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Autore: Daequan    14/03/2012    4 recensioni
Alice è semplicemente ciò che serve a Fabio per dirsi vivo: l'arte senza un artista in mezzo alle palle.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suona la sveglia, e Fabio apre gli occhi con un sussulto.

E' tardi, tocca muoversi, dopotutto è sabato sera e bisogna divertirsi, no?

Le coperte cadono di fretta in terra e la luce si accende, fioca.

Un confuso seguirsi di gesti porta all'armadio e ai vestiti buoni, quelli per la serata.

Quelli per Alice e per i suoi meravigliosi occhi, chiari e quasi sempre spaesati, che anche al buio di una sera invernale brillano come fari visti dal largo del mare.

E Fabio, in lei, è certamente un naufrago bisognoso di lumi.

Intanto, mentre pensando al suo sguardo tiene in mano due giacche con aria dubbiosa e si corrode nella scelta, il tempo preme le lancette con foga, fino a spingerle alle 8 e mezza.

Tardissimo, giusto il tempo di cenare alla buona e scappare da lei.

 

"...e poi un Cheeseburger con patatine piccole. Da bere niente, grazie."

E' già al McDonald, diviso tra un pensiero svagato (faccio bene a non bere qui, fa male all'alito e alla salute!) e uno costante (sonoinritardosonoinritardosonoinritardo!), tra la giacca buona e il cheese grezzo e quasi freddo che innesca un altro pensiero fugace su come diavolo cucinino in questi fast food, e su come sarebbe stato meglio prendersi più tempo puntando indietro la sveglia.

Ah, qui chiaramente si riaffaccia quel pensiero costante.

Nondimeno la cena solitaria è breve e sarà appena palpabile nella memoria sua e di chi lo circonda: tornato in macchina e acceso il motore, la mente di Fabio è già sulla strada per casa di Alice.

20:50, sotto casa di lei.

Macchina posteggiata, colletto della camicia sistemato con cura per non sembrare un tamarro, un occhio ai polsini, uh, quelli sono fondamentali, infatti non li guarda mai nessuno!, mano sul mento a sentire se è rimasta traccia di barba, spolveratina a tutta la giacca...bene.

La luce al primo piano è ancora accesa, tra poco sicuramente scenderà.

Ehi, chi ha tossito?

 

Un ragazzo dai capelli chiari si avvicina con la mano alla bocca e lo sguardo preoccupato su Fabio, che è rimasto gelato da un suo colpo di tosse. Non pensava di fare tanto casino, e così ora avverte un leggero imbarazzo: dovrebbe scusarsi? Tra l'altro deve entrare proprio nel portone davanti a cui è fermo quello, e non può semplicemente andarsene.

Lasciando fuggire l'idea che gli era balenata in testa di fare un giro dell'isolato e tornare più tardi, estrae coraggiosamente le chiavi, apre e, come per riparare al difetto, chiede "Devi entrare?"

"N...no, no, grazie!".

Meglio. La porta si chiude senza esitazioni, lasciando da una parte il biondo più rilassato, e dall'altra parte Fabio.

 

Ok, la reazione a quel colpo di tosse e alla successiva, innegabilmente gentile richiesta del suo autore non è stata delle più sciolte, ma ora non importa.

Alice è tutto ciò che bisogna ripetersi nella testa e nel cuore.

Passano due minuti di mantra e la luce al primo piano si spegne.

La lampadina delle scale si accende.

Passano 6 secondi precisi e delle dita affusolate fan capolino sul corrimano.

E' certamente lei.

Con un sorriso Fabio scappa e si nasconde dietro un bidone della Caritas lì a fianco.

Ora tutto è lasciato all'udito: rumore di portone che si apre, leggero rumore di scarpe che toccano l'asfalto.

Niente tacchi?

Allora saranno le ballerine che ha messo tre sabati fa, o magari ne ha comprate di nuove.

O forse le scarpe da tennis che ha messo due mesi fa?

Ecco che passa, e ora sono gli occhi a contare.

 

E' inutile dire che è bellissima, è quasi offensivo.

Alice è semplicemente ciò che serve a Fabio per dirsi vivo: l'arte senza un artista in mezzo alle palle.

Sarebbe estremamente spiacevole se al suo sinuoso fianco un lezioso pittore scrutasse il pubblico cercando ammirazione di cui nutrirsi.

Chi ti caga, imbrattatele, è lei che ammirano!

Ma chiunque l'abbia concepita ha senso della misura, e le lascia il giusto spazio sul palcoscenico.

Così Alice cammina per strada verso il suo fidanzato, che presumibilmente la aspetta in macchina appena svoltato l'angolo; Fabio, invece, la guarda dalla platea (il retro del bidone di cui sopra) e gioisce in rigoroso silenzio, perché non si è mai visto un appassionato di quadri scarabocchiare se stesso esultante di felicità nelle proprie opere favorite: gli piaccia o meno, quella scena non lo comprende.

Oddio, al di là di questo bel ragionamento altruistico, se la discesa di Alice al cospetto del suo fidanzato venisse mai impressa su qualche superficie come un fermo immagine, sotto sotto Fabio vorrebbe tanto che, dietro i raggi della bellezza di lei, la banalità scolastica del fidanzato in automobile e l'umanità quotidiana del bidone della Caritas giallo, si potesse vedere, in un angolino piccolo piccolo, anche lui.

Che volete, manie di protagonismo.

(P.s. colgo l'occasione per segnalarvi, casomai v'interessasse, che da questo racconto è stato tratto un cortometraggio, a breve disponibile penso su YT. Appena avrò modo di postare il link, lo farò :D)
   
 
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