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Autore: Il circolo di Aro    19/03/2012    5 recensioni
E le troveremo già sulla porta e poi
con il tacco alto e la gonna corta e noi
con il groppo in gola e il cuore che batte
le faremo ballare per tutta la notte
[rating arancione per presenza di linguaggio volgare]
Genere: Comico, Demenziale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Afton, Alec, Demetri, Felix, Santiago
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Rotta per casa di Dio




E le troveremo già sulla porta e poi
con il tacco alto e la gonna corta e noi
con il groppo in gola e il cuore che batte
le faremo ballare per tutta la notte




Scaricarono le valigie nella hall dell'enorme albergo. Quattro solerti facchini misero i bagagli su carrellini dorati e si diressero verso gli ascensori. Aro era in reception e aveva gettato sul bancone la sua carta di credito Diamond come si butta nel cestino una carta di caramella.
- Signor Volta, se volete seguirmi vi accompagno alle suites.
- Un attimo, solo, Charles. Ragazzi!
Tutte le guardie si assieparono attorno al capo.
- Stasera serata libera. Rimettetevi in forze che domani andiamo in un posto molto meno scintillante. E' l'antivigilia di Capodanno e la Grande Mela è a vostra disposizione.
Aro passò a tutti le chiavi magnetiche. Finì con Demetri, a cui ne mise in mano tre.
- Dalle anche agli altri due, appena arrivano. Vedi che non combinino guai.
Demetri sbuffò. Afton era già entrato in ascensore con Chelsea, Alec li aveva seguiti assieme alla sorella: il dodicenne non aveva alcun bisogno di baby-sitter, erano i due molossi a combinare più casini di un vampiro neonato al ballo del liceo.
Primo problema: dov'erano finiti? "A parcheggiare le macchine." secondo quello che aveva detto Santiago venti minuti prima. Demetri percepì la loro presenza poco oltre l'entrata dell'albergo. Uscì e si diresse verso il portiere.
- Ha visto per caso due uomini alti e piuttosto piazzati, uno biondo e l'altro moro? Guidavano una Maserati bianca…
- No, signore, non…
In quel momento sentì delle risate femminili provenire da poco più avanti sulla strada: Santiago era appoggiato sul cofano dell'auto, Felix invece era al posto di guida. Attorno, quattro biondone modello Barbie-la-dà-via-stasera che valutavano il contenuto di ciò che avevano davanti: macchina, portafogli e pantaloni.
- Voi dovete assolutamente venire alla nostra festicciola, stasera. Sapete, un o di quei party dove le donne sono sempre troppe e i cavalieri troppo pochi.
Una delle quattro stava strusciando il pregevole sedere inguainato in un paio di pantaloni di pelle nera sulle gambe di Santiago.
- Musica a palla, ballo sfrenato fino all'alba, alcol… Tanto alcol. - lo disse con la bocca che sfiorava il collo dell'amico - E io divento pazzerella quando c'è alcol in giro. -
- Se la metti così, querida, questo potrebbe essere un ottimo modo per inaugurare il nostro soggiorno a New York. Fel?
- E chi sono io per tenere la bestia in garage? -
Felix accarezzò il volante della Maserati, ma con la mano libera tastò la qualità della biondona numero due.
Demetri decise di intervenire prima che il dialogo diventasse un senso unico. Le quattro lo videro arrivare e sorrisero.
- C’è un raduno di modelli in città e nessuno ci aveva avvertite? Ciao, bel moro, qui si parlava di una festa…
Una si accomodò la giacca in modo che nessuno potesse pensare che non fosse dotata di gambe. Santiago e Felix lo guardarono con due espressioni che potevano significare " Non sprecare la gnocca" ma anche "E se la sprechi saluta il tuo culo". Massì, poteva fare il baby-sitter fino in fondo.
- Sarà un piacere.
La barbie gli sorrise come lo stregatto e tirò fuori un rossetto dalla borsetta, con cui scrisse un indirizzo sulla sua cravatta.
- Alle nove e mezza. Saremo fuori ad aspettarvi. Ciaooo…
E, strascicando l'ultima vocale, si riunirono in branco e scomparvero lungo la via.
- Cazzo! Quelle lì hanno la strada asfaltata da un pezzo, ma come è vero il cielo stasera le rifacciamo da capo. Sei un amico, Demetri.
- Però loro sono quattro, ci vuole qualcuno almeno di compagnia per la quarta.
- E perché mai? Se voi non ce la fate io due me le sbatto anche in un giro. Basta che una lavori bene di bocca. Ma quei canotti erano una specie di garanzia, no?
Entrarono di nuovo nella hall e poi nell'ascensore fino alle loro stanze. Afton si stava chiudendo la porta alle spalle.
- Afton! Ti va una festa stasera?
- Fel, è fidanzato.
- I miei coglioni. Gli ho chiesto di venire a una festa, non di farsi una in centro alla sala.
Afton li guardò con la solita espressione e fece spallucce.
- Qui sarei da solo, Chelsea esce con le ragazze e vanno in centro. Suppongo di dover arrivare in forze alla missione, quindi devo andare da qualche parte a nutrirmi. Una festa implica la presenza di molti giovani che ricercano la soddisfazione sulla sottile linea tra eros e thanatos. Suppongo che se voi fornite l'eros, io possa essere thanatos.
- Puoi anche essere Babbo Natale, l'importante è che alle otto e mezza siamo tutti e quattro al bar, altrimenti vi faccio il culo.
- Anche ad Afton?
- Sì, dai, che cazzo, per quanti decenni devo sentire ancora di quella merda?
Felix si sbatté la porta della stanza alle spalle. Santiago si chiuse a sua volta nella propria ripetendo a mezza voce l'ora dell'appuntamento, Afton scese le scale.
Demetri aveva appena passato la scheda magnetica nella fessura, che dalla porta accanto sbucò Alec.
- C'è una festa, stasera?
- Ah, uhm, nulla di che.
Alec sorrise sarcastico.
- Certo, per quello urlavate come indemoniati, prima. E vi ho visto dalla finestra con le bionde. Non che io stia a guardare bionde alla finestra, solo Jane stava aprendo le tapparelle e si è messa a dire qualcosa a proposito di deficienti che ti guardano solo se arrivi dietro un paio di bocce.
Demetri aveva capito dove voleva arrivare Alec, così cercò di precedere la tempesta.
- Alec, sarà una discoteca. Sai che in America sono molto severi sull'età di chi entra nei posti che vendono alcolici.
- Come se fosse difficile prendere una carta di identità rubata.
- Sì, ma i connotati falsi non li hanno ancora inventati, anche se Aro sta cercando disperatamente un potere del genere.
- Addormento il buttafuori, entro e non ci saranno problemi.
Felix si affacciò dalla sua stanza.
- Il problema è che le topone che ci hanno invitato si chiederanno perché ci siamo portati dietro il fratellino. I bambini e i cani ti aiutano a rimorchiare solo se sei al parco.
Grazie per il tatto da elefante, Fel… Alec, mentre la porta si richiudeva dietro Felix, acquistò per un attimo lo sguardo che aveva Jane prima di farti stramazzare al suolo. Poi sbuffò, ma almeno gli occhi erano tornati quelli tranquilli di sempre.
- Beh, è vero, rovinerei la serata a me e a voi con la mia presenza. Credo che troverò un passatempo più adatto, magari giochiamo assieme a Jane ai gemellini dispersi a Central Park. Buona festa e…vedete di non perdervi, mi raccomando! New York non è Volterra.
Alec aveva pronunciato l’ultima frase con un sorrisetto rassegnato. Demetri si chiese per un attimo che senso avesse la raccomandazione, poi scosse le spalle e andò in camera a prepararsi.

- Cazzo, guarda che roba!
Felix sventolò sotto il naso di Demetri l’Iphone, in cui aveva trovato il locale dell’indirizzo: una bruna si dimenava attorno a un palo, due bionde si baciavano con abbondanza di lingua, un uomo innaffiava con una bottiglia di champagne la pista da ballo, dove delle ragazze sembravano non aspettare altro.
- Notevole.
- Ehi, Tiago, adesso non iniziare con le tue morene dei miei coglioni che…
Felix aveva parlato al vuoto. Al bancone era appoggiato solo Afton, che leggeva un articolo sui vini californiani.
- Dov’è Santiago?
L’orologio segnava le otto e quaranta.
- Lo sapevo…
Felix uscì dall’albergo seguito a ruota dagli altri due. Individuò la finestra dell’amico e ci si mise sotto con le mani a megafono.
- Tiago! Tiago!
Nella stanza c’era una luce accesa, ma la finestra rimase chiusa.
- TIAGO! E’ lì che si profuma le palle quello.
La luce nella stanza si spense e, pochi secondi dopo, Santiago uscì dalla porta.
- Era ora! Che cosa non era chiaro di otto e mezza? Sei morto in bagno?
- Non sapevo in che modo mettere i capelli, – si mise una ciocca ingellata dietro l’orecchio.
Demetri precedette la risposta di Felix.
- Ragazzi, fa lo stesso, saltiamo in macchina. Tanto non credo che le quattro signorine, per come si ponevano oggi nei vostri confronti, saranno indotte dal vostro ritardo a rinunciare a una piacevole serata con voi.
Felix e Santiago lo guardarono con le sopracciglia aggrottate. Demetri sospirò.
- Avete ragione, devo adattarmi allo spirito della serata. Oh, ragazzi, tranqui, questa è una botta sicura.
- Ma vaffanculo, babysitter.
La macchina li aspettava fuori dalla hall. Felix impostò il gps, lo schermino gli stimò mezz’ora di tragitto.

- Alec, dici che mi sta meglio il cappotto di lana blu o quello nero più corto?
Jane aspettò invano una risposta. Vide sullo specchio il riflesso di suo fratello, affacciato alla finestra. Gli corse accanto e sbirciò oltre il vetro una macchina bianca che si immetteva nel traffico.
- Che cos’hai da ridacchiare come uno scemo?
- Stanno volando alla festa…

Felix guardò lo schermo del gps: il segnale era assente da almeno un quarto d’ora, e la zona in cui si trovavano non aveva più grattacieli. Passarono una fila di casermoni grigi e un Mc Donald.
- No.
- Cosa no?
Santiago dal sedile posteriore si tirò in avanti per indicare lo schermo.
- Stiamo andando affanculo. Dovevamo girare prima.
- Che cazzo ha questo affare che non va proprio adesso? Dem, dove dobbiamo andare?
Demetri stava guidando con la stessa espressione seria da quando era passata la prima mezz’ora, ovvero un’ora prima. Aveva le nocche sbiancate da quanto le teneva strette sul volante, che rischiava di deformarsi. A un brusco cambio di marcia, stava per divellere la leva del cambio. Ogni volta che cercava di concentrarsi sulla scia di quelle quattro aveva la mente annebbiata. Annebbiata nel senso proprio di nebbia.
- Figlio di…
- Che c’è?
- Alec ha inibito il mio potere stasera. Non riesco a trovare le ragazze da nessuna parte.
- Merda! E anche sto coso non va.
- Hai portato una cartina?
- No.
- Sei una testa di cazzo.
- Scusami tanto, ma quando sei in macchina con un fottutissimo gps ambulante non pensi a portarti dietro una cartina. Parliamo di chi ha provocato Alec e ci ha ficcati in questo pozzo di mierda, Fel?
- Ok, siamo teste di cazzo.
- Shalalaaa…
Santiago, Felix e Demetri si girarono verso Afton, che si tolse un auricolare dall’orecchio.
- Beh, quando si arriva? Io ho fame.
- Infatti Dem, proviamoci lo stesso. Gira qui.
- Abbiamo già girato qui.
- No, non è lo stesso incrocio.
- Adesso sai all’improvviso dove dobbiamo andare?
- Mi ricordo l’insegna al neon.
Superarono l’incrocio. La strada proseguì verso zone sempre meno illuminate, finché finì a costeggiare fabbriche abbandonate.
- L’avevo detto che dovevamo girare là!
- Tiago, quella cazzo di strada l’avevamo già presa.
- Perché questa cazzo di strada invece ci ha portato proprio dove dovevamo andare!
- Hai una soluzione migliore, klootzak?
- No me, jodas, huevon!
- BASTA!
Demetri inchiodò in mezzo alla strada. Scese dall’auto sbattendo la portiera con tanta foga che la maniglia si incassò nella lamiera. Lanciò un rosario di bestemmie in russo e si allontanò verso una pila di gomme abbandonate.
Santiago scese a sua volta e si accese una sigaretta, appoggiandosi al cofano dell’auto. Felix lo raggiunse: si squadrarono, ma Santiago si limitò a pestare il primo mozzicone e accendersi la seconda sigaretta.
- Vaffanculo.
- Vaffanculo te.
Santiago aspirò una boccata e si mise a ridere, seguito da Felix.
- Belle guardie di merda, usciamo di dieci chilometri e ci perdiamo come stronzi. Peccato per le topone.
- Quelle a quest’ora si saranno già fatte metà degli invitati.
- E noi siamo qui a farci seghe per colpa di quel bambinetto del cazzo.
- Ragazzi, io continuo ad avere fame. - Afton si era tolto entrambi gli auricolari. – Almeno troviamo un posto dove mangiare qualcosa.
Sentirono un fracasso di lamiera e vetri rotti, poi Demetri spuntò dalla fabbrica abbandonata spolverandosi il cappotto. Prese il pacchetto di sigarette di mano a Santiago, ne accese una e la finì in un solo tiro. Schiacciò il mozzicone tra pollice e indice, aprì la portiera e si sedette di nuovo alla guida.
- Ultimo tentativo. Voi vi cucite la bocca.
Gli altri due risalirono in silenzio: l’ultima volta che Demetri aveva fatto una scena del genere, Aro si era detto “discretamente preoccupato” per l’incolumità delle altre guardie.
Tornarono verso la civiltà, passando di nuovo davanti al bar con i neon blu: la strada sbucò in un’arteria più grossa. A un certo punto, notarono tutti e quattro un cartello verde.
- Là c’è un cavalcavia.
- Diner sperduto nel deserto?
- Diner sperduto nel deserto.
Demetri imboccò l’autostrada a velocità folle. Percorsero una cinquantina di chilometri, fino a trovare il diner-motel Olympia, con insegna al neon intermittente.
Entrarono nella sala da pranzo, dove una cameriera in grembiulino li passò ai raggi X.
Si sedettero al tavolo più defilato. La cameriera arrivò subito con la brocca del caffè.
- Ciao ragazzoni, io sono Lizzie. Oggi vi possiamo offrire una zuppa di mais, pollo fritto o hamburger e delle belle birre ghiacciate. Andata?
- Cominciamo dalle birre.
Nella sala c’erano solo altri due tavoli occupati, uno da un vecchietto concentrato su una partita di baseball che arrivava gracchiante da un televisore sopra il bancone, l’altro da un commesso viaggiatore, chino sul suo giornale.
Assieme alle birre, arrivò anche lo scampanellio della porta d’ingresso: entrò una banda schiamazzante di ragazzotti già ubriachi, che occuparono i due tavoli vicini al loro. Due di loro si bisbigliarono qualcosa indicando verso Demetri, poi scoppiarono a ridere.
- Buoni, vogliono solo attaccare briga.
- Perché buoni?
Santiago si alzò e si diresse verso un Juke Box. Passò apposta accanto ai due tavoli, urtando la spalla dello spilungone che aveva riso poco prima.
- Ehi faccia di merda, mi rovini la giacca.
Santiago lo ignorò e si accese una sigaretta.
- Mi hai sentito, stronzo? Chied…aaaaaaagh! - Lo spilungone lo aveva afferrato per il bavero della giacca. Santiago gli spense in fronte la sigaretta e mise una monetina dentro il Juke-Box. Partirono le note di un reggaeton.
- Cazzo, Tiago, ti pare che ammazzi la gente con la Danza Kuduro in sottofondo? Che gusti di merda.
I compagni dello spilungone si erano alzati dai tavoli, la cameriera si era rintanata dietro il bancone, mentre commesso viaggiatore e vecchietto avevano pensato bene di defilarsi.
- Ma sì, chi la caga la festa?

Risalirono sulla macchina,dissetati, lasciandosi alle spalle il locale in fiamme e una telefonata ad Aro (“Tesorucci, come siete plateali…”).



Quattro deficienti a fare cazzate
 come non succedeva da un pacco di tempo









La tana di Otto
Salve, salve! Benvenuti in questo luogo di profonda riflessione e serietà.
Per meglio comprendere l'idea che ha generato la storia, è utile guardare il video ufficiale della canzone. Personalmente non so quale delle mise preferisco, anche se ho una preferenza per il maglione oversize con grechine.
Avevo questa canzone su cassettina, quando andavo alle elementari ascoltarla portava con sé il sottile piacere della trasgressione, perché c'erano un sacco di parolacce, proprio come nelle cose per i grandi! Poi, che fossi genuinamente convinta del fatto che i quattro volessero davvero "ballare" con le signorine, è un'altra storia.
La danza Kuduro immagino la conosciate tutti, Santiago assicura che ascolta anche cose di buon gusto, ma non gli crede nessuno.
Alec sghignazza.
Grazie a chi ha letto, offro giro di birra e Camogli!











   
 
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