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Autore: xCyanide    23/03/2012    4 recensioni
E poi, fidatevi, non c’è niente di più doloroso di sentirsi dire dalla proprio madre “Sei un figlio imbarazzante” Perché si, lei me l’aveva detto.
Allora, è un piccolo sfogo non-sense, ma ne avevo bisogno. Spero vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Maaaaaamma? – La chiamai. –Per quale fottuto motivo la mia camera è in ordine?- Continuai, salendo le scale per arrivare alla cucina. –Maaa? – Ripetei. –Lo sai che non voglio che metti a posto, altrimenti io non trovo più niente, per favore. – Aggiunsi, quasi supplichevole. Ma lei non mi rispondeva.

Arrivai finalmente in cucina e mi resi conto di qual era il motivo della sua distrazione. Sgranai gli occhi, non ci potevo credere. Mi pietrificai sul posto nel vederla lì, che rideva, con quella sottospecie di donna vicino a lei. Quella specie di bambola bionda che portava sempre tacchi venti nonostante non avesse più l’età, quella sanguisuga che stava rovinando mia mamma. Quella che le aveva inculcato in testi concetti di amore e pace quando nel mondo non esiste né l’uno nell’altro.

-Oh, Gee, stavamo parlando proprio di te! – Esordì allegra mamma. –Stavo dicendo ad Ania che non ti piace stare in compagnia e lei mi ha detto che Carl ha lo stesso problema, lo sapevi? Perché non ti siedi con noi?

Ania, vicino a lei, sorrideva raggiante, ma era un sorriso fottutamente finto e me lo stava facendo come favore. Non la potevo vedere, seriamente.

-Io… credo che passerò per stavolta. Devo finire una tavola entro stasera. – Mentii. –Mi sarebbe piaciuto, davvero. – Dileguai, alzando una mano in gesto di saluto. Feci dietro-front e scesi di nuovo le scale verso la mia camera con gli occhi che mi pizzicavano.

Perché QUELLA doveva stare a casa mia a fare finta di essere amica di mia madre? E perché dovevano parlare di me paragonandomi a Carl, suo figlio? Mi faceva andare in bestia questa cosa, davvero!

Che poi lei personalmente non mi aveva fatto niente, era il figlio che mi odiava. E non sapevo il perché! Quello mi aveva preso di mira da un anno a questa parte e non passava giorno che non mi faceva qualcosa. E mamma che faceva? Prendeva un thè con Ania, la madre! Massì, mi sarei aspettato un minimo di appoggio da parte sua ma non l’ho ottenuto a quanto pare.

“Anche Carl ha lo stesso problema, lo sapevi?” Ma che andassero a farsi fottere, lei e Carl!

Stavamo parlando di quello che appena mi vedeva disegnare mi strappava le tavole, che mi chiamava brutto frocio solo perché frequentavo molto Frankie e mi aspettava tutti i giorni fuori da scuola per picchiarmi. I lividi che avevo sullo stomaco erano colpa sua, cazzo!

E poi, che diceva Ania? A lui non piaceva stare da solo affatto. Perché quando doveva farmi qualche scherzo da deficiente gli amici da radunare ce li aveva, quel bastardo!

Ma a lui bastava fare la faccia da fottuto cucciolo bastonato davanti a mia madre e tutto sembrava passato, ma non per me! Ero io che ci dovevo andare a scuola tutti i giorni, ero io quello che lo sopportava e cercava di non rispondere con altrettanta violenza. Perché, ovviamente, poi la colpa era tutta mia. Perché io non sapevo mentire, non sapevo fare quell’espressione da bambino incolpato di qualcosa che non ha fatto e passavo per l’acido di turno.

E avevo sviluppato una sorta di tic nervoso. Tutte le volte che succedeva qualcosa con Carl (quindi quasi sempre), senza accorgermene, mi grattavo il dorso della mano e i polsi fin quando non sanguinavano. E avevo le mani distrutte, piene di cicatrici. E gliene avevo parlato a mia madre. L’unica cosa che aveva saputo fare era stata darmi una specie di intruglio omeopatico contro gli attacchi nervosi.

E poi, fidatevi, non c’è niente di più doloroso di sentirsi dire dalla proprio madre “Sei un figlio imbarazzante” Perché si, lei me l’aveva detto, dopo che avevo urlato davanti ad Ania che il figlio era un emerito stronzo, mia madre mi aveva detto che ero imbarazzante. Ed ero anche la vittima della situazione. Lei sosteneva che io fossi solo una persona capace di fare la vittima, niente più.

Che poi, mia madre era capace di cambiare quello che aveva detto in corner, come le conveniva di più. Sentendo un giorno Ania che diceva che forse avevo ragione, è tornata da me dicendomi che non aveva intenzione di dirmi tutte quelle cose e che magari avrebbe dovuto invitare la famiglia di Ania a cena per chiarire una volta per tutte. Io avevo tentato di fermarla, ma lei aveva già il telefono in mano e stava già organizzando tutto, stava organizzando la mia ascesa all’Inferno, Cristo!

Infatti, poi, quando quei simpaticoni erano venuti a cena da noi, Carl non aveva fatto altro che tirarmi calci da sotto il tavolo suscitando un mio “VAFFANCULO!” urlato e un pianto isterico subito dopo. Che aveva aumentato le voci sul fatto che io fossi frocio.

Il giorno dopo, quella santa donna di mia madre era venuta da me a dirmi che se non avessi voluto Carl qui a cena perché mi dava fastidio, avrei potuto dirglielo tranquillamente. Dio solo sa cosa mi ha trattenuto da tirarle l’album di F4 in faccia e farle male.

Ripresi a tirarmi la carne della mano, vedendo il sangue che fuoriusciva. Questo mio tic mi serviva  molto per calmarmi, veramente. Poteva sembrare un’azione masochista, ma per me era un modo per paragonare il dolore che sentivo dentro a quello che potevo provare fisicamente. Bella merda.

E non facevo altro che pensare che la colpa era la sua, che non avrei dovuto farmi condizionare da Carl, che non potevo farlo. Io avevo mio fratello, avevo Frankie. Ma mi serviva un appoggio a casa. Non mi sentivo capito e mamma se ne usciva sempre con una frase che mi stava altamente sul cazzo. “E’ normale che voi adolescenti vi sentiate così, Gee” No, non è normale un cazzo! Un cazzo di niente! Vorrei solo avere una vita felice, essere libero di fare quello che voglio quando voglio. Di indossare le mie magliette preferite senza sentirmi chiamare emo, di sentire la musica in santa pace senza che mi dicessero che ero un asociale del cazzo, di disegnare senza sentirmi sminuire perché non mi capivano. Ma volevo soprattutto che mia mamma mi capisse. Che la finisse di invitare per il thè Ania, che la smettesse di invitarli a cena e di piazzarmi Carl davanti ogni volta che poteva. E magari che non mi dicesse che ero imbarazzante.

Siete mai arrivati al punto di odiare vostra madre? Beh, io si.


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xCyanide's Corner

Allora, vorrei prima di tutto dire che c'è un sacco di autobiografico qui. Mia madre mi ha davvero detto tutte le cose che ci sono scritte qui dentro, ho davvero questa specie di tic nervoso e prendo davvero quel miscuglio di roba omeopatica. E' solo un piccolo sfogo, perchè ogni tanto mi ritrovo davvero la madre di quello che ce l'ha con me a casa a prendere qualcosa da bere con mia madre. Che poi, questo amabile ragazzo non mi picchia, ma è comunque lui che nonostante sappia che io ho la fobia degli oggetti taglienti, mi passa la squadra sul collo usandola come coltello, facendomi quasi dare di stomaco davanti a tutta la classe. E' lui che mi dice che faccio schifo e che porto sfiga, pianifica la mia morte e qualche tempo fa mi piaceva un ragazzo e lui mi ha preso, mi ha spinto addosso a questo dicendo che gli asociali devono stare insieme. E mi chiama asociale, mi spinge addosso al muro per farmi dare le botte. E poi c'è anche il fatto che nessuno si rende conto di quanto i My Chem mi possano aiutare. Mia madre li odia e dice che è colpa loro se io sono nervosa e pessimista. Ma forse è solo perchè non c'è niente di positivo in tutto questo, o no?
AnyWAY, grazie di avermi ascoltato e di aver letto la OS, una recensione non farebbe male.

  
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