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Autore: Anima97    14/03/2012    6 recensioni
Prendo il disegno tra le mani e lo avvicino ai miei occhi: E’ macabro. E’ molto scuro, triste. Ci sono tanti visi che urlano, in una smorfia di dolore. Sembrano fantasmi per quanto sono bianchi.
Ma non sono questi gli elementi più terribili.
Al centro, il busto di una ragazza svestita,circondata da una spina che le tagli la pelle. Il viso non le si vede, indossa una maschera mostruosa e deforme. E non ha i capelli.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si smette mai di farsi domande


Il sapore amaro del caffè scorre sulla lingua e scende per tutto il mio corpo.
Sento il calore della bevanda e chiudo gli occhi per gustarmela meglio.
Dopo quello che ho passato stasera ho bisogno di calmare i nervi
e placare questo fastidioso ticchettio lento nella mia testa.
 
-Allora, soci?-
Mi tende la mano ed io sorrido.
-Soci? Scherzi. E’ una faccenda che devo risolvere io!-
Lei sembra innervosirsi, mentre Grazia spalanca le palpebre –Allora lo vuoi fare!-
-Si- rispondo –Sono l’unico che la può aiutare-
-Ma io posso aiutare te!- esclama fredda Melina, facendomi segno di stringerle la mano appesa.
Guardo la sua piccola mano.
Ha ragione, lei conosce Pamela, la sua storia e poi sembra esperta in questo campo.
Senza di lei sarei in un campo minato.
Stringo quella manina ossuta, mentre Melina sorride.
La sua stretta è impercettibile, sembra che stia semplicemente poggiando la mano, senza ricambiare il gesto.
Temendo di stringere troppo forte lascio quasi subito la presa.
Grazia esclama –Mi astengo da qualunque cosa voi facciate!-
-Peccato-
Io rimango zitto e fisso il viso della ragazzina con troppa insistenza.
Solo adesso noto quanto pallida e magra sia, fa quasi impressione quel viso giovane ma ricco di ombre.
Per un attimo penso che sia malata, anche morta, ma poi torno alla realtà,
concentrandomi su quel che posso dire a una ragazza violentata che non vuole parlarmi.
Melina si aggiusta gli occhiali sul naso e comincia a parlare a voce alta.
-Conoscendo Pamela dovrebbe trovarsi sotto il palco a bere, ma…- e si ferma.
Passano pochi minuti. Un nuovo gruppo, formato da chitarra e cantante, sale sul palco tra gli applausi.
-La sua mente ha perso l’equilibrio di una volta, adesso potrebbe trovarsi ovunque-
Fantastico, siamo al punto di partenza.
Mi guardo intorno nella speranza di trovarla, ma la gente è troppa e non vedo nessuna chioma riccia.
Pamela dove sei?
-Non ti scoraggiare, scommetto che si trova a nord est della piazza, lontana dalla folla e da te-
Prima non sa dove si potrebbe trovare e dopo mi da anche le coordinate geografiche…
Ma cosa mi stupisco a fare? E’ risaputo quanto pazza sia questa Freud!
Lei comincia a incamminarsi, facendomi segno di seguirla.
Io invece mi volto verso Grazia, che sta ascoltando la sua canzone preferita, “Julia”.
Il suo sorriso sereno sul volto sembra nascondere una lieve preoccupazione.
Per non disturbarla troppo mi avvicino al suo orecchio e le dico
-Ci vediamo dopo-
 
In fondo, l’avevo pur sempre invitata io al concerto.
Cosa mi è saltato in mente?
Abbandonarla nel bel mezzo della sua canzone preferita e non farmi più vedere per il resto della serata.
Per non parlare della causa di tutto questo: una ragazzina pazza e un’altra traumatizzata.
Sono uno stupido e il caffè sta facendo effetto.
Lascio i soldi sul bancone e esco dal locale.
Mi ritrovo nella piazza davanti al comune deserta, dove poche ore fa si è svolto il concerto.
E’ buio qui fuori e fa freddo, così mi affretto.
Voglio solo andare a casa mia.
 
Avanzo veloce, spingendo le persone, seguendo Melina e coprendomi sempre di più con la sciarpa.
Avanzo senza titubare, non ascoltando l’ansia e il buonsenso che mi dicono di tornare da Grazia e finire di vedere il concerto con lei, magari mangiandoci una pizza, ma poi…
Eccola, sorridente e un po’ brilla, balla a tempo di “Help” insieme ad alcuni compagni molto più grandi di lei,
forse si è fatta una canna.
Non è troppo tardi per tornare indietro, Francesco.
Adesso fermo Melina e le dico che è tutta una pazzia, si!
-Pamela!- la voce di quest’ultima, però, spazza via ogni mio piano.
Si volta e sorride, ma vedendomi si fa seria.
Urlerà, mi arresteranno, verrò licenziato, morirò solo e povero.
-Ciao Mel! Fai conquiste con un adulto??-
Arrossisco violentemente, Melina balbetta un “no” e poi dice –Come stai?-
Pamela molleggia e muove la testa in tutte le direzioni,
forse si è dimenticata di avere una spina dorsale.
-E’ inutile che me lo chiedi, da qualche mio strano comportamento avrai già capito come sto!-
Questa è buona.
-Comunque sto completamente fatta! Vuoi una birra? Sono quelle buone, tedesche, col nome strano…-
-No, passo!- Melina si volta verso di me con aria smarrita.
Per una volta non sa che fare, è il momento che intervenga.
-Ti piace il concerto?-
Tutto questo è inutile, è ubriaca fradicia!
-Quale concerto, Mel?! Ahahah- come può credere che sia lei a parlare?
Faccio per passarle una mano davanti agli occhi ma Melina mi ferma e abbassa l'arto velocemente.
-Hai bevuto troppo Pamela!- fa finta di ridere, in realtà mi sta guardando con rimprovero.
Cosa vuoi che ne sappia io se posso o no passarle una mano davanti agli occhi?!
E poi, ho la voce così acuta da farla sembrare quella di una ragazzina?
Mi nascondo un po’ di più nella sciarpa dall’imbarazzo.
 
E poi c’è stato il grande passo avanti, quello che mi ha fatto capire quanto grave sia la sua situazione!
Sento ancora il sapore del caffè in bocca, non riesco proprio a dormire.
Mi rigiro nel letto nella speranza di trovare una posizione comoda,
non riuscendoci mi alzo e vado a prendere un foglio.
Mi siedo vicino al letto con la carta sulle gambe,
da sotto il materasso prendo una scatola e tiro fuori il mio strumento preferito:
La mia prima matita.
Faccio fatica a disegnare, perché è molto consumata, ma le linee che traccio sono precise.
Era da tanto tempo che non disegnavo.
 
-Lascia che ti presenti Francesco! E’ un mio caro amico ed è anche il tuo professore di pittura!-
Perché mi presenta? E in questo modo poi.
Forse ho capito:
Ora che Pamela è ubriaca e divertita ha dimenticato tutta la storia che mi riguarda,
così Melina sta approfittando per ripresentarmi a lei in altre vesti.
In pratica con la barba nascosta.
Che assurdità!!
-Piacere di conoscerla, professò! Lei è molto bravo sa?-
Ma dopo? Non potrò per sempre tenere una sciarpa al collo!
Pamela continua a ballare nonostante la musica sia finita.
-P-piacere mio!-
Melina mi sorride soddisfatta e dice –Bene, buona continuazione!-
Già ce ne dobbiamo andare!?
-Un attimo Mel! Volevo dire una cosa al professò!-
La canzone che mandano dal palco è “Strawberry Fields Forever” in versione acustica.
Bellissima.
-Dimmi Pamela-
-Sei uno stronzo-
 
Continuo a tracciare le linee del mio immaginario sul foglio,
riproducendo il disegno che mi ha fatto conoscere “Pamela”.
La ragazza pelata circondata dal filo spinato, i visi pallidi e tristi intorno a lei,
i rivoli di sangue appena accennati e lo sfondo nero calcato.
Disegno, come ha disegnato lei, nella speranza di poterla capire.
Finchè la situazione non si risolverà non riuscirò a darmi pace.
Questa storia riguarda anche me.
C'è solo una soluzione.

 
10 Dicembre.
 
Eccola, è appena entrata.
Mi vede, si avvicina.
E’ ancora più pallida del solito.
Io mi volto e vado verso la mia classe, ignorandola.
-Professore!- ma lei mi chiama e mi costringe a fermarmi.
Non mi volto, sento che ha il fiatone, nonostante abbia corso per pochissimo tempo.
-Mi dispiace averla fatta litigare con la professoressa…-
Come fa a sapere di me e Grazia?
-Però con Pamela ha fatto grandi passi avanti, d’ora in poi sarà tutto più..-
-Pamela ha bisogno di uno psicologo-
-Ma professore!-
Mi giro verso di lei e chiudo gli occhi dalla sorpresa e dallo spavento.
Tossisco un po’ e le dico –Hai un occhio rosso-
Lei si porta una mano sull’occhio ed esclama –Oh no...-
-Melina, qualsiasi cosa tu abbia in mente, abbandonala.
Non ho più intenzione di rendermi ridicolo.
Pamela ha un problema e deve andare da un professionista.
Tu non lo sei, non si può fidare di te!-
Per lei sono parole amare.
Rimane un attimo in silenzio.
Approfitto della situazione per andare in classe.
Ma, di nuovo, le mi blocca.
-Voglio solo aiutare una mia amica-
-Fidati, l’aiuteresti anche solo procurandole uno psicologo!-
-Non ci andrà mai, lo vuoi capire!? Chi credi che l’abbia aiutata tutti questi anni?!
Uno strizzacervelli con la laurea oppure le persone che le stavano affianco?
Pensi di sapere tutto di noi, solo perché sei un adulto.
La realtà è che Pamela ha bisogno di te, più di chiunque altro.
L’abbiamo fatto una volta, quando il ricordo era più vivo,
lo faremo anche una seconda-
Si è stancata a parlare e ha il fiatone.
Mi spavento quando vedo che la mano sull'occhio è sporca di sangue.
Ma che le prende?
-Melina-
La sento sussultare e sussurrare –Tu non sei egoista, vero?-
Un ragazzo passa e ci guarda curioso, ma poi alza le spalle e se ne va.
Perché tutta questa tristezza nel suo volto?
-Dimmi che ci aiuterai-
Dal suo tono capisco che vuole dirmi qualcosa di più, lo fa con quegli occhi verde bosco.
“Aiutami” sembrano urlare.
Mi avvicino lentamente e le accarezzo una guancia.
So che non dovrei essere così confidenziale con lei,
ma in questo momento non riesco a non consolarla per qualcosa che non conosco.
Piangi, Melina, fallo e ti sentirai meglio.
Ma la piccola Freud questo mio pensiero non lo intuisce.
Le tolgo la mano dall'occhio, che sta versando sangue.
Le pulisco una lacrima rossa e sospiro.
Lei rimane impassibile, ha già capito che la aiuterò.
Mi fissa, nel suo pallore gli occhi sembrano più grandi e le occhiaie più profonde.
Rabbrividisco.
-Vai a riposarti, non sono un medico, ma si vede che non stai bene-
 
-Avete ascoltato il concerto dedicato a John Lennon avanti ieri, prof?-
Poso la penna e mi poggio sulla cattedra –No-
-Ma se vi ho visto!- esclama Nunzia.
-Ero li. Ma non l’ho ascoltato. Tornate a lavorare, ragazzi-
Torno a sedermi sulla sedia, oggi non riesco a trovare un mio posto.
I ricordi sfocati di quella sera mi ritornano in mente, uno alla volta.
Poi quello che mi ha detto Melina stamattina, il suo viso martoriato, forse dal sonno oppure…
No, non posso pensare che sia malata.
E’ così vivace, forte, troppo giovane per potersi ammalare così facilmente!
Eppure…
-Professore- la voce profonda di Francesca “la grande” mi risveglia dai pensieri.
-C’è qualcosa che non va?-
-Nulla- provo a sorriderle, lei ricambia ma non è convinta.
-Se ne volete parlare sapete che sono disponibile-
Non è la prima volta che me lo dice.
E’ una brava ragazza, quando può aiuta le persone.
-Pensavo a Pamela-
Mento.
-Ancora?-
Annuisco con una smorfia.
Lei si avvicina un po’ di più e mi dice, incastrando quelle sue pupille nerissime con le mie:
-Conosco Pamela, lei lo sa, abbiamo già affrontato il suo problema, quando accadde.
Si può fidare di me, qualsiasi cosa Pamela faccia o dica per allontanarla,
lei deve utilizzarla per poterla avvicinare e… migliorare-
Forse questo è il consiglio migliore che mi sia mai stato dato dall’inizio dell’anno.
-Vedrò di… migliorarla-
Francesca sorride –Non stia depresso, su!-
-Non lo sono!-
Ridacchia e con voce infantile dice –Sicuro proffi??-
Ancora una volta Melina.
Dannazione la voglia di sapere è troppa!
-Cos’ha?!-
-Chi?-
-Melina!-
-Cos’ha Melina?-
-Non lo so, te l’ho chiesto apposta!-
-I-io non lo so!-
-Menti!-
-Scusi prof ma non posso…-
-Mi sono stufato di tutti questi segreti-
-Sono fatti privati-
-E’ dall’inizio dell’anno che non riesco a vivere una situazione totalmente pacifica in questa classe-
-Si fidi, non è il primo-
-Voglio sapere, Francesca-
-BUONGIORNO!- la voce tranquillissima di Mimmo fa irruzione nella classe.
Poi lo vedo entrare con un foglio in mano.
Francesca fila al suo posto di nascosto.
-Non mi sfuggi, Natretta!- le dico.
Lei ridacchia e torna a lavorare.
Mimmo mi porge il foglio e richiamo l'attenzione della classe.
Oh no. Ci mancava solo questa!
-Ragazzi, dobbiamo organizzare una mostra!-
Un boato mi invade le orecchie -SIIIII!!!-
NOOOOOO.


Mondo Nutopiano:
AHAH IL CAPITOLO PIU' SCHIFOSO EHEH.
Dopo tanto, mattanto tempo, sono tornatah.
Però solo per un capitolo,
tra Kamì (la mia Schifezza su DragonBall)
e questo capitolo che non riuscivo proprio a scrivere,
ho praticamente abbandonato la storia che devo pubblicare!
[E si, pubblico una storia MUWAHAH]
Ma venendo al capitolo:
L'ho chiamato così perchè il professore si pone un sacco di domande.
Esplicite e non.
E' tutto un po' confusionario, ma è voluto, perchè questo è il capitolo delle domande.
L'unica cosa che spero stia fatta bene è la grammatica e la forma in se.
Tutto il resto è noia.

Ah, si, vi sfido a capire cos'ha Melina!

Pace, Amore e Poc'anzi.
MelinAnima.


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Ho fretta, scusatemi,
però ringrazio tutti coloro che hano recensito,
anche chi ha letto.
Al prossimo capitolo, cioè tra qualche mese! D:

  
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