Il coraggio di un Grifondoro
Procedeva lentamente verso il lago,
mentre il vento gli scompigliava i capelli.
Alle sue spalle, la battaglia
infuriava; poteva udire perfettamente ogni singola maledizione scagliata, ogni
vetro infranto, ogni gelido grido lanciato in punto di morte.
Ma lui non apparteneva più alla
battaglia.
Colin Canon si dirigeva verso il
luogo che più amava: il Lago Nero.
Una volta, quando era al terzo anno,
si era appostato dietro un cespuglio per ore nel tentativo di fotografare la
piovra gigante che abitava il lago, ma questa non si era fatta vedere. Ad ogni
modo, era riuscito a scattare quella che, a detta suo padre, era la sua
migliore fotografia: una sirena era balzata fuori dalle torbide acque del lago
per poi ripiombarvi dentro nuovamente con una giravolta. Era un evento a cui
era veramente raro assistere e Colin era riuscito a immortalarlo.
Nella foto, la sirena emergeva dal
lago in tutto il suo splendore, spruzzando tutt’intorno goccioline d’acqua che scintillavano
alla luce del sole. E quando poi spariva di nuovo tra le acque, ecco che
ricompariva pronta a ripetere esattamente la stessa azione, intrappolata per
sempre nella fotografia.
Non si stancava mai di guardare
quella sirena venir fuori dal lago in tutta la sua eleganza come una forza
della natura; adorava le fotografie dei maghi.
Aveva fatto stampare la foto in
formato gigante e aveva insistito per esporla nella sua camera, ma suo fratello
Dennis, con il quale era costretto a dividere la stanza, si era opposto
tenacemente.
“Non voglio avere costantemente
sotto gli occhi una fotografia di ciò che mi spaventa più di ogni altra cosa al
mondo!”, aveva detto.
Infatti, il più piccolo dei Canon
era terrorizzato dal Lago Nero: al suo primo anno era caduto dalla barca nelle
acque gelide del lago ed era stato ripescato dalla piovra gigante.
Colin lo aveva sempre preso in giro
per quello che gli era capitato.
A volte litigava con suo fratello,
ma si era sempre preso cura di lui e, in cuor suo, sapeva che quello sarebbe
stato il suo compito, sempre.
Prese un sassolino da terra e lo
scagliò nel lago, contando i rimbalzi che riusciva a fargli fare.
Due.
Non era mai stato bravo a farli
rimbalzare. In verità, non era mai stato bravo a fare un granché, a parte
scattare qualche foto.
Colin si era chiesto più volte se il
Cappello Parlante non avesse sbagliato a smistarlo tra i Grifondoro, forse
aveva fatto un errore, in fondo può capitare.
È forse Grifondoro la
vostra via,
culla dei coraggiosi
di cuore:
audacia, fegato,
cavalleria
fan di quel luogo uno
splendore.
Era forse un coraggioso di cuore?
Probabilmente, il Cappello aveva
pensato che lo fosse quando lo aveva destinato al tavolo dei Grifondoro.
Ma quanto era stato coraggioso, in
fondo?
La professoressa McGranitt gli aveva
detto che era ancora troppo giovane per combattere, ma lui non l’aveva
ascoltata. Era rimasto e si era fatto uccidere.
Cominciava a pensare che il suo non
fosse stato un atto di coraggio. Era stato semplicemente imprudente.
Ma che importanza aveva, ormai? Era
adesso che doveva fare la scelta più coraggiosa. Qualcun altro avrebbe dovuto
occuparsi di Dennis, ora che lui non poteva più.
Ma stavolta sarebbe stato davvero
coraggioso.
Non sarebbe rimasto un fantasma per
paura della morte. Sarebbe andato avanti, com’era giusto che fosse.
Non sarebbe rimasto intrappolato,
come la sirena, in quell’immensa fotografia che era la sua vita.
Avrebbe avuto il coraggio di essere
ciò che era: un Grifondoro degno del suo nome.
classificata
Futeki