. Ma più tentava, più i racconti di torture e di omicidi per dissanguamento gli venivano in mente. Non voleva fare una fine del genere e sapeva di non doversi fidare di Gadan, ma era l’unico che poteva fornirgli tanto denaro in poco tempo. L’alcool e le scommesse aspettavano e lui non poteva e non voleva farle aspettare. Inizialmente, i suoi amici volevano dissuaderlo, ma lui non aveva voluto sentire ragioni: sarebbe riuscito a ridargli i soldi senza problemi. Il suo piano, però, era miseramente fallito. Aveva anche provato a lavorare qualche giorno, ma la smania di rubare non l’aveva abbandonato. Appena il padrone della bottega aveva scoperto l’ammanco nella cassa, l’aveva licenziato. Se solo avesse avuto ancora il suo collega, avrebbero potuto mettere a segno un buon colpo in qualche appartamento fornito. Jeremy però aveva deciso di abbandonare quella vita giusto qualche giorno prima. A nulla erano valse le offese e gli insulti di Ben. Avevano litigato a lungo, fin quando Jeremy non se ne era andato sbattendo la porta, lasciando lì il bottino del loro ultimo colpo.
Era consapevole di aver sbagliato: i soldi erano serviti per il gioco e per bere. Inoltre, aveva speso una somma considerevole per regalare un misero anello a Katy, che si era rivelato anche abbastanza brutto e vecchio. La ragazza, che lavorava in un bordello dove aveva conosciuto Ben, l’aveva buttato davanti ai suoi occhi e l’aveva cacciato senza accoglierlo nelle sue grazie, quella sera. Per quanto fosse scorbutica ed egocentrica, provava qualcosa per lei che andava oltre la sua comprensione e oltre l’amore fisico. Non gli importava del lavoro che lei faceva, dopotutto lui era un ladro, quindi non c’era nulla di sbagliato nella loro relazione.
Quando svoltò l’angolo, però, si ritrovò in una strada vuota, tranne che per una persona. Sorrise malignamente, scorgendo qualcosa di brillante che era stretto nelle mani dell’uomo. Che colpo di fortuna. Era chiaro come la luce del sole che stava per derubare un altro ladro: era vestito di scuro, camminava velocemente, quasi correndo, non sapeva dove nascondere la collana, così la metteva prima nella tasca dei pantaloni, poi nell’altra, era inquieto e ansioso, si stava guardando attorno. La collana, in lontananza, sembrava fatta di diamanti e, con il gruzzoletto che aveva già in tasca, avrebbe certamente saldato il suo debito, anzi, gli sarebbe rimasto qualcosa. Con tranquillità, si avvicinò alla presa, estraendo la pistola con cui girava la notte. Un altro passo e avrebbe preso la collana, non era nemmeno costretto ad ucciderlo. Avrebbe potuto comprare un anello degno di quel nome a Katy e forse anche una collana, o, perché no, magari avrebbe potuto prendere un cavallo migliore. La sua preda, purtroppo, doveva assolutamente rinunciare alla collana. Dopotutto, non era neppure sua, non avrebbe sofferto per un possibile legame affettivo. Prese la mira, pregustando il tocco delle mani di Katy.
Bastò un secondo: con uno scatto fulmineo, il possessore della collana si girò e immobilizzò Roolfe, schiacciandolo contro il muro e facendogli cadere lontano la pistola. Aveva una voce strana, come contraffatta « Volevi derubarmi, vero? » il viso non si vedeva, perché aveva una sciarpa scura, alzata fino alla bocca, e la pelle sporca di fuliggine e cenere. Il malcapitato, stretto tra le braccia e il muro gelido, non si diede per vinto, così tentò di far cadere l’altro con uno strattone e iniziò una lotta furiosa. Roolfe puntò al collo dell’avversario, ma egli  fu più veloce: estrasse una pistola e gliela puntò contro, senza sparare « Non ti è andata bene, prova la prossima volta » 
Di rimando, l’altro ringhiò come un cane e sputò per terra « Ti sbagli » con un calcio, fece volare via la pistola dalla sua mano e il combattimento ricominciò, più frenetico di prima.
Arrivati ad una posizione di stallo, studiando le probabili mosse dell’altro, l’estraneo mormorò piano « Ora basta » prese un piccolo pugnale dallo stivale destro. Mentre combattevano, lo ferì sotto le scapole, penetrando a fondo nel corpo. Roolfe cadde a terra, ansimante. Il respiro lo stava pian piano abbandonando, il sangue scendeva copiosamente a terra, macchiando i vestiti. L’ultima cosa che vide, prima di morire nella pozza di sangue, fu un volto femminile, inarcato in un sorriso crudele.



N.d.A. *siguardaattornospaesata* ehm, si, salve! Lo so, ho già varie fanfiction in corso, tra cui una proprio su Sherlock Holmes e Watson, ma oggi, durante un'ora di supplenza mi è venuta l'ispirazione ed ecco cosa è uscito :D Adoro troppo Irene e mi spiace che il film l'abbia completamente abbandonata. Volevo sapere qualcosa di più sul suo passato, così il mio cervellino si è messo in moto u.u Fatemi sapere cosa ne pensate! Al prossimo capitolo ;)
_Luna_

 

   
 
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