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Autore: _sliceoftime    19/03/2012    1 recensioni
"Nessuno, nessuno di loro potrà mai capire quanto vali per davvero. Prometto che non ti farò mai soffrire, non sono più quel ragazzino che amava solo la sua immagine riflessa nello specchio, sono un uomo, tu mi hai reso un uomo, l’amore mi ha reso un uomo e tu sei l’amore, perché tu mi hai cambiato."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E ora penso che il tempo che ho passato con te,
ha cambiato per sempre ogni parte di me.

 
 
Ruth camminava su e giù di fronte alla fermata dell’autobus e controllava morbosamente l’orologio sul polso, lasciando trasparire un certo nervosismo. Pensierosa, fissava la punta consumata dei suoi stivaletti preferiti, mentre la sua mente vagava già nei prati che attorniavano Bestfield e la immaginava insieme a lui. Le mancava, le mancava tanto e non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Il rumore dei freni dell’autobus la riportò alla realtà, mentre le ruote del mezzo slittavano in una pozzanghera schizzandola sulle gambe. “Ci mancava questa…” borbottò Ruth. Non era stata una delle giornate migliori quella: la sveglia non era suonata e la ragazza era arrivata sul posto di lavoro con mezz’ora di ritardo, poi era andata in stazione per prendere il primo treno del pomeriggio, ma ogni treno diretto a Bestfield era stato soppresso, quindi era stata costretta a puntare sull’autobus, che era, naturalmente, in ritardo e ora anche la pozzanghera. In fondo, però, non le importava. Quella giornata sarebbe migliorata di lì a poco, non appena l’avesse rivisto.
Salì i gradini del bus svelta, trascinandosi dietro il suo borsone, mentre cercava con lo sguardo un posto libero. Ne trovò uno verso il fondo del corridoio e si sedette. Si lasciò sprofondare nel sedile di feltro e lasciò cadere il borsone nel posto di fianco, anch’esso libero. Ritornò a vagare nel verde della sua destinazione, fino a che, dopo mezz’oretta si addormentò.  Riaprì gli occhi leggermente frastornata e notò con meraviglioso stupore che il bus stava già attraversando Dublino. Sorrise impaziente di scendere. Passò qualche fermata e nemmeno se ne accorse: qualcuno scendeva, qualcuno saliva; poi una voce calda e sicura interruppe i suoi pensieri.
“Mi dispiace disturbarti, ma non c’è nessun altro posto libero e…” le disse un ragazzo biondiccio e piuttosto alto indicando il sedile a fianco al suo, occupato dal borsone. Ruth alzò lo sguardo e rimase esterrefatta quando si trovò di fronte Mason.
“Ruth?” chiese il ragazzo sbarrando gli occhi. “Ciao Mason!” esclamò la ragazza, sorpresa tanto quanto lui di vederlo. Ruth si apprestò subito a spostare il borsone e sorrise al biondo che si sedette di fianco a lei.
“Direzione Waterford?” le chiese osservandola come si osserva solo un capolavoro e sorridendo senza motivo. “No, Bestfield.” Mason sembrò deluso dalla risposta. Iniziarono a chiacchierare del più e del meno e a raccontarsi come erano cambiate negli ultimi cinque anni le loro vite. Scoprirono presto che non erano più gli stessi diciassettenni un po’ ingenui e spensierati, ma erano diventati entrambi due adulti, due adulti che non si vedevano da tanto, da cinque anni, e che ridevano di nuovo, insieme, di ogni cosa, come se non si fossero mai persi… Avevano parlato di tutto, tutto tranne una cosa: la loro vita sentimentale. E fu allora che apparve nella testa di Mason quella domanda, come fosse una foglia portata dal vento. Si imbarazzava un po’ a chiederglielo. O forse quella sensazione fastidiosa nello stomaco e nella gola non era imbarazzo. La osservò ridere incurante di tutto ciò che la circondava un’altra volta. E accadde ancora, Mason si perse  nella sua risata argentina, come ci si perde a fissare i fiocchi di neve che scendono lenti e silenziosi. Un brivido gli passò lungo la schiena improvvisamente. Non poteva più aspettare, doveva cogliere l’attimo. La sua mente fece riaffiorare il ricordo di quelle trecentoquarantadue lettere scritte e mai spedite, trecentoquarantadue lettere solo per lei. E ora ce l’aveva di fronte, quasi il destino volesse dargli l’opportunità di dire ciò che non aveva detto l’ultima volta e che si era tenuto dentro in tutto il tempo a seguire. Ruth si accorse che Mason si era fatto pensieroso, inclinò leggermente la testa e gli chiese “Qualcosa non va?”, Mason fece un respiro piuttosto profondo, spostò lo sguardo dagli occhi verdi di Ruth alla sua mano poggiata sopra al ginocchio e la strinse tra le sue. “Ruth, io…” fece un altro respiro e vide lo sguardo della ragazza farsi attento e turbato. “Ruth, non sono mai stato bravo a spiegare le mie sensazioni, lo sai, però c’è qualcosa che tengo dentro da talmente tanto tempo che se non dovessi dirtelo, adesso, penso scoppierei.” La ragazza annuì.  “Sai, penso che qualcuno lassù abbia ascoltato le mie preghiere, perché rincontrarti qui, oggi, non può essere stato frutto del caso. Ricordi quel giorno in cui siamo usciti a raccogliere le conchiglie sulla spiaggia, per poi perderci nei nostri discorsi, seduti in riva al mare, e tornare a casa a mani vuote, ma con il cuore pieno? E quando, camminando, siamo arrivati talmente lontano da non vedere più la costa, ma non sentivamo la stanchezza, perché eravamo insieme e ci sorreggevamo a vicenda? Ti ricordi, Ruth? Ecco, mi sono sentito ancora così in tutti questi anni.” Ruth fissava Mason confusa e il ragazzo abbassò lo sguardo prima di continuare. “Mi hai sorretto per tutto questo tempo… Io non ti ho mai detto tutto, Ruth. Eravamo giovani e senza alcuna preoccupazione e ti davo per scontato, perché sapevo di averti, sapevo che tu amavi me e non sentivo il bisogno di dirti che, per la prima volta, stavo amando davvero anch’io.” Il ragazzo le strinse più forte la mano e rialzò lo sguardo. “All’inizio, quando te ne sei andata intendo, pensavo che avrei avuto un bel ricordo di noi, solo questo, ma dopo un giorno intero passato senza la consapevolezza che ti avrei rivista ho iniziato a sentire davvero la tua mancanza, fino a che, dopo tre, è iniziato il tormento. Mi chiedevo se fosse quel mio lato egoista che non esterna le cose il motivo per il quale te ne eri andata, e con il passare dei giorni mi sono convinto che fosse proprio così. E’ stato allora che ho iniziato a scriverti, a scriverti ciò che avrei voluto farti sapere. Ho scritto trecentoquarantadue lettere, delle quali non ne ho mai inviata nessuna e sai perché? Perché di te avevo perso ogni traccia. Cominciai a pensare che tutti quei bei ricordi fossero frutto della mia fervida immaginazione… Soffrivo, soffrivo perché non sapevo se eri felice, non sapevo se pensavi ancora a me, non avevo modo di farti sapere tutto ciò che provavo per te, tutto l’amore e la profonda gratitudine. Ruth, ma lo sai quanto mi hai insegnato? Hai preso un ragazzino, sciocco e totalmente incapace di amare e l’hai trasformato in un uomo, maturo e incapace di ignorare quel sentimento che chiamiamo ‘amore’. Mi hai cambiato, mi hai reso migliore e mi hai mostrato come fare per vedere il lato migliore di ogni cosa… E cosa mi restava? Che senso aveva guardare le nuvole per ore se non c’eri tu a mostrarmi le loro mille forme curiose? Avevo paura, paura di dimenticare quelle sensazioni e di restare vuoto, invece mi sono reso conto che, nonostante i giorni, i mesi, le stagioni e gli anni passassero, il mio amore per te restava incondizionato e nessuno dei nostri ricordi, nessun istante, nessuna parola che tu mi abbia detto si è mai affievolito nella mia memoria. Ruth, io ti amo e forse sì, ci saranno tanti uomini là fuori, che potrebbero offrirti più di quanto possa offrirti io, ma pensi che anche solo uno di loro saprebbe vivere del tuo ricordo per cinque anni e saprebbe amarti come ti amo io? Io penso di no… Nessuno, nessuno di loro potrà mai capire quanto vali per davvero. Prometto che non ti farò mai soffrire, non sono più quel ragazzino che amava solo la sua immagine riflessa nello specchio, sono un uomo, tu mi hai reso un uomo, l’amore mi ha reso un uomo e tu sei l’amore, perché tu mi hai cambiato.” L’autobus si fermò e gli sportelli si aprirono; Ruth guardò Mason e gli disse “E’ la mia fermata… Devo andare, Kurt mi aspetta.”, Mason la trattenne ancora un minuto tenendole la mano “Ruth… Non scendere da questo pullman, non andare via, non lasciarmi. Non so chi sia questo Kurt, ma resta con me e non ti darò mai modo di desiderare nessun altro. Ruth, io ti amo.” “Scusami Mason.” Disse la ragazza mentre scendeva dal pullman. Aveva fatto la sua scelta, giusta – pensava. Sentì gli sportelli chiudersi alle sue spalle, ma non si voltò. Chiuse gli occhi e immaginò un’ultima volta il volto di Mason. Sentì una fitta al cuore e gli occhi le si riempirono di lacrime, nulla in confronto a ciò che provava lui in quello stesso momento.





Angolo dell’autrice:
Salve a tutti :) ho il piacere di presentarmi: mi chiamo Marta, faccio il liceo classico(ssì, sono sadica e masochista) e questa è la mia prima OS, quindi vi prego di essere clementi. Spero tanto di non avervi annoiato a morte e vi dico che le recensioni sono davvero ben accette, positive o negative che siano!
Spero di pubblicare altro al più presto e intanto vi auguro una buona giornata (o serata),
Baci, 

_sliceoftime 
  
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