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Autore: xadhoom    14/10/2006    5 recensioni
Una linea sottile separa il mondo reale da quello illusorio e quando questo confine viene superato l'animo di un essere umano rischia di ritrovarsi prigioniero in un abisso senza fine
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tintinni di bicchieri accompagnati da una musica assordante si propagavano all'interno di un angusto ma colmo locale situato nella periferia della capitale russa.
Ad un osservatore esterno tale ambiente sarebbe apparso come un insulso e squallido bar frequentato in genere da ubriachi o pochi di buono. E la sua teoria non avrebbe fatto altro che rispecchiare la realtà:
vecchi operai che si godevano un bicchierino ricordando i tempi antichi, prostitute che si concedevano un attimo di riposo prima di tornare fra le gelide strade di Mosca a soddisfare gli appettiti spesso violenti di uomini che avrebbero potuto essere loro padri o nonni, ragazzine o ragazzini vestiti ancora con la loro divisa scolastica decisi più che mai a trasgredire le regole della vita bevendo forti alcolici...
Quello era l'intero scenario che si presenteva all'interno di quel locale, che in fondo mostrava soltanto i soggetti della realtà di sempre. Solo che quella notte, come molte altre, essi gettavano al vento la maschera coscienziosa con la quale si vestivano tutti i giorni e davano sfogo a tutte le loro più malate pulsioni. Per poi criticarle aspramente il giorno successivo se comesse da altri individui.
Si predica bene ma si razzola male. Non è un proverbio, è la vita.
Tuttavia se qualcuno avesse concentrato lo sguardo su quel giovane ragazzo seduto al tavolino appartato vicino alla finestra aperta, avrebbe riscontrato non poche difficoltà a tracciarne lo status d'appartenenza:
doveva trattarsi di un maschio sulla ventina, seppure con quel suo esile corpo avrebbe potuto facilmente essere scambiato per una donna. Non vestiva uniformi nè portava una qualche cartella appresso, quindi all'apparenza non poteva essere uno studente, anche se vista l'età avrebbe potuto esserlo. In ogni caso, la sua espressione lasciava intendere che quella sera si fosse conformato fin troppo allo stile di vita dettato da Dioniso. Lo lasciava facilmente presupporre il suo capo completamente adagiato sullo sporco tavolo dove vi era tra l'altro collocata un'intera bottiglia di vodka o che almeno avrebbe dovuto contenere tale liquore, visto che il contenitore era quasi vuoto.
Dalle sue iridi celesti non si riusciva a cogliere alcun barlume di vita, come se non appartenessero ad un essere vivente. I lunghi capelli color del fuoco ricadevano sul suo viso nascondendoglielo in parte, un volto che forse avrebbe potuto essere definito bello, ma non con quegli evidenti segni violacei cosparsi su gran parte della pelle e quelle borse scure sotto gli occhi, così profonde da far pensare che il ragazzo non riuscisse a godere di un pacifico sonno ormai da molto tempo.
Una scarna mano dalle dita sottili si alzò improvvisamente con molta lentezza sul tavolo, diretta verso la bottiglia. Purtroppo, a causa del tremore della mano stessa, il contenitore non fece altro che venire urtato da quelle dita e cadere inesorabilmente a terra, rompendosi in mille cristalli.
Lo sguardo vacuo del giovane si spostò su quei piccoli pezzi di vetro taglienti, animato dallo strano desiderio di provare la loro pericolosità sulla propria pelle.
Sarebbe stato sufficiente allungare un braccio, prendere uno di quei frammenti e...sarebbe arrivata la fine di tutto. Almeno la sua. Ma sarebbe servito a qualcosa?
Come dichiarò Leopardi, la morte non è altro che la manifestazione più accesa del desiderio di vivere, poiché suicidandoci non faremmo nient'altro che aspirare ad una nuova e possibilmente migliore esistenza.
Una visione originale ma che corrispondeva in pieno ai sentimenti del rosso. Sebbene in effetti lui non provasse in alcun modo paura della morte. Per molti esseri umani essa rappresenta il peggiore degli incubi...Quando moriamo finisce tutto? La nostra cosiddetta anima salirà al cielo o all'inferno a seconda della condotta delle nostre azioni terrene? Quesiti interessanti, senza alcun dubbio. Ma, essendo incapaci di qualunque risposta, anche piuttosto inutili, no?
L'unico metodo per svelare il mistero della morte è quello empirico, non ne esistono altri. Le profezie sulla vita futura offerte dalle varie religioni non sono nient'altro che un misero tentativo di affievolire la paura degli uomini. Vi sono certo degli individui che invece preferiscono godersi la vita e tralasciare i doveri dettati dalla fede, seppure spesso quando quegli uomini si avvicinano al momento di svelare il mistero, si scoprono improvvisamente credenti...Il gran mistero della fede!
Un lieve sorriso incurvò le labbra del giovane, in risposta al bizzarro quesito che si stava delineando nella sua mente...Chissà...chissà se il suo caro amico passato a miglior vita gli avrebbe dato una mano a rispondere a quel martellante enigma...
Ma la mente fu impossibilitata a proseguire oltre i suoi ragionamenti a causa di una voce
"Ciao carino, ti dispiace se mi siedo al tuo tavolo?"
Una voce che risultava piuttosto sgradita alle orecchie del rosso, visto che il suo possessore era una liceale. Lo sguardo assonnato del giovane si alzò molto lentamente sulla figura della ragazza, scorgendo d'apprima la leggera gonna blu dello stesso colore della camicetta, i cui primi bottoni erano stati slacciati per lasciare intravedere la vista di un seno inesistente. Procedendo oltre le iridi azzurre incontrarono un paio di occhi nocciola circondati da folti capelli castani su un viso coperto di lentiggini.
Un forte mal di testa imprigionò in una morsa il cervello del ragazzo, il quale non sapeva se quel malore fosse causato dall'elevata percentuale di alcool presente nel suo corpo o dalla vista di quella mocciosetta dallo sguardo famelico.
"Allora, mi posso sedere?" continuò intanto quella, assolutamente ignara dello stato d'animo del rosso "mi piacerebbe farti compagnia. Ti ho visto qui solo soletto e..."
"E ci sarà un motivo per cui mi trovo in questa situazione, non credi bimbetta?"
Le iridi castane della ragazza si spalancarono, forse stupite dalla risposta acida dell'uomo che le stava di fronte o dalla definizione di bimbetta "Io non..."
"L'ultima cosa di cui necessito è ricevere le attenzioni di una mocciosetta che gioca a fare la grande" continuò, bloccando sul nascere le parole di protesta che la liceale sembrava stare per dire "quanti anni hai? Tredici? Quattordici?"
"Ne ho quasi quindici!" sbottò stizzita la ragazza, frenata dal manifestare la sua rabbia solo a causa di quelle intense iridi azzurre che la stavano fissando. Non se ne sapeva spiegare il motivo, ma aveva sentito un brivido freddo scorrere lungo la schiena quando i suoi occhi avevano incontrati quelli dell'altro. Sembravano appartenere a tutto tranne che ad un essere umano. La giovane era talmente frastornata che non potè evitare di sussultare quando il rosso riprese a parlare
"Con -quasi quindici- ti intendi forse legittimare di provarci con un ragazzo più grande di te? O cerchi di rassicurami sul fatto che potrei tranquillamente usare il tuo corpo per azioni oscene senza alcuna protesta?"
Confusi rantoli uscirono dalla gola della ragazza, incapace di trovare una risposta adeguata "...I-io..."
"Tu" dichiarò, calcando bene su quella parola e incatenando i proprio gelidi occhi su quelli intimoriti della ragazza "ora devi andartene immediatamente da questo locale, correre a casa da tua madre e offrire spontaneamente le tue scuse per essere tornata così tardi. In più ti consiglio di vivere gli anni che hai..."
aggiunse, distogliendo lo sguardo e poggiando placidamente il volto su una mano "non potrai fingerti un'adolescente quando avrai trent'anni, seppure di questi tempi una simile visione non sia inusuale. Ma a meno che tu non voglia passare per ridicola, vivi ora i tuoi quattordicianni e fai cose della tua età: passa le vacanze in campeggio, vai al luna park, fai quello che ti pare ma non atteggiarti a una persona che non sei. Se ti vuoi rovinare la vita troverai il tempo nel futuro, non ti preoccupare. E ora sparisci"
Il rosso non avrebbe saputo affermare con certezza per quanto tempo quel fanciullesco corpo stette in parte al suo, scosso da tremiti e singhiozzi. Saveva soltanto che a un certo punto la ragazza si era finalmente allontanata, non dopo avergli confessato tutto quello che provava per lui...
Curioso...un tempo forse non avrebbe risposto in maniera così cruda nei confronti delle avances di una donna.
Avrebbe semplicemente dichiarato di essere omosessuale, si sarebbe sorbito piuttosto pacificamente gli sguardi innoriditi del soggetto in questione e avrebbe continuato tranquillamente a vivere la sua vita. Ma da un po' di tempo a questa parte faticava ad attuare un simile comportamento. Avvertiva una leggero calore, che partiva dal suo stomaco fino al cervello, ogni qualvolta si rendeva conto che era necessario mitigare determinate parole o tacere su qualcosa di sconveniente per qualcun altro.
Le numerose maschere che tutti adottano per affrontare la realtà erano scomparse sul volto del rosso, non ne rimaneva alcuna traccia. Certo, neppure prima lui era stato un personaggio conformista o ipocrita, ma in certi situazioni si era saputo trattenere. Ora non ci riusciva più.
Provava il costante impulso di sputare sentenze velenose, di rinfacciare determinati crimini commessi da alcuni, di inveire contre le affermazioni con le quali si trovava in disaccordo, sempre dominato da un acuta rabbia e una forte sete di...vendetta? Rancore? Furore? Non riusciva a capirlo...
Le immagini di una piovosa giornata primaverile occuparono la sua mente, facendo rivivere al giovane le stesse emozioni provate allora. Il freddo tagliente che scuoteva i suoi lunghi capelli, parole pronunciate a fatica, mani strette intorno alla sua persona e ai suoi vestiti...
"Sembri un cadavere"
Lentamente la testa del ragazzo dai capelli infiammati si voltò in direzione di quella voce, o meglio, della persona che aveva pronunciato quelle parole, fino a rispecchiarsi in due occhi di un azzurro tendente al grigio.
"Garland..." pronunciò con un filo di voce, riuscendo a riconoscere solo dopo qualche secondo di riflessione la figura davanti a lui "...che ci fai tu qui?"
Prima di rispondere dalle labbra dell'alto ragazzo sfuggì un basso grugnito "Allora sei ancora vivo, dopotutto..." dichiarò, sedendosi al contempo sulla sedia posta in parte al rosso "dal tuo aspetto non si direbbe proprio...Ti sei dato un'occhiata allo specchio?"
Le labbra dell'interpellato si curvarono in un lieve ghigno, mentre con una mano faceva segno ad un cameriere di portargli una nuova dose d'alcool "Da quando per te l'estetica conta più dell'etica, Garland?" domandò con un'evidente venatura sarcastica "Dovresti sapere, da quel poco che conosci della mia persona, che l'aspetto fisico non rientra nelle mie priorità"
Il ragazzo dai lunghi capelli turchini racchiusi in una coda non proferirì parola, osservando il compagno afferrare con violenza la bottiglia di vodka datagli dal cameriere, uniti ai borbottii di lamentala per avergli fornito la marca peggiore
"Vedi il servizio deplorevole di questo locale? Paghi e ti offrono la peggiore sbobba di cui dispongono. Figurati che non sono venuti neanche a pulire e a raccogliere i cocci della bottiglia che ho rotto. Guarda..." dichiarò, indicando il punto esatto con una mano per confermare la sua dichiarazione "ci rimarrà una gran bella macchia, la vodka non scherza...D'altronde forse non dovrei aspettarmi un servizio migliore...sono pur sempre in una bettola..."
"Non penso che Kai sarebbe d'accordo"
Le parole di Garland interruppero il discorso del rosso, che si ritrovò a fissare spaesato il ragazzo seduto in parte a lui "D'accordo su cosa?"
"Sul fatto che non curi il tuo aspetto fisico." dichiarò, incatenendo nuovamente lo sguardo sull'altro "anzi, penso esprimerebbe qualche lamentela..."
Il rosso si strinse nelle spalle, bevendo direttamente dalla bottiglia un goccio di liquore "Non me ne importa nulla. L'unico che deve preoccuparsi del mio aspetto è il sottoscritto, poiché è il solo a cui dovrebbe importare"
"Ma anche le persone che ti sono care lo fanno" mormorò.
Quelle parole sussurrate ebbero il potere di scuotere il corpo del rosso. Non tanto per il loro significato quanto per la loro...allusione.
"Scommetto che anche lui non vorrebbe vederti in questo stato" continuò, guardando il capo chino del compagno, quasi volesse scomparire dalla sua vista "e sono certo che..."
"Oh, piantala!" sbottò ad un tratto il giovane dagli occhi turchini alzando il capo di scatto "cosa ne vuoi sapere tu di cosa mi avrebbe detto? Lo conoscevi appena!"
Garland rimase per qualche secondo in silenzio "E' vero..." pronunciò poco dopo "ma credo di conoscere abbastanza te. E so che gli volevi molto bene"
A quelle parole il giovane russo non potè evitare di reprimere una risatina "Conoscermi? Davvero? Allora potresti aiutarmi, visto che io non mi conosco affatto!"
Bevve un altro sorso di vodka, per poi lasciarsi sfuggire un mugugno insoddisfatto. Era veramente la peggiore marca esistente...
Ad un tratto però il più alto dei due notò qualcosa di diverso sul volto dell'altro...La sua espressione era mutata, lasciando trapelare una lieve tristezza. Con tutta probabilità stava rammentando alcuni episodi del passato...Infatti poco dopo il rosso riprese a parlare "Hai ragione a dire che gli volevo bene. Ovvio, era il mio migliore amico...Non che non voglia bene a Sergej o Ivan, ma con Boris avevo un rapporto particolare, unico...Ero il solo che sapeva trattare quel suo carattere lunatico, anche se questo non escludeva numerosi litigi. O forse, più che litigi, dovrei definirli piccole discussioni, che terminavano in brevissimo tempo...Non eravamo capaci di tenerci il muso troppo a lungo."
Improvvisamente un lieve sorriso illuminò il volto del ragazzo. Garland ne fu stupito, perché prima di allora aveva avuto poche occasioni di vedere una simile espressione accendere il volto del ragazzo.
"Prima o poi..." continuò quest ultimo "uno dei due si decideva a rivolgere all'altro la parola, senza mai far menzione alla piccola discussione avuta precedentemente. Si trattava di una sorta di codice: quando uno rivolgeva nuovamente all'altro la parola, allora si poteva dichiarare la pace. Un rapporto un po' particolare, lo riconosco, ma era il nostro rapporto..." una lieve incrinatura accompagnò quelle ultime parole, mentre gli occhi del ragazzo diventavano più lucidi "e mi manca, mi manca da morire..."
Le mani del rosso si strinsero convulsamente, sotto la totale attenzione del compagno, il quale seguitava ad osservarlo silenziosamente, consapevole che il discorso non era destinato ad interrompersi
"Mi manca, maledizione! Come diavolo ha fatto ad andarsene in un modo così stupido?! Un incidente d'auto...un incidente d'auto è riuscito a strappare il mio migliore amico da una vita colma di privazioni e tirannie! Dire che lui era riuscito sempre a far fronte a tutte le avversità che aveva incontrato..." mani strette a pugno, una rabbia talmente forte da percuotere il suo corpo "riuscire a sopravvivere alle crudeli angherie di Borkov è stata un'impresa vinta da pochi, tra cui noi componenti della Neo-borg. Ricordo ancora le frustate unite ai giorni di isolamento che ci attendevano ogni volta che commettavamo un errore..."
A quelle parole il cuore di Garland sussultò. Lui stesso aveva deciso d'unirsi spontaneamente all'organizzazione creata da quel mostro e per questo non poteva evitare di provare ancora un forte senso di colpa
"Yuriy..." mormorò, nella voce tutto il dolore e il dispiacere del triste passato del rosso.
L'interpellato, a quella tonalità di voce, sembrò riscuotersi da un lungo sonno. Guardò il ragazzo di fronte a sè stesso, mordensosi forte le labbra. Aveva parlato troppo, spinto probabilmente dall'influenza dell'alcool. Che stupido! Nel frattempo il compagno, notando lo stato di agitazione dell'altro, tentò di poggiargli una mano sulla spalla
"Yuriy, io..."
"Non mi toccare!" urlò, scostandosi in fretta da quel tocco.
Ira, terrore, dolore...Garland riusciva a scorgere ogni genere di sentimento all'interno di quelle distese color del cielo. Ma rimase ad ogni modo spaziato dall'improvvisa azione del rosso
"Cosa stai facendo?" chiese, dopo che l'altro si era alzato velocemente dal suo posto, afferrando al contempo la bottiglia sul tavolo
Evitando accuratamente di guardarlo rispose "Abbastanza lontano in modo che la tua commiserazione non mi raggiunga" sbottò, infilandosi in fretta e furia il cappotto.
Però se pensava che il compagno sarebbe rimasto semplicemente a guardare, si sbagliava di grosso. Questi infatti si alzò a sua volta, sul volto impressa un'ira sommessa "Pensi che ti stia compatendo?"
Due iridi celesti lo guardarono di sottecchi, prima di rivolgergli un ghigno sarcastico, che non fece altro che aumentare la stizza dell'altro "Ovvio...cosa potresti mai provare per me? Io sono il capitano della Neo-borg, colui che ha tentato di conquistare il mondo nel campionato mondiale di beyblade sette anni orsono. Poco importa alle persone che abbia cercato allo stesso tempo di SALVARLO anni più tardi." rivolse di nuovo lo sguardo sul compagno "gli umoni necessitano sempre di un capro espiatorio, in ogni epoca. Senza entrare nel campo politico, sprecherei troppo tempo per fornirti un dettagliato elenco, guarda la situazione della mia squadra: ancora oggi siamo oggetto di numerose invettive non solo da parte dei giornali internazionali, ma anche di nostri connazionali. E se per la mia persona tali opinioni non hanno alcun valore, capisco che per i miei compagni non è lo stesso, specialmente per Ivan, che vorrebbe vivere semplicemente la sua vita da adolescente. E invece non può! E' e rimarrà sempre una vittima dei pregiudizi e stereotipi di quegli ipocriti che preferiscono criticare il proprio prossimo che farsi un bell'esame di coscienza e scoprire quanto di malsano e abietto si nasconde nel loro animo!"
La voce di Yuriy si era alzata di parecchio e difatti molti sguardi incuriositi si erano rivolti nella loro direzione.
"Persino al funerale di Boris qualcuno ha dichiarato che la sua morte era stato un dono dal cielo e che sperava che presto una simile sorta toccasse a noi tre restanti! Come può una persona pensare una cosa simile su un individuo che non conosce direttamente?! Su cosa basa il suo giudizio, sui giornali, sulla televisione sempre pronta a fomentare le fobie e le discriminazioni degli uomini?!"
Il ragazzo dalla lunga coda lo ascoltava silenziosamente, conscio di essere diventato il centro dell'attenzione della serata e tuttavia assolutamente incurante di questo.
Purtroppo non sembrava essere lo stesso per il russo che, accortosi di aver suscitato l'interesse generale, aveva afferrato di scatto la propria sciarpa e si era precipitato verso l'uscita. E sarebbe riuscito sicuramente a scappare, se una mano non avesse interrotto la sua fuga
"Che diavolo credi di fare? Lasciami subito!" ordinò il rosso, tentando di divincolarsi dalla stretta di Garland sul suo braccio. Quest ultimo invece sembrava intenzionato a comportarsi in tutt'altra manierabr> "Ehi...ehi! Si può sapere che cavolo ti prende?!"
"Questa non ti serve" dichiarò afferrando la bottiglia di vodka in mano al compagno e riuscendo a strappargliela dopo numerosi tentativi "Tieni" disse, porgendola ad un ragazzo vicino a lui, il quale si dimostrò ben lieto del regalo
"Ehi, grazie amico! Vieni ancora da queste parti, anche se dovresti cercare di non portarti quell'isterico di un Ivanof. E' pazzo, lo sai?"
Lo sconosciuto non riuscì a terminare la frase che si ritrovò improvvisamente a terra, le mani strette intorno allo stomaco dolorante. Il ragazzo dai capelli turchini, con una mano stretta in pugno e l'altra ancora ferma sul braccio del rosso, lo fissava con un'espressione d'accesa d'ira, talmente acuta da far indietreggiare tutti i presenti
"Vedi di non comparirmi davanti un'altra volta, chiaro?" sibilò, andandosene senza attentere la risposta del malcapitato, trascinando un russo poco disposto ad assecondarlo
"Insomma, ti vuoi decidere a lasciarmi andare?!" sbraitò, tentando incessantemente di liberarsi dalla stretta, mentre l'altro lo stava conducendo all'esterno del locale "so camminare anche senza la ba..."
Garland si voltò di scatto a quel tono strozzato, per scorgere il corpo del compagno piegato a metà e il viso contratto in una smorfia di dolore
"Yuriy! Yuriy! Che cos'hai?!"
"Io...ugh!...Mi sento malissimo..." mormorò, portandosi le mani alla bocca "...mi viene da vomitare..."
"Forza, vieni! Ti porto fuori di qui" lo rassicurò, passandosi un braccio del russo sopra le sue spalle e conducendolo verso l'esterno, dove l'amico dovette fare i conti con la propria sbornia.

"Ti senti meglio?" gli domandò premusamente l'alto ragazzo, dandogli delle leggere carezze sulla schiena per calmarlo un poco
"Si..." rispose, allontanandosi di qualche passo, quasi fosse infastidito dalle attenzioni dell'altro "anche se non posso certo dire di SENTIRMI psicologicamente bene"
Poco dopo aver pronunciato quella frase se ne pentì, ma le parole dell'altro coprirono le sue
"Non ho alcuna intenzione di provare pena nei tuoi confronti,Yuriy, stai tranquillo"
Un leggero velo di dubbio si dipinse sul volto del ragazzo dalle iridi celesti "Davvero? A me sembrava proprio il contrario..."
Garland sospirò, passandosi una mano tra i capelli "Quando si tiene ad una persona non si prova pena nei suoi confronti...ci si rammarica di non poter alleviare le sue sofferenze e si soffre con lei"
Il rosso meditò a lungo su quelle parole, alternando di tanto in tanto delle occhiate al compagno, il quale seguitava a fissarlo senza alcun imbarazzo.
"Perdonami..." mormorò Yuriy, chiudendo un attimo gli occhi "il fatto è che sono soggetto a numerosi atti di pietà in questi tempi...Mi sento costantemente circondato da sguardi colmi di compassione, oltre a quelli di disprezzo..." ringhiò, stringendo le mani in pugno "credimi, non esiste nulla di più fastidioso!"
"Perché non fa altro che rammentarti il lutto?"
Nessuno dei due parlò. Si riusciva ad udire solo il soffio del gelido vento di Mosca...Una città affascinante e misteriosa al tempo stesso, segnata da numerosi eventi tragici eppure ancora in grado di risplendere in tutta la propria magnificenza. Proprio come Yuriy Ivanof
"Già..." mormorò poco dopo quest ultimo "ogni parola di conforto, ogni sorriso...oh, talvolta vorrei uccidere tutti quelli che mi circondano, anche quelli che mi sono cari, pur di essere lasciato nella mia solitudine!"
Fece qualche passo, andando a poggiarsi sul muretto di pietra dal quale si poteva vedere tutta la città illuminata "tutti si sentono in dovere di dare il proprio sostegno, non riescono a capire che l'unica cosa che desidererei è quella di essere lasciato in pace. Tipo Takao..." sbottò, alzando il collo, gli occhi chiusi "ogni volta che lo incontravo mi abbracciava e mi incoraggiava a farmi forza. L'ultima volta che lo ha fatto la mia pazienza ha raggiunto il limite e..."
"...e il suo naso ne ha fatto le spese. Si, mi è stato riferito..." finì con tono leggermente divertito
"Beh, non mi dispiace affatto!" si difese il rosso, gli occhi di nuovi fissi sul compagno "mi ha sempre odiato e criticato e ora si mette a fare il buon amico caritatevole...Ma per favore! Lo avrei rispettato maggiormente se avesse continuato a disprezzarmi..."
Lentamente l'alto giovane si diresse verso il muretto, sistemandosi a fianco dell'amico, lo sguardo puntato su quell'indescrivibile capitale "Non puoi però condannarlo per odiarti..." dichiarò, volgendosi verso di lui "in fondo gli hai portato via Kai"
Si sarebbe aspettato qualunque reazione da parte del rosso, tranne che scoppiasse in una sonora risata. Sotto lo sguardo stranito di Garland il giovane Ivanof si piegò in due dalle risate, calmandosi dopo alcuni secondi
"-Portato via Kai?-" ripetè, asciugandosi le lacrime dagli occhi "non direi proprio. Anche perché mi sembra che tu stesso abbia potuto constatare con i tuoi occhi che al funerale i due piccioncini si tenevano per mano"
L'altro non rispose, sapendo che le parole dell'altro corrispondevano alla realtà
"Io sono stato soltanto un passatempo del nipponico" spiegò semplicemente, tornando a poggiare i gomiti sul muretto di pietra "lui veniva in Russia quando voleva sfogarsi in modo violento sul mio corpo o era insoddisfatto delle prestazioni sessuali del campione del mondo, vincitore non in tutti i settori a quanto pare..."aggiunse con una certa malizia, per poi tornare serio "ma io non sono mai riuscito a conquistare il cuore di Kai"
"Ti rammarichi di questo?"
Yuriy meditò un poco "Un tempo..." cominciò, scandendo bene le parole "si, ad essere sinceri. Credevo di essermi innamorato di Kai e che lui ricambiasse il mio sentimento. Ma era soltanto un'illusione"
Le iridi cerule del blader osservarono attentamente la figura accanto a sé, prestando attenzione ad ogni sua parola
"Il cuore del dominatore del fuoco è totalmente disinteressato ai sentimenti altrui. Kai ha un carattere sostanzialmente egoista, non si cura affatto degli altri, il suo unico obiettivo è eccellere nel suo sport prediletto. Il resto gli è totalmente indifferente." ridacchiò un attimo, anche se pareva una risata amara "Per questo sotto certi aspetti provo per Takao una grande pena. Sia chiaro: detesto ancora il suo carattere fin troppo estroverso ed esibizionista e il suo appettito animalesco..."
A quell'affermazione Garland non seppe reprimere una risata divertita, che riuscì a far sorridere un poco anche il russo
"però..." continuò, e a quel tono immediatamente il blader dai capelli turchini tornò attento "vedere una persona amare totalmente un'altra e scoprire invece che ques'ultima non ricambia affatto quella passione...beh, penso sia atroce. L'unica salvezza di Takao è di vivere nell'illusione che Kai lo ami e di non accorgersi mai dei numerosi tradimenti di quel bastardo. Eh si..." dichiarò con un leggero ghigno il rosso di fronte allo sguardo spiazzato dell'amico "Kai si è sempre concesso grandi libertà, andando a letto con numerosi blader, anche Max è da annoverare tra questi..."
"Max?" chiese stupito il giovane, non riuscendo a credere al discorso dell'altro. D'impulso fu colto da un sospetto "Anche Rei per caso ha...?"
Il rosso scosse la testa in segno negativo "No. Rei è sempre stato fedele a Boris. Questo ovviamente non significa che non sia mai stato oggetto di attenzioni da parte di Kai...Più qualcuno cerca di sfuggirgli più lui si sente attratto dalla caccia. Con me si comportò allo stesso modo"
"L'unica differenza è che tu alla fine hai ceduto"
Un velo di tristezza e rabbia per l'orgoglio ferito invasero le sue grandi iridi celesti. Quella frase corrispondeva a verità, ma...provava comunque un grande dolore nel sentirselo ricordare. E probabilmente Garland doveva essersene accorto, perché si precipitò a rimediare "Scusa, non intendevo..."
"Non preoccuparti" lo rassicurò, sorridendogli di risposta come per rincuorarlo "ormai non provo più nulla per Kai, solo...è il mio orgoglio russo che ancora si risente molto di essersi dimostrato così debole."
Il corpo del compagno sussultò un poco nell'udire quelle parole "Davvero non sei più innamorato di lui?"
Yuriy volse il capo verso il cielo, mettendosi le mani in tasca e poggiando la schiena contro il muro "Si...Anzi, credo probabilmente di non esserlo mai stato..." Alzò lentamente le palpebre, preferendo ad ogni modo fissare quei punti illuminati sopra di lui che le iridi dell'amico "da tempo cercavo qualcosa o qualcuno che riuscisse a colmare quel vuoto che avvertivo dentro di me e quando arrivò Kai...beh, credetti che fosse la mia occasione per essere felice. Ma mi sbagliai."
Rimase silenzioso per alcuni secondi, quasi volesse cercare le esatte parole per descivere in maniera appropriata il suo stato d'animo
"Ben presto capì quanto potesse rivelarsi complicata una relazione...O, a voler essere maggiormente precisi, mi resi conto dell'impossibilità di creare un rapporto di coppia idilliaco come mi ero sempre immaginato"
Le iridi del blader si dilatarono, colte da un sospetto "Tu...non credi all'amore?"
"L'amore è un'utopia" cominciò a raccontare il blader, girandosi completamente e perdendo il proprio sguardo tra le mille luci accese della città "un sentimento illusorio e unilaterale."
"Unilaterale?" corrugò la fronte "cosa intendi con questo termine?"
"Esattamente il suo valore semantico." sospirò, preparandosi a una lunga spiegazione "viene sempre dichiarato che per funzionare ogni rapporto necessita di un determinato equilibrio raggiunto tra le due parti. Ma in realtà tale equilibrio non si realizza mai: sarà sempre una delle due parti ha soggiacere all'altra, ad inchinarsi alle sue scelte. E nella maggior parte dei casi è il solo il soggetto più debole ad amare il compagno. Quel sentimento in grado di annebbiare ogni senso, di portarti verso la felicità assoluta è provato soltanto da uno dei soggetti della coppia"
Garland scosse il capo "Il tuo discorso non è insensato, ma mi dovresti illustrare allora il perché l'altra metà decide di rimanere insieme all'altro, se non ricambia il suo sentimento, se non è dominata anch'essa da quella scintilla..."
"Esistono tanti motivi..." proseguì con tono incolore, seguitando a tenere lo sguardo davanti a sé "certe persone stanno insieme ad altre per interessi economici; altre per timore della solitudine; alcune per provare la soddisfazione di avere il totale dominio su un altro essere umano; certe per abitudine...Non esiste un rapporto amoroso come quello descritto nei libri o recitato dei film." chiuse un attimo gli occhi, lasciando che il vento solleticasse la sua pelle "per questo l'amore è soltanto un'utopia"
"E' una riflessione troppo pessimistica" ribattè il ragazzo dai capelli turchini, la voce carica di...non avrebbe saputo descriverla neanché Yuriy...sembrava rabbia mista a determinazione "ed inoltre è basata esclusivamente sul tuo rapporto con Kai. Non basta un semplice caso per formulare una teoria..."
"Un semplice caso..." ripetè, gli occhi vacui, come assenti "non direi proprio"
Meraviglia mista a confusione occuparono la mente del blader, mentre il rosso riprendeva a parlare.
"La mia è una semplice constatazione della realtà, Garland. Tutte le coppie che si sono poste sotto i miei occhi hanno costantemente confutato la teoria del -vero- amore, nessuna lo rispecchia veramente." un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra "immaginati se dovessi riferire questi miei pensieri ai "veri" innamorati, quelli totalmente persi dei proprio compagni. Se raccontassi loro la vera indole dei loro partner, i tradimenti compiuti alle loro spalle, il loro cuore si incrinerebbe fino a frantumarsi in mille pezzi. Come quello di Rei..."
Il cuore dell'altro smise per un secondo di battere. Guardò con occhi colmi di incredulità il volto del compagno, che si ostinava a fissare la città russa illuminata e la cui luce metteva in risalto i suoi capelli color del fuoco
"C-cosa?" riuscì appena a mormorare, ancora incapace di credere alle parole dell'altro
Sottili filamenti rubini velarono il volto del giovane Ivanof, che riprese lentamente a parlare "Confesso di aver sempre provato una forte invidia per il rapporto che legava il mio migliore amico al cinesino. Sebbene Boris non fosse molto espansivo, il volto di Rei mostrava sempre tutto l'amore che provava per il mio compagno e si accendeva ogni volta che quello scontroso compiva verso di lui un atteggiamento affettuoso, come quando gli regalò un braccialetto con uno smeraldo per un suo compleanno..." le sue labbra si incurvarono in un triste sorriso, ricordando le lacrime di felicità del cinesino per quel gesto e quelle invece che gli avevano rigato il bel volto per la perdita dell'amato.
Yuriy rammentava di essere stato avvisato dallo stesso Rei dell'incidente che aveva visto protagonista il suo migliore amico, ma sapeva perfettamente di essere stato lui a consolare l'animo straziato del povero cinesino, completamente distrutto dal dolore.
"Rei amava Boris. Lo amava dal più profondo del cuore. E credevo che Boris provasse lo stesso. Per me costituivano il simbolo della coppia ideale ed ero felice, poiché rappresentavano la mia stessa speranza di trovare anch'io un giorno l'anima gemella. Questo almeno finché Boris non venne a trovarmi una sera a casa mia. Ricordo di averlo visto molto turbato, agitato, le mani gli tremavano..."sospirò "del resto non avrebbe potuto trovarsi in uno stato diverso, visto che aveva appena tradito Rei con Kai..."
Silenzio. Non un parola uscì dalle labbra di Garland. Lo stupore aveva preso il sopravvento sul suo animo, rendendolo incapace di articolare alcunché di razionale.
Lo sguardo del russo si posò per un attimo sul compagno, per poi tornare a fissare la città "Stupito, nevvero? Puoi soltanto immaginarti come mi sentissi io. A quel tempo avevo già interrotto la mia relazione con Kai, seppure questi non si decidesse affatto a lasciarmi in pace, in fondo doveva essere lui a stabilire quando abbandonare qualcuno, e difatti non rimasi agghiacciato nel sapere che il mio ex-fidanzato aveva baciato il mio miglior amico, quanto al fatto che Boris avesse tradito Rei. Rei! Un ragazzo straordinario, per il quale provo un sincero affetto, era stato tradito da Boris, il mio più caro compagno, colui che consideravo come un fratello! Ma il vero assurdo fu lo stesso comportamento di Boris!" dichiarò, sbattendosi una mano in fronte
"Lui non dimostrava pentimento, costernazione, senso di colpa o dolore nei confronti di Rei, ma per me! Temeva di avermi deluso, che provassi ancora qualcosa per Kai e proprio perché mi voleva bene aveva deciso di raccontarmi tutto. Voleva che mi rendessi conto con che razza di individuo mi ero trovato di fronte..."
"Hai..." lo interuppe l'altro, dalla cui voce si poteva leggere tutto lo smarrimento di cui era ancora preda "...tu...lo hai odiato...per questo?"
Scosse lentamente il capo "Nemmeno per un istante.
Conosco Kai e so di cosa sia capace per ottenere quello che vuole e il fatto che non sia riuscito a portarsi a letto Boris è indice che quest ultimo si è ritratto all'ultimo momento, prima di peggiorare ulteriormente la situazione" poggiò le mani sulla fronte, come per tentare di cancellare quello che la memoria gli stava facendo rivivere "ma il vero problema è che Boris si era fermato per me, non per Rei! Era preoccupato di far soffrire me, che considerava come un fratello e non il suo ragazzo!
Io avevo idealizzato Boris..." mormorò, rialzandosi ritto, lo sguardo vacuo, velato da un leggero strato di lacrime "per me rappresentava tutto...All'interno del monastero ho avuto poche possibilità di stringere amicizie e quelle che sono riuscito ad ottenere me le sono tenute strette, difendendole con le unghie e i denti. Boris, Sergej, Ivan...rappresentavano la mia famiglia...Ivan il mio piccolo fratellino bisognoso d'affetto...Sergej la madre apprensiva...Boris il fratellone accondiscendente e premuroso, tutto particolare...al quale ero più legato...e che ora non c'è più"
Amare lacrime cominciarono a scendere sul suo pallido viso, mentre il corpo veniva scosso da un lieve tremore "Come posso, come posso credere all'amore, se anche quello che io reputavo perfetto in realtà si è rivelato fallace?!" urlò, nascondendo il volto tra le proprie mani, per tentare di sfuggire allo sguardo indecifrabile del compagno ritto in parte a lui
"Ogni volta che guardo Rei..." continuò, la voce strozzata, stroncata dai singhiozzi "tutte le volte che vedo il suo viso contrarsi dal dolore nel momento in cui si lascia vincere dal passato, quando parla con occhi lucidi e innamorati dei momenti trascorsi con Boris vorrei urlargli che quello che credeva vero era soltanto una menzogna! Che Boris stava insieme a lui perché gli si era affezionato, affezionato!, come ad un cane! Che non esiste il vero amore, che non deve illudersi di fronte alla maschere, ma strapparle via! Desidererei gridargli tutto questo per porre fine al suo dolore, che non riesco a sopportare!"
S'interruppe, il corpo scosso dai singhiozzi, l'unico rumore che si riusciva ad udire in quel momento. Infine un debole sussurro giunse alle orecchie del blader dai capelli turchini "ma non posso..."
Altre lacrime, frenate da una mano che cercava di riprendere il controllo della situazione "non posso farlo...il dolore sarebbe troppo grande. Quel piccolo paradiso di vetro che si è creato si romperebbe in mille pezzi e questi ferirebbero lo stesso Rei, rendendolo completamente incapace di andare avanti..."
Due pozze azzurre si rialzarono, tornando a fissare la grande capitale davanti a sé. Ma non sembrava stessero davvero guardarla...parevano perse in un altro mondo...lontano da quello circostante...
"Se Rei fosse mai venuto a conoscenza del tradimento di Boris con Kai, a cui sono seguiti altri, il cinesino non si sarebbe mai comportato come Takao. Questi è stato disposto a perdonare Kai, lo ha sempre fatto e temo si comporterà in questo modo per tutta la vita, attribuendo semplicemente agli amanti del suo partner la totale colpa. Ma Rei...non avrebbe mai perdonato Boris se lo avesse saputo."
Si asciugò le ultime lacrime rimastegli, volgendo lentamente il capo in direzione del compagno "Capisci ora perché non posso credere all'amore? Perché lo ritengo un'utopia?"
L'altro non parlò. Sembrava essere assorto completamente nei suoi pensieri, come se stesse cercando qualcosa d'importante da affermare. Infine ricambiò lo sguardo del rosso, perdendosi in quei manti cerulei
"Capisco che tu sei stato spettatore e protagonista di rapporti fasulli e che da questi hai tratto una visione amara della vita. Ma il mondo non corrisponde al tuo microcosmo, Yuriy"
Il volto del rosso lasciò trapelare tutta la sua confusione di fronte a quelle parole, non riuscendo a comprendere dove l'amico volesse arrivare
"Io stesso non mi sono mai espresso per una visione ottimistica della realtà, ma sono convinto della presenza di certi valori, che anche se stanno svanendo sono tutt'ora presenti e perseguiti da alcuni. Lamentarsi continuamente dello stato delle cose non risolve la situazione: è necessario affrontare la vita, sfidarla, non rifugiarsi all'interno di un castello di vetro per poter essere protetti ma allo stesso tempo aver l'opportunità di critcare l'andazzo generale. Seppure sia stato educato alla religione buddista, io credo che ogni individuo sia l'artefice del proprio destino e che per poter davvero cambiare il mondo si debba agire." fece una piccola pausa, lo sguardo sempre fisso su quello dell'altro "tu affermi l'inesistenza dell'amore. Dalla mia esperienza io invece ti posso ribattere che esso esiste."br> Yuriy sbuffò, poggiando i gomiti sul muretto di pietra, distogliendo così l'attenzione dall'altro "Cadi anche tu vittima dell'illusione, Garland. Il risveglio sarà alquanto doloroso, ti avviso..."
"Io non sono affatto vittima di illusioni!" esclamò, afferrando le spalle del giovane russo e costringendolo a guardarlo negli occhi "hai conosciuto anche tu Cloude e Michelle. Potresti affermare con sicurezza che il loro rapporto è basato su un inganno?"
L'immagine dei due giovani blader si riaffacciò alla mente del rosso. Abbassò lo sguardo, rabbuiandosi un poco "Non ho stretto rapporti con loro, non sono in grado di valutare se il loro sia vero sentimento oppure no"
"Allora ti cito altri esempi!" aggiunge il blader scuotendolo ancora, quasi non volesse lasciarsi sfuggire l'attenzione del compagno "Ralph e Andrew; Ming ming e Daichi; Olivier e Gianni! Ti sembrano sufficienti per convincerti?"
"Non conosco bene neppure loro!" ringhiò furente il capitano della squadra russa, districandosi bruscamente dalle presa dell'altro "come puoi chiedermi di rivalutare il mio giudizio su persone che ho incontrato un paio di volte?!"
"Perché sono animate da un vero sentimento!"
"Questa è la tua opinione, puoi essere certo che corrisponda a verità?!"
"Certo, perché mi fido di loro! Sulla fiducia si costruisce anche il rapporto dell'amicizia o non credi neppure a quella?!"
A quelle parole il volto di Yuriy si contrasse. Volgendosi di scatto, il giovane cominciò a correre, coll'obiettivo di allontanarsi il più possibile dall'altro blader, ma questi riuscì a raggiungerlo e fermarlo
"Stai scappando, Yuriy?!"
"Lasciami andare!"
"Perché stai scappando? Non vuoi affrontare la verità?!"
"Non dire sciocchezze e lasciami andare!"
"Visto che tu non sei riuscito a provare un vero sentimento allora anche il mondo intero ne deve essere escluso?!"
"Piantala!" gridò, continuando a dibattersi nel tentativo di sfuggire alla presa dell'altro. Inutilmente.
"Credi davvero di poter utilizzare la tua esperienza personale per valutare ogni cosa?! Sei davvero così superbo?!"
"Basta! Smettila!"
"Perché lo fai?! Perché non provi ad affrontare la realtà?!"
"Perchè ho paura!"
Quella frase, quell'ultima parola permise in seguito al silenzio di regnare sovrano. Entrambi i ragazzi rimanevano fermi. Lo sguardo di Garland fisso sul capo di Yuriy, chino, quasi a volersi nascondere. La dita del giovane dai capelli turchini ancora strette intorno al polso del giovane allentarono la loro morsa, fino a lasciarla del tutto. Approfittando dell'occasione il rosso indietreggiò, decidendo ad ogni modo di non tentare nuovamente la fuga.
Rimase lì, a pochi passi dall'altro, i cui occhi erano ancora fissi sui quei capelli color rubino, fino a che al rosso non si sostituì un azzurro zaffirro, risplendente di rabbia.
"Chi diamine ti credi di essere..." sibilò, gli occhi ridotti a due fessure "chi cavolo ti credi di essere per poter venire qui, portarmi via di peso da un locale e farmi la ramanzina del giorno?! Eh?!"
"Io voglio soltanto aiutarti, Yuriy..."
"Non mi serve il tuo aiuto!" urlò, con tutto il fiato che aveva in gola "non ho bisogno dell'aiuto di nessuno! Quando lo capirai, quando lo capirete che voglio semplicemente essere lasciato in pace?! Perché non riuscite a comprendere di come mi sia stata tolta la libertà, l'indipendenza, la solitudine di cui io ho sempre necessitato?!"
"Puoi ancora continuare ad averle, Yuriy..." riprese con tono calmo "...ma devi anche accettare di farti aiutare..."
"A fare che? Che cosa?! Puoi ridarmi indietro Boris tu? NO! Nessuno può farlo! Boris non ritornerà più da me, non potrò parlare mai più all'unica persona in grado di capirmi, capace di dire agli altri di lasciarmi stare se mi trovavo in particolari condizioni d'animo, sempre pronto a darmi una spalla su cui piangere o un'orecchia per ascoltarmi! Sono finite le nostre eterne discussioni sui più svariati argomenti! Ho provato ad affrontarle con altre persone, non ci riesco, non è la stessa cosa! Anche i suoi complimenti, le sue manifestazioni d'affeto così particolari...nessuno è in grado di imitarli e desidero che neppure una persona si azzardi a provarci!"
Scie luminose cominciarono a rigare la diafane pelle del giovane russo, il quale continuava a gridare, gridare...Incurante dell'ora tarda, inconsapevole delle proprie lacrime, dimentico dei propri principi di dimostrarsi sempre forte...
"Cosa puoi saperne tu di quello che ho provato, che provo di fronte alla morte dell'individuo più importante della mia vita?! Cosa puoi saperne tu di quanto mi sia costato fingermi dotato d'un animo forte di fronte alle persone a me care per far loro coraggio, per rappresentare io l'ancora a cui aggrapparsi?! Sei in grado di immaginare l'ira, la desolazione, la pietà che mi stringe il cuore ogni dannata volta che incrocio lo sguardo di Rei?! Puoi immaginare la rabbia che mi assale tutti i giorni in cui sono costretto ancora una volta a sacrificarmi, a non parlare di determinate cose come fossero un tabù, ad essere preda di raptus talmente violenti da voler cancellare ogni persona che mi sta vicino?! Io ho odiato Boris per i cambiamenti che ha portato nella mia vita! Lo ho odiato e lo odio ancora! Lo odio perché fa soffrire Rei, a cui voglio davvero bene e detesto il fatto di non potergli raccontare com'era veramente il suo amato e nel dover sopportare il peso di una rivelazione così mostruosa! Odio Boris per avermi voluto bene ed aver avuto talmente fiducia in me da dirmi sempre la verità, non accorgendosi di cadere in questo modo dalla posizione idilliaca in cui l'avevo posto!
Lo odio perché mi ha lasciato solo!"
Il corpo fu scosso da violenti e acuti singhiozzi, grida disperate accompagnate da amare lacrime che cadevano inesorabilmente sul terreno. Il giovane Ivanof appariva per la prima volta in tutta la sua debolezza di fronte ad un altra persona, incapace di sopportare oltre quel peso che aveva sempre celato all'interno di esso.
Compiendo lenti passi, Garland si avvicinò al russo, il cui volto era nascosto dalle scarne mani serrate su di esso, facendolo rassomigliare a un piccolo bambino indifeso.
"Lo odio..." sussurrò tra i singhiozzi il capitano della neo-borg, quando il ragazzo dai capelli turchini si trovò a due passi da lui "...perché nonostante avessi scoperto i suoi difetti gli ho sempre voluto bene"
Due braccia muscolose scivolorano dolcemente sulle spalle del rosso, mentre il viso di quest ultimo si ritrovava adagiato sull'ampio petto del compagno. Lente carezze percorrevano la sua schiena, mentre la rassicurante voce di Garland sussurrava all'orecchia del giovane stretto tra le sue braccia le seguenti parole
"Gli volevi bene nonostante i suoi difetti perché hai scoperto che dopotutto anche lui era umano"
Il rosso socchiuse gli occhi, lasciando che quelle parole si imprimessero bene nella propria mente. Le mani dell'alto ragazzo vagavano ancora sulla sua schiena, spostandosi talvolta ad accarezzare quei setosi capelli color rubino e quel viso di porcellana.
Rimasero in quella posizione per un po', finché il blader straniero non capì che poteva lasciarlo andare.
Si scostò leggermente, poggiandogli le mani sulle magre spalle "Ti senti meglio?"
Yuriy si rispecchiò in quelle pozze marine cariche di preoccupazione nei suoi confronti "Si..."
A poco a poco le braccia di Garland tornarono inerte lungo i fianchi, mentre i suoi occhi rimanevano incatenati a quelli del ragazzo più basso di fronte a lui. Dopo attimi che parvero ad entrambi minuti Yuriy decise di riprendere la parola
"Tu sei sempre stato innamorato di me..." seppure il tono del rosso rassomigliasse maggiormente ad una frase affermativa che interrogativa, il blader mosse in senso affermativo il capo "perché non ti sei approfittato del mio stato? Sarei stato facilmente domabile..."
Le iridi del giovane rimasero a fissare silenziose quelle del compagno, come se fossero state stregate da queste "Il mio sentimento nei tuoi confronti è sincero. Non penserei mai di approfittare di un tuo momento di debolezza"
Un lieve sorriso contrasse le labbra del rosso "Alcuni lo avrebbero fatto..."
"Io non sono Hiwatari" sbuffò, scatenando la risata del compagno. A quella vista lo stesso Garland si lasciò sfuggire un sorriso, incantato dalla luce che il volto del capitano della squadra russa sembrava emanare.
La risata del rosso si affievolì, fino a spegnersi del tutto. Incantenò di nuovo i suoi zaffiri in quelle perle marine, cariche di quel sentimento che lo aveva sempre attirato nelle sue spire
"Mi ami?" stavolta si trattava davvero di una domanda "Si..." rispose d'impulso, perdendosi in quel manto di cielo azzurro nel quale si era ormai perso da tanto tempo "e tu?"
Ivanof abbassò il capo "Non lo so...non sono più sicuro di nulla...Ho paura di restare nuovamente scottato..."
"Gli esseri umani sono mortali, Yuriy" dichiarò, poggiando le mani sulle sue spalle "si trovano di fronte a numerose scelte, la cui maggior parte li porterà necessariamente a soffrire. Ti ho già detto che la mia visione sulla vita non è ottimistica. Però...a volte si può trovare anche la vera felicità. Non ti posso assicurare una vita serena, ma ti posso offrire la possibilità di averla."
Indietreggiò di alcuni passi, senza mai perdere il contatto visivo con l'altro. Infine allungo il braccio in avanti, porgendogli la mano
"Sta a te scegliere, Yuriy"
L'interpellato indirizzò la propria attenzione sulla mano che gli veniva offerta, poi di nuovo su quelle iridi che continuavano a fissarlo. Sorrise, abbassando un poco il capo
"Scelgo di rischiare"


Fine.

  
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