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Autore: Bush_Head    14/03/2012    2 recensioni
Fan Fiction scritta a 4 mani da me e Ellie97. In questa storia i ragazzi non sono proprio gli uomini a cui siamo abituate, non sono cantanti, non del tutto almeno, e soprattutto, VANNO A SCUOLA =P
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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pov Elly  

 

E' luogo comune che tutti nella vita hanno la propria croce. Detto un po' stupido forse, ma decisamente vero. La mia? La mia è più grossa delle altre, purtroppo.
Anzi, più che grossa possiamo dire che è alta, bionda e TERRIBILMENTE RITARDATARIA!
« Lee, ti do trenta secondi, poi prendo e me ne vado! » gli urlai da fuori del bagno.
« Oh ma che coglioni! Ha parlato quella che non ci sta mai, al cesso! », protestò.
« Tanto per cominciare, io sono una ragazza ed è già più normale, seconda di poi io non faccio ritardo il primo giorno di scuola!» ribattei senza lasciargli margine di replica.
Mentre finivo la frase, la porta si aprì rumorosamente e me lo ritrovai davanti. Mi guardò malissimo, ma io non feci una piega: in ogni caso, avrei vinto io.
Antony, che era rimasto a dormire a casa nostra la sera precedente, sbucò all'improvviso interrompendo la nostra – piuttosto patetica- gara di sguardi.
« Voi due na' mossettina no, eh? » chiese facendoci cenno di muoverci.
« Sì, sì, arriviamo » lo accontentai infilandomi la giacca.
Fortunatamente l'autobus partì in orario quella mattina, e riuscimmo comunque ad arrivare in tempo a scuola.
Sia io che Ant eravamo un po' nervosi per il primo giorno, mentre Lee canticchiava tranquillo tra sè e sé, come se nulla fosse.
« Lee, com'è che te non sei mai un filino nervoso per nulla? » chiese Ant
Lee si tolse una cuffia con gesto disinvolto, e ci rivolse un' espressione ovvia.
« Semplice, perchè nessuno in quella scuola mi conosce, e per tanto non ho paura di fare incontri spiacevoli una vota arrivato » spiegò.
Io e Antony ci guardammo per un lungo istante, annuendo. « Non fa una piega », concordò alla fine. « Per esempio non dovrai più rivedere Viki » continuò facendomi saltare sul posto come un cartone animato.
« Ora che mi ci fai pensare, non sono più nervosa » esclamai sorridente alla luce di quella meravigliosa prospettiva.
Viki, diminutivo di Victoria, era stata la ragazza di mio fratello fino a pochi mesi prima, e non eravamo mai andate molto d'accordo. In effetti io non la potevo vedere, anche perchè sin dal primo giorno mi era sembrata falsa e anche stronza.
Ovviamente, come ogni mia supposizione, anche quella era esatta, e lei si era dimostrata esattamente tale. Non scenderò nei dettagli, ma vi basti sapere che l'andare in due scuole diverse al liceo è stata una vera benedizione per lei, perchè altrimenti l'avrei appesa al muro non appena arrivata.
Fatto sta che, con quelle parole, mio fratello riuscì a farmi calmare, e quando entrammo in classe ormai non ero praticamente più nervosa.
« In fondo, ti prego!» mi scongiurò Antony non appena varcammo la soglia dell'aula ancora vuota.
Senza nemmeno rispondergli mi piazzai in ultima fila, mollando lo zaino in terra e sedendomi ad ammirare il luogo dove avrei dovuto passare i prossimi cinque anni della mia vita.
Mentre ero impegnata a guardarmi intorno cominciarono ad entrare a poco a poco anche i nostri futuri compagni, e si sistemarono nelle file più avanti.
Notai qualche faccia simpatica, ma la maggior parte non mi ispiravano particolarmente. Quella scuola era abbastanza prestigiosa, per cui mi sarei già dovuta aspettare una compagnia piuttosto snob o perlomeno molto composta.
Stavo osservando una ragazza, piuttosto alta, castana, con qualche lentiggine qua e là, quando un'entrata piuttosto rumorosa di alcuni ragazzi destò la mia attenzione. Il primo che notai era un ragazzo di colore, alto, i capelli rasati e aveva l'aria di una persona molto tranquilla ma decisa. Chiacchierava con una ragazza, alla sua sinistra, che gli somigliava molto. Dedussi che fossero parenti, fratelli, cugini o roba del genere, ma non ci feci molto caso. La prima cosa che notai di lei fu l'immensa massa di capelli ricci che le circondavano il volto, scendendo lungo le spalle in graziose onde. Erano scuri, e anche la sua pelle e le linee del suo viso indicavano chiaramente che non doveva essere completamente inglese. Si avvicinarono a noi, e fu solo allora che notai l'altro ragazzo che stava con loro. Era molto diverso dai due; la sua pelle era chiara, tipicamente inglese, i capelli erano biondo scuro, tendente al castano, e stavano dritti sulla testa facendolo sembrare un piccolo solicino. Ridacchiai tra me e me di quell'idea, prima che la ragazza smettesse di parlare con il suo amico e si rivolgesse a me.
« E' libero qui? » chiese indicando il posto vuoto alla mia destra.
« Sì, certo, fai pure » risposi sorridente, interessata a quella ragazza così vivace e solare.
Gli altri due si sedettero al suo fianco, bisbigliando tra loro.
« Io sono Irina » si presentò lei facendomi un grosso sorriso mentre si sistemava
« Elettra » risposi prontamente, ricambiando il sorriso.
« Antony », s'intromise mio cugino porgendole la mano, « e questo è Lee » continuò indicando mio fratello, che la salutò con un cenno della mano.
« E voi? » chiesi rivolgendomi agli altri due che nel frattempo si erano avvicinati per unirsi alle presentazioni.
« Simon, piacere » disse il ragazzo nero porgendomi la mano.
« Duncan » si presentò infine il biondo, facendo un debole sorriso.
Solo allora notai la cosa di lui che più mi colpì: i suoi occhi erano di un blu intenso, dello stesso colore degli zaffiri, profondi come il mare e brillanti come una pietra preziosa. Non avevo mai visto degli occhi simili, e per un attimo rimasi a bocca aperta.
« Siete parenti per caso? » chiese Antony distogliendomi dai miei pensieri e facendomi concentrare di nuovo su Irina, a cui si stava rivolgendo.
« Sì, lui è mio cugino e lui mio fratello gemello» spiegò indicando prima Simon e poi Duncan.
« Avrei detto il contrario » osservò Lee, « voi due vi somigliate molto » disse indicando Simon e Irina con due dita.
« Sì, ce lo dicono tutti » rise lei, sistemandosi i capelli dietro un orecchio.
« Come noi » dissi io quasi in contemporanea. « lui è mio cugino e lui mio fratello » spiegai indicando Lee e Antony. « anche se del fratello certe volte farei volentieri a meno » aggiunsi alzando gli occhi al cielo.
« A chi lo dici » rispose Irina con fare complice, « però in fondo come faremmo senza di loro? » concluse ridacchiando e sorridendo al fratello.
« Vero » concordai tornando a guardare Duncan.
A prima vista non sembravano fratello e sorella, tantomeno gemelli, ma se li osservavi bene notavi che il loro atteggiamento era estremamente simile, che spesso comunicavano solo con gli sguardi e che tra loro c'era una sintonia speciale, com'è tipico.
Oramai la classe si era riempita, e il professore era appena entrato. Mi diedi un veloce sguardo in giro cercando di indovinare quali sarebbero state le persone con cui avrei potuto legare di più in quell'anno, giusto per avere un quadro generarle.
Inevitabilmente, il mio sguardo cadde alla mia destra.

Pov Iry

-Ecco, lo vedi? Se vivessimo ancora a Manchester avrei avuto due settimane di più per scegliere cosa mettere e ora non mi troverei nel panico più totale!- gridò mi fratello in preda all'isteria. Mi chiedo come accidenti sia possibile che un ragazzo tenga all'aspetto più di una ragazza. Ora, non è che sia un tipo trasandato e che si veste di stracci, intendiamoci, ma mio fratello esagera! Si era svegliato un'ora prima per prepararsi, un individuo del genere andrebbe rinchiuso!

-Duncan stai bene, i pantaloni ti stanno bene e la maglietta è abbastanza figa, ora, ti vuoi muovere? Non voglio sentire l'ennesimo sproloquio di papà sulla puntualità!- ribattei seccata. Lui mi guardò bieco e io feci finta di nulla, non lo conoscessi. Lui si decise a darsi una mossa e scendemmo al piano di sotto dove Sy ci aspettava, mezzo addormentato, davanti al televisore. Appena ci vide uscì dal suo letargo e si alzò dal divano. Salimmo in macchina partimmo alla volta della nostra nuova scuola. Durante il tragitto guardavo assorta il paesaggio scorrere fuori dal finestrino. Tutte quelle case, quelle persone, non mi erano familiari, ma mi davano un senso di sicurezza. Invece di essere nervosa, come lo era mio fratello, per il primo giorno di scuola, io era tranquilla, come se sapessi che, di lì a poco, sarebbe successo qualcosa di particolare o che avrei incontrato qualcuno di importante.

Salutammo i nostri genitori e ci dirigemmo verso la scuola. Un edificio vecchio, di fine '800, si innalzava austero davanti a noi. Il cancello d'entrata, vecchio come l'edificio, evocava una sensazione di divisione, come se, dal fuori al dentro, si entrasse in un'altra realtà. Intorno alla scuola si estendeva un giradino verde e rigoglioso, che smorzava i toni seri e cupi della costruzione; dava un senso di vita in tutto quel cupore. Entrammo nella scuola e subito una bidella ci chiese in quale sezione eravamo iscritti, per aiutarci a trovare l'aula.

-Sezione C- sentenziò Sy

-Bene, è qui al piano terra, infondo al corridoio a destra- rispose la bidella

-Wow, meno male che è al piano terra, vi immaginate fare tutte quelle scale ogni mattina?- esclamò Dunk alludendo alle varie rampe di scale che portavano ai piani superiori.

Parando ci dirigemmo verso l'aula che ci aveva indicato la custode ed entrammo. La classe era ancora semivuota, c'erano solo sei o sette persone. Appena varcata la soglia Sy si diresse determianto verso il fondo della classe, dove c'era una fila di sei banchi uniti, occupata solo per metà da dei ragazzi arrivati prima di noi.

-E libero qui?- chiesi all'unica ragazza del trio

-Si, certo, fai pure- rispose sorridente.

Io e gli altri ci sistemammo e ci presentammo. Come a conferma di ciò che avevo pensato in macchina, quei ragazzi m'ispiravano una sensazione strana, di familiarità, sebbene li avessi conosciuti solo dapochi minuti. Li osservai bene uno per uno. Elettra, la ragazza, sembrava un po' addormentata, come se vivesse in un mondo tutto suo, ma ero sicura che non fosse una stupida, anzi, nonostante l'apparenza da tonta doveva essere molto sveglia. Antony, il cugino, anche lui con l'aria un po' da fessacchiotto, era molto socievole e sorridente, metteva allegria solo a guardarlo. Nel quarto d'ora che aspettammo prima dell'inizio della lezione fece una battuta dietro l'altra, tutte divertenti, il che non è da poco. Poi c'era Lee, il fratello di Elettra. Lui era di un anno più grande, anche se non sembrava; il suo viso da bambino piccolo confondeva sulla sua reale età. Per la maggior parte del tempo parlai con sua sorella, ma ogni volta il mio sguaro si posava su dilui, come attratto da una calamita invisibile: lui fu quello che osservai di più. Oltre ai lineamenti da bambino notai i suoi capelli, biondi, come quelli di mio fratello, ma più chiari, biondo oro.Mi colpì il suo sorriso, così genuino e spensierato; poi notai gli occhi. Erano di un colore indefinito, ogni volta che li guardavo assumevano una sfumatura diversa, ora azzurri, ora verdi, ora grigi; fui assolutamente affascinata da quegli occhi, all'apparenza così freddi, ma così cristallini che lasciavano trasparire ogni emozione del ragazzo.

Comunque, anche se per la maggior parte del tempo fui concentrata su Lee, notai che Elettra mostrava un certo interesse per mio fratell, infatti non smetteva un attimo di guardarlo e, anche quando iniziò la lezione, si girava continuamente verso di lui.

Il professore intrò in classe e si presentò- Io sono il professor White, insegno inglese e sono il coordinatore della vostra classe. Ora farò l'appello e, quando sentite il vostro nome, per favore, venite qui alla cattedra fate una breve presentazione alla classe, in modo da conoscerci meglio- e cominciò l'appello....




 Qui è Iry che parla:
allora ragazze, ragazzi e chiunque legga la storia, per favore, recensite!
Comunque speriamo vi piaccia =D
   
 
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