Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Silvar tales    18/03/2012    6 recensioni
Lotte uggiolò scontenta, in ricerca di attenzioni, ma Deidara continuò malamente ad ignorarla. La neve, imperterrita, seppelliva il paesaggio.
“Io...” principiò rivolto a Sasori. Il silenzio che seguì quella premessa fu solo accompagnato dallo scroscio dell'acqua sottostante.
“Lo so”. Sasori interruppe lapidario gli incerti sali e scendi dell'altro.
Deidara non riuscì a nascondere un'espressione tramortita. Sapeva?
[Terza classificata al "Flash Contest - La Neve" indetto da DarkRose86]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ad occhi chiusi




“Buona Lotte, buona”.
La cagnetta, tirata docilmente dal suo padrone, distolse malvolentieri il naso dal muso del suo simile, un Labrador grande quasi il triplo di lei. Gli incontri canini erano proliferi quel pomeriggio di neve, i prati che costeggiavano quel tratto di fiume Tiepido erano bianchi e gommosi, attendevano solo che orme animali li decorassero.
Lotte riprese a trotterellare al fianco dei suoi accompagnatori, due ragazzi entrambi molto giovani, forse nemmeno ventenni. Deidara lo conosceva molto bene, aveva capelli biondi e corti, un fisico secco e una voce fastidiosa, ma soprattutto era il benefattore che ogni giorno le porgeva gli avanzi.
L'altro invece era ancora relegato al ruolo di intruso. Doveva ancora abituarsi al suo odore estraneo, anche se a volte lo avvertiva addosso ai vestiti o alle lenzuola del suo padrone.
Il cielo aveva preso ad imbrunirsi con una velocità impressionante e Lotte, inebriata dal richiamo della notte nascente, mugolò sommessa. Il crepuscolo chiamò a sé altre frasche.
Si fermarono sullo stretto ponte che scavalcava il Tiepido, gettando gli sguardi alla sottostante acqua marcia e gorgogliante di schiume industriali.
Deidara afferrò lento la mano dell'altro, rubandone il calore, mentre spazzava via dai capelli i cristalli filamentosi incastrativi.
“Sasori, non ti ho mai detto una cosa...”


Un bicchiere andò in frantumi.
“Tu... Cosa?!”
Deidara prese coraggio, fissando spavaldo la furia della madre.
Si era aspettato qualcosa del genere.
La rabbia iniziale, sfogata in due schiaffi ben posati sulle guance, poi lo scoramento, e un pianto isterico.
Un classico.
“Mamma, puoi cercare di capirmi per una volta?”




“Ho sempre trovato difficile fare l'amore con te”.
Guardare la neve cadere, gli faceva venire in mente tanti profumi e momenti e colori passati.
Un pomeriggio alle scuole medie, uno scherzo da bambini, una pioggia di coriandoli.
Lo zucchero a velo sulla sua torta di compleanno.
La strana sensazione appiccicosa che si era ritrovato tra le gambe dopo essersi toccato per la prima volta, di nascosto sotto le coperte.
Il bianco farinoso della droga.
Sasori, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno d'intorno, strinse a sé Deidara nella sua giacca di pelle borchiata, baciandolo veloce con labbra secche.


Quel locale era diventato la sua casa.
Aveva passato i suoi diciotto anni tra musica punk, bottiglie di birra vuote e fumo più o meno legale.
Finché al suo tavolo era comparso un ragazzetto della sua stessa età, con un cipiglio grazioso e una tenuta da anni settanta.
Furono i capelli a catturarlo, attraverso lo stordimento delle droghe.
Quei capelli che più tardi scoprì rossi scuro, in quegli anni erano incollati in un'ardita cresta verde elettrico.
Senza pensarci un attimo di più, si allungò verso il suo orecchio bucato di piercing.
“Ti va di scoparmi?”




Deidara piegò la testa bionda verso il basso, come un guerriero sconfitto. Non aveva mai accettato il suo corpo, forse era per quello che aveva provato a trasformarlo con piercing, colori di capelli, vestiti ambigui.
Aveva provato a renderlo il più anonimo possibile fino a raggiungere un aspetto androgino.
Il suo problema era nato come un sentore, un sospetto. Una realtà importante di cui, ancora all'età di tredici anni, doveva rendersi pienamente conto.
Il corpo maschile gli stava stretto.


La memoria era una bizzarra cassaforte, talvolta vomitava ricordi lontani e polverosi e ridava loro la vivida luce del presente.
Un remoto pomeriggio delle scuole elementari, uno dei tanti, che pareva appartenere a una perduta era bucolica.
Il cipiglio scuro e severo della maestra aveva sentenziato: quel giorno i mocciosi della sua sezione si sarebbero prodigati a raccogliere, dal retro del loro cortile autunnale, rami e bastoncini biforcuti.
Dopodiché li avrebbero riempiti di cotone, lasciando due gobbe al centro. Quei buffi e storpiati cammelli bianchi, infilzati nei vasi lungo il vialetto d'entrata, sarebbero state delle deliziose decorazioni invernali. E qualcuno forse li avrebbe scambiati per cuori cotonati, immersi nel grigiore della neve.
“Deidara, cosa stai dicendo?” Chiese un'acida gonna di uno spiccato verde petrolio.
Il bambino incriminato alzò il viso patito verso gli occhiali della maestra, riuscendone appena ad intravedere lo sguardo strabico e allucinato.
Colto sul fatto, di nuovo.
“Sbaglio o raccontavi ancora a Nan di essere una bambina?”
Deidara scosse forte forte la testa, ma invano, perché subito Nan si affrettò a confermare i sospetti della signora.
“Sì sì, ha detto proprio così! È matto!”
La maestra lo prese per un braccio, lo strinse come una morsa, spodestandolo dallo sgabello.
Deidara lasciò cadere a terra le forbici smussate e il nastro adesivo, rassegnato alla punizione che lo attendeva.
La sua condanna consisteva, come ogni volta, di stare in piedi davanti alla lavagna per tutto il pomeriggio, di fronte al giocoso affaccendarsi del resto della classe.
“E ora inizia a dirmi le tabelline, potrai tornare al posto quando le saprai tutte perfettamente. Ad ogni errore ricominci”.
Il cipiglio scuro e folle della maestra aveva sentenziato.
Non era una punizione, era una tortura. Nessuno di loro avrebbe saputo cantare a memoria la tavola pitagorica senza sbagliare.
Arrivato per la terza volta alla tabellina del quattro, Deidara iniziò ad avvertire lo stimolo pungente della pipì tra le gambe.
Era un guaio.
La maestra lo inchiodava sul posto con i suoi cattivi occhi vetrosi; non l'avrebbe mai lasciato andare. Anzi, non aspettava altro che vederlo umiliato davanti ai suoi compagni di classe.
“Maestra, devo fare la pipì”.
La donna roteò la testa, aprendosi in un sorriso parodico della dolce espressione materna.
“Quando avrai recitato tutte le tabelline”.

All'uscita da scuola, si legò la felpa in vita benché l'aria autunnale fosse gelida.
Una volta a casa si rifugiò dentro lo spazioso armadio della sua camera, e pianse.
Non rispose alla madre che lo chiamava per la cena.
Decise che non avrebbe risposto a nessuno, finché non l'avrebbero chiamata invece che chiamato.




Lotte uggiolò scontenta, in ricerca di attenzioni, ma Deidara continuò malamente ad ignorarla.
La neve, imperterrita, seppelliva il paesaggio.
“Io...” principiò rivolto a Sasori. Il silenzio che seguì quella premessa fu solo accompagnato dallo scroscio dell'acqua sottostante.
“Lo so”. Sasori interruppe lapidario gli incerti sali e scendi dell'altro.
Deidara non riuscì a nascondere un'espressione tramortita. Sapeva?
“Ma...”
Non gli diede il tempo di ribattere. Gli circondò le spalle, indicandogli un cuore bianco incastrato nella biforcazione di un ramo.
“Guarda che buffo. Pensi che sia un segno?”
Deidara, in tutta risposta, deformò il suo bel viso in una smorfia.
“Roba da ragazzine infatuate...”
Era ora di lasciarsi alle spalle il peso del passato, avrebbe trovato un rigattiere cui smerciare quella cassaforte.
Lotte nel frattempo, stufa dell'indifferenza dei suoi accompagnatori, si era sganciata dalla sicura del guinzaglio.
Deidara, non appena se ne accorse, si lasciò sfuggire un'imprecazione.
Sasori scrollò le spalle, guardandolo correre pesantemente tra la neve alta dietro una guizzante macchia di pelo.
Pareva un titano, un titano in piedi contro la stoltezza della società.
L'indomani avrebbe cominciato a chiamarlo al femminile.







 

3° Classificata e vincitrice del Premio Stile al Flash Contest - La Neve indetto da DarkRose86

1  2


Correttezza grammaticale: 9/10
Stile: 10/10
Originalità: 9/10
Trattazione dei personaggi: 9/10
Utilizzo dell'argomento e dell'immagine: 8,5/10
Gradimento personale: 4,5/5
Totale: 50/55


Giudizio:
lo sai che mi ha messa in difficoltà? L'argomento che hai scelto mi sta particolarmente a cuore, e come un'altra partecipante ti sei cimentata in un'impresa difficile, ossia trattare un problema di cui io, sinceramente, non saprei parlare come ci sei riuscita tu. Al di là dell'utilizzo dell'argomento che ha dato vita al contest – ovviamente, la neve – , che rispetto ad altre storie in gara emerge molto di meno, potrai notare dai voti che ho apprezzato molto la tua fanfiction. Che scrivi bene lo sapevo, ma qui mi hai davvero sorpresa, tanto che non ho potuto far altro che darti il massimo allo stile. Cosa che, sappilo, faccio di rado, perché – beh, probabilmente è un mio difetto – in questo senso sono parecchio esigente. Credo che i termini scelti determinino la poeticità del testo, e nel tuo caso devo farti i miei più sinceri complimenti perché sono rimasta letteralmente estasiata dal tuo modo di scrivere. Mi sento in dovere di citare una delle parti che più ho apprezzato:
" Dopodiché li avrebbero riempiti di cotone, lasciando due gobbe al centro. Quei buffi e storpiati cammelli bianchi, infilzati nei vasi lungo il vialetto d'entrata, sarebbero state delle deliziose decorazioni invernali. E qualcuno forse li avrebbe scambiati per cuori cotonati, immersi nel grigiore della neve."
Questa similitudine è qualcosa di splendido, davvero, non so in che altro modo definirla, mi hai spiazzata. Devi esserne fiera.
Passiamo al resto. Grammaticalmente parlando non ci sono grosse imperfezioni. Ti segnalo solo due cose: " Gli incontri canini era proliferi " immagino intendessi " erano ". Poi, " si rifugiò dentro il spaziosoarmadio ", in questo caso, ovviamente, è " lo ". Poi hai ripetuto due volte " Il cipiglio scuro della maestra aveva sentenziato " in poco tempo, e per un discorso puramente estetico ed armonico del testo penso che dovresti in qualche modo cambiarlo. Per il resto tutto ok.
Anche sull'originalità non ti sei smentita: come dicevo ad inizio recensione hai trattato un argomento complesso, delicato, raramente presente nelle fanfictions proprio perché si rischia di scadere nel banale, o magari in qualche modo di "denigrare" tale tematica. Ma non è il tuo caso, perché ne hai parlato con eleganza e mi hai regalato una lettura piacevole e non pesante, e particolarmente originale; io, a volte, ho descritto Deidara come un cross-dresser, ma mai mi sono azzardata a parlare di transessualità, perché non mi ritengo in grado. Tu lo hai fatto e l'hai fatto bene. Sei bravissima, e quanto scrivi sa emozionare e anche far sorridere, nonostante la crudezza di alcune scene descritte. Mi sono commossa a leggere del piccolo Deidara che racconta ai compagni di essere una bambina, la sua condizione è quella di molte persone e anche se non posso comprenderla appieno mi rendo conto di quant'è dolorosa, specie quando gli altri non ti capiscano, per pregiudizio e mentalità ristretta.
Ho amato il finale, così semplice e a suo modo romantico, e l'ultima frase mi ha letteralmente fatta sciogliere. Non so, sinceramente non ci vedo troppo Sasori a parlare così – per questo non ti ho dato il massimo alla trattazione dei personaggi –, ma non si tratta di OOC quanto di una diversa interpretazione del personaggio, che personalmente non mi fa impazzire, ma è tua, ed ognuno vede i propri personaggi preferiti in maniera diversa. L'importante, chiaramente, è non stravolgerli. Dicevo, comunque, che ho adorato l'epilogo della storia, e anche la presenza di Lotte – che tenera! <3 – ha dato un tocco in più a questo piccolo capolavoro.
Una curiosità ( ovviamente sei libera di rispondere o no, non voglio farmi gli affari tuoi ): ho letto molte tue storie ( sì, so che non ho mai recensito, ma stai pur certa che prima o poi lo farò, perché amo ciò che scrivi e non appena troverò un po' di tempo materiale, fra trasloco e lavoro, ti farò sapere cosa penso degli altri tuoi lavori ), quelle su Sasori e Deidara, perché come ben sai sono un'amante della coppia. Mi chiedevo: come mai, nella maggior parte delle tue storie, sono presenti argomenti forti e complessi come droga, alcool, e problematiche similari? Con questo non voglio dire che non devi più scrivere su questi temi, anzi, era una mia curiosità – un po' come io che scrivo molto spesso sulla morte –. Come dicevo, puoi anche non rispondere, tranquilla!
Tornando alla storia, mi ha colpita soprattutto la frase: "Pareva un titano, un titano in piedi contro la stoltezza della società. "
In queste parole è racchiusa tutta la rabbia che Deidara prova nei confronti di chi mostra disprezzo per le persone come lui, di chi ha paura del "diverso", e la forza del protagonista che lo spinge ad ergersi fiero di fronte ad una società che non lo accetta, tuttavia lui/lei è pronto ad affrontarla perché sa quello che vuole.
La tua storia insegna a riflettere, è cruda al punto giusto e racchiude in sé un barlume di speranza. Deidara ha avuto la forza di reagire, ed ha trovato qualcuno disposto a stare al suo fianco, e ciò dimostra che il "diverso" non è il vero problema; il problema è chi non riesce ad accettare la diversità, e per questo la condanna e la lascia in disparte. Ciononostante Deidara ha trovato la cosiddetta luce alla fine del tunnel, ed è giusto così. Perché lo merita. E, ovviamente, speriamo che sia così per tutte le persone che al giorno d'oggi devono combattere contro l'ipocrisia e il pregiudizio della gente.
Perdona la recensione incasinata, ma la tua fic ha scatenato una miriade di emozioni.
Bravissima!









Note dell'autrice:

Ci terrei a ringraziare in particolar modo DarkRose86, per il ricco, esauriente e preciso giudizio che ha dedicato a questa storia. E naturalmente per aver indetto il contest che le ha dato vita. Non posso che ritenermi soddisfatta di un simile risultato, per una storia scritta così di getto e così controvoglia, poi. Anche se devo ammettere che, letta a distanza di tempo, non è malvagia.
Dunque, è la prima volta che parlo di questo delicato argomento della disforia di genere, o meglio conosciuta come transessualità. Recentemente mi sono informata, e ho voluto provare a scrivere anche di questo.
L'imprinting della coppia in questo verso non mi fa impazzire, perché l'orientamento di Deidara in fin dei conti è eterosessuale, ma non importa. La coppia gioca in assoluto un ruolo di secondo piano; in questa breve one-shot, come si sarà capito, ho voluto piuttosto concentrarmi su Deidara e sulla sua introspezione. Spero solo di non aver scritto troppe banalità.
Mi scuso ancora una volta per la crudezza di certi momenti, il mio scopo non è disgustarvi, soltanto parlare di un'altra tematica importante e delicata, un mix di attacchi alla psicologia di Deidara: la profonda violenza psicologica su un bambino, e la transfobia, legata indissolubilmente al tema principale.
In conclusione, la storia è ambientata in un luogo reale, sul corso del torrente Tiepido, un fiumiciattolo che passa per il mio paese natale, Montale Rangone (in provincia di Modena). Ora non vorrei angustiarvi con leggende locali, ma si dice che il suo nome derivi dal fatto che durante la guerra il torrente fu talmente colmo del sangue dei caduti che le sue acque diventarono tiepide.
Da lì il nome.
Non c'è nessun collegamento con la storia in questione, ma ve l'ho raccontato a mo' di favoletta della buonanotte (sono le 22:47 e dovrei essere a letto), per dispensarvi una semplice curiosità, e per non dimenticare questi sprazzi di memoria popolare.

Spero di tornare presto con un'altra storia, per ora vado a ritirarmi nel mio piumino, che non sarà mai comodo come i letti viennesi.
Maledette gite di quinta, come mai durano così poco?

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Silvar tales