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Autore: CherryBlossomHime97    13/03/2012    3 recensioni
“E poi ami con tranquillità
come un Dio lontano
che non ha nè problemi
nè miracoli da fare
non capisci che ci ucciderà”
Cit : Quel maledetto Uchiha. Al diavolo lui, il suo clan, il suo cinismo e la sua perfezione. Ma soprattutto al diavolo lei, con i suoi sciocchi sentimenti di un bambina cresciuta troppo in fretta. Al diavolo la luna, che si ostinava a riflettere la luce del sole, anche in un momento così nero. Bhe, nero, per lei, non per il mondo, che insensatamente, continuava a girare.
Spero che vogliate leggere!....
P.s: Viva il SasuSaku!
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Mentre il Mondo continua a Girare

Come un Dio Lontano




Da quando era tornato a Konoha, esattamente 3 anni fa, quel maledetto Uchiha non aveva fatto altro che procurarle dei guai. Era tornato, era stato perdonato e si era comportato come sempre, come se nulla fosse cambiato, come se il mondo avesse smesso di girare durante il suo periodo più nero. Quel maledetto Uchiha. Al diavolo lui, il suo clan, il suo cinismo e la sua perfezione. Ma soprattutto al diavolo lei, con i suoi sciocchi sentimenti di un bambina cresciuta troppo in fretta. Al diavolo la luna, che si ostinava a riflettere la luce del sole, anche in un momento così nero. Bhe, nero, per lei, non per il mondo, che insensatamente, continuava a girare.



-Su, Sakura-chan- vuoi uscire di qui?-
-Ma che vuoi, Ino? Non hai nessuno da scocciare a parte me?-
-Oh, insomma Sakura non fare la bambina-
La rosa sbattè con forza la porta ed uscì dal bagno, per ritrovarsi faccia a faccia con l’amica.
-Anche tu con questa storia della bambina? Ma cos’è ‘sta fissa?- urlò, prima di ritornare di nuovo nel bagno sbattendo la porta.
-Ci risiamo- bisbigliò rassegnata la bionda. Ino Yamanaka, la più bella ragazza di tutta Konoha (o almeno a sentir lei) era già da un’ora buona che cercava di far ragionare la sua migliore amica/nemica. E quando questa porta il nome Sakura, non è per niente una cosa facile.

-Che ha combinato ‘sta volta quell’Uchiha?- chiese con più calma.
-Niente, perché pensi che c’entri qualcosa lui?- urlò di rimando alla bionda
-Bhe…-
-Lui non è il centro del mio universo, è chiaro? Chiaro? Lui non è più niente, niente!- e benchè la voce di Sakura le arrivasse ovattata grazie alla porta del bagno, quella era comunque tanto forte, che Ino era sicura che anche la signora del piano di sopra stesse sentendo le sue urla.
-Perché non esci di qui e ne parliamo con calma?-
-Non mi va- disse Sakura, la voce più isterica del solito.
Ino potè chiaramente percepire una vena pulsarle sulla fronte. Avrebbe sfondato la porta.
-Saku- disse quando sentì chiaramente i singhiozzi dell’amica. Era scoppiata in lacrime.
Sakura uscì dal suo nascondiglio improvvisamente, e con il volto rigato di lacrime, si lanciò addosso all’amica.
-Mi spieghi che è successo?-
-Quell’Uchiha maledetto…- disse lei, tra una lacrima e l’altra.
-Che ha fatto?-
-Cosa non ha fatto- vorrai dire. Sakura scoppiò in una risata isterica, mista ad un pianto, mentre pensava agli avvenimenti delle ultime ore.
Era fidanzata (se così si poteva dire) con il minore dei fratelli Uchiha. Il più bello del suo clan, a detta di molti, il più stronzo a detta sua. Sasuke era il classico ragazzo sbagliato. I suoi capelli e i suoi occhi erano troppo neri, troppo scuri affinché potessero essere definiti giusti, le sue movenze troppo raffinate e calcolate per essere definite umane. La cosa peggiore? Era innamorato di lui. La cosa migliore? Lui era innamorato di lei. Il problema? Lui non era umano.

Sakura si stese sul letto, era sola . Ino era uscito con Shikamaru dopo essersi appurata che lei non avrebbe tentato il suicidio. Anche se forse il suo cuore sanguinante era quello che chiedeva. No, non avrebbe mai potuto farlo. In quel modo gliela avrebbe data vinta e lei non poteva permetterlo. Guardò con fare disinteressato lo schermo del cellulare. Nessun messaggio, nessuna chiamata persa, nessun segnale, ma cosa si aspettava da lui?. Sbuffò sonoramente, questa volta, ne era certa, difficilmente sarebbe tornato tutto a posto. Non litigavano così da molto tempo. Di solito i loro battibecchi erano genuini, divertenti, una sfida, un continuo cercare di prevalere sull’altro, per ottenere la supremazia. Lui vinceva quasi sempre.
Sbuffò di nuovo, brutto vizio che lei aveva finito con l’imparare da lui. Sasuke non era l'uomo perfettoe neanche il fidanzato perfetto, questo l’aveva capito subito dopo essersi messa con lui, quasi due anni e mezzo fa. Quasi, perché domani sarebbe stato il loro anniversario. Quasi perché lui se ne era ricordato, ma aveva rifiutato il suo invito a passarlo con lei “devo allenarmi e non posso sprecare il mio tempo in smancerie con te”. Inutile dire che quelle parole l’avevano colpita come un schiaffo.
 

“e poi ami con tranquillità 
come un Dio lontano 
che non ha nè problemi 
nè miracoli da fare 
non capisci che ci ucciderà”


-Pronto?-
-Sakura, sono io-
-Cosa c’è?-
-Perché sei scappata in quel modo?-
-Perché sarei dovuta restare?-
-Non fare la bambina, adesso-
-Non fare lo stronzo, come sempre-
-Ritiralo- era un ordine.
-No!-
-Ma che ti prende?-
-Sono stanca! Ok?! Posso essere stanca di te, dei tuoi modi e dei tuoi allenamenti?-
-Non comportarti come una fidanzatina possessiva, lo sai che lo odio!-
-Bhe, Sasuke, tu odi un sacco di cose, credo che odiare me, ora mai non ti faccia differenza!-
-Ma che stai farneticando?-
-Scusa se ti ho proposto di passare il week-end con me, nei giorni del nostro anniversario-
-Scuse accettate, ora ti calmi?- le rispose l’uomo.

Tu-tu-tu-tu-tu-tu.

Incredibile, quella donna gli aveva attaccato il telefono in faccia. Sasuke lanciò il cellulare sul letto e si sprofondò nella poltrona più vicina, solo con i suoi pensieri. I suoi pensieri, già, che rumorosi, assordanti non facevano altro che ricordargli il nome di Sakura. Bastardi. Sapeva che l’aveva ferita, sapeva che con il suo atteggiamento stava solo peggiorando le cose eppure non poteva farci niente.
Lì, nel silenzio della sua stanza, però, doveva ammetterlo. Aveva paura. Aveva paura di Sakura. Stavano insieme da quasi due anni, e… lui aveva sempre più paura dei suoi occhi verdi, della sua pelle candida e della sua risata cristallina. Aveva paura di quel sorriso che lentamente, giorno dopo giorno, lo stava scalfendo, ammorbidendo le forme del suo cuore. Lei, lo stava cambiando.

Dove era finito l’Uchiha che aveva abbandonato tutto e tutti per la vendetta, per l’onore, per le tenbre?.
Sakura era riuscita ad annientarlo, e giorno dopo giorno l’aveva addolcito. Certo, non che ora fosse uno zuccherino, e la sua ragazza poteva certo confermarlo, ma la sua ombra era meno buoi che in passato. Lui voleva Sakura, era sicuro di volerla, ma… aveva paura di legarsi definitivamente a lei. Insomma, due anni sono tanti e una certa idea gli era più volte balenata in mente… ovviamente, lui l’aveva richiusa nei meandri più profondi della sua mente. Ma tutte le notti, quando Sakura non condivideva il letto con lui, e tutti i giorni in cui era lontano dal suo sguardo puro, si sentiva vuoto, come se fosse ritornato ad essere come un tempo, come se il mondo girasse troppo velocemente, ed allora quell’idea, prepotente, si faceva largo tra i suoi pensieri, ed una volta aveva preso il sopravvento. Già, una settimana fa, aveva cercato in tutti gli angoli di Villa Uchiha, poi l’aveva finalmente l'aveva trovato. Un vecchio anello d’oro bianco, incastonato di zaffiri blu e neri che disegnavano un piccolo motivetto floreale con l’aiuto di piccoli diamanti, era l’anello della promessa di Mikoto Uchiha. Quando l’aveva trovato, il suo cervello non aveva ancora accettato quell’idea.


Come poteva legarsi in tal modo ad una persona? Lui, che per tutta la sua vita non aveva fatto altro che combattere e rompere quei legami. Se Sakura non lo avesse amato sarebbe stato meglio. Avrebbe vissuto la sua esistenza da solo, con la consapevolezza che nessuno avrebbe mai amato qualcuno come lui, e se la sarebbe cavata, in qualche modo. E così aveva sperato di farsi odiare da Sakura, ed aveva iniziato quel giorno. Ma, doveva ammetterlo, il suo piano faceva letteralmente schifo. Ora, uno strano dolore si era impadronito del suo stomaco e la parola Rimpianto aveva iniziato a farsi largo fra la sua mente. Ma quando l’aveva chiamata ed aveva sentito la sua voce cristallina, bhe... le cose erano peggiorate e la paura aveva di nuovo preso il sopravvento.

Ma non poteva permettersi di perdere Sakura , non poteva darla vinta alla paura. Non lui.

Estrasse dalla tasca dei pantaloni il piccolo anello, lo rigirò tra le mani e prese la sua decisione.


Senti bussare il campanello. La donna non si alzò. Ino aveva le chiavi dell’ appartamento e in quel momento non aveva voglia di vedere nessuno. Una seconda bussata. Rimaneva in silenzio sul letto, per dare l’impressione che in casa non ci fosse nessuno. Una terza. E poi un rumore fortissimo e l’aria iniziò a profumare di elettricità.
Si alzò di scatto, “non mi dire che , non mi dire che…”
-Hai sfondato la porta!- gli urlò contro.
-Sapevo che eri in casa- disse Sasuke tranquillo.
-Che vuoi?-
-Parlarti-
Il cuore di Sakura perse un battito. Lui che voleva parlarle. Strano, anzi, sospetto. Alzò lo sguardo ed incrociò i suoi occhi neri. Mossa sbagliata. Si perse in quegli occhi, velati da un sottile strato di paura. Quegli occhi stavano assorbendo, lentamente tutta la sua rabbia. Oh, perfetto. Si ritrovò a pensare. Ora va a finire come sempre, mi guarda così, io mi dimentico tutto, e torna tutto come prima, non che le dispiacesse, in fondo, insomma, Sasuke… era il suo Sakuke, qualunque livello di bastardaggine raggiungesse.
-Dimmi-
-Non qui-
-Come sarebbe a dire non qui?- chiese dubbiosa.
Il moro sbuffò, non era mai stato un tipo paziente. Con un unico movimento le prese le mani, e velocemente se la caricò sulla schiena.
-Sasuke ma che diav…- Ma non finì la frase perché l’uomo si lanciò fuori dalla finestra, appurandosi di rompere il vetro, ovviamente, e atterrò su uno dei tetti più vicini. Si lanciò allora in una folle corsa.

-Sasu mettimi giù!- oh no, l’aveva chiamato Sasu, diamine, l’aveva già perdonato. Sakura si morse il labbro e cercò di capire dove il ragazzo la stesse portando (di peso, s’intende).
Si fermarono nel parco all’uscita di Konoha, esattamente, dove lui l’aveva abbandonata, otto anni prima. Sakura fu percorsa da un brivido quando i suoi occhi si posarono su quella panchina. Sasuke la mise giù e si voltò a guardarla dritto negli occhi, per trovare il coraggio di battere la paura.
Uno strano presentimento attraversò Sakura, quel posto, quello sguardo, tutto gli ricordava otto anni fa, che lui… che lui volesse lasciarla di nuovo? Oh, no questa volta non glielo avrebbe permesso. Non aveva il coraggio di rompere quel silenzio, ma doveva, non l’avrebbe sopportato un istante di più.

-Cosa c’è?-
-Bhe ecco…- iniziò a dire il moro, ma fu prontamente interrotto da Sakura
-Mi dispiace per come ti ho trattato, se domani vuoi allenarti va bene, non fa niente, verrò a vederti, non ti darò fastidio, possiamo passere il week-end insieme un’altra volta, se vuoi…-
Sasuke l’abbraccio di slancio, per farla stare zitta, per farle capire che quella volta lei non c’entrava niente, come poteva darsi la colpa? Era stato lui, lui e la sua stupida paura Uchiha.
-Vuoi sposarmi?-gli bisbigliò all’orecchio, sempre tenendola stretta a se.

Sakura tremò alle sue parole. Aveva sentito bene? No perché, cioè, se stava ancora dormendo non era per niente divertente.
-Saku- le disse nuovamente Sasuke, accarezzando con quel nomignolo il suo collo.
Forse, forse, c’era una piccola probabilità che quello non fosse un sogno e che lui glielo aveva davvero chiesto. Bhe, tuttavia anche se fosse stata fra le braccia di Morfeo non si sarebbe mai tolta lo sfizio di pronunciare quel monosillabo.
-Si-

Sasuke si staccò da lei, per guardarla meglio negli occhi e sigillò con un bacio la sua promessa.
 
 
 

Era notte fonda quando Sakura Haruno su svegliò di soprassalto.
-No, no, no, no, no, NO!- urlò –Ti prego, fa che non sia solo un sogno!-
Lo era. Si alzò dal letto e si affacciò dalla piccola finestra della sua tenda. Pochi shiamazzi provenivano da fuori, eco di una guerra ancora non del tutto conclusa. Chissà dov’era Naruto, chissà se stava avendo la meglio nello scontro con Madara, bhe era certa che Sasuke lo stesse aiutando.-
Ebbe una fitta lancinante al cuore quando i suoi pensieri si concentrarono sul quel nome. Abassò lo sguardo sul pavimento, come se la flebile luce della luna illuminasse troppo i suoi atroci sentimenti, e li rendesse troppo vivi, troppo dolorosi. Fu allora che lo vide. L’anulare della sua mano sinistra era impreziosito da un piccolo anello d’oro bianco , incastonato di zaffiri blu e neri che disegnavano un piccolo motivetto floreale con l’aiuto di piccoli diamanti. Folle. E fu in quel momento che capì che il mondo aveva finalmente smesso di girare.


 








Vi lascio sulle note della conzone di Irene Grandi, La cometa di Halley...
Spero che questa storia vi sia piaciuta... e soprattutto spero di vedere tante recensioni!
Fly^^

  
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