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Autore: Marthyisdead    18/03/2012    11 recensioni
"Mi guardo intorno, cercando di incrociare gli sguardi degli altri, come per trovarne qualcosa di familiare, qualcosa che, molto probabilmente, in realtà non esiste. E poi ecco, sale lui, il famoso e tanto atteso Julien, che ritrovo ogni mattina, proprio su quella metro. E le porte si chiudono. "
Song-fic scritta di getto alle 5 di mattina, l'insonnia gioca brutti scherzi. La canzone è "Julien",dei Placebo, e questi sono i pensieri affollati di un Brian Molko su una metropolitana, di prima mattina.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La metro per Londra è qui che ci aspetta. E’ l’alba e fa freddo, ma nonostante questo siamo un bel po’ di passeggeri.
Mi guardo intorno, cercando di incrociare gli sguardi degli altri, come per trovarne qualcosa di familiare, qualcosa che, molto probabilmente, in realtà non esiste.
Poi salgo sulla metro, timbrando il biglietto. Mi volto verso la porta, vedo gente che si saluta.
 
“Julien, ti prego, fammi uno squillo quando sei arrivato!!”
 
Una mamma in apprensione, come tutte le mamme, del resto.
 
Mi siedo su uno dei pochi posti rimasti liberi, proprio tra due neo-mamme africane.
 
E poi ecco, sale lui, il famoso e tanto atteso Julien, che ritrovo ogni mattina, proprio su quella metro. E le porte si chiudono. 
 
Timbra il suo biglietto e l’osservo, con quei capelli color della pece un po’ arruffati davanti la fronte. Rimane in piedi, ha uno zainetto in spalla, forse va all’università. Chissà cosa studia. Chissà se studia.
Lo fisso, quasi come incantato, ma non dalla sua bellezza.
 
E’ magrissimo, vestito di scuro, ed ha un’aria molto stanca, l’aria di chi si ritrova a vivere una vita monotona, l’aria di chi vorrebbe cambiare, ma al momento non può.
 
Per un attimo metto via il mio orgoglio, il mio essere un po’ bastardo dentro.
Vorrei aiutarlo,mi fa tenerezza. Così giovane, così ingenuo, così fragile …
 
Si sente osservato, Julien, e mi volge lo sguardo. Uno sguardo sofferente, come se chiedesse aiuto a me, un perfetto sconosciuto che lo vede su quella metro tutte le mattine.
 
Non abbasso il viso e continuo a fissarlo, cercando di capire ciò che più mi è possibile  della sua vita dai suoi occhi smeraldo, che subito dopo si voltano nella direzione opposta, in cerca di qualcosa. In cerca di un iPod, in cerca della musica, quella linfa vitale.
Chissà cosa ascolterà. Forse una canzone allegra, forse una triste. Forse una canzone che lo farà arrabbiare, piangere, sfogare, forse una canzone che lo farà gioire, emozionare, rallegrare.
 
Julien, piccolo mio, la musica può aiutarti, ma non puoi sfuggire alla vita, nessuno ne esce vivo.
Sei solo, ingenuo, indifeso, così fragile, ignaro di quanto la vita potrà farti male, e di quanto potrai odiarla, di quante lacrime verserai, di quanto dolore proverai, ancora e ancora.
Vorresti qualcuno al tuo fianco per sentirti protetto, al sicuro, avverto questa sensazione.
In fondo hai tutto ciò di cui hai bisogno, è qui intorno a te, ma i tuoi stessi pensieri, le tue ansie ed angosce ti confondono, lasciandoti solo con mille dubbi e domande.
 
Julien, prima o poi la vita ti distruggerà.
 
E non puoi fare altro che soccombere, sottometterti a lei, scappare ma non nasconderti.
 
Julien, sei un suicidio a rallentatore.
 
Non dovresti soffrire così tanto, ma stai imparando dai tuoi errori.
Sei ancora così giovane ma privo di speranza, la vita ti sta guidando forse verso una strada giusta, ma ti fa star male, e più cerca di guidarti lì e più segui la direzione opposta, la strada sbagliata, quasi per dispetto.
 
Mi fai sentire così pazzo ed inutile, non riuscirò a salvarti.
Tiro fuori un piccolo block-notes dalla tasca della giacca, e per mezzo di una penna comincio a sfogarmi, a scrivere su di te, su come sei, su ciò che sei.
 
Frasi, pensieri, immagini che si susseguono nella mia mente senza un ordine preciso.
 
Julien, sei fonte di vita, ispirazione, di salvezza.
 
E in poco più di mezz’ora eccola qui, la tua canzone.
Ti penserò quando la canterò, mi ricorderò di te, e forse tu un giorno la ascolterai. 
E l’amerai, perché parla così tanto di te, perché è tua, soltanto tua.
 
E’ arrivata la tua fermata, e ti guardo ancora, mentre ti togli le cuffiette, saluti tutti con un gesto timido della mano e scendi, cominciando a vivere quella che sarà un’altra tua triste giornata.
 
Non ci sei più, ti sei confuso in mezzo alle altre persone, sparendo dalla mia vista.
Chiudo gli occhi alzando al testa, e sorrido.
 
Chissà cosa sarebbe successo se stamattina non ci fossi stato, Julien.
 
Io non mi sarei soffermato di nuovo a guardarti, a scoprirti dentro, avrei probabilmente litigato con tutti per il pretesto di voler accendere una delle mie amate sigarette, e non avrei scritto una nuova canzone.
 
Invece ci sei stato tu, e sei riuscito a colpirmi, incuriosirmi, intenerirmi, ancora una volta.
 
Alla prossima fermata mattutina,suicidio a rallentatore.
  
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