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"Che cosa vuoi Sebastian?".
Il
tono era evidentemente stizzito e lo sguardo azzurro tradiva un
impeto di insofferenza, così la voce più simile
ad un sibilo
rispetto alla più che delicata intonazione con la quale
vezzeggiava
i versi di una canzone.
Evidentemente,
non tutto poteva andare liscio neppure quell'anno
o probabilmente ogni volta che si avvicinasse quel giorno di
metà
Febbraio, San Valentino – nonché tutta la schiera
di Santi in
Paradiso – doveva decisamente star guardando da tutt'altra
parte.
Soltanto l'anno prima si era visto fremente all'idea dell'esibizione di Blaine che questi gli aveva confessato di voler aprire il proprio cuore, complice quell'atmosfera stucchevole che sembrava contrastare persino la temperatura esterna. A ben pensarci, malgrado la serenità della vita di coppia, talvolta il pensiero di quell'illusione sembrava ancora bruciare qualcosa dentro di sé al ricordo del proprio shock alla rivelazione che fosse stato un altro ragazzo a conquistarne il cuore; un ragazzo di cui – per inciso – non conosceva l'esistenza fino a quel giorno stesso.
Era
quindi comprensibile se, malgrado il suo sentimentalismo innato,
avesse guardato alla ricorrenza dell'anno venturo con la segreta
speranza che tutto fosse semplicemente perfetto.
E questo spiegava l'arsura con cui si era vestito – cambiando
sei
volte gli abiti anziché tre come avveniva quotidianamente
– nonché
il modo in cui il suo sguardo azzurro vagasse nel locale alla ricerca
di un ben preciso volto. Perché, checché si
nascondesse dietro
quell'espediente misterioso, non aveva dubbi che Blaine stesso avesse
ricordato il disastroso San Valentino dell'anno precedente e volesse
rimediare. Evidentemente aveva ben pensato di rientrare in anticipo
per poterlo sorprendere – come se quel pupazzo gigante a
forma di
gorilla non lo fosse stato sufficiente, aveva pensato con una
risatina insulsa chiedendosi distrattamente perché avesse
scelto
quell'animale di certo ben poco aggraziato – e probabilmente
stava
giusto macchinando un'entrata di scena a sorpresa.
Ripensò
al giorno in cui, nel cortile del McKinley,
si era esibito in quella struggente versione di “Somewhere
only we
know” uno dei tanti brani che sembrava una perfetta colonna
sonora
alla loro love-story; il modo in cui attraverso la sua voce roca e
soffusa aveva ribadito e in un modo per loro così congeniale
che non
vi sarebbe mai stata separazione fin quando i loro sentimenti fossero
stati gli stessi.
Doveva
quindi esser soltanto questione di istanti – probabilmente
era
nascosto dietro la colonna o qualcosa del genere – ma, con
suo
grande sgomento e sdegno, nell'alzare lo sguardo dal menù
era stato
un altro volto quello che aveva intravisto.
Non
che avrebbe dovuto sorprendersi, dopotutto sembrava quasi un assioma
inconfutabile il fatto che Sebastian Smythe non
avesse una casa privata – probabilmente l'Ohio non era degno
neppure che lui ne inspirasse l'aria – ma non poteva negare
che una
simile visione in quel giorno fosse tutt'altro che congeniale alla
sua idea di romanticismo.
Checché
non si fosse pentito della propria condotta dopo il fattaccio
– anche
se era stata un'ottima scusa per cui Blaine sarebbe 'teoricamente'
rimasto fuori città per qualche giorno – non
poteva certo dire di
poter anche soltanto aspirare a scorgerne il profilo più di
quanto
non avvenisse per mera coincidenza nella scelta di un locale
piuttosto che un altro.
E
la sfortunata circostanza non era certo sollecitata da
quell'espressione sorniona che esibiva mentre, il suo bicchiere di
caffè tra le dita e la divisa della Dalton che a suo parere
era
stata disonorata,
sostava di fronte al suo tavolo.
Non
soltanto.
Non
gli era occorso un invito – se mai si fosse sognato di
formularlo!
- perché prendesse posto di fronte a sé e con
fare apparentemente
casuale cominciasse a sorseggiare la sua bevanda.
Taceva
ma continuava ad osservarlo, le sopracciglia inarcate e il viso
inclinato di un lato, l'angolo della bocca perennemente sollevato.
Evidentemente
era soddisfacente l'idea di procurargli la nausea o, altrettanto
probabilmente, la sua vita da “Ken versione
bulletto” non aveva
abbastanza stimoli in un locale pubblico nel quale non potesse
esplicitare tutto il proprio potenziale... perverso.
Dapprima
lo aveva guardato boccheggiante per quella presa di posizione
dopodiché aveva provato ad ignorarlo – peccato che
quello
rendesse qualcosa di lascivo persino il bere il
caffè dal modo in
cui schioccava la lingua sul palato per poi
mugugnare in modo anche
ben poco celato – e, infine, si era costretto a rivolgergli
parola.
Sperò
almeno si trattasse di qualcosa di rapido ed indolore.
"A
parte masturbarmi pensando al tuo ragazzo?”
domandò l'altro: aveva
appoggiato il bicchiere sul tavolo ed incrociato le braccia al petto
prima di stringersi nelle spalle, lo stesso sorrisetto beffardo e
sardonico prima di sorridergli con finta cortesia
“Mhm,
sono a posto, per i prossimi venti minuti almeno".
Soggiunse
in quello che doveva sembrare una confidenza amichevole ma che fece
soltanto storcere il naso all'altro ragazzo prima di gettare
un'occhiata al quadrante dell'orologio nel confutare un ritardo
crescente all'appuntamento che gli era stato richiesto sull'ultimo
bigliettino del cosiddetto 'ammiratore segreto'.
Alzò
gli occhi al cielo, senza neppure guardarlo mentre rispondeva con uno
stanco:
"Non
voglio conoscere i dettagli della tua sordida-vita-sessuale,
grazie”. Si costrinse a tornare ad osservarlo,
inclinò il viso di
un lato e gli concesse un sorriso amabile che, nel linguaggio del
loro fantomatico dialogo, equivaleva ad un'espressione di sprezzo e
l'augurio di potersi presto liberare di quella vista abominevole.
Un
rapido inarcamento delle sopracciglia e un lieve sgranare gli occhi
prima di assumere una posa fintamente pensosa, lo sguardo fisso nel
vuoto.
"Sor-di-da
vi-ta sessua-le” ripeté quasi a volerne assaggiare
il suono, le
sillabe scandite lentamente (indugiando ovviamente su ciò
che
ricordava vagamente la parola 'sesso') mentre gli angoli della bocca
si piegavano all'ingiù nel simulare una reale sorpresa prima
di
sorridere di quel sorriso più malizioso “ mi da'
un'immagine così
sexy”.
Sembrò
prendersi qualche istante di mera contemplazione di se stesso, il
mento tra le dita e un baluginio nello sguardo verde, un sogghigno
gutturale a sgorgarne dalle labbra.
“Dovrei
cominciare a stuprarmi più volte al giorno".
Kurt
socchiuse gli occhi ed inspirò lentamente, cercò
di controllare il
tic nervoso con cui la mano destra tambureggiava sul tavolo allo
stesso ritmo con cui il piede pestava il pavimento.
Decisamente
quel San Valentino non stava andando secondo i propri idilliaci
programmi: Blaine stava ritardando e la presenza di Sebastian avrebbe
soltanto corroso e sfibrato ulteriormente la sua pazienza
nonché
avvelenato il suo umore il che, probabilmente, era il motivo stesso
per cui aveva avuto la malaugurata idea di presentarsi. O anche
semplicemente di venire al mondo, se tale pensiero non fosse stato
intriso di un egocentrismo che soltanto Sebastian stesso poteva
permettersi.
Senza
contare che la sua naturale discrezione riguardo la vita privata
altrui era particolarmente sofferente al dover anche soltanto
comprendere qualche allusione ben poco velata.
“Te
ne vuoi andare?".
Chiese,
infine, tradendo nel tono pacato una nota di stanchezza ma Sebastian
neppure parve averlo sentito: aveva ripreso a sorseggiare il proprio
caffè e lo stava scrutando quasi curiosamente.
In
effetti, constatò distrattamente, non aveva ancora fatto
alcuna
allusione al proprio abbigliamento, uno dei principali motti del suo
divertimento a proprie spese. Non che poi ne avesse tanto diritto
visto che, al di fuori di quella divisa, l'unica circostanza in cui
lo aveva visto in abiti casual, non gli era parsa particolarmente
interessante.
"Mi
stavo giusto domandando – le sue elucubrazioni furono
interrotte da
quel suo risollevarsi nell'osservarlo, il viso inclinato di un lato -
ci sei nato con quella faccia da checca o forse
quella è
subentrata dopo, quanto ti sei castrato per raggiungere le note
alte?".
Il
tambureggiare delle dita sul tavolo si era interrotto bruscamente:
aveva sentito un effluvio di calore salirgli pericolosamente verso il
viso ma si era imposto di continuare a sorridere.
Di
quel sorriso più falso ed ipocrita che potesse curvargli le
labbra
solo per mera soddisfazione di non fargli credere di poter facilmente
condizionare il suo umore. Seppur in quel momento l'idea di versargli
addosso il suo stesso caffè fosse particolarmente
suggestiva. Seppur
esibisse una faccia da stronz-
'No,
Kurt, hai affrontato cose ben più gravi, lascialo parlare:
la
migliore vendetta sarà sul palco'; si
ripeté.
Dopotutto,
probabilmente quella critica non faceva che celare un certo timore
delle sue doti canore.
Era
bello illudersi per qualche secondo; almeno non avrebbe dovuto
pensare che fosse una propensione naturale del ragazzo quella di
essere una spina nel fianco di chiunque ne suscitasse l'antipatia.
"Sei
esilarante, davvero” lo stesso sorriso affettato seppur gli
occhi
fossero stretti in due fessure e l'altra mano fosse chiusa in un
pugno “ mi piacerebbe fingere di continuare a gradire questa
conversazione... o forse...” si era interrotto e il suo
sguardo era
apparso vagamente perplesso mentre l'altro, ignorandolo bellamente,
si era sporto dallo schienale della propria sedia.
Lo
sguardo verde era sfacciatamente rivolto a, Kurt trasalì per
l'imbarazzo, un ragazzo che con una stecca tra le mani, era chinato
verso il tavolo da biliardo. O meglio, al deretano dello
sconosciuto e che Sebastian stava analizzando con dovizia di
particolari a giudicare da quel sorrisetto perverso nonché a
quel
fischiare compiaciuto prima di voltarsi di nuovo.
Notando
lo sguardo interdetto dell'altro, inarcò le sopracciglia.
“Mh?”
domandò in tono amabile e distratto, un sorriso beffardo e
un
ammiccamento insolente “mi sono distratto ma devo guardarmi
intorno
ogni tanto: non sia mai la visione prolungata della tua faccia da
checca mi procuri l'impotenza mentale e fisic... oh, no. Pericolo
scampato”.
Aveva
aggiunto, lo sguardo adesso rivolto al di sotto della propria cinta e
Kurt aveva esalato scandalizzato, arretrando con la propria sedia,
quasi temendo che i geni dell'altro potessero sconfinare il tavolino
e riversarglisi addosso.
Una
risata era susseguita a quel gesto e Sebastian si era sporto verso il
tavolo, il viso inclinato di un lato e l'alone più malizioso
a farne
scintillare gli occhi.
“Assumi
quell'espressione quando Blaine si spoglia?” aveva domandato,
il
tono roco in quel bisbiglio quasi si stesse figurando la scena seppur
il sorriso fosse ancora evidentemente di scherno “immagino
sia un
buon presagio per me”.
Difficile
dirsi quale fosse la reazione più sentita in quel momento:
se la
vergogna e l'indignazione per una simile e sfacciata domanda,
nonché
l'evidente presa in giro su questioni così personali; o
quell'allusione all'evidente interesse che nutriva per il suo
ragazzo.
“Non
tutti hanno bisogno di sbandierare la loro vita privata per convivere
con se stessi". Aveva commentato nel tono più dignitoso e
pacato che gli fosse riuscito a tradurre in suono, una volta che si
fosse imposto di non reagire in altro modo al suo osare valicare i
limiti di una conversazione decente.
L'altro
si strinse nelle spalle “Bisogna pur averla una vita privata
perché
sia sbandierata” aveva continuato con quello stesso tono di
scherno
ma se si illudeva che Kurt scendesse al suo livello, il suo quoziente
intellettivo era persino più basso di quello che gli avrebbe
attribuito.
"C'è
chi direbbe di essere lusingato dalle tue attenzioni” le
sopracciglia inarcate, lo stesso sorriso educato malgrado il tono
evidentemente sarcastico “sfortunatamente non è il
mio caso”.
"I
miei insulti ti eccitano?” aveva ribadito l'altro, il
sopracciglio
inarcato e le labbra schiuse prima di storcerle con evidente disgusto
e abbassare lo sguardo.
Si
era morsicato il labbro prima di tornare ad osservarlo, il viso
inclinato di un lato e una smorfia di disappunto.
“Mi
sono appena... sgonfiato”.
Lo
stridio prodotto dalla sedia da quel suo repentino movimento ne
ferì
i timpani ma aveva decisamente aspettato fin troppo; in qualunque
posto si stesse celando Blaine avrebbe dovuto escogitare un ben altro
stratagemma per raggiungerlo. Ne aveva ignorato la risata di scherno
ma era trasalito quando, nella foga con cui si era alzato, aveva
sentito il fruscio con cui la busta era caduta a terra.
Era
stato un momento mortalmente lungo quello in cui i loro sguardi si
erano incrociati.
La
busta giaceva a terra vicino al tavolo.
Kurt
aveva emesso un gemito e si sarebbe letteralmente tuffato sul
pavimento se l'altro non fosse stato più rapido: aveva
sentito il
cuore sospeso in gola quando, con gesti indolenti, aveva stracciato
la busta per poi leggere il contenuto del biglietto. Si era sentito
congelare ma quando ormai era tornato padrone di se stesso per una
reazione più degna, l'altro era già giunto alla
conclusione.
Le
sue labbra mimarono le parole “Il tuo ammiratore
segreto” ed esse
sembrarono fendere l'aria per diversi istanti di un silenzio
mortalmente lungo.
Rotto,
dopo quella che sembrò un'eternità insopportabile
per Kurt, dalla
risata di scherno con cui si profuse il ragazzo, prima di gettare
indolentemente il biglietto sul tavolo.
“Lieto
che tu ti diverta”. Aveva ribattuto freddamente, cercando di
ignorare quel rossore che voleva salirgli alle guance: si sporse per
riprendere il biglietto ma Sebastian fu più lesto nel
riprenderlo.
Si
accomodò maggiormente allo schienale della sedia: e braccia
incrociate al petto e il viso inclinato di un lato ad osservarlo con
quell'espressione sagace e Kurt si sorprese di riuscire a percepire
qualcosa di simile al disagio di fronte a quell'esamina accurata.
Lo
sentì schioccare le lingua sul palato prima che lo vedesse
scuotere
il capo con espressione stoica.
“Da
quando essere gay vuol dire perdere la vista?” quella che
sembrava
una domanda esistenziale fu interrotta quando scenicamente si
fermò
e si fissarono, un sorrisetto ne solcò le labbra a quello
che doveva
essere un ricordo in comune.
“Oh,
perdonami, sono stato indelicato: come sta Blaine, a
proposito?” Kurt dovette ricorrere a tutto il proprio
autocontrollo
per non colpirlo, non era la prima volta che sentiva quel formicolio
alle mani strette saldamente in due esili pugni. Non gli importava
se, come Bella Swan, si sarebbe rotto la mano in quel gesto di difesa
('Oddio, come ho potuto paragonare il mio Taylor a quello!') ma prima
che potesse esimersi da quel conflitto interiore, ne colse lo
scintillio suadente.
Era
ben consapevole della soddisfazione che gli stava procurando e, cosa
peggiore, lo stava ulteriormente divertendo reagendo nell'esatto
modo in cui egli doveva essersi aspettato.
“Dovrei
mandargli dei fiori: quali fiori si mandano per dire 'il tuo ragazzo
ti tradisce?” continuò nel frattempo,
evidentemente volendo
testare quale fosse la resistenza altrui “Ma tranquillo,
occhio non
vede, cuore non duole'” finse di recitare un bigliettino di
auguri
per poi portarsi scenicamente una mano alle labbra, quasi accortosi
di una gaffe terribile.
“Oh,
accidenti, l'ho rifatto!". Sussurrò con tono melodrammatico
e
sembrò essere l'espediente più opportuno
perché Kurt riprendesse
il controllo delle proprie sinapsi e del proprio autocontrollo.
Aveva
sospirato prima di scuotere il capo con espressione indignata.
Le
sopracciglia inarcate e il viso inclinato di un lato mentre lo
sguardo azzurro lampeggiava sdegnato.
"Prima
di tutto, neppure quel litro di gel scadente potrebbe sollevare lo
spirito con queste battute patetiche come il tuo nodo alla
cravatta”
fu lieto di riuscire a percepire come la propria voce avesse di nuovo
assunto il suo naturale timbro e si sforzò di ignorare
l'espressione
di beffarda attesa sul volto dell'altro nell'incassare
quell'invettiva.
“In
secondo luogo non accetto le provocazioni di chi apre bocca per dare
aria ai denti, specialmente di chi ha la dentatura cavallina”
aveva
sorriso evidentemente soddisfatto prima di sporgersi a strappargli di
mano il cartoncino, un gesto rapido e brusco “ ed in terzo
luogo, è
evidente che si tratti di Blaine”.
Lo
disse con soddisfazione, quasi sperando l'informazione potesse
intaccare il suo spropositato ego oltreché una nota di
orgoglio nel
sapere di essere destinatario dell'affetto del ragazzo; non che
Sebastian Smythe dovesse capire il valore di un simile legame.
Se
prima aveva pensato di procedere con una ritirata, si disse che
avrebbe dovuto rimanere e farlo con la testa alta: lo ignorò
mentre
prendeva posto nel tavolo vicino e riprendeva a scrutare il locale,
facendo saettare lo sguardo tutto attorno.
L'altro
non reagì minimamente a quelle osservazioni sulla propria
persona o
il proprio modo di indossare la divisa, soltanto quello sguardo
lampeggiò sul finire di quel breve discorso e l'allusione a
Blaine.
"Soltanto
una depressa mestruata penserebbe che il suo
ragazzo si
prenderebbe il disturbo di un regalo anonimo per San Valentino e
questo spiega tutto". Lo aveva indicato con un cenno del mento,
lo stesso sorrisetto beffardo e sardonico mentre Kurt sospirava ma
rispose senza rivolgergli lo sguardo.
"Non
pretendo tu capisca qualcosa di romanticismo ma non mi
fingerò
lusingato perché tu pensi che qualcun altro mi stia
corteggiando”.
Aveva ribattuto distrattamente prima di prendere il cellulare quasi
ad assicurarsi non vi fosse stata una telefonata o un sms che ne
giustificasse l'attesa prolungata.
"Fingerò
di non credere che la tua patetica carenza di affetto e di autostima
ti induca a scriverti da solo quei biglietti". Lo disse con tono
quasi commiserevole che indusse appena Kurt ad inarcare un
sopracciglio prima di roteare gli occhi e sospirare.
"Non
sono io quello che usa le posate per specchiarsi”
commentò
vagamente, stava rispondendo soltanto per inerzia e pur di non
lasciargli la soddisfazione di avere avuto l'ultima parola in un
alterco.
Decisamente
la sua pazienza fu messa ad ulteriore dura prova per quel sogghigno
che ne sgorgò dalle labbra, neppure gli avesse rivolto un
complimento.
"Non
ho bisogno di ricordarmi quanto sia affascinante, carismatico, sexy,
intrigante e...".
"Potresti
cortesemente strozzarti con quella cravatta?”.
Il
tono dolciastro in perfetto contrasto con l'implicito augurio_
“Non
vorrei un guardone a distanza ravvicinata quando Blaine
arriverà".
Un
sorriso più furbo si era dipinto sulle labbra e
probabilmente, se
non fosse stato impegnato ad impedirsi di guardarlo più del
dovuto, quello scintillio nello sguardo si sarebbe potuto definire
sospetto.
"Secondo
il biglietto è in ritardo” Commentò in
tono amabile, quasi una
constatazione ovvia e scontata.
"Forse
sta aspettando che tu ti eclissi e, di sicuro, non è
l'unico”.
"Mi
priveresti della visione dell'amor cortese? Davvero molto poco
romantico da parte sua, Miss Hummel”.
Il
dispendio di energia necessario ad elaborare una risposta e non
limitarsi ad una reazione più isterica, gli fu risparmiato
all'arrivo di una cameriera tra i loro tavoli.
Come
notarono entrambi, improvvisamente dimentichi della disputa in corso,
ella teneva in mano una busta rossa dall'aspetto tremendamente
familiare.
"Mi
scusi, è lei Kurt Hummel?”.
Fu
in nome del suo storico autocontrollo se si limitò a
ringraziare nel
prendere la busta che gli veniva porta seppur in quel momento avrebbe
voluto saltellare sul posto, incurante di tutti gli astanti.
Finalmente
quella
giornata avrebbe ripreso
la giusta piega e quando sarebbe stato mano nella mano con Blaine,
quando avrebbero cenato a lume di candela e ballato un lento; avrebbe
dimenticato tutti i dettagli incresciosi che erano preceduti a quel
momento.
“Dicevi?”.
Accarezzò
la busta, quasi stesse già pregustando cosa avrebbe celato:
alzò il
viso in un sorriso meramente compiaciuto ma restò
sinceramente
interdetto quando, così facendo, si accorse che in quel
momento
Sebastian stava ricambiando l'occhiata languida del ragazzo vicino al
biliardo.
Sentì
qualcosa di simile ad una scarica elettrica scivolargli lungo la
spina dorsale tanto da fargli provare l'impulso di fargli ingoiare il
biglietto e la busta stessa e farglieli triturare lentamente fino a
quando non si fosse rimangiato ogni insulto ed allusione sarcastica.
Quasi
attirato dal suo sguardo, si era volto in sua direzione prima di
rimettersi in piedi e lisciare la camicia e il blazer, dopo aver
risistemato il nodo alla cravatta. Lo fece con dovizia e lentamente,
consapevole di uno sguardo che gli stava perforando la schiena e Kurt
si concentrò sulle sue parole di congedo per non
costringersi ad
analizzare quel moto di delusione che ne aveva intaccato il
gongolamento interiore.
“Miss
Hummel, prendo congedo: 'questo' Sebastian – aveva indugiato
nel
risistemare la cintola mentre Kurt emetteva un gemito schifato,
distogliendo lo sguardo – ha voglia di giocare”.
Aveva
ammiccato indolentemente prima di voltarsi e andarsene in rapide
falcate: Kurt notò distrattamente che il ragazzo che aveva
adocchiato era appena uscito dal locale.
Scosse
il capo e sembrò bruscamente riaversi nell'osservare la
busta che
stringeva ancora tra le dita: fu con un sorriso che la schiuse e
lasciò che la propria attenzione fosse soltanto rivolta
all'ennesimo
espediente romantico che Blaine aveva avuto in serbo per lui.
Un
sorriso ne fece scintillare lo sguardo mentre un fogliettino
scivolava dalla busta: lo girò curiosamente per poi restare
a
fissarlo interdetto.
La
sua mente sembrò congelarsi e il suo cuore
arretrò bruscamente i
battiti.
Boccheggiò
e scosse il capo prima di riaprire la busta e abbassare lo sguardo e
fissare anche il pavimento, quasi stesse cercando qualcosa di perso.
Fissò
lo scontrino senza parole e le parole digitate.
Era
la somma richiesta per due consumazioni:
1
bicchiere di caffè
1
cioccolata calda.
Perplesso,
volse lo sguardo al balcone nello stesso istante in cui Sebastian, un
bicchiere confezionato tra le mani, sollevava la bibita in sua
direzione.
Un
sorriso sagace gli curvò le labbra e ammiccò.
“Grazie
della bibita” si volse alla cameriera con espressione amabile
“pagherà tutto la mia amica”. Lo
indicò con un cenno del mento
prima di voltarsi e uscire in ampie falcate.
Occorsero
diversi istanti perché Kurt riuscisse a fare mente locale,
perché
riuscisse a capire cosa fosse realmente accaduto.
Bruscamente
si era alzato dal tavolo, dopo aver lasciato una banconota sullo
stesso, ed era uscito: lo vide fermo di fronte alla propria auto *,
il bicchiere tra le mani e lo sguardo che vagava nel parcheggio,
evidentemente alla ricerca di qualcuno.
Neppure
avrebbe potuto ricordare i passi necessari a raggiungerlo: si era
fermato di fronte a lui, le braccia abbandonate lungo i fianchi prima
di indicare il locale e sentire la propria voce, istericamente
alterata, quasi gridare.
“Che
cosa significa?”.
Sebastian
non sembrò neppure sentirlo: aveva appoggiato il bicchiere
sul
tettuccio della propria auto e, le mani affondate nelle tasche dei
pantaloni, continuava a guardarsi attorno.
“Non
chiedermi di spiegarti cosa Sebastian intenda per 'giocare'”
rispose in tono distratto e soltanto un pervertito di quel calibro
poteva scegliere di dare il proprio nome di battesimo ad una certa
parte del proprio corpo ma ciò non faceva che testimoniare da
cosa
dipendessero le sue azioni.
“Potrebbe
volerci del tempo e la tua visione francamente non è
stimolante”.
“Ti
credi davvero divertente?”. Non si curò neppure di
camuffare la
propria indignazione e la propria rabbia seppur il suo tono fosse
divenuto così stridulo da renderlo così
difficilmente distinguibile
“Spacciarti per il mio ragazzo che è fuori
città per quello che
tu gli fai
fatto... sei... sei”.
“Oh,
ti prego: qualcuno potrebbe pensare che le due cose siano
collegate”
aveva alzato gli occhi al cielo, il sopracciglio inarcato nel
fissarlo con evidente disprezzo.
“E'
stato Blaine a mettersi in mezzo” specificò e,
evidentemente
abbandonata l'idea di cercare l'altro ragazzo, si volse completamente
ad osservarlo e Kurt ne vide il sorriso suadente e malizioso curvarne
le labbra e farne scintillare lo sguardo.
“Sai
cosa trovo davvero... divertente?”.
Era
evidentemente una domanda retorica perché neppure si
curò di farlo
rispondere.
“Che
tu mi chieda perché io agisca come ho sempre
fatto” Kurt inarcò
le sopracciglia e, malgrado si stesse controllando a stento, non
poté
che dirsi curioso di capire dove volesse andare a parare “ma,
forse, questo è soltanto un modo di sviare la vera
domanda”.
Se
già in circostanze normali quel savoir faire così
sicuro di sé,
evidentemente saccente erano qualcosa di disgustoso, in quel
frangente la presa in giro sembrava persino più umiliante e
beffarda
mentre quest'ultimo continuava a scrutarlo, lasciando volutamente la
questione in sospeso.
Perché
fosse lui a chiedergli
ulteriore spiegazione.
Si
sentì stringere il pugno lungo il fianco, domandandosi per
quale
motivo non avesse seguito quel primo impulso e non
si fosse allontanato dignitosamente quando ne aveva avuto occasione;
perché avesse continuato a sperare di fargli rimangiare ogni
singolo
insulto quando la sua opinione non era mai
stata rilevante. Lo strinse maggiormente perché si sentiva
incapace
di una giusta reazione, di una risposta immediata e pronta,
perché
egli sembrava sempre riuscire a spiazzarlo, a mettere in
difficoltà
lui, Kurt, che con la sua parlantina si era sempre difeso da angherie
e pregiudizi.
Lui
che non avrebbe mai compreso perché
quell'ostilità decantata fosse
divenuta qualcosa di personale, fino a domandarsi se non vi fosse un
motivo ulteriore e non soltanto la rivalità per uno stesso
ragazzo.
Sebastian
non sembrò notare quell'indugiare nel silenzio o
probabilmente finse
di non coglierlo, continuava a sorridere con quell'espressione sicura
di sé ed indolente e lo sguardo beffardo di chi è
consapevole di
avere in pugno la situazione.
D'altro
canto, cercare di mantenere un dialogo – se così
lo si poteva
definire! - sembrava essere l'unico espediente per non reagire in
modo brusco ed impulsivo, un modo che non gli fosse congeniale.
“La
vera domanda?”. Si sentì chiedere con voce che a
stento riconobbe
come la propria e Sebastian fu lesto ad annuire, il sorriso beffardo
ad incresparne le labbra mentre inclinava il viso di un lato, le
sopracciglia inarcate.
“O
non conosci a sufficienza il tuo ragazzo” Kurt
avvertì un ribollio
di viscere simile alla rabbia e all'umiliazione per essersi
così
coperto di ridicolo “oppure...” notò
distrattamente come gli
occhi di Sebastian avessero assunto quella sfumatura più
torbida e
così il tono di voce era divenuto più carezzevole
e quasi roco.
“speravi
fosse qualcun altro?”.
Si
era sentito boccheggiare e aveva sbattuto le palpebre a più
riprese:
la vista di quel sorriso trionfante e quel baluginio malizioso degli
occhi sembrarono riscuoterlo bruscamente.
“Io
amo Blaine” aveva ribattuto e lo sguardo azzurro aveva
lampeggiato
di ferma risoluzione e così la voce accalorata sembrava
essere una
conferma di quella dichiarazione.
Sebastian
non si scompose e neppure ne sembrò particolarmente colpito:
si era
stretto nelle spalle prima di scuotere lievemente il capo.
“Tipico
tuo tirare in ballo dei patetici sentimentalismi, Miss
Hummel” lo
aveva rimbeccato e, era stata una sua impressione?, la sua voce era
divenuta più sussurra, quasi confidenziale mentre si
sporgeva
leggermente in sua direzione fino ad incatenarne lo sguardo al
proprio, quasi sperando di carpirne i pensieri segreti.
Era
stato un momento mortalmente lungo quello in cui i loro sguardi si
erano fusi e Kurt aveva percepito i singulti del proprio cuore
rimbombare nei timpani.
Era la prima volta che lo osservava ad una
simile distanza, la prima in cui i suoi occhi fossero così
vicini e
quel verde limpido tendente all'ambrato sembrasse risucchiarne i
pensieri.
Che
Sebastian lo avesse notato, non avrebbe saputo dirlo: era stato con
un verso di sorpresa ed incredulità che ne aveva visto il
viso
protendersi in propria direzione.
L'alone
caldo del suo respiro, aromatizzato al caffè
sembrò farne
intirizzire la pelle del collo quando lo sentì respirare
vicino al
suo orecchio e ne percepì per la prima volta un profumo
intenso e
stuzzicante.
“Non
sempre il cosiddetto amore compete con il desiderio” lo aveva
sentito bisbigliare al suo orecchio, la voce soffusa e calda e Kurt
avverti un brivido involontario riscuoterlo bruscamente mentre i
battiti del suo cuore sembrarono toglierne il respiro. Malgrado non
lo stesse in alcun modo trattenendo, si sentì incapace di
scostarsi
e soltanto quand'egli si allontanò per sorridere con lo
stesso fare
insolente sembrò ritrovare cognizione di se stesso.
Indietreggiò
bruscamente, le guance più rosate a risaltarne lo sguardo
azzurro,
il fiato trattenuto prima che quel suo sogghigno lo ridestasse e
quell'ulteriore sferrata al suo orgoglio lo fece reagire nello
strattonarlo bruscamente. Le sopracciglia aggrottate nel fissarlo.
“Cosa
resta dopo aver consumato un impulso senza alcun sentimento?”
domandò in tono quasi schifato. Ciò lo fece
soltanto sogghignare
maggiormente mentre, un respiro caldo sul suo volto, Kurt lo vide
protendersi di nuovo. Il viso inclinato di un lato e la fronte quasi
a sfiorare la propria mentre le labbra erano piegate in quel
sorrisetto suadente.
“Devo
fornirti la definizione semantica o fisiologica della parola
'orgasmo'?". Domandò in tono puramente beffardo e rise del
suo
arrossire sdegnato ma, un singulto strozzato di Kurt, non gli fu
concesso voltarsi ed andarsene.
Con
una risoluzione e un mero impulso del momento, si era sentito cingere
il braccio e attrarre contro il ragazzo il cui sguardo verde
sembrò
di nuovo incatenare quello azzurro mentre tutto sembrava congelarsi
in quel preciso istante.
“Non
ha mai provato puro e semplice desiderio, Miss Hummel?”.
Aveva
domandato ma, malgrado il tono di evidente provocazione,
sembrò
esservi una sfumatura nuova nello sguardo e così la voce era
ancora
bisbigliata, quasi lo stesse vezzeggiando con la sola intonazione.
Sembrò
non esservi null'altro in quell'istante: l'alone del suo respiro,
quelle iridi che mai aveva osservato così a fondo sentendo
di poter
in esse naufragare solo per cercare di attribuire loro un preciso
colore, quell'intonazione che sembrò intaccare qualcosa di
palpabile.
Di
presente dentro se stesso.
Ciò
che lo fece indugiare in quell'istante, occhi negli occhi, senza
riuscire a scostarsi neppure a quella vicinanza così
ravvicinata, la
mano rimasta sospesa in mezz'aria che avrebbe dovuto scostarlo di
nuovo e più bruscamente. Il solo pensiero, tuttavia, di toccarlo
gli
procurò un rimescolamento
nelle viscere e il fatto che l'altro indugiasse a sua volta, gli
occhi leggermente sgranati, non sembrò aiutarlo
Sembrarono
entrambi dimentichi di quella domanda, di quell'alterco più
aspro e
la mano di Sebastian ancora saldamente stretta al braccio dell'altro;
entrambi sospesi in quel momento.
Consapevoli
che un solo gesto, sguardo o parola potesse cambiare tutto.
Intrigante
quanto potenzialmente pericoloso.
Fu
nello stesso istante in cui Kurt lo realizzò che
sbatté le palpebre
e distolse lo sguardo, nello stesso istante Sebastian ne
lasciò
bruscamente il braccio.
Si
rese conto di avere il respiro ancora bruscamente accelerato ma si
impose di tornare ad osservarlo.
“Superfluo
chiederti se hai mai provato l'amore” malgrado quella dovesse
essere una rimbeccata più aspra e maligna, non
riuscì quasi a
riconoscere il proprio tono più simile ad una domanda
delicata che
fece lampeggiare lo sguardo verde in un altro momento di
contemplazione nel quale Kurt sembrò notare un vibrare del
nervo
all'altezza della mascella.
Aveva
deglutito ma lo sguardo era tornato glaciale.
“Non
tutti sono interessati” aveva sibilato e si era stretto nelle
spalle, lo aveva scostato bruscamente per aprire la portiera della
propria auto e accomodarsi.
Lo
aveva fissato da sotto in su, un sorrisetto beffardo.
“...
e non tutti sono eccitabili”.
Aveva
aggiunto con fare malizioso prima di chiudere la portiera e azionare
il motore.
Non si era reso conto di aver indugiato ad osservare la stessa direzione fin quando il cellulare non lo aveva bruscamente portato alla realtà.
~
Aveva
ringraziato la cameriera e si era appoggiato al suo solito tavolo di
fronte alla vetrata che dava una perfetta visuale del Central Park.
Aveva
sorseggiato la bevanda socchiudendo gli occhi in un gesto di completo
rilassamento.
Lasciò
vagare lo sguardo sugli astanti, lo sguardo pensieroso mentre
tambureggiava distrattamente con le dita sul ripiano del tavolo.
Osservò soltanto distrattamente le coppiette sedute vicine a
scambiarsi cioccolatini o pupazzetti per la ricorrenza.
Sulle
sue labbra si era dipinto un sorriso quasi ironico al ricordo di cosa
era accaduto l'ultima volta che si era bevuto la storia di un
ammiratore segreto e un lieve aggrottare delle sopracciglia ne aveva
appena alterato lo sguardo azzurro.
Aveva
scosso il capo prima di tornare a sorseggiare il proprio
caffè.
“Miss
Hummel? C'è una Miss Hummel nel locale?”.
Un
vuoto all'altezza dello stomaco e, gli occhi azzurri lampeggianti, si
era voltato ad osservare la cameriera che, una busta rossa tra le
mani, si guardava attorno a cercare nei volti delle ragazze una
consapevolezza. Fu dopo qualche lungo istante che Kurt si
alzò e le
si avvicinò.
“Mi
scusi” iniziò, un sorriso appena imbarazzato
“ io sono Kurt
Hummel”.
La
donna era parsa vagamente sorpresa, aveva scosso leggermente il capo
prima di sorridergli.
“Mi scusi, ero sicura di aver capito
Miss... questo è per lei”.
Aveva indugiato un solo istante prima di stracciare la busta e leggerne il contenuto.
Se
si è interessati, dopotutto, esistono
cure per la frigidità.
Con
l'augurio, per questo San Valentino, di una sordida vita
sessuale,
S.
Un
sorriso incredulo ne aveva sfiorato le labbra e aveva sentito un
formicolio sulla nuca, quasi uno sguardo conosciuto.
Il
cuore sembrava scalpitare furiosamente in gola mentre si voltava ad
osservare il locale prima che, una risoluzione che sembrava da sempre
innata, ne uscisse rapidamente.
Fu
con un trasalimento che si sentì strattonare leggermente
fino a
ritrovarsi premuto contro la parete e, un singulto strozzato, quel
profumo ne annebbiò i sensi fino anche a non accorgersi
dell'impatto
poco aggraziato. Un respiro caldo nel suo orecchio e Kurt
rabbrividì.
“E'
un vero piacere rivederla, Miss Hummel”.
Aveva
bisbigliato la voce calda e suadente che lo aveva fatto rabbrividire
nel profondo: sentì la pelle del collo intirizzirsi
all'alone del
suo respiro e la presa salda e sicura delle sue braccia sui fianchi.
Si
era sentito intirizzire malgrado il lungo cappotto scuro e aveva
appena reclinato il viso per specchiarsi in quegli occhi verdi dai
riflessi ambrati per osservare quelle labbra curvate in quel sorriso
suadente prima che, un verso roco di aspettativa e di emozione, ne
aveva percepito il contatto brusco ed intenso con cui lo aveva
schiacciato maggiormente alla parete.
Un
sospiro contro le sue labbra e ne sentì la pressione: la sua
mano ne
cinse la guancia e reclinò a sua volta il viso per prestarsi
a
quello sfioramento.
Dapprima
un trovarsi accennato e quasi carezzevole, ne riusciva a sentire il
sorriso gongolante a fior di labbra, prima che la mano di Sebastian
ne artigliasse la nuca a fargli inclinare il viso di un lato.
Un
gemito strozzato quando ne lambì le labbra e le mani esili
si
adagiarono al suo petto: ne strinsero il cappotto quasi ad
assicurarsi che egli non fuggisse, quasi a darsi una sicurezza e non
lasciarsi sprofondare completamente incolume nella spirale di
sensazioni nella quale sembrava lasciarlo inebriare.
Nel
calore del suo respiro, nell'aroma di quel profumo e nel contatto con
il suo corpo che sembrava avvolgerlo e stringerlo in una morsa tanto
possessiva quanto inebriante.
Lo
sentì scostarsi, il respiro affannato a sfiorargli ancora le
labbra
mentre affondava il mento contro il suo capo e Kurt stesso si
rannicchiava nel calore di quel corpo, le mani ancora strette al
petto e gli occhi socchiusi nel tentativo di trascendere a quelle
emozioni più palpitanti.
“Il
piacere è tutto mio” si sentì dire con
voce appena sussurrata e
il suono di quella risata contro il proprio orecchio fece scorrere
brividi caldi e freddi lungo la spina dorsale mentre la mano
scivolava a sfiorarne indolentemente la schiena, l'altra ancora
saldamente adagiata al suo fianco.
“Non
la credevo così egoista” lo sentì
sussurrare e si era scostato
appena per osservarne gli occhi azzurri resi appena più
scuri da
quel momento di passione, lo sguardo che scivolava sulle labbra
ancora intrise del proprio respiro.
“Non
ti credevo interessato” aveva ribattuto,
quasi quella fosse
una sequela già nota e condivisa a giudicare dal sorrisetto
dell'altro anche nell'istante in cui adagiò la fronte contro
la sua
e la mano tornò a cingerne appena il mento, inducendolo ad
osservarlo.
“Chi
dice che io lo sia?” le parole sembrarono in perfetto
contrasto con
la pressione del suo braccio che non si scostò minimamente
da quella
pressione ma il sorriso non sfumò dalle labbra di Kurt
mentre
lasciava scivolare la mano lungo il cappotto, sorridendo di quel suo
deglutire spasmodico.
“Il
tempo, immagino” aveva sussurrato in tono distratto, gli
sguardi
ancora strettamente allacciati mentre Sebastian inclinava il viso di
un lato, ancora indugiando nei suoi occhi quasi alla ricerca di
risposte.
“Spero
le tue capacità oratorie vengano meno in altro
contesto” aveva
sogghignato nel vederlo arrossire e sentirlo tremare tra le proprie
braccia “o almeno, cambino”. Aveva esalato a fior
di labbra ma
l'altro ne sfiorò appena il volto a tenerlo abbastanza
lontano per
continuare a specchiarsi nel suo sguardo.
“Come
ho già detto, solo il tempo può...”.
“Non
sono mai stato paziente” lo interruppe bruscamente prima di
spingerlo nuovamente alla parete e scivolare a baciarne le labbra con
nuova foga nello stringerlo a sé e lasciare che le braccia
esili ne
cingessero il collo e che tutto si dissolvesse in quell'istante.
In quel desiderio condiviso.
Un
vago sorriso sfiorò le labbra di Kurt nel lasciarsi cingere
la mano
e allontanare dal locale.
“Dobbiamo
ripetere questa scena ogni anno?”.
Un
sogghigno da parte di Sebastian, inclinò il viso di un lato
e si
strinse nelle spalle prima di chinarsi a sfiorarne l'orecchio con un
respiro.
E,
ancora una volta, non si stupì di sentirne la stessa
risposta.
“Miss
Hummel, questo ed altro per eccitarla”.
* Nota: non ho ben capito quale sia l'età di Sebastian nel telefilm ma penso (spero) che abbia già l'età per guidare un'automobile.
Non
avrei mai pensato di scrivere una fanfiction su questo telefilm,
tanto meno che avrei potuto cimentarmi in qualcosa di questo genere.
Dovete
sapere che quando ho visto la puntata di San Valentino, ho immaginato
sinceramente che dietro si celasse un tiro mancino da parte di
Sebastian e non ho potuto fare a meno di chiedermi come sarebbe stato
se avessi avuto ragione, e stamani l'ispirazione mi ha lasciato
scrivere il tutto di getto.
Ero
una Klainer convinta tanto da non poter onestamente immaginare che
qualcun altro potesse stargli accanto ma la visione degli scontri e
dei litigi tra Kurt e Sebastian sono stati qualcosa di
particolarmente stimolate. Se a ciò associamo letture,
fotomontaggi
e giochi di ruolo con i loro prestavolti nonché la mia
predilezione
per le love story fatte di tensione, odio fino allo sfociare della
passione; è presto spiegato.
Non posso che dirmi speranzosa che non
soltanto Grant sia scritturato – e magari come personaggio
fisso –
anche nella quarta stagione; ma che si possano avere risvolti
interessanti e un avvicinamento di questi due personaggi.
Altrimenti, mi accontenterò di qualche illazione personale :)
Ci tengo a ringraziare Chiara (una sorta di "Sebastian vivente" se così si può dire, come complimento, ovviamente!) in quanto è anche merito/colpa sua se ho iniziato ad affezionarmi a questo personaggio e trascinarmi nell'universo Kurtbastian, quindi non posso che dedicarle la fanfiction stessa ♥Buon pomeriggio a tutti e grazie dell'attenzione,
Kiki87