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Autore: Aelin_    21/03/2012    1 recensioni
one-shot sulla fine della sesta stagione-inizio settima.
Volevo riportare quello che, secondo me, poteva avere pensato e provato Dean in alcuni momenti...
Lasciate una recensione se vi va, fa sempre piacere :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Settima stagione
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In quella casa, nel mezzo del nulla, Dean ascoltava Sam e Bobby farneticare congetture.
Un’ora prima circa, una frase di Castiel aveva confermato i loro dubbi.
Ma i suoi?
Semplicemente, non voleva crederci.
Era Castiel, cazzo, il suo fottuto angelo sulla spalla! Non poteva essere in combutta con quello stronzo di Crowley! Non poteva averli traditi! Soprattutto, non poteva avere tradito lui…
Dentro di sé, era diviso in due parti: una, la parte più razionale, quella più forte, gli diceva che gli altri avevano ragione, che Castiel, l’angelo che lo aveva tirato fuori dall’Inferno e che li aveva aiutati, parandogli il culo tante e tante volte, si era “ribellato” e voleva aprire il Purgatorio con l’aiuto del nuovo re dell’Ade; l’altra, una piccola e flebile speranza rannicchiata nel suo cuore, opponeva una fiera resistenza, dicendogli che stavano sbagliando tutto, che c’era sicuramente un motivo logico per il quale il sodato aveva bruciato le ossa sbagliate, bastava solo trovarlo.
-         Dean… - lo richiamò il fratello.
-         Eh? –
-         Chiama Cass. – disse Bobby, chiudendo la boccetta di olio sacro, con il quale aveva tracciato un cerchio invisibile sul pavimento davanti a loro.
-         Perché devo farlo io? – protestò il ragazzo.
-         Perché da ascolto solo a te. – gli rispose gelido Sam.
-         Ragazzo, so che è difficile, ma… - cominciò Bobby.
-         No, okay, lo faccio. –
 
Dean non vedeva l’ora di sentirsi dire dall’angelo che erano ammattiti, che lui non si era alleato proprio con nessuno, men che meno con Crowley. E lui sarebbe sbottato in un sonoro “Ve l’avevo detto!!!” e sarebbe corso a stritolare l’uomo in trench in un abbraccio. Lo avrebbe fatto, parola di Dean Winchester.
Allora perché avvertiva un nodo allo stomaco, come un presentimento, che sembrava dirgli che sarebbe andato tutto a puttane?
-         Cass, puoi venire qui, per favore? Riunione di condominio! – chiamò, con gli occhi chiusi.
Attese qualche secondo, ma, quando vide che erano solo loro tre in quella stanza, fece un sorriso tirato e si buttò di peso sulla poltrona.
-         Ha da fare! –
-         Dean. –
 
Castiel comparve esattamente al centro del cerchio, che Bobby incendiò subito. L’angelo, intrappolato in mezzo alle fiamme sacre, li guardò inquieto, e poi fermò il suo sguardo su Dean, come per chiedergli la giustificazione. Lo stomaco del ragazzo si contrasse, e il cacciatore scorse in quegli occhi un qualcosa che non riusciva a definire, un sentimento, forse.
-         Dean, cominci tu? – gli chiese Sam.
-         No, fate voi. – il ragazzo si passò una mano sulla bocca. – Non ce la faccio. –
 
Una ventina di minuti dopo, Dean fu costretto ad ammettere a se stesso che le prove contro Castiel erano schiaccianti. Fu così che, stanco, si alzò e, mettendosi davanti all’angelo, annegò in quelle iridi blu oltremare.
-         Cass, guardami negli occhi e dimmi che non mi hai tradito, ti prego, perché io non so più cosa pensare. – la sua voce fu poco più di un sussurro.
Quando vide l’altro distogliere lo sguardo, capì cos’era quel sentimento, o emozione, che aveva visto dentro i suoi occhi: senso di colpa. Lo shock lo fece indietreggiare. Fu come ricevere un pugno nello stomaco.
Uscì di corsa dalla stanza. Senza guardarsi indietro.
 
 
 
Dean credeva di avere toccato il fondo. Credeva che, dopo avere scoperto il tradimento di Castiel, avesse raggiunto quella linea invalicabile, sommerso dal dolore.
Ma quando, in quel magazzino, vide l’angelo ridotto in quel modo, con quelle schifezze che aveva dentro, capì che non era paragonabile a quello che avrebbe provato di lì a poco.
Perché guardandolo negli occhi, si rese conto che lui non ci sarebbe stato più. I Leviatani lo stavano lentamente uccidendo, e si sarebbe disintegrato non appena quegli esseri avrebbero lasciato il suo corpo.
-         Dean… Mi dispiace… -
Quella frase, sussurrata con rammarico e tono di scuse, gli fece comprendere che non lo aveva mai ritenuto responsabile. Come poteva esserlo?
Castiel era come un bambino, ai suoi occhi. Soldato, si, antico e potente, ok, ma pur sempre ingenuo e inesperto in fatto di emozioni, sentimenti, faccende e raggiri umani. Come avrebbe potuto il SUO angelo evitare di cadere nelle grinfie di Crowley?
Lo perdonò. Con un semplice sguardo gli fece capire che tutto era passato, tra loro, che non c’era niente da chiarire perché era tutto risolto.
Ennesima bugia.
 
Dean capì di avere ignorato quella parte di lui che gli diceva che sarebbe finita male, per Castiel, se non lo avesse aiutato. Gli diceva che non ci sarebbe stato per sempre, accanto a lui.
Lì, sulla riva di quel lago, con il trench logoro e fradicio tra le mani, la verità che aveva cercato di evitare si abbatté su di lui come un macigno.
Castiel era morto.
Il suo angelo non c’era più. Lui era di nuovo solo.
 
La voragine nel suo petto si riaprì, e il ragazzo si sentì di nuovo perso e smarrito. In una terra fatta di incubi e terrore, disperazione e dolore. 
   
 
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