-
Aspetta! Ho fatto un giuramento.
Sorrisi. Victor, quanto ti
ho amato.
Victor, quanto mi mancherai.
Ma è giusto così, perché una nuova
forza
mi sta trasportando su, non più nel Regno dei Morti, ma
verso il Cielo,
mantello bluastro di stelle rischiarato dallo splendore lattiginoso
della luna.
Mi voltai per un’ultima
volta, guardando
l’uomo che amavo insieme a un’altra donna.
Avrebbe dovuto far male? Perché,
davvero, io stavo bene. Mi sentivo leggera, finalmente privata di quei
pesi
opprimenti, gli stessi che tenevano il mio corpo legato a un mondo al
quale
ormai non appartenevo.
-
Hai mantenuto il tuo giuramento- sospirai, incerta per un attimo sul
da
farsi.
Sarei voluta essere tra le sue braccia,
ma in qualche modo anche io sapevo che in quel momento la cosa giusta
era
lasciarmi trasportare dalla nuova forza che mi avvolgeva.
Come si chiamava quella forza?
Quel potere, quella gioia e quella luce
che quasi mi facevano venir da piangere per la felicità
mista alla più pura
meraviglia.
Ci sono così tante guerre, battaglie
personali perlopiù, che ho combattuto per arrivare a questo
momento. Sì, è
sempre stato questo il mio scopo, il mio desiderio incompiuto.
E un quadro ben delineato inizia a farsi
strada nella mia mente: il quadro di ciò che sarei potuta
essere se non fossi
morta, il quadro di ciò che in realtà sono, la
verità su ciò che diventerò ben
presto.
- …
Mi hai reso la libertà- ed era proprio questa
frase, questa magica parola
che dovevo trovare negli abissi dell’aldilà.
Sfilai il semplice anello d’oro dal mio
dito scheletrico e lo posi nella mano aperta di Victor.
Perché era questo il tanto atteso finale
che il destino ci riservava.
Richiusi la mano di Victor, rimasto
fermo e rigido sul posto.
- Ora
posso fare lo stesso con te.
Mi
avviai verso l’uscita della chiesa,
sorridendo mentre il vento faceva alzare in un turbinio il mio velo da
sposa e
mi sfiorava leggero le gote.
Ci
credete? Riuscii a sentirlo.
Riuscii
a sentire il freddo di quel
soffio gelido, riuscii a percepire finalmente qualcosa al di sotto
della mia
pelle morta e mi soffermai a guardare il cielo.
Mi
girai per un’ultima volta, mentre
tutti i viventi mi
osservavano
perplessi.
Ma
io non potevo far altro che sorridere
e nessuno sa cosa ho provato veramente in quell’istante
eterno.
Lanciai
il bouquet senza più voltarmi e
feci un ultimo passo verso l’uscita della chiesa.
Quant’era
bello il cielo quella sera.
Quanto avrei voluto sfiorare la sfera bianca che padroneggiava sopra la
mia
testa.
Volevo
avere le ali. Ce le avevo, tanto
tempo prima, nei miei sogni.
Stavo
inseguendo le farfalle, finché
l'alba non ha spezzato i miei candidi occhi. Volevo avere le ali,
proprio come
desideravo tutte le notti: ero perduta in paradiso e non avrei mai
voluto
svegliarmi.
E
fu proprio allora che il mio desiderio
venne esaudito.
Venni
perforata da capo a piedi, in un
tremito di piacere mentre sentivo la mia anima finalmente libera dalle
catene del corpo, trasformata in migliaia di farfalle
che tutte volavano verso la luna.
Libera,
libera, sono libera!
Presi un
respiro, un meraviglioso
respiro vivente mentre
volavo in alto
verso il cielo.