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Autore: adelfasora    16/03/2012    5 recensioni
L'affetto è pieno di sfumature, di significati diversi. Ci sono gesti, ci sono parole. Ci sono persone e cose che si incontrano, e decidono cosa provare reciprocamente. E a volte è la decisione più bella presa nella loro vita, la cambia, senza che se ne accorgano.
Altre volte è qualcosa di negativo, brutto, ma non ci passa sopra come impermeabile, perché ci segna in maniera indelebile anche se passa inosservato.
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Raccolta di one-shot che differiscono tra loro per personaggi o situazioni. Ma qualcosa in comune ce l'hanno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I o, s e m p l i c e m e n t e,  s o n o.

 

 

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...e tu ti senti semplicemente ignorata abbastanza a lungo...
... ed è carino sentirsi speciale qualche volta.

 

 

 

 

Io non sono perfetta. Anche tu sei imperfetto.

Gli opposti si attraggono. Ma anche due persone perfettamente simili che vanno d’amore e d’accordo possono finire su un altare.

E allo stesso modo due persone infime, invisibili, possono riuscire ad incontrarsi, nel loro quotidiano vivere, monotono e monocorde. Anche se l’altro non è Brad Pitt, o la copia del giocatore di baseball più desiderato della scuola. Perché anche io l’ho desiderato, sognandolo di notte come una povera adolescente in calore. Ma io ero invisibile.

E alle persone invisibili è concesso farsi vedere?

Ci sono tanti tipi di storie: quelle tra secchione e fighi senza cervello. Quelle normali tra due amanti. I clichè che hanno fatto il mondo.

E’ così brutto essere una persona normale, innamorata di una persona normale? E’ così brutto cercare, nel proprio anonimato, l’altra metà della mela, e prima che quella marcisca?

Non voglio farla aspettare. Non credo nemmeno di meritarti, povera la mia metà perduta. E chissà dove.

 

Riuscirò a trovarti?

Tu mi vedrai?

 

Io sì. Tutti i giorni cerco di alzare e buttare via quello strato di invisibilità che mi rende anonima. Ma che in fondo fa di me ciò che sono.

E allora posso incontrarti?

In fondo non sei perfetto. Anche tu porti gli occhiali. Anche a te, come tutti i ragazzi, piace il calcio. Anche tu giochi alla playstation. Anche tu sogni la cheerleader bionda ossigenata più “figa” dell’istituto.

In fondo sono pochi quelli speciali, quelli di cui si parla nei libri, quelli che sono prototipi di persone che si contano sulla punta delle dita, e non si accorgono nemmeno di essere speciali. Troppo fortunati, e fingono anche d’ignorare la loro posizione piena di luce (?).

 

E’ come stare al buio.

Ma non mi piace. Io non sono così.

Io voglio che qualcuno mi veda, mi ascolti. Che qualcuno ci sia.

 

La storia non la fa la moltitudine? Quella massa indistinta di file e file di uomini che porta avanti “il grande”?

A me sta bene essere ciò che sono, nel mio piccolo angolo, non troppo buio, non troppo bramato, non troppo osservato o interessante. Perché da fuori sembra diverso, più inadatto e sbagliato?

Ma tu vuoi girarti? O sei ancora troppo preso da quelle persone che sono troppe poche e troppo in alto?

 

<< Emm.. ciao! >>

<< … sono quella del libro di geometria, te l’avevo prestato l’ultima volta >>

Tutto d’un fiato, lo getto fuori ed ora resto ferma, senza sapere che dire. Che fare. Ti sto aspettando.

Perché io so essere paziente.

Perché attendo che tu, solo tu, possa farmi brillare.

 

<< Cosa?! Ma certo.. me l’ero completamente dimenticato, comunque è questo vero? Fortuna che l’avevo nella sacca. Bhe, ci si vede. >>

Ma io aspetto.

Ma non troppo, ti prego.

 

<< Ciao >>

<< Ciao >>

Sono la stessa parola, le stesse quattro lettere, che come unica differenza hanno bocche diverse che le hanno pronunciate. In particolare, la mia trema, è indecisa e intimidita. Non come dai capelli verdi del suo compagno di banco; non come dalle frecciatine della più antipatica della classe o il bullo di quartiere. Di fronte a lei c’è solo una mano, tesa e ben aperta, che le sta dicendo tante cose. Ma le merito?

Ho.. ho fatto qualcosa perché lei mi sorridesse e mi rivolgesse la parola? Merito la sua mano, amica?

La risposta chiara è no. No perché per quanto mi sforzi, l’ombra che mi avvolge per altri è buio, e io le faccio compassione, o pietà, o è troppo buona per ignorarmi come tutti.

Grazie.

Grazie anche se non lo stai facendo per me che ti sono di fronte, ma per il tuo buon cuore. E’ bello sentirsi, a volte.

E invece, una volta ritirata la mano, lei continuò a girarsi verso di me. E mi arrabbiai, pensando che se una volta tanto qualcuno c’era, io mi stavo ritirando in un guscio lontano, e senza senso. Perché lo sentivo, che con lei non ci sarebbe stata attesa. Era ora di far brillare il mio piccolo mondo, normale, quotidiano, poco fatiscente, ordinario, e senza bisogno di sole.

<< Ciao >>

<< Ciao >>

Una risata.

<< Ehi, credevo ti avessero morso la lingua l’altra volta! >>

Stavolta ho iniziato io, con quelle quattro parole, sempre le stesse. Ma si guardi bene che stavolta quella che mosso la mano sono stata io.

Sembrava di essere tornati bambini. Perché solo loro possono iniziare così, come fece lei.

<< Siamo amiche, vero? >>

Io non risposi. Semplicemente piansi. Semplicemente avevo trovato qualcuno che mi riteneva degna di starle vicina. E non era l’unica. Perché io, semplicemente, mi rendevo speciale per il solo fatto di esistere ed essere felice di esserlo.

 

 

Ti sto ancora aspettando, sai?

Ma con la consapevolezza che all’ombra fa fresco, tira una brezza che mi ha portato persone che del proprio essere lesionista, punk, normale .. semplicemente se ne fregano.

E mi fanno compagnia. Perché noi sappiamo finalmente cosa c’è di bello in noi. O, se non lo sappiamo ancora, lo cerchiamo. Ma stiamo qui certi di una cosa: noi siamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ora parto per la tangenziale di pensieri profondi con sfondi a forma di predicato. Lo so. Ma dovevo, e dico dovevo, dedicare queste poche parole ad una persona importante e lontana. Contemporaneamente ad un’altra. Vicina e altrettanto stupida. Perché vi voglio bene.

 

Ade

  
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