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Autore: Felix_    16/03/2012    1 recensioni
- 1° CAPITOLO RIVISTO E MODIFICATO -
“Però ragazze, la sapete la storia che si dice in giro sulla casa dei Price..” disse un po spaventata.
“Oh andiamo, è una vecchia storia che si dice in giro per tenere lontane le persone da quella casa, tutto qui” rispose Kate che non credeva ad una virgola di quella storia.
In giro si diceva che quella casa – più che casa era meglio definirla villa del 1700 – fosse infestata da una presenza e che i Price fossero stati uccisi da questa fantomatica cosa.
Prima della loro morte la gente li ritenne impazziti per via della vecchiaia, poiché andavano in giro per il paese a spaventare tutti, dicendo che nella loro casa viveva questo essere e che non riuscivano più a vivere in pace. Nessuno prestò attenzione a quello che andavano a dire in giro… quando un giorno la domestica trovò i loro cadaveri in casa. Molti pensano che siano stati stroncati da un infarto, ma gli idioti più totali pensano che sia stata la fantomatica presenza.
La signora e il signor Price furono seppelliti nel mausoleo di famiglia, che si trova nel giardino sul retro della villa.
Così la dimora cominciò il suo declino..
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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ATTENZIONE: QUESTO CAPITOLO E' STATO RIVISITATO E MODIFICATO. A BREVE QUESTA PROCEDURA COINVOLGERA' ANCHE I CAPITOLI SEGUENTI.
CI SI VEDE IN FONDO AL CAPITOLO, BUONA LETTURA!





 
  BOOGEYMAN – L’UOMO NERO
 
 
CAPITOLO 1- Fuga dalla scuola
 
 

Partiamo con le presentazioni.
Ciao a tutti, sono Alexandra Williams, per gli amici Alex, e ho 19 anni. Questa è la mia storia.


 
QUATTRO ANNI PRIMA
 


Era una bellissima giornata di primavera inoltrata e l’avrei trascorsa nel peggiore dei modi: in gita scolastica.
Odiavo con ogni particella del mio corpo fare gite, di ogni genere. Avrei preferito fare lezione e, come sempre, le mie amiche mi minacciavano di morte ogni volta che dicevo alla professoressa se era veramente necessario fare una gita.
Le mie amiche.
Loro sono amiche d’infanzia, non ci siamo mai divise, mai un litigio.
Beh si, c’erano state un po’ di discussioni ma erano tutte finite per il meglio.
Ritorniamo all’argomento..
La gita non si sarebbe conclusa a fine giornata, ma saremmo stati via tre giorni in totale.
L’unica cosa che mi rallegrava è che avrei passato quelle ore in buona compagnia.
Come al solito, alle 7.40 presi l’autobus che mi portava a scuola quotidianamente e tenni un posto per la mia migliore amica, Kate Clark, che sarebbe salita alla prossima fermata.
Con lei avevo un rapporto più solido, più intimo; senza di lei mi sentivo un po' persa.
“Alex, sei nel mondo dei vivi?” mi domandò occupando il posto che le avevo riservato e guardandomi con un sorriso smagliante.
“Certo, anche se preferirei essere nell’altro, con quello che mi aspetta” risposi accennando a un sorriso di rimando.
“Non riesco proprio a capire come fanno a non piacerti le gite, insomma ci salvano dalle lezioni!” disse sbuffando e prendendo l’iPod dalla tasca della felpa e iniziando a sgrovigliare le cuffiette che, come sempre, sembrava facessero una lotta a chi si aggroviglia di più nella tasca.
Dopo un lungo lavoro, me ne porse una e la infilai nell’orecchio.
Dopo pochi istanti partì la canzone Sweet Home Alabama che amavamo alla follia.
Mentre ascoltavamo la canzone, salirono le altre ragazze della nostra compagnia: Mary, Sophie, Sarah, Cindy e Rose.
Si sedettero dietro di noi e in meno di un secondo ci tempestarono di una marea parole.
“Oggi niente gita!”
“Abbiamo un idea geniale!”
“Io non c’entro sia chiaro, hanno fatto tutto loro”
“Ci beccheranno di sicuro, lo so!”
Tutte queste frasi dette all’unisono nel proprio orecchio a neanche le 8 di mattina non era proprio un buon modo per cominciare la giornata col piede giusto.
“Per l’amor del cielo, volete abbassare la voce? Se vi sente qualcuno siete fottute” le rimproverai, essendomi girata e guardandole divertita, mentre Kate mi imitava.
“Bando alle ciance, che idea vi è saltata in mente razza di smidollate?” chiesi sorridendo a tutte a mo’ di saluto.
Sophie prese la parola, il che mi fece pensare che la mente brillante di quel piano fosse lei.
“Stamattina mentre stavo preparando le cose necessarie per la gita mi è balenata alla mente un’idea grandiosa e ho avvisato subito le altre. Ma tu ovviamente – puntandomi il dito contro – non guardi mai il cellulare, cascasse il mondo! E poi, pensavo che te l’avesse già detto Kate” guardai Kate che se ne stava serena nel suo posto mentre faceva spallucce.
“Avevo paura che te la prendessi con me, e non avevo tutti i torti” disse lei alzando le mani in segno di resa.
“Fa niente, dai ditemi tutto: qual è il piano?” chiesi abbassando la voce per non farmi sentire dagli altri studenti dell’autobus.
Sophie mi imitò e continuando il suo discorso, abbassò la voce in modo da farsi sentire solo da noi.
“Allora, quando la Coleman farà l’appello in classe per controllare che ci siano tutti, noi saremo li. Come se dovessimo andare in gita anche noi. Nel momento in cui ci prepareremo a salire sull’autobus ci terremo a debita distanza da lei e con una scusa correremo in bagno, fingendo di stare male. E mi raccomando, siate credibili – marcò l’ultima frase guardandoci tutte e soffermandosi su Cindy che solitamente era sempre quella che si faceva beccare in flagrante – dopo esserci dileguate con una scusa, andremo a stare alla vecchia casa abbandonata dei Price. Faremo un campeggio nella vecchia casa invece che andare ad annoiarci a seguire quelle convention pallosissime”. Concluse Sophie, come se avesse detto la cosa più normale del mondo.
“Sarà un’esperienza nuova, da brivido” aggiunse Mary che era già elettrizzata all’idea che di passare tre giorni rinchiuse in quella casa.
“Tralasciando il fatto che la Coleman si  farebbe venire qualche sospetto se ci dovesse vedere tutte al bagno, non hai pensato che quella casa è abbandonata?” chiesi io con tono scettico, incrociando le braccia al petto.
“Si. E allora che c’è di male?” rispose invece Rose.
“Beh, sarà pieno di polvere, ragni, topi e cose di quel tipo. Io non ci dormirei in quel posto” dissi facendo una faccia alquanto schifata e guardai Kate che annuiva comprensiva per poi aggiungere qualche parola.
“Si, ma è un’avventura che faremo insieme. Puliremo un po’ lo spazio in cui staremo e il gioco è fatto”
Riflettei ancora qualche momento per poi annuire e sghignazzare con le altre che, entusiaste che io avevo accettato, stavano cominciando a strillare e ad attirare l’attenzione.
Al diavolo tutto, insomma, avrei saltato la gita in un modo o nell’altro quindi, meglio divertirsi!
“E come facciamo con la Coleman?” chiesi dubbiosa su quella parte del piano, bloccando i loro risolini di felicità.
“Diremo a Jessica che non siamo state bene perché pensiamo di aver preso un’intossicazione alimentare da qualche parte, così lei andrà a dirlo alla Coleman e noi saremo libere di andare” rispose Sarah, compiacendosi della perfetta scusa appena trovata.
“Okay, quindi è tutto perfetto” disse Rose.


L’autobus si fermò davanti alla scuola e puntualissime entrammo nell’auditorium con gli altri studenti delle altre classi, pronte ai vari appelli.
Ci sedemmo tutte vicine quando Cindy intervenne a bassa voce.
“Però ragazze, la sapete la storia che si dice in giro sulla casa dei Price..” disse un po spaventata.
“Oh andiamo, è una vecchia storia che si dice in giro per tenere lontane le persone da quella casa, tutto qui” rispose Kate che non credeva ad una virgola di quella storia.

In giro si diceva che quella casa – più che casa era meglio definirla villa del 1700 – fosse infestata da una presenza e che i Price fossero stati uccisi da questa fantomatica cosa.
Prima della loro morte la gente li ritenne impazziti per via della vecchiaia, poiché andavano in giro per il paese a spaventare tutti, dicendo che nella loro casa viveva questo essere e che non riuscivano più a vivere in pace. Nessuno prestò attenzione a quello che andavano a dire in giro… quando un giorno la domestica trovò i loro cadaveri in casa. Molti pensano che siano stati stroncati da un infarto, ma gli idioti più totali pensano che sia stata la fantomatica presenza.
La signora e il signor Price furono seppelliti nel mausoleo di famiglia, che si trova nel giardino sul retro della villa.
Col passare degli anni questa divenne una storiella di paura da raccontare agli amici; tuttavia nessuno si mostrò interessato ad acquistare la dimora, così lentamente cominciò il suo declino da villa settecentesca a tana di topi e pipistrelli.

Vedendo gli studenti che si ammucchiavano come delle sardine alle porte della scuola per prepararsi a salire sull’autobus della gita, corremmo in bagno fingendo dei conati di vomito. Una volta uscite dal bagno, neanche l’avessimo evocata, Jessica ci venne in contro e ci chiese se stavamo bene. Noi le spiegammo cosa ci era appena successo e le demmo la scusa inventata da Sarah, così corse a dire tutto quanto alla professoressa Coleman, che ci disse di chiamare i genitori e aspettarli nell’atrio della scuola.
Fingemmo ancora per qualche minuto e poi alla fine l’autobus partì e noi ci trovammo ad esultare fuori dai cancelli della scuola.
Così Sophie si mise a capo della “spedizione” e ci guidò dall’altra parte della piccola cittadina, alla casa dei Price.
Ci fermammo esauste una volta raggiunto l’enorme cancello in ferro battuto della casa e osservammo con occhi curiosi il posto.
Il giardino – se così si poteva definire, dato che era rimasto solo un cumulo di erbacce e ortiche – sembrava perdersi a vista d’occhio e dava l’idea di essere arrivate ai confini di un podere; l’edera e il muschio facevano da padroni in quel quadro tetro.
L’edera si era appropriata, come solo un parassita sa fare, delle mura della casa, un tempo bianche.
Al tetto mancavano molte tegole e alcuni vetri delle finestre erano rotti, segno che qualche ragazzino intraprendente fosse passato da quelle parti anni prima.
Il cancello era chiuso da un lucchetto gigante con una catena altrettanto gigante, ma lasciava un po’ di spazio per permetterci di oltrepassarlo nel mezzo.
“Togliamoci gli zaini, altrimenti non ci passiamo” disse Rose, togliendosi lo zaino dalle spalle e lanciandolo oltre al cancello, per poi passare per prima dalla fessura tra il cancello.
“Spero solo di non rimanere incastrata, altrimenti mi sentite” ironizzò Mary, imitandola e passando con facilità. Le seguimmo tutte una ad una fino a ritrovarci tutte quante in mezzo alle erbacce.
Riafferrammo gli zaini e ci avviammo su per il sentiero di mattonelle sporche che conduceva alla veranda della villa.
“A chi l’onore?” chiesi io, pur sapendo che nessuna si sarebbe fatta avanti.
“Ci andrei io Alex, ma mi sono appena fatta le unghie e non voglio rovinarle” disse Cindy, evitando di guardarmi in faccia.
“Bugiarda, sei solo una fifona” scherzò Sarah, che le diede un buffetto sul braccio.
“Vacci tu allora, dato che fai tanto la coraggiosa” la provocò Cindy, ottenendo la reazione voluta. Infatti Sarah smise subito di ridere e si voltò a osservare una macchia particolare su una colonna della veranda.
“Okay, vado io” alzai gli occhi al cielo, notando che nessuna si era offerta di entrare per prima in casa.
Lasciai lo zaino a Kate, che in cambio mi diede una torcia e mi sorrise come forma di incoraggiamento.
“Tranquilla, se ti succede qualcosa sarò la prima a entrare. A meno che tu non venga attaccata da un ragno gigante, in quel caso sarò la prima a levare le tende”, disse con celato sarcasmo, facendoci ridere tutte.
Salii i tre scalini di legno marcio che portavano al portico e mi soffermai sulla porta, a osservare la maniglia in ottone, che sembrava splendere di luce propria. Attirata, aprii la porta.
Un’immensa sala, semi celata alla luce del sole, spiccava di fronte a me.
Lo scricchiolio della porta che finiva di aprirsi era abbastanza inquietante, ma non ci badai più di tanto. Entrai a piccoli passi e accesi la torcia. Alla luce sprigionata dalla torica vidi un mucchio di mobili sotterrati da lenzuola bianche per coprirli dalla polvere.
Un odore intenso e pungente mi arrivò al naso, facendomi arricciare le narici.
“Ragazze che puzza che c’è qui dentro, sembra quasi che abbiamo sgozzato un maiale qui dentro” dissi tra me e me, mentre mi tappavo il naso con la mano libera, cominciando a vagare per la stanza.
Tornai quasi subito alla porta per dare alle altre il via libera.
“E’ tutto okay, potete entrare. Però tappatevi il naso, vi conviene”, dicendo questo le mie amiche si guardarono negli occhi e, sbuffando, tirarono fuori dai loro zaini alcuni fazzoletti, pronte per entrare nella casa.
“Che puzza ragazze, qualcuno ha un profumo da spruzzare?” disse Sophie, che si era tappata il naso troppo tardi.
“Sappiamo tutte che sei tu a far puzza qui, Sof” scherzò Mary mentre osservava la stanza.
“Ah ah ah, non è divertente” rispose Sophie.
“Wow, ma qui è immenso! Ce l’avessi io questa casa, sai quante feste che farei!” aggiunse Rose, girando su se stessa e ammirando il soffitto alto che era in buonissime condizioni.
“Immaginatevela ai suoi tempi d’oro. Doveva essere splendido vivere qui”, disse Kate, con voce trasognata, scostando un lenzuolo da un mobile e scoprendo un vecchio pianoforte in condizioni abbastanza ottimali.
Dopo aver guardato attentamente tutta la sala decidemmo di iniziare a pulire e a sistemare le nostre cose per la notte, andando però prima ad aprire tutte le finestre e facendo così entrare tutta la luce possibile.











 
NOTA DELL'AUTRICE

Ehi lettori e lettrici di Efp! Come vi è sembrata la parte iniziale? 
Questa è una storia che ho iniziato anni orsono e che, purtroppo, è finita nel dimenticatoio. Ho deciso però di darle una controllatina e così facendo mi sono persa a correggere alcune parti e sono finita a riscrivere alcuni pezzi. 
Spero di aver fatto un buon lavoro e a breve rivisiterò anche gli altri capitolo, cercando di migliorare un po' la storia! 
Beh che dirvi.. spero che questo primo capitolo rivisitato vi piaccia! 
Mi raccomando, fatemelo sapere in una recensione ;) 
Al prossimo capitolo, baci

Felix


 
   
 
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