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Autore: meiousetsuna    17/03/2012    15 recensioni
Bentrovate! Questa è la seconda storia della serie "New wave Heroines", nella quale si racconta l'incontro tra Haruka e Michiru, nella celebre puntata n. 106! Scopriremo qualcosa di più della guerriera di Nettunoe come sia iniziata la loro conoscenza... tra flashback e missing moments... tutte le curiosità rimaste in sospeso! Dal testo: Haruka chiuse gli occhi, aspettando il colpo, mentre Michiru sollevava la mano destra, non sarebbe stata tanto pesante. "Ritieniti schiaffeggiata". Era abituata ad incassare, minacce, o tantomeno un gesto aggressivo non la spaventavano, ma lo sdegno, quello non poteva sopportarlo". Se vi va... R&R! baci dalla vostra Setsuna!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New wave Heroines'
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Documento senza titolo ex Capitolo 9)

"No! É bello risentirti, ho avuto una giornata angosciante, tu mi conforti e mi sto lasciando andare, ecco".
"Non c'è problema - ah, Michiru, se immaginassi la mia di giornata - comunque volevo dirti che ho preso l'invito per te, è per martedì, invece domani c'è la prova, sei libera?"
"Purtroppo no, sarò a Sapporo e tornerò domenica; ma per martedì puoi contare sulla tua tifosa più motiva! Piuttosto non avresti un biglietto in più per Funanori? Me l'ha chiesto tanto insistentemente".
"Figurati lo rimedierò subito. Partecipi ad un concerto suppongo".
"Sì, era programmato da Febbraio... Haruka la conversazione è un pò disturbata, c'è un ronzio".
"É il rumore del frigo, sto telefonando dalla cucina".
"Hai scordato il frigorifero aperto?"

"Sono seduta per terra e sto scegliendo qualcosa da bere, vediamo, direi il latte".
"Dalla bottiglia, naturalmente".
"Già, non sono molto formale, ma in pubblico sto più attenta, quando brinderemo alla mia vittoria userò il bicchiere".
"Umf... hai sempre voglia di scherzare e se non vincessi?"
"Impossibile. Deluderei la mia tifosa numero uno, giusto?"
"Sbagliato. Sarò comunque fiera di te, non vedo l'ora".
"Grazie di quello che fai per me, sono poche le persone che sopportano il mio modo di essere, non ho capacità diplomatiche e a volte esagero... ora però vai a preparare la valigia, d'accordo?"
"Bene. Allora a martedì".
"A presto, Michiru".

Il tiepido sole di Aprile si introdusse tra le tende male accostate, giungendo con alcuni raggi dispettosi sul cuscino, ma la sua manovra fu inutile, perchè nessuna testa biondo scuro vi riposava sopra.
Haruka era in piedi dall'alba e mangiucchiava controvoglia dei biscotti mentre faceva il punto della situazione; era vergognoso tapparsi dentro ad attendere finché non fosse terminato il periodo della fioritura, la vita non aspettava e tutti gli attimi persi non tornerebbero mai più, doveva decidersi a tirare una linea divisoria tra i ricordi e il presente, non per dimenticare, ma per avanzare libera da catene.
Cosa le aveva portato di buono stare lì a rimuginare, trafitta dalle spine di una passione soffocata che la torturava lentamente? Tanto valeva buttarsi e giocare il tutto per tutto, si sentiva pronta a fronteggiare gli impedimenti e poi non crdeva di incontrarne tantissimi. Lei al telefono era stata affettuosa, non le aveva rinfacciato il suo deprecabile atteggiamento, forse senza la zavorra delle sue fobie sarebbe stato semplice fin dall'inizio, ma non importava. Era solo il domani a contare; e tirati via i pannelli delle tende, spalancò le finestre una ad una, respirando l'aria profumata.

Il corpo titanico dell'aereoplano risultava perfettamente visibile tra le ombre della sera grazie alla sua tinta bianca che lo rendeva, se possibile, ancora più imponente; Haruka stava attendendo impazientemente il suo arrivo e finalmente la sagoma si fece sempre più vicina, fino ad atterrare sulla pista illuminata. Pochi minuti dopo lo steward agganciò la scaletta al portello, permettendo ai passeggeri di scendere; non fu difficile individuarla, graziosa come al solito, anche se appariva piuttosto stanca, ma visto l'impegno sostenuto il giorno prima la cosa era logica.
Michiru avanzava distrattamente verso l'uscita col suo beauty-case in mano, quando andò letteralmente a sbattere contro una persona molto alta.
"Mi scusi... Haruka!"
"Bentornata. Questi sono per te".
"Oh! Meravigliosi! Ma che fiori sono?"
"Fiordalisi; volevo comprarti le solite rose rosse ma ho pensato che ne avessi ricevuti già vari mazzi... magari anche dal tipo che ti chiamava l'altro giorno; beh, non sono fatti miei, il motivo per cui li ho scelti è che l'azzurro scuro è il mio colore preferito".

"Allora mi piacciono di più; e per inciso, le rose di Shingo le ho rimandate al mittente".
"Era il tuo ragazzo?"
"Sì - la guardò con un'espressione calda - tanto tempo fa".
"Bene. Ti posso accompagnare da qualche parte?"
"Si sta bene all'aperto, ti va di passeggiare nei giardini? Però non posso fare tardi, non ho dormito venerdì notte".
"Ai suoi ordini, mia signora! Ora andiamo a ritirare il tuo bagaglio".
Malgrado la temperatura mite, l'orario aveva scoraggiato i frequentatori del parco che si erano ritirati man mano, visto che l'indomani li aspettava la giornata lavorativa più pesante e solamente qualche coppietta si attardava sulle panchine, mangiando dolci, scherzando e scambiandosi ogni tanto un bacio. Haruka non poteva fare a mano di notare che loro due si integravano perfettamente nell'ambiente, anzi facevano più bella figura di quei goffi innamoratini.

Stettero in silenzio per un po' e questo le sembrò strano da parte della sua amica.
"Michiru, devi essere esausta, vuoi sederti? - l'altra le rispose affermativamente - possibile che suonare ti affatichi tanto, dovresti essere abituata".
"Non si tratta di quello; è che ho fatto un incontro spiacevole".
Haruka sentì un tuffo al cuore; certamente un altro rivale, sarebbe meglio ridimensionare le sue certezze, o forse illusioni.
"Puoi giudicare le mie pretese eccessive... ma se ci tieni un po' a me, vorrei sapere chi è questa persona".
"Non l'ho raccontato mai a nessuno - Michiru era combattutissima, intuiva che questo sarebbe stato il colpo decisivo a suo favore e non era più tanto sicura di voler adoperare questi mezzi, ma in fondo si trattava, questa volta, di dire tutta la verità, pura e semplice - però tu fai eccezione. Ti ricordi del famoso gallerista che aveva una scuola di pittura? Bene, la frequentavo tutti i lunedì e i giovedì, per due ore, poi mi venivano a riprendere... mi è difficile".
Haruka non aveva più colore sul viso.
"Ti ha molestata?"

"No. Un pomeriggio ho terminato prima e l'ho cercato per mostrargli il lavoro e andare via in tempo per raggiungere degli amici al cinema; ero di fretta e sono entrata nell'ufficio senza annunciarmi... stava con mia madre. Erano avvinghiati e non si sono accorti di me per un buon minuto, poi lui si è voltato e mi ha urlato addosso perchè non avrei dovuto essere lì, ma in aula; sono fuggita più veloce che potevo, però lei mi ha raggiunto nell'atrio e mi ha bloccata... mi terresti la mano? - Haruka poggiò delicatamente le dita sulle sue, non ce la faceva a stringerle perchè non si sarebbe più controllata, invece non era il momento per gli slanci - Mi ha raccontato ogni cosa; mio padre è molto più anziano di mamma, così, anche avendo capito tutto, tra i due mali l'ha voluta accanto a sè in famiglia e non ha indagato sui suoi diversivi; ha cercato di convincermi che credeva davvero nel mio talento, non era solo una copertura, comunque ho cambiato maestro. Ma non è questo il punto. Io ho taciuto, continuando la mia vita, pur tagliando ogni rapporto affettivo con lei, ho finto che non fosse accaduto niente, perchè il ricordo non mi ossessionasse. E ieri c'era lui, in prima fila, che applaudiva e ha osato avvicinarmi e domandarmi se mi interessava far parte della sua Accademia, per insegnare ai più piccoli; puoi immaginare come gli ho risposto, ma il fatto che me l'abbia chiesto, vuol dire che gli paio il genere... Haruka mi puoi capire?"

Non c'era nessuno seduto nelle loro vicinanze, era assolutamente impossibile che le loro voci potessero giungere anche alla meno lontana delle coppie, ma Haruka si coprì lo stesso la bocca con la mano mentre raccontava all'orecchio di Michiru tutta la sua storia.
La sala più esclusiva del Coffee Shop situato sulla cima della Torre di Tokyo era mediamente affollata, essendo lunedì la giornata meno redditizia e questo permetteva alle ragazze sedute al tavolo migliore di conversare in una relativa intimità. Michiru girava e rigirava tra le mani la sua tazza di tè rosso, riflettendosi nel liquido trasparente e quello che vedeva non le piaceva affatto; sparite la sua istintiva naturalezza e la disposizione a prestarsi in aiuto, le leggerezza e la capacità di manipolare gli altri erano affiorate in superficie, peggiorate dall'abilità tutta nuova di truffare persino se stessa.

Infatti non avrebbe saputo indicare dove la recita aveva fine e la realtà iniziava; la sua trappola si stava richiudendo su di lei, ferendola prima con i rimorsi e in seguito... non voleva pensarci, adesso; ma perderla per sempre era un'idea intollerabile, possible che si stesse innamorando di una donna? Quello che sapeva era che un essere umano come lei non si incontrava due volte, la scorza rude rivestiva un diamante; lucente, prezioso, cristallino e capace di tagliare qualsiasi cosa; e questo lo avrebbe sperimentato presto.
"Sei molto triste, Michiru".
"Non importa. Domani a quest'ora sarà tutto compiuto".
"Lo so. Il destino non può cambiare".
"Tu... non puoi fare qualcosa?"
"Sono desolata, ma sulla terra non ho ancora ricevuto pieni poteri, inoltre è stato meglio che mi scordasse".
"Comprendo".
"Io non penso che sia tutto perduto, potresti ancora appianare le cose".
"Vuoi consolarmi?"
"Sarebbe il modo più stupido. A presto".
"A presto, Setsuna".

Michiru restò sola ad ammirare il tramonto che allungava le sue dita purpuree tra i palazzi della città. Perchè non l'aveva ascoltata dall'inizio? Se non si fosse mostrata così irremovibile, ora non si navigherebbe in un mare di guai. Per lei era stato indolore, quasi piacevole; durante il primo dei sogni si era alzata dal letto e camminando ancora addormentata fino al centro della stanza aveva raggiunto e impugnato un piccolo scettro con un segno a lei noto; la sua personalità ricettiva lasciò campo libero al cambiamento e una forza meravigliosa la pervase, facendola risvegliare già trasformata e pienamente conscia.
Poche mattine dopo si accorse di non procedere in direzione della scuola, ma di recarsi ad una specie di appuntamento, dove indovinò senza difficoltà chi l'aveva chiamata; dopo una breve e concisa spiegazione si allontanò decisa ad intraprendere quella strada irta di ostacoli. Oggi, finalmente poteva dare un nome a tutto ciò; per quello che la riguardava, si chiamava maledizione.

Il rombo dei motori e l'odore del carburante bruciato rendevano la pista un luogo non esattamente gradevole, ma Haruka si trovava benissimo in quello che era il suo mondo, tra i colleghi ansiosi di disputarsi il primo posto, i meccanici che si affaccendavano a fare l'ultimo controllo, quei rumori e quel caos, si sentiva libera; inoltre qualsiasi posto le sarebbe parso paradisiaco, perchè aveva fermamente deciso che alla fine della competizione avrebbe rivelato il suo amore a Michiru; quindi, animata da ottimi propositi e piuttosto in ritardo come al solito, si precipitò nel suo box, accidenti, era sempre l'ultima a portare fuori la macchina!
"Tenou-san". Un flebile lamento giunse da un angolo della costruzione.
"Toshiro-kun! Che ti succedere? Resta li, chiamo un medico!"
"Sto malissimo, aiutami, io..."
Se glielo avessero raccontato, non lo avrebbe creduto. Il busto del malcapitato ragazzo sembrò squarciarsi ed un'orrenda creatura dalla forma indefinibile si generò in pochi istanti dalle sue viscere; era disgustosa, repellente, ma nè l'alone di odio allo stadio primitivo nè la terrificante fila di zanne acuminate fecero perdere ad Haruka il controllo delle sue azioni. Il mostro scattò come una furia verso di lei, ma non la trovò impreparata e venne fermato da un potente colpo portato con una spranga di ferro; rabbiosamente si dispose al secondo attacco ma una scintilla, simile all'eplosione di una stella in miniatura si frappose tra loro; sospeso a mezz'aria uno scettro si materializzò dal nulla, bloccando per un istante la reazione dell'essere.

 Mie care! *Gollum è impegnato a pescare*

Grazie delle vostre imperdibili recensioni, Skullrose, (la prima!) Amaerize, (2 cap.come volevi!) Fragile guerriera (perdono! non 3 come volevi, ma mi sembra meglio andare a conclusione...)
YasV, spero di ritrovarti presto! Grazie sempre a Julia98 (prima lettrice in assoluto!) Fulmineo, Franky, Annasport2012, Shadow_84 (dolce!)
grazie Anto62, Lelou_Tenou, Sabrycrazy, Algida, Celesten, Redribbon, Kaze Haru!
a martedì per il finale....bacissimi da oggi alla prossima! =^.^=

ex Capitolo 10)

Lei invece era ipnotizzata da quella cosa che la attraeva come se fosse una parte strappata via dal suo stesso corpo tanto tempo prima e recuperarla divenne la necessità più impellente. Stava per farlo, quando...
"Fermati! - appoggiata all'entrata del box, con indosso la vecchia uniforme scolastica, c'era Michiru - se la toccherai anche una sola volta, sarai segnata, non potrai tornare indietro!"
Persa la concentrazione, l'oggetto cadde al suolo.
"Neptune Planet Power, Make Up!"
Un prodigio inverosimile accadde sotto i suoi occhi; una corrente avvolse la sua amica e turbinandole intorno alterò il suo aspetto, rivestendola di una specie di divisa, corredata da un diadema, aumentando considerevolmente la sua energia, si avvertiva con facilità; era sempre lei, ma ora vibrava ad un'ottava superiore. Il mostro percepì questa diversità e cambiò obiettivo, però la violenza bruta gli impedì di centrare il bersaglio e si catapultò praticamente da solo sotto un pesantissimo mobile di metallo, restandone schiacciato.

Haruka era fuori di sè.
"Cosa vuol dire tutto questo? Michiru, chi sei veramente, e lo sai cosa hai fatto? Quello era...
"Non potè terminare la frase; proprio dietro le sue spalle, il daimon, niente affatto morto, si erse in tutta la sua spaventosa altezza, spalancando le fauci; gli occhi di Haruka si dilatarono per il terrore e non c'era modo di difendersi, era finita. I denti incisero profondamente la carne, riducendo l'abito a brandelli, lasciando solchi sanguinanti sulla schiena e il braccio sinistro; ma non i suoi. Michiru si era lanciata su di lei offrendosi come scudo ed urlando per il dolore; ma resistette e pronunciando una strana evocazione, pose fine all'esistenza del nemico.
Haruka si accostò a lei, e inginocchiandosi le sorresse la testa; non poteva fare altro che ascoltare, anche senza dettagli aveva afferrato il senso generale degli avvenimenti e la delusione le impediva di mostrare la dovuta sollecitudine alla ragazza malconcia.
"Haruka - il viso della guerriera cominciò a inondarsi di lacrime - perdonami, perdonami se puoi, ho rischiato la tua vita e quella di Toshiro, avevo deciso di costringerti ad accettare la missione per il bene dell'umanità, ma poi ho immaginato come sarei stata se ti fosse accaduto qualcosa di grave... ti amo così tanto - l'altra restò impassibile - tanto da buttare all'aria il mio compito, ora so cosa conta di più, non devi condurre questa esistenza, è molto dura, davvero".
Sospirò.

"Quando la sera del concerto mi hai allontanata, ho cominciato a mentirti, cioè, ad alterare la realtà come mi conveniva di più per farti attaccare a me, ho tentato di sedurti, ma ad un certo punto lo facevo troppo spontaneamente e ho capito... questa è stata una mia trovata, avevo captato il demone dentro Toshiro e stamattina gli ho suggerito di passare a salutarti prima dell'inizio e così... non c'è bisogno che ti spieghi. Potremmo ricominciare da capo?"
Haruka aggrottò le sopracciglia infuriata; cosa fare, rovesciarle addosso parole acri, ringraziarla per averla salvata, umiliarla, giustificarla per l'importanza del fine? In seguito. Ora non ce la faceva; si voltò e vide lo scettro.
"Ti prego, rispondimi".
La giovane pilota la depositò piano sul pavimento e senza esitare lo raccolse.
"É tardi".

L'ambulanza sfrecciò via, portando Funanori al pronto soccorso, mentre Michiru, tornata allo stato normale aveva insistito per farsi solo medicare e fasciare, però il dottore aveva imposto ad Haruka di riaccompagnarla subito in macchina; guidò da vera pirata della strada, tra inchiodate, proteste ed il suono di clacson di tutti gli altri automobilisti.
"Siamo arrivate, nel caso non riconoscessi casa tua".
"Non scendo finchè non mi dici che ho un'altra possibilità".
"Vuoi mettermi alla prova? Sei ferita, ma non tanto da non buttarti fuori".
"Come puoi parlarmi così? Ho dovuto, ma quello che provavo per te è cresciuto di giorno in giorno ed è reale".
Haruka non ne poteva più.
"Ascolta idiota! Perchè non sei stata sincera e basta? Come pretendevi che accettassi la situazione in una sola sera, potevi parlarmene con calma per un po' di tempo, pensi che non capisca? Lo farò. Contenta? Per il resto puoi scordartelo! Sei stata ipocrita fino in fondo, non ti sei chiesta se ciò che facevi era lecito o meno, che si ricava da una persona sleale? Lasciami sola".

Michiru scese, distrutta, ma aveva perso molto sangue e fu chiaro che non avrebbe raggiunto il portone. Reggendosi al finestrino aperto, tentò di discutere un'ultima volta.
"Non può finire così! Haruka non andartene, per favore io... - lei scese a sua volta mettendosi esttamente di fronte - sali con me, proviamo a ragionare, ci sarà qualcosa che può farti cambiare idea".
"Salire? Non controlli l'agenda prima, magari a quest'ora c'è già qualcuno!"
Michiru fu sovrastata dalla rabbia e la reazione automatica fu di alzare dal fianco il braccio destro.

 Fine Flashback

Tutti questi ricordi le attraversarono il cervello come un lampo, rapidissimi ma precisi e limpidi; e le lasciarono un gran vuoto dentro.
"Che ho combinato, ormai l'ho persa... no, noi siamo nate per stare insieme, lo sento devo solo vincere il mio dannatissimo orgoglio e ci riuscirò; non è lui che può scaldarmi il cuore".
Michiru era piombata sul divano, a pezzi nel fisico e nel morale, senza muoversi mentre cercava di smettere di singhiozzare, quando il telefono suonò improvvisamente; era lei di sicuro, non avrebbe risposto, perchè ascoltare ancora i suoi insulti? Ma quel trillo ritmico la snervava e per farlo cessare alzò la cornetta.
"Pronto!?"

"Non volevo, sai che non penso quello che ho detto prima, cercavo di mandarti via e ci sono riuscita... non ho fatto una cosa più sbagliata in tutta la mia vita, sei tu quella che deve perdonarmi adesso".
"Sei stata crudele".
"Guarda le cose dal mio punto di vista, come avresti reagito scoprendo la verità? Io i tuoi errori li ho dimenticati, non puoi fare lo stesso?"
"Non saprei. Tanto per cominciare, invece che telefonare potevi disturbarti a tornare qui, non ti pare il caso di uscire immediatamente?"
"Questo è impossibile"
"Ah!"
"Perchè sto chiamando da dietro la porta".
Forse la debolezza le giocava un brutto scherzo, aveva capito male e guardò dallo spioncino; * Haruka era lì, appoggiata allo stipite, col cellulare in mano.
"Sei molto sicura di te stessa, eh?"
"Ti prego aprimi".
"Temo che la risposta sia no, spiacente".
"Ma tu devi. Perchè l'hai giurato".

"Cosa?"
"Voglio il mio ritratto, adesso; o la tua parola non vale niente?"
Dopo un minuto la porta fu spalancata; Michiru aveva sistemato una tela sul cavalletto, nel mezzo del salotto e stava svitando i tubetti dei colori; le fece cenno di chiudere e di restare ferma in un punto.
"Io mantengo sempre le mie promesse e sarà un magnifico quadro, ma è l'ultima cosa che avrai da me; decidi in fretta, vuoi un primo piano, o una figura intera?"
"Intera".
"Molto bene".
"Un nudo". Davanti alla sua amata, rimasta totalmente paralizzata, Haruka, con mani tremanti, iniziò a spogliarsi, deponendo con cura ogni capo di vestiario in ordine, su una sedia; rimasta solo con gli ultimi indumenti esitò un poco e non riuscì ad arrestare le brucianti lacrime di paura che cadevano giù una dopo l'altra, ma non poteva più fermarsi e sfilati anche quelli li lasciò cadere sul mucchio, restando priva di difese, offrendosi completamente vulnerabile alle decisioni dell'altra.

"Mi- Michiru... questa sono io, senza i miei fans, il mio personaggio, la Ferrari, i miei travestimenti, forse quello che resta non è gran cosa, ma ti appartiene anima e corpo. Pensi che potresti accontentarti?"
La pittrice aveva trattenuto il respiro e la osservava come da una distanza incolmabile; poi buttò a terra i pennelli, i colori, l'acqua, e avvicinatasi ad Haruka, senza osare toccarla, si sollevò sulle punte dei piedi e le diede un bacio appassionato. Un attimo dopo era circondata dalle sue braccia, cha la stringevano teneramente, facendo attenzione a non premere sulle parti ancora doloranti, ma reggendola abbastanza forte da non farla più scappare via.

"Amore mio, quanto ho desiderato questo momento, quante notti insonni ho passato sperando in un miracolo e adesso è vero, non riesco a crederci".
"Haruka, non posso vederti piangere, va tutto bene, calmati... e baciami ancora".
Michiru era incollata a lei, come se la sua sopravvivenza dipendesse da quello, finchè non si trovò sdraiata sul fianco sinistro e udì quella voce profonda rivolgerle un appello.
"Io... non so cosa devo fare".
Sorrise.
"Neanche io, ma non credo che sarà un problema".

Più tardi, Haruka guardava colma di felicità la sua ragazza crogiolarsi nel sonno sotto le delicate carezze che le faceva sui capelli come un gattino addormentato. Era bellissima e solamente sua; non si aspettava mai di provare qualcosa di così sconvolgente, come le sensazioni che restavano tanto vive in lei da impedirle di riposare.
"Michiru, nessuna potrà mai prendere il tuo posto, io ti amerò con tutte le mie forze, ma tu cerca di essere paziente se qualche volta sarò brusca, è il mio brutto carattere e non cambierà in un giorno; ma so già che farai di me una persona migliore... chissà se puoi sentirmi - dal mondo dei sogni, le labbra si mossero a pronunciare un sì - ti voglio, Michiru".
E con dolcezza infinita, cominciò a svegliare la sua innamorata.

Il cielo stava assumendo un colore che dal rosa sfumava al violetto, mentre le due compagne gli sfrecciavano incontro.
"Noi saremo per sempre insieme".
"Sì. Per sempre".

Il destino, ora, era meraviglioso.

 OWARI

* ricordo sempre che mi sono attenuta all'ambientazione della terza serie, tra il 1992 ed 1993, credo che i cellulari fossero ancora rari...

Mie buonissime amichette di fandom... cosa dirvi, oltre quello che sapete già?
Siete state pazienti, presenti e sempre incoraggianti nei vostri giudizi... vi ho un pò "seminate" per strada, ma voi "veterane" mi avete dato tanta soddisfazione e felicità!

Ringrazio ancora una volta skullrose, Fragileguerriera, Amaerize, Julia98, YasV, Annasport2012, Miss Writer, pazzaxamore,Fulmineo, Franky per tutte le loro bellissime recensioni... a volte erano più divertenti del capitolo! =^.^=
E Algida,Anto62, celesten, KazeHaru, Lelou_Tenou, Pvssll2010, Redribbon, Sabrycrazy, Shadow_84...

* Si fa prestare la Love Me Chain da Minako, ed invia fasci di cuoricini a tutte*

Dopo una settimana (visto il week-end lungo di festa) in cui vi sembrerà di esservi finalmente liberate di me... Hua!hua!hua! Tornerò con l'ultimo racconto della trilogia, ma non strappatevi i vostri (sicuramente bellissimi e Sailor-osissimi ) capelli, questa è molto più corta!
Vi abbraccio, Setsuna

 

 

 

 

  
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