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Autore: Prof    17/03/2012    2 recensioni
America lo avrebbe voluto lì, Inghilterra, vicino a lui, sempre. Avrebbe voluto che gli insegnasse un sacco di cose che facevano quelli come loro, che lo aiutasse nei compiti di matematica, che giocasse insieme a lui; e ancora desiderava che la sua madrepatria fosse orgogliosa di lui, di come cresceva in fretta e in salute, di come ogni giorno nuove terre venivano scoperte e civilizzate, di come si impegnava quotidianamente e con fatica per poi, in un futuro, poter guardare dritto negli occhi le altre Nazioni europee.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Attesa
Prompt: Autunno
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: America
Genere: introspettivo
Rating: verde
Conteggio parole: 768 (fdp)
Avvertimenti: oneshot
Disclaimer: Hetalia di Hidekaz Himaruya
Note: scritta per il Cow-t 2 di  maridichallenge. Giusto per farvi orientare, America qui dovrebbe avere un'età apparente di circa dieci anni, credo.
Oserei dire una fanfic un po' balorda. ^^' Sicuramente, un mezzo fallimento, visto che sono partita con un'idea e non sono arrivata niente. °°"
Tra l’altro, a un certo punto si può notare l’orribile stacco tra una i due momenti in cui la fic è stata scritta, ma forse era meglio se stavo zitta.





A dispetto della stagione, non sembrava una giornata d’autunno, quella.
Il cielo era terso e limpido, dipinto di un azzurro vivace e allegro; i raggi del sole piovevano a fiotti, caldi e abbondanti, riscaldando il paesaggio fatto di verdi distese d’erba che si estendevano a perdita d’occhio, intervallate ogni tanto da piccoli sentieri di terra battuta e agglomerati di casupole dal legno chiaro.
Se non fosse stato per l’ingiallire degli alberi, o per quel freddo vento del nord che spirava leggero, accarezzando blandamente le foglie secche e staccando le più raggrinzite, sarebbe potuta sembrare quasi una giornata di primavera.
Oh, quanto avrebbe desiderato che fosse davvero così.

America, la giovane colonia di Inghilterra – nonché prediletta, si arrampicò sulla cassapanca dirimpetto la finestra, poggiando la fronte sul freddo vetro e osservando tristemente la splendida giornata che Iddio gli aveva offerto.

Normalmente non ci avrebbe pensato nemmeno un secondo di più a fiondarsi fuori dalla casa coloniale, incurante di indossare magari una giacca un po’ più pesante per coprirsi dal freddo che con timidezza cominciava a farsi sentire, per approfittare fino all’ultimo dell’illusione di primavera che gli era concessa, prima dell’arrivo inequivocabile dell’inverno.

Anzi, quasi gli sembrava che ci fosse stato un tempo in cui, che fosse stato primavera, estate o inverno, per lui non comportava alcuna differenza rilevante.
Non ne poteva essere sicuro con pienezza, ma dai ricordi, o meglio, dalle sensazioni confuse della sua vita “precedente”, poteva quasi pensare che per lui ci fosse stato un periodo in cui essenzialmente viveva della giornata, apprezzandola per quello che era, assorbito nel contemplare un presente tangibile, che escludeva le sicurezze di un passato e le aspettative di un futuro.

Invece, adesso, che fosse stato primavera o autunno, estate o inverno, aveva importanza, molta importanza. Che dopo il quindici ottobre arrivasse il sedici, che giorno dopo giorno passassero i mesi, che sul calendario appeso sulla testiera del suo letto ogni sera comparisse una nuova croce ad ogni calare del sole, aveva tanta, tantissima importanza.

Il tempo si era dilatato tutto verso il futuro, nell’attesa spasmodica e, tristemente, un po’ rassegnata, di veder comparire navi inglesi all’orizzonte dell’oceano.

Aspettava il ritorno di Inghilterra, del suo fratello maggiore e madrepatria.
E per quanto fosse circondato da una moltitudine di uomini e donne con il preciso scopo di prendersi cura di lui, quella casa, senza Inghilterra, sembrava sempre troppo vuota.

America lo avrebbe voluto lì, Inghilterra, vicino a lui, sempre. Avrebbe voluto che gli insegnasse un sacco di cose che facevano quelli come loro, che lo aiutasse nei compiti di matematica, che giocasse insieme a lui; e ancora desiderava che la sua madrepatria fosse orgogliosa di lui, di come cresceva in fretta e in salute, di come ogni giorno nuove terre venivano scoperte e civilizzate, di come si impegnava quotidianamente e con fatica per poi, in un futuro, poter guardare dritto negli occhi le altre Nazioni europee.

Si impegnava più di quanto potesse, spendeva tutto se stesso, America, quando Inghilterra non c’era, come se la confusione e l’agitazione dei suoi gesti potessero coprire l’assenza dell’altro.

Eppure, in quei rari momenti in cui si acquietava, non poteva non sentire quella strana sensazione di immobilità, come se avesse tante cose da fare e non sapesse da quale cominciare, senza che ci fosse nessuno a guidarlo.
Come se, per poter vivere appieno la sua esistenza, avesse bisogno della costante presenza di Inghilterra.

Sospirò il piccolo America, appannando leggermente il vetro. Fuori, una folata di vento più forte delle altre strappò dall'albero in giardino una manciata di foglie gialle e rossicce, facendole vorticare nell'aria prima di depositarle a terra, come giocattoli ormai noiosi.

Rimase a osservare quelle foglie a terra per qualche secondo che gli parve quasi un'eternità; poi il suo sguardo si fece velocemente deciso e voglioso di mettersi all'opera.
Scattò in piedi sulla cassapanca, incurante della possibile ira della domestica.
Non poteva stare lì senza far nulla! Inghilterra non ne sarebbe stato affatto contento!
Avrebbe fatto qualcosa per cui, al suo ritorno, sarebbe stato fiero di lui.

Si voltò, adocchiando il libro di matematica che giaceva da settimane sulla scrivania della stanza, intonso.
Effettivamente, prima di partire Inghilterra si era raccomandato di studiare per bene quella materia.

Osservò il libro per qualche secondo, soppesando bene l'idea di impegnarsi in una tale attività.

Poi, inaspettato, il riverbero del sole lo colpì, accecandolo per qualche attimo.
Be', non capitava tutti i giorni di poter godere di una simile giornata in quella stagione autunnale. Sarebbe stato davvero un peccato non perdersi quell'occasione.

America sorrise al libro un'ultima volta; per fare quei noiosi esercizi aveva tutto un inverno, a conti fatti.
Con un'ultima occhiata divertita, dunque, si fiondò fuori dalla stanza, e infine in giardino.

Almeno per quel giorno, l'attesa del suo arrivo non l'aveva fregato.
   
 
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