Il profumo di Vic mandava Jocke fuori
di testa. Non aveva
mai un odore sgradevole, nemmeno quand’era sudato dopo i
concerti: era sempre
un mix tra dopobarba, shampoo, birra e fumo. Era un profumo che non
aveva mai
sentito addosso a nessun altro, inconfondibile. Quando stava vicino a
lui,
quando gli si avvicinava sul palco, quando lo abbracciava, sentiva
quella
fragranza paradisiaca tutt’attorno. La cosa lo eccitava
terribilmente. Doveva
tenere a bado le reazioni del suo corpo, quando Vic gli si avvicinava o
quando
finiva con il viso fra i suoi capelli lunghi. Il problema era che lo
stesso
profumo rimaneva intrappolato nel tessuto dei suoi vestiti, il che
rendeva
particolarmente difficoltoso il quieto vivere di Jocke quando dovevano
condividere una stanza o, peggio, il tourbus. Perché anche
quando Vic non
c’era, era come se la sua presenza aleggiasse
tutt’intorno, sprigionandosi dai
vestiti che venivano lasciati a terra o sui tavolini.
Jocke fu il primo a salire le scalette del bus, dopo il concerto. Gli
altri
erano rimasti nel locale per concedere foto ed autografi ai fan, ma lui
era
decisamente troppo stanco. Si lasciò cadere in una delle
cuccette che fungevano
da letti e chiuse gli occhi. Ripensò al live di quella sera
e, inevitabilmente,
i suoi ricordi si focalizzarono sulle movenze di Vic, sui suoi occhi
blu
contornati da una riga di matita nera più pesante del solito
e sulle goccioline
di sudore che mentre suonava scendevano lentamente lungo il suo petto
nudo. Non
lo faceva di proposito, non era così autolesionista,
semplicemente il
chitarrista occupava una posizione centrale nel suo immaginario
erotico. Sentì
i jeans che cominciavano a stringere e l’eccitazione farsi
strada in lui come
un serpente tentatore. Abbassò la zip per avere un
po’ di sollievo, ma non
riuscì a smettere di pensarci. Seguì
l’itinerario ipotetico di una goccia di
sudore che dal viso di Vic scivolava lungo i suoi addominali,
oltrepassando il
torace, l’ombelico ed arrivando all’orlo dei
pantaloni. Quei pantaloni che
Jocke avrebbe voluto abbassare. Per quanto cercasse di trattenersi,
desiderava
il corpo del chitarrista più di ogni altra cosa. Voleva
mettergli le mani
addosso, prenderlo per le spalle e metterlo in ginocchio. Voleva vedere
la sua
schiena contorcersi per i brividi che gli avrebbe procurato
sbattendoselo
contro un muro.
Senza rendersene conto, aveva portato la mano destra ai boxer ed aveva
cominciato ad accarezzarsi lentamente, ad occhi chiusi. A lui non
piacevano le
sveltine, preferiva prendersi il tempo necessario per fare le cose con
calma,
arrivando ad un’eccitazione estrema che non avrebbe mai
ottenuto in piedi in un
bagno pubblico con addosso l’ansia del dover fare in fretta.
Tuttavia, per far sì che l’immagine di Vic che si stava
costruendo in mente prendesse del tutto forma, Jocke aveva bisogno di
qualcosa
che si rivelò essere una delle magliette del chitarrista,
abbandonata sul
pavimento. La raccolse e la portò al suo viso, inalandone il
profumo come se
fosse divino, e sentì la sua erezione irrigidirsi ancora di
più. Mentre con una
mano eseguiva dei lenti movimenti dall’alto al basso, con
l’altra teneva ben
saldo il tessuto della t-shirt di Vic, passandosela sul petto, acccanto
al viso
e poi più giù. Sentire il suo profumo
così forte mentre soddisfava il desiderio
fisico lo fece impazzire. Inarcò la schiena in uno spasmo di
lussuria, quando
il tessuto scivolò fra le dita dell’altra mano,
che lo strinsero attorno alla
sua cappella, iniziando poi a muoverla verso il basso, e poi di nuovo
su,
acellerando sempre di più il movimento. Sentì
l’eccitazione crescere sempre di
più, mentre immaginava le labbra di Vic al posto della
maglietta, e il suo
respiro divenne più pesante. Dopo pochi secondi perse il
controllo e con
un’ultimo sospiro lasciò che l’estasi
prendesse il sopravvento.
Si asciugò la mano utilizzando il tessuto della t-shirt dove
aveva riversato il
suo orgasmo. Rimase a fissare il soffitto basso sopra alla sua
cuccetta,
cercando di calmare i respiri e i pensieri.
Avendo tenuto le palpebre abbassate per la maggior parte del tempo, non
si
sarebbe mai accorto se qualcuno fosse entrato nel tourbus, ma era certo
che gli
altri fossero rimasti al locale, per cui non si preoccupò di
nulla. Finché non
sentì qualcuno schiarirsi la gola, in piedi poco dietro al
suo letto.
- Non pensavo preferissi le
mie
magliette alle mie labbra, Berg -.
Voi che ne dite?