Capitolo
II
Le
due lettere
“Kyosuke!
Svegliati,
fratellone! Sbrigati, o farai tardi a scuola!”.
Il suono
così familiare di quelle parole – dapprima
ovattato, poi sempre più nitido col
trascorrere dei secondi – portarono via Kyosuke dal mondo dei
sogni e lo
ricondussero nel mondo reale. Sebbene avesse gli occhi ancora umidi a
causa del
brusco risveglio, si rese conto che, invece di trovarsi nel proprio
letto, era
seduto alla propria scrivania. “Ma che ore sono?”
domandò a sua sorella Manami.
“Te lo
dico io che ore sono!” rispose la ragazza puntandogli contro
il dito. “Mancano
appena venti minuti al suono della campanella e se non ti
sbrighi…”
Prima
ancora che Manami avesse avuto il tempo di finire la sua ramanzina, suo
fratello era già corso in direzione del bagno a gran
velocità. Dopo essersi
lavato e vestito, Kyosuke ritornò nella sua stanza e si
apprestava a usare i
suoi poteri ESP – ricevuti in eredità dalla madre
– per raggiungere la scuola
il più presto possibile, quando Manami gli
consegnò due lettere. “Non stai
dimenticando qualcosa, fratellone?”
A quel
punto Kyosuke si ricordò di quanto accaduto la sera prima. A
causa della sua indecisione,
nonché della sua timidezza cronica, era rimasto seduto alla
propria scrivania
fino a notte fonda per trovare il modo migliore per far avere a Madoka
e a
Hikaru i biglietti per la partita di domenica, e al termine di una
lunga serie
di congetture, era giunto a quella che gli parve la soluzione migliore:
avrebbe
consegnato loro i biglietti chiusi all’interno di due
lettere, che avrebbe in
seguito imbucato nelle cassette di una delle scarpiere in cui le
ragazze – come
tutti gli altri studenti prima e dopo le lezioni – ripongono
le proprie scarpe
ogni mattina, per poi indossare quelle adibite all’utilizzo
entro i perimetri
dell’edificio scolastico. In allegato, nelle due lettere vi
erano anche degli
inviti sui quali Kyosuke aveva scritto di ritrovarsi sul terrazzo della
scuola durante
la pausa per il pranzo.
“Grazie
mille, sorellina. Mi hai salvato!” esclamò il
ragazzo quando ebbe afferrato le
lettere. Subito dopo, adoperò il teletrasporto e si
smaterializzò.
“È
sempre il solito!” bofonchiò Manami.
***
Una
volta
materializzatosi nel cortile della scuola, Kyosuke notò con
sua grande fortuna
che nessun altro studente si trovava nelle vicinanze, e che quindi
nessuno lo
aveva visto; tuttavia non ebbe neppure il tempo di rallegrarsi di
ciò, poiché
la campanella della scuola aveva appena iniziato a suonare e che in
lontananza
si potevano udire le voci concitate dei tanti ragazzi che si
apprestavano a
iniziare una nuova giornata scolastica.
“Devo
sbrigarmi!”
mormorò mentre si avviava a passo veloce verso
l’ingresso. Una volta varcato,
si diresse verso una delle scarpiere, ma non appena giunse dinanzi a
una
cassetta sulla cui targhetta erano incisi gli ideogrammi che
componevano il
nome e il cognome della sua compagna Madoka Ayukawa, il suo cuore prese
a
martellargli violentemente nel petto, come se si trovasse di fronte
alla
ragazza stessa. “Oh, andiamo!” sussurrò
a denti stretti il ragazzo fra sé e sé
con una nota di disappunto. “Devo solo consegnarle una
semplice lettera!”
Una
volta aver
inspirato profondamente per infondersi un minimo di coraggio, Kyosuke
infilò
con un gesto rapido una delle lettere nella fessura, e infine
ripeté la
medesima operazione dinanzi alla cassetta della kohai[1]
Hikaru Hiyama.
“E
questa è fatta!”
sospirò finalmente Kyosuke, il quale poté
finalmente sciogliere la tensione
accumulata. Pochi istanti dopo, il suo amico Seiji Komatsu lo
trascinò con sé
per chiedergli notizie sulle sue sorelle, com’era solito fare
ogni mattina.
***
Mentre
osservava dalla
terrazza della scuola i densi nuvoloni neri che stavano inesorabilmente
ricoprendo il cielo di quella fredda giornata di fine autunno, Kyosuke
si
domandò per l’ennesima volta se il suo piano
sarebbe andato in porto. Immerso
com’era nei suoi pensieri, non si accorse che
un’esile figura femminile si
stava lentamente avvicinando alle sue spalle. Un istante dopo, gli
occhi di
Kyosuke furono avvolti nel buio, e una limpida voce di fanciulla
esclamò:
“Indovina chi è!”
Passato
il momento di
sorpresa, il ragazzo riconobbe la voce di Hikaru e non appena si fu
girato, la
ragazza gli cinse le braccia al collo in un abbraccio affettuoso.
“Grazie per
il tuo invito, tesoruccio!” esclamò con gioia.
Di
fronte a quella
dimostrazione d’affetto, Kyosuke cadde nel più
completo imbarazzo: la sua
faccia era diventata rossa come un pomodoro maturo e, mentre Hikaru lo
guardava
con i caratteristici occhi dolci delle ragazze innamorate, non sapeva
quali
parole adoperare per spiegarle la situazione. A peggiorare
ulteriormente le
cose ci pensò Madoka, che arrivò proprio in quel
preciso istante. “Gradirei una
spiegazione, Kasuga” disse la ragazza dai lunghi capelli
corvini con voce
tagliente, mentre si dirigeva verso Kyosuke e Hikaru.
Non
appena la vide, il
povero ragazzo si sentì come se si trovasse nella scena di
un film poliziesco,
nei panni del detenuto costretto a sorbirsi un estenuante
interrogatorio da
parte del poliziotto buono – Hikaru – e di quello
cattivo – Madoka – in una
buia e angusta sala, con la luce accecante di una lampada puntata
contro il
volto.
Dopo
aver farfugliato
poche, titubanti parole d’esordio, Kyosuke riuscì
tra innumerevoli sforzi ad
articolare il discorso che si era preparato mentalmente e
spiegò la situazione
alle due ragazze fin nei minimi dettagli. Alla fine, Hikaru
sembrò essersi
convinta, mentre Madoka non sembrava dello stesso parere.
“Non è che per caso
ci hai invitate solo per continuare a fare il doppio gioco con
noi?” domandò
infine a bruciapelo.
Per
fortuna di Kyosuke,
Hikaru esclamò: “Non capisco perché gli
fai tutte queste domande, Madoka.
Quando eravamo bambine, avresti dato qualunque cosa pur di assistere a
una
partita di calcio!”
A
quella rivelazione,
Kyosuke non seppe cosa pensare. Sebbene avesse da tempo scoperto che
Madoka era
una ragazza molto diversa dalle sue coetanee, non avrebbe mai
immaginato che
provasse il benché minimo interesse per uno sport che in
Giappone non era
popolare quanto il baseball, e che peraltro era considerato
‘disdicevole” per
le ragazze. “D-dici davvero?” domandò
infine a Hikaru.
“Certo,
tesoruccio! Non
faceva altro che passare i pomeriggi al parco con il pallone attaccato
ai
piedi!”
“Hai
ragione, Hikaru. A
pensarci bene, Kasuga ci ha fatto proprio un bel regalo”
affermò Madoka, mentre
Kyosuke la guardava con occhi spalancati e con la consapevolezza che
quel
particolare contribuiva a rendere la sua compagna di classe ancor
più
misteriosa… e affascinante!
In
quell’istante la
campanella annunciò l’inizio delle lezioni
pomeridiane, e mentre le due ragazze
si allontanarono in direzione delle scale, Kyosuke non poté
far a meno di
immergersi nei suoi pensieri, mentre in cuor suo attendeva con
trepidazione il
giorno della partita.
[1] Termine
giapponese che indica un/a compagno/a più giovane in ambito
scolastico. È
l’opposto del termine senpai.