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Autore: Achille88    23/03/2012    1 recensioni
Tokyo, dicembre 1985. A Takashi Kasuga, padre di Kyosuke, è stato affidato un incarico speciale: prendere parte, in qualità di fotografo ufficiale di un giornale sportivo, alla partita che vedrà opposte le squadre di Juventus e Argentinos Juniors per la conquista della Coppa Intercontinentale. Anche Kyosuke, le sue sorelle Manami e Kurumi, Madoka e Hikaru assisteranno all'incontro dagli spalti del National Stadium di Tokyo. Quali sorprese riserverà loro il match?
Dedico questa fanfic agli appassionati di calcio - principalmente ai tifosi della Juventus come il sottoscritto! - e ai numerosi fans dell'opera più celebre di Izumi Matsumoto. Buona lettura!
Genere: Sportivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Le due lettere

 

“Kyosuke! Svegliati, fratellone! Sbrigati, o farai tardi a scuola!”.

         Il suono così familiare di quelle parole – dapprima ovattato, poi sempre più nitido col trascorrere dei secondi – portarono via Kyosuke dal mondo dei sogni e lo ricondussero nel mondo reale. Sebbene avesse gli occhi ancora umidi a causa del brusco risveglio, si rese conto che, invece di trovarsi nel proprio letto, era seduto alla propria scrivania. “Ma che ore sono?” domandò a sua sorella Manami.

         “Te lo dico io che ore sono!” rispose la ragazza puntandogli contro il dito. “Mancano appena venti minuti al suono della campanella e se non ti sbrighi…”

         Prima ancora che Manami avesse avuto il tempo di finire la sua ramanzina, suo fratello era già corso in direzione del bagno a gran velocità. Dopo essersi lavato e vestito, Kyosuke ritornò nella sua stanza e si apprestava a usare i suoi poteri ESP – ricevuti in eredità dalla madre – per raggiungere la scuola il più presto possibile, quando Manami gli consegnò due lettere. “Non stai dimenticando qualcosa, fratellone?”

         A quel punto Kyosuke si ricordò di quanto accaduto la sera prima. A causa della sua indecisione, nonché della sua timidezza cronica, era rimasto seduto alla propria scrivania fino a notte fonda per trovare il modo migliore per far avere a Madoka e a Hikaru i biglietti per la partita di domenica, e al termine di una lunga serie di congetture, era giunto a quella che gli parve la soluzione migliore: avrebbe consegnato loro i biglietti chiusi all’interno di due lettere, che avrebbe in seguito imbucato nelle cassette di una delle scarpiere in cui le ragazze – come tutti gli altri studenti prima e dopo le lezioni – ripongono le proprie scarpe ogni mattina, per poi indossare quelle adibite all’utilizzo entro i perimetri dell’edificio scolastico. In allegato, nelle due lettere vi erano anche degli inviti sui quali Kyosuke aveva scritto di ritrovarsi sul terrazzo della scuola durante la pausa per il pranzo.

         “Grazie mille, sorellina. Mi hai salvato!” esclamò il ragazzo quando ebbe afferrato le lettere. Subito dopo, adoperò il teletrasporto e si smaterializzò.

         “È sempre il solito!” bofonchiò Manami.

 

***

 

Una volta materializzatosi nel cortile della scuola, Kyosuke notò con sua grande fortuna che nessun altro studente si trovava nelle vicinanze, e che quindi nessuno lo aveva visto; tuttavia non ebbe neppure il tempo di rallegrarsi di ciò, poiché la campanella della scuola aveva appena iniziato a suonare e che in lontananza si potevano udire le voci concitate dei tanti ragazzi che si apprestavano a iniziare una nuova giornata scolastica.

“Devo sbrigarmi!” mormorò mentre si avviava a passo veloce verso l’ingresso. Una volta varcato, si diresse verso una delle scarpiere, ma non appena giunse dinanzi a una cassetta sulla cui targhetta erano incisi gli ideogrammi che componevano il nome e il cognome della sua compagna Madoka Ayukawa, il suo cuore prese a martellargli violentemente nel petto, come se si trovasse di fronte alla ragazza stessa. “Oh, andiamo!” sussurrò a denti stretti il ragazzo fra sé e sé con una nota di disappunto. “Devo solo consegnarle una semplice lettera!”

Una volta aver inspirato profondamente per infondersi un minimo di coraggio, Kyosuke infilò con un gesto rapido una delle lettere nella fessura, e infine ripeté la medesima operazione dinanzi alla cassetta della kohai[1] Hikaru Hiyama.

“E questa è fatta!” sospirò finalmente Kyosuke, il quale poté finalmente sciogliere la tensione accumulata. Pochi istanti dopo, il suo amico Seiji Komatsu lo trascinò con sé per chiedergli notizie sulle sue sorelle, com’era solito fare ogni mattina.

 

***

 

Mentre osservava dalla terrazza della scuola i densi nuvoloni neri che stavano inesorabilmente ricoprendo il cielo di quella fredda giornata di fine autunno, Kyosuke si domandò per l’ennesima volta se il suo piano sarebbe andato in porto. Immerso com’era nei suoi pensieri, non si accorse che un’esile figura femminile si stava lentamente avvicinando alle sue spalle. Un istante dopo, gli occhi di Kyosuke furono avvolti nel buio, e una limpida voce di fanciulla esclamò: “Indovina chi è!”

Passato il momento di sorpresa, il ragazzo riconobbe la voce di Hikaru e non appena si fu girato, la ragazza gli cinse le braccia al collo in un abbraccio affettuoso. “Grazie per il tuo invito, tesoruccio!” esclamò con gioia.

Di fronte a quella dimostrazione d’affetto, Kyosuke cadde nel più completo imbarazzo: la sua faccia era diventata rossa come un pomodoro maturo e, mentre Hikaru lo guardava con i caratteristici occhi dolci delle ragazze innamorate, non sapeva quali parole adoperare per spiegarle la situazione. A peggiorare ulteriormente le cose ci pensò Madoka, che arrivò proprio in quel preciso istante. “Gradirei una spiegazione, Kasuga” disse la ragazza dai lunghi capelli corvini con voce tagliente, mentre si dirigeva verso Kyosuke e Hikaru.

Non appena la vide, il povero ragazzo si sentì come se si trovasse nella scena di un film poliziesco, nei panni del detenuto costretto a sorbirsi un estenuante interrogatorio da parte del poliziotto buono – Hikaru – e di quello cattivo – Madoka – in una buia e angusta sala, con la luce accecante di una lampada puntata contro il volto.

Dopo aver farfugliato poche, titubanti parole d’esordio, Kyosuke riuscì tra innumerevoli sforzi ad articolare il discorso che si era preparato mentalmente e spiegò la situazione alle due ragazze fin nei minimi dettagli. Alla fine, Hikaru sembrò essersi convinta, mentre Madoka non sembrava dello stesso parere. “Non è che per caso ci hai invitate solo per continuare a fare il doppio gioco con noi?” domandò infine a bruciapelo.

Per fortuna di Kyosuke, Hikaru esclamò: “Non capisco perché gli fai tutte queste domande, Madoka. Quando eravamo bambine, avresti dato qualunque cosa pur di assistere a una partita di calcio!”

A quella rivelazione, Kyosuke non seppe cosa pensare. Sebbene avesse da tempo scoperto che Madoka era una ragazza molto diversa dalle sue coetanee, non avrebbe mai immaginato che provasse il benché minimo interesse per uno sport che in Giappone non era popolare quanto il baseball, e che peraltro era considerato ‘disdicevole” per le ragazze. “D-dici davvero?” domandò infine a Hikaru.

“Certo, tesoruccio! Non faceva altro che passare i pomeriggi al parco con il pallone attaccato ai piedi!”

“Hai ragione, Hikaru. A pensarci bene, Kasuga ci ha fatto proprio un bel regalo” affermò Madoka, mentre Kyosuke la guardava con occhi spalancati e con la consapevolezza che quel particolare contribuiva a rendere la sua compagna di classe ancor più misteriosa… e affascinante!

In quell’istante la campanella annunciò l’inizio delle lezioni pomeridiane, e mentre le due ragazze si allontanarono in direzione delle scale, Kyosuke non poté far a meno di immergersi nei suoi pensieri, mentre in cuor suo attendeva con trepidazione il giorno della partita.




[1] Termine giapponese che indica un/a compagno/a più giovane in ambito scolastico. È l’opposto del termine senpai.

  
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