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Autore: AngelCruelty    18/09/2013    6 recensioni
[Le ombre della luce]
L'amore. La spensieratezza. La bellezza.
Queste sono le cose che dominano il Paradiso, dove Angel vive da sempre, dalla Creazione.
Ma Dave, il suo miglior amico, più gran confidente, unico per cui avrebbe dato persino l'anima, ha desideri differenti dai suoi, e lei sente già la sua mancanza.
Cosa succederebbe se non lui non facesse ritorno da uno dei suoi viaggi sulla Terra?
PREQUEL DI LE OMBRE DELLA LUCE UFFICIALE (Romanzo di Marika Ciarrocchi, AngelCruelty su EFP)
SPOILER PRATICAMENTE NULLI
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cicatrice della luce


Era la sensazione che si ha quando ci si trova sott'acqua, quando stai affogando, travolto dalle onde, pressato dai muri di acqua che ti circondano, quella sensazione di quando non riesci a respirare, in cui il panico richiede ancora più ossigeno, ossigeno che non c'è. Ossigeno che non esiste, perché mano a mano, nulla esiste più. Chiudi gli occhi, tanto non vedi nulla. Le bollicine ti fuoriescono dal naso e il cervello inizia a sembrare pesante, i contorni indistinti, i muscoli non si dimenano più. Dopo tutto questo, senza accorgertene, qualcuno ti tira fuori. In un solo secondo, torni alla Luce. Tutto è bianco, sbatti le palpebre convulsamente, la bocca si apre automaticamente per inalare aria, una grande quantità che riempie a pieno i polmoni. Ma senza colpi di tosse. Era esattamente questa la sensazione che si provava ad essere i primi. Ad essere nati fuori dal tempo. Esattamente come loro. Esattamente come lei. Respirò profondamente, e quando si sentì pronta, coraggiosa abbastanza, quindi alzò gli occhi. Di fronte a lei, c'era qualcuno: era un ragazzo. Un ragazzo alto e asciutto, muscoloso e perfetto. Era bellissimo. Sarebbe stato nudo, niente vestiti, ma era coperto da un'infinità di luccichii, simili a stelle, ma lei non sapeva ancora cosa fossero le stelle. Non sapeva chi era, cos'era, chi era quel ragazzo davanti a lei. Lo fissò negli occhi, mentre lui ricambiava lo sguardo con la sua stessa identica espressione. Era disorientato, ma non aveva paura. Continuarono a guardarsi per un tempo indefinito, non esisteva ancora il tempo. Poi entrambi si guardarono intorno, erano circondati da qualcosa, qualcosa di soffice e bianco, simili a piume. Erano Ali. Immobili, guardarono le penne che li avvolgevano in un dolce abbraccio. Sentirono uno strano formicolio e si accorsero che quelle ali gli appartenevano, ed erano intrecciate tra di loro in modo da formare intorno ai loro corpi un bozzolo protettivo. Lentamente, iniziarono a muoverle, sfiorandosi a vicenda e provocando piacevoli tremolii. Entrambi osservavano le ali aprirsi, ammaliati. Poi, si guardarono di nuovo negli occhi, quelli di lei erano del colore del cielo in tempesta, di un grigio misto a celeste, verde e alcune sfumature gialle, che sembravano fulmini nella bufera buia. Lui aveva occhi di un verde perfetto e impuro, come di una foglia che sta seccando. In quel momento fu come se si fossero riconosciuti, non si erano mai visti prima d'ora perché quella era la prima immagine di tutta la loro vita, eppure avevano capito chi era l'altro. Lo sapevano perfettamente, anche se non sapevano come e perché.
"Angel" chiamò lui.
"Shane" riconobbe lei.
Si, lei era Angel.
E lui era Shane.
Non sapevano come, ma senza nemmeno dirlo, sapevano che loro erano i fratelli Cruelty. Loro condividevano molto più di qualsiasi umano potesse mai concepire, si sentivano uniti in uno strano ed incomprensibile modo. Erano diversi, sentivano che lo erano, i loro occhi dimostravano l'ingenuità e la determinatezza di lei, mentre in lui provavano la saggezza e la dolcezza. Nonostante la differenza erano collegati da un filo speciale perché si sentivano esattamente allo stesso modo, perché sentivano di potersi comprendere a pieno. E entrambi erano consapevoli che niente si sarebbe mai messo tra di loro, loro due, insieme, erano forti. Molto più forti dell'ingenua immaginazione di uno scrittore possa mai descrivere, le parole non possono spiegarlo. Ma loro lo sentivano dentro. Come quella sensazione che ha una ragazza che parla per la prima volta con un ragazzo con cui ha feeling, quella che fa sembrare di conoscersi da sempre. Sempre. Loro Erano il Sempre. Appartenevano all'aura che li circondavano, entrambi. E sentivano di poter morire, pur di proteggere la perfetta figura che si trovava davanti a loro.
"Ti voglio bene" dissero entrambi, all'unisono. Era un sentimento a priori, che non potevano evitare. Era lì, e non poteva essere altrimenti. Ma ciò che fu più strano era che nessuno aveva davvero parlato, ma le loro menti sì, perché loro erano connessi. Erano telepatici. E ora capivano cos'erano: erano Angeli.
Angel spostò lo sguardo un po' più in là, e rimase basita, così come Shane. Il paradiso era un'enorme distesa di erba bianca, con cielo e sentieri, un vero paesaggio completamente immerso nel candore e la purezza del bianco. E soprattutto, in quella valle, non erano soli. Su tutta la superficie visibile, Angeli appena creati si guardavano esterrefatti. Il primo che Angel vide, di cui incontrò lo sguardo, e che la stava già guardando da un po', era un Angelo mozzafiato, con capelli neri e una barba corta ad incorniciargli il viso. I suoi occhi erano di un castano rassicurante e caldo, Angel riusciva a vederli sin da lì. Notò persino le sfumature più chiare che le facevano pensare al fuoco, una sorta di giallo che si univa sino a disperdersi in un'accogliente marrone scuro, sino a regalarle quel tratto nero di oscurità. Perché lei necessitava di conoscere cosa fossero le tenebre, le striature oscure della nostra anima, riflessa negli occhi di quell'Angelo. Sentì le guance avvampare, nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo. Poi si accorse che lui era in coppia con qualcuno, un ragazzo riccio e moro, con degli occhi simili a fessure, un viso fine e ... Angelico. Anche Shane guardava da quella parte ora, mentre Angel guardò nella direzione che aveva seguito dapprima il fratello. E vide due donne stupende. Una aveva dei capelli lunghi, che avevano tutta l’aria di essere morbidissimi, con boccoli castani che scendevano lungo il suo corpo, i suoi occhi blu risplendevano nel bianco eterno. L'altra invece, possedeva una cascata di liscissimi capelli neri che risaltavano sulle bianche praterie. Occhi dello stesso colore. Erano ... perfette. Non v’era altro modo per descrivere quegli esseri. Tutti, nel medesimo istante, spiegarono completamente le ali.
***
Dopo un tempo angelico indefinito ...
Angel aveva le ali spiegate, sbattevano forti nell'aria e la tenevano sospesa. Ogni spinta, la portava avanti, e poi più avanti.
"Dove sei?" chiese la voce telepatica di Shane.
"Indovina ..." lo sfidò Angel, sempre pronta a giocare.
In quel momento però, ruppe la connessione. Si era accorta che non c'era più nessuno a rincorrerla. Dov'era finito lui?
Si fermò, sempre tenendosi a mezz'aria, era più piacevole che camminare, il vento che provocavano le ali che sbattevano faceva impazzire, sferzandole il viso e carezzandole i capelli come dita che si infilano tra le ciocche delicatamente. Si guardò intorno smarrita. Era così facile perdersi con quei pochi luoghi sacri come punti di riferimento che ti facessero orientare. La grande quercia era vicina, ma Dave era scomparso. Atterrò dolcemente, senza abbassare mai lo sguardo, intento nella ricerca. Fece qualche passo e notò che c'era qualcuno sotto la quercia, comodamente sdraiato con gli occhi rivolti alle argentee foglie. Avrebbe riconosciuto quei lineamenti ovunque, non li aveva scordati mai dalla prima volta che li aveva visti, al momento della Creazione. Si rialzò in volo con una piccola spinta all'insù con i piedi, con una velocità incredibile, e raggiunse l'Angelo bruno che si godeva il relax.
"Scemo! Mi hai fatto prendere una paura!" lo rimproverò sorridendo.
Tenne le ali ben spiegate per impedire alla luce di colpire il viso dell’angelo."E un'ombra incombette su di lui, così che la luce gli venne oscurata." fece Angel con voce teatrale, allargando le braccia e muovendole con lenti movimenti. "Ma lui rimase a sonnecchiare spudoratamente sotto la quercia!" gemette delusa e con la sua solita nota polemica nella voce. Fece una smorfia, e ritirò le ali, che si fecero piccole piccole dietro la sua schiena. Così si sdraiò al fianco del ragazzo.
Spostò lo sguardo verso destra, per guardarlo mentre lui osservava le foglie. Ricordò la prima volta che l'aveva visto: "Sono Dave" le aveva detto poco dopo, quando lei e Shane ebbero il coraggio di separarsi e tutti gli Angeli iniziarono a disperdersi per le immacolate praterie.
Era stato il primo a cui si era presentata, e a ripensarci riceveva ancora scossoni di incertezza e perdizione.
"Stai diventando noioso!" lo canzonò, vedendolo immobile senza una mossa o una parola.
Finalmente lui aprì un occhio, solo uno, quello vicino alla ragazza, che lo guardava con la guancia posata sul morbido terreno, ma quello bastò per comunicarle gioia e giocosità, e anche furbizia. Lei sapeva in cuor suo, che lui stava solo progettando un altro scherzo. Proprio come quello di sparire nel candore mentre volavano verso la quercia. In una frazione di secondo, scintillii presero il posto del ragazzo, che si dissolse in essi. Angel rise: conosceva i suoi trucchetti. Erano migliaia di anni, migliaia di momenti in cui il tempo non esisteva, che lei progettava un metodo per tenergli testa in questo gioco. Infatti, le scintille apparvero sul suo fianco sinistro, per compattarsi sino a mostrarle il ragazzo. Lei non si voltò, sapeva dov'era, così guardò in alto. Le scintille circondarono di nuovo Dave, e lui riapparve davanti a lei, in piedi. E poi vicino alla sua testa, e si chinò su di lei con una buffa espressione. Lei non smetteva di ridere.
"Smettila!" ordinò lei, ma la voce era corrotta dal riso.
"Smettila!" le fece l'eco Dave, ritornando davanti a lei, sempre in piedi.
Lui si assicurò che la ragazza lo guardasse, e poi spiegò le ali che, bianchissime, possenti, potenti, fecero sentire Angel piccola piccola, in confronto a quella figura imponente. Il suo corpo saldo e muscoloso si ergeva davanti a lei, il viso, che si incupì in un solo istante.
"E un'ombra incombette su di lei, così che la luce le venne oscurata." la sua voce era calma, piatta, nulla che vedere con il tono di scherno utilizzato poco prima dalla ragazza, anche se aveva citato le sue stesse parole. Stavolta così, non sembrarono solo intimidatorie o ridicole, facevano quasi paura. Angel raggelò. Ma non spense il sorriso, era come se, senza di esso, avesse potuto cedere a quell'ombra che le eclissava la luce. Rimase incerta per qualche secondo, il cuore le martellava nel torace, le creava solchi invisibili che sarebbero rimasti per sempre a marchiarle il petto.
Ma finalmente, lui sciolse la sua espressione seria e contratta in un sorriso, un meraviglioso sorriso che illuminò Angel molto più della semplice luce. Lui le porse una mano per aiutarla a rialzarsi, lei la afferrò e si sentì sollevata. Si ritrovarono separati da pochissimi centimetri, ma Dave era di nuovo cupo, stavolta senza la minima intenzione di scherzare. Sembrava preoccupato, e non pericoloso: "Non dovresti giocare con queste cose" disse riferendosi al teatrino di Angel.
Lei smise di sorridere, il capo leggermente inclinato a destra, l'espressione delusa di una bambina che si sente grande dipinta sul suo volto. "Guarda che non sono io a giocarci!" lo rimproverò.
Lui fece un passo indietro, e solo allora Angel si accorse che le dita delle loro mani erano ancora intrecciate, perché le dita di lui scivolarono via velocemente, ricadendo libere sui fianchi.
"Ok. Con questo che vuoi dire?" la voce era irritata e tagliente, ciò dimostrava che l’angelo aveva già intuito ciò che la sua amica voleva intendere.
Anche Angel fece un passo indietro, e quasi pentita delle proprie parole sbuffò.
"Non volevo dirlo ..." mentì la ragazza, desiderando di evitare la lite, ma soprattutto, di non ferire Dave.
"No, no. Questo è esattamente quello che volevi dirmi! Fammi capire, da quella volta che ti ho raccontato che desideravo andare in missione sulla terra, cinquecento lunghi anni fa, da sempre hai pensato questo. Che giocavo, che ... che per me era come uno scherzo, un passatempo!" si alterò il ragazzo.
Angel spalancò gli occhi, la tempesta che si scatenava in essi, più violenta che mai. La paura che lui potesse allontanarla per la prima volta dalla creazione si impossessò di tutta la sua essenza, sentiva le ali e ogni centimetro di pelle pizzicarle, le sue iridi luccicarono di timore: "No! Santo Cielo, Dave non l'ho mai pensato!" esclamò indignata: "Entrambi sappiamo che non ci sarebbero in gioco solo vite umane, ma anche la tua!" aggiunse per giustificarsi.
Purtroppo peggiorò le cose: "Capisco ... capisco ..." fece allontanandosi, sembrava davvero più calmo, e questo fece rilassare appena l'Angelo bianco.
Ma Dave continuò.
"Quel giorno eravamo qui sotto la quercia, ricordi? E ti dissi che volevo rendermi utile, che ero stufo di fare lo scemo sulle candide praterie senza servire appieno il nostro Dio. Ti dissi che volevo aiutare gli esseri umani, conoscerli, preservare la loro vita al costo della mia."
Lei tornò con la mente a quel giorno, lo ricordava bene, quelle scene erano impresse nella sua testa come un timbro su una lettera già spedita, che non si puo' più recuperare, che nessuno poteva aprire se non il destinatario: Dave era il destinatario. Le immagini di quei momenti corsero di nuovo nella mente ...
***
Cinquecento anni terreni prima ...
Dave era comodamente appoggiato con la schiena contro il tronco della grande quercia d'argento. Le sue ali, piegate dietro il corpo, formavano una cornice attorno a lui, e l'argento del tronco della quercia lo faceva sembrare ancor più solenne. Aveva gli occhi chiusi.
Svolazzando qua e là, Angel lo scorse. Ovviamente lo raggiunse e ad ogni metro percorso, l'impazienza di stare con lui cresceva in una sorta di tortura che sarebbe cessata di lì a breve. Lei non dovette nemmeno parlare, il ragazzo percepì la sua presenza, la sua magnifica, flebile ma dorata, inconfondibile aura. Udì i suoi leggeri passi sull'erba bagnata da cristalli di acqua fresca. Aprì gli occhi. Angel sorrise: "Che ci fai qui?" domandò curiosa.
"Aspettavo te" rispose il ragazzo senza misteri.
Lei ne fu sorpresa, ma percepì che qualcosa era diverso: c'era troppa calma, e l'euforia che aleggiava solitamente tra di loro sembrava essere sostituita da un velo di distacco. Lui pareva pensare ad altro, di solito invece, era sempre spensierato.
"Me? Per quale motivo?" chiese, sedendosi poco più in là. Sentiva già le forze venirle meno.
"Perché devo parlarti" disse serio.
Cavoli, allora era qualcosa di grave, preoccupante. Lei gli fece cenno di andare avanti, non era certa che la voce sarebbe uscita dalla sua bocca in quel momento.
"Io e Sean abbiamo preso una decisione. Sai quanto ... mi sentissi incompleto. Finalmente ho capito come fare per riempire il vuoto che si trova nella mia anima. Mi basterà andare sulla Terra!" esclamò entusiasta: "Abbiamo chiesto a Lui di affidarci una missione, ci arruoliamo" sembrava così eccitato all'idea, così soddisfatto della sua decisione.
Angel si sentì colpire da un qualcosa di invisibile, da un misto di emozioni e sensazioni che provocavano uno scoppio dentro di lei. C'era paura, risentimento, preoccupazione, desiderio di proteggere, ma allo stesso tempo assecondare e appoggiare.
Dio li aveva creati nello stesso esatto momento in cui Lui era apparso, e vivevano fuori da qualsiasi schema preposto, qualsiasi punto di riferimento umano. Ma li aveva creati per un motivo: l'amore.
Tuttavia, l'amore va protetto e Lui voleva proteggere i suoi figli, le sue creature, quelle angeliche come quelle terrestri, più di ogni altra cosa. Per questo, per non interferire nella vita umana e privare la Terra del libero arbitrio, aveva gli Angeli. Lui non aveva mai detto loro chi erano in realtà, non aveva mai spiegato il loro ruolo di difensori del Suo amore, di difensori dell'umanità e della bontà. Ma per questo erano Angeli, perché lo sapessero senza bisogno di parole. Loro ne erano consapevoli, e non avevano bisogno di allenamenti per essere forti e valorosi come guerrieri. Quando sarebbe venuto il momento, ogni Angelo avrebbe ricevuto la chiamata. Avrebbe capito il proprio posto, e cosa avrebbe dovuto fare, pur di far trionfare il Bene. E in quel momento, Dave era stato chiamato. Una volta che un Angelo faceva la richiesta, non vi era modo di tornare indietro, la consapevolezza non poteva essere cancellata, e ogni azione contro di essa, si ritorceva inevitabilmente contro. Solo Lui però decideva quando l'Angelo sarebbe stato davvero pronto, quando la missione sarebbe iniziata. E Angel era terrorizzata. Lei non aveva ricevuto la chiamata, lei ... se Dave fosse andato in missione, seppur al fianco di suo fratello Sean, lei sarebbe rimasta da sola. C'era Shane a farle compagnia ovviamente, ma non era lo stesso. Non riusciva a spiegarselo ma anche lei si sentiva incompleta, nonostante la condivisione dell'anima con suo fratello. E Dave era l'unico che placava il suo senso di incompletezza, era l'unico che credeva sarebbe stato sempre al suo fianco. Ma non era tutto, la paura più grande di Angel fu per lui, Dave. Era troppo pericoloso per lui, era troppo pericoloso per chiunque. Come facevano gli altri Angeli a non capirlo? Loro non erano macchine da guerra, all'opposto, erano frutto del puro Amore. Non potevano, non dovevano, rischiare la vita in quel modo, non c'era nulla di eccitante nella morte. Nulla di fiero nell'essere martiri, perché tutto ciò che ne sarebbe restato, sarebbe stato un cielo senza più una stella. Una bellissima stella luccicante e abbagliante, che si spegneva inghiottita dall'oscurità. Questo non era magico. Non era bello, né confortante. Era tenebra. Cosa c'era lì fuori che la perfezione del paradiso, invidiata da tutti i terrestri, non poteva offrire?
Angel forzò un sorriso: "Davvero? Credi che ti possa rendere felice scendere laggiù?" domandò, sforzandosi nel parlare perché aveva un nodo alla gola, le lacrime chiedevano l'accesso agli occhi imploranti, ma Angel, categorica, le respinse indietro.
Lui scrollò le spalle, guardò il cielo, decorato dalle argentee foglie di quercia dai mille riflessi: "Ne sono certo. E Sean dice che ha bisogno di staccare dal candore, lui non è mai stato così ... puro come sembra"
"Lui vuole seguire Hope" lo virgolettò, leggermente scorbutica.
"Non mi importa cosa vuole fare, io so perché lo faccio. Voglio fare la differenza." Angel non poté non notare le note d'orgoglio che riempivano la voce e il cuore del ragazzo.
Pensò ad un cielo notturno, e la differenza che gli sarebbe costato un Angelo in meno.
"Ma laggiù ... c'è solo perdizione" tentò di dissuaderlo Angel.
Sapeva di ciò che parlava. Conosceva quanto gli umani potessero amare ed essere solidali, ma sapeva benissimo che erano capaci anche del contrario. Erano capaci anche di trucidare i propri figli, o i propri genitori, se per tornaconto personale. Potevano essere maligni. Per non parlare delle tentazioni. C'erano molti modi in cui un Angelo avrebbe potuto perdersi sulla Terra. Un Angelo sceso in missione, non solo rischiava la vita, ma rischiava di non tornare, di preferire la Terra, o le Tenebre, al Paradiso. Ma Dave non era il tipo, lui era ... buono.
"Non è vero, ci sono vie e vie, e noi sappiamo bene quali percorrere, vero piccolo Angelo?" disse la voce calda ed affettuosa di Dave, che utilizzava quel tono morbido e cullante solo con lei.
Lei si sentì ristringere, si fece piccola piccola, lo fissò negli occhi. Adorava quando la chiamava così. Non parlò per un po’, cercando di calmarsi fino a quando una lacrima ebbe la meglio e le solcò il volto. Tuttavia non gli avrebbe chiesto di restare per lei, non poteva essere così egoista. Si asciugò il viso con una mano, sperando che lui non l’avesse notato, e annuì.
"Si che lo sappiamo. Sono certa che sarai il miglior Angelo sceso sulla Terra che ci potesse mai essere, il migliore. E io ... ti aspetterò con ansia." disse sorridendo, mentre il suo cuore singhiozzava amaramente.
***
"Ricordo, e allora?" fece Angel tornando al presente grazie al delicato soffio del vento che le scomponeva le piume delle ali.
Si era ripromessa di non parlare, nè pensare più a quell'argomento, fino a quando Lui non avesse chiamato Dave. Potevano volerci secoli, e già cinquecento lunghi anni, erano trascorsi senza segni. Ma non le era stato possibile mantenere la promessa, Dave ne parlava in continuazione. Probabilmente, si era accorto del modo disperato con cui Angel tentava di evitare discussioni in merito, per questo era qualche anno che aveva smesso di parlarne, a scanso di qualche accenno. Ugualmente la ragazza fallì nel suo intento perché, ogni volta che si separava da Dave, non faceva che pensare al giorno in cui l'avrebbe dovuto salutare sul serio. E immaginava l'ansia e la paura che l'avrebbero attanagliata per mesi, anni, o addirittura decenni mentre lui sarebbe stato sulla Terra occupato con un'eterna lotta contro i Demoni. E il pensiero costante che avrebbe avuto sulle influenze del male su un Angelo … Conoscere sul serio le tenebre rendeva consapevoli delle parti più recondite di sé stessi, così le aveva detto Hope.
"E allora sin da quel giorno ho capito che non era quello che volevi! So che preferiresti che io rimanga qui!" si arrabbiò lui.
Angel pensò fosse diventato stupido tutto d'un tratto, anche se Marie e Hope le avevano sempre detto che Dave era uno stupido, quella era la prima volta che pensava avessero ragione: "Certo che ti preferirei qui! Ma sto cercando di mettere i tuoi bisogni davanti ai miei, non potresti rendermi la cosa un po' più facile?" urlò la ragazza.
Poi lui fece una cosa che l'angelo bianco non si aspettava: l'attaccò. Lei schivò il colpo appena in tempo. La ragazza si accorse dal gonfiore dei muscoli di lui che aveva intenzione di colpire di nuovo, si accovacciò, ma le venne automatico contrattaccare, spintonandolo all'altezza delle ginocchia, dove sapeva che con la giusta forza, l'avrebbe buttato giù in un attimo. Si sentì persa, impaurita. Il ragazzo fu costretto a fare qualche passo indietro per stabilizzare l'equilibrio, ma non cadde: non aveva usato abbastanza forza. Lei molleggiò scattando in piedi, in quel modo sarebbe stata solo battuta. Non sapeva a che gioco stava giocando Dave, ma lei odiava perdere. Così, quando Dave si riavvicinò per un corpo a corpo, fu lei a dargli un sonoro schiaffo che lasciò un marchio rosso visibile sulla gota del ragazzo.
"Mai picchiare una donna" sarà stata anche un Angelo, ma prima di essere questo, era donna.
Ma lui ricambiò con un pugno, che lei schivò orbitando qualche metro più in là. Il ragazzo caricò e tornò all'attacco, lei si smaterializzò dietro di lui per poi rifilargli un calcio nello stomaco dopo essersi spostata di fianco. Legittima difesa, si ripeteva a sua discolpa. In realtà si sentiva un mostro perché ... le era piaciuto. Lui si piegò in due, ma poi voltandosi attaccò di nuovo. Lei indietreggiò avendo la meglio, in quanto lui era leggermente barcollante per via del dolore. Ma non si fermò, attaccò ancora e lei gli bloccò il pugno all'altezza della propria testa con la mano sinistra, mentre la destra spinse via l'aggressore. Nemmeno questo riuscì a fermare Dave, che continuò la lotta. Ma Angel iniziava quasi a divertirsi. Era come se si fossero uniti in una sorta di danza, era un mondo tutto nuovo che lui stava mano a mano scoprendo per entrambi. Quando lei sembrò non avere più nessun senso di colpa e le sue paure furono svanite improvvisamente proprio come erano venute, lui sorrise. Un sorriso rapido e complice, che contagiò subito Angel. Continuarono a lungo, saltando per evitare i colpi, orbitando per disorientare l'avversario, colpendo per vincere. Ormai ogni traccia di nervosismo in Angel si era sciolta. Adesso capiva perché Dave l'aveva attaccata, voleva indurla a capire. Voleva farle sentire l'adrenalina crescere, spazzare via i timori in un attimo per arrivare alla vittoria. Era una sensazione bellissima, e Angel si sentì nata per sentirla, per muoversi con quell'eleganza unica in cui le sue ali erano utili per mantenere l'equilibrio in una danza letale. Ormai tra di loro si era installato un legame tutto nuovo, che non riguardava più l'amicizia, il batticuore che fingevano di non sentire o la tristezza e il rancore dovuti alla possibilità di perdere l'altro. Adesso era come se fossero sempre stati così, due ballerini impegnati in una lotta perenne, dove entrambi sapevano cosa fare per annientare l'altro ma lo evitavano per proteggersi a vicenda. Come se si stessero addestrando … Fu una voce a richiamarli alla realtà.
"Angel! Angel dove sei?" era la voce di Shane, sembrava preoccupato.
La ragazza si distrasse, e inciampò su una pietra. Sarebbe caduta a terra se Dave non l'avesse ripresa tra le sue braccia pur di evitare che si facesse male. Angel non elaborò ciò che accadde, sentì solo quella forte sensazione attirarla verso di lui quando i loro corpi già combaciavano. Amava quella sensazione, anche se odiava le stupide immagini che le passavano per la mente poco dopo. Per interrompere quelle immagini che volevano annebbiarle la vista, scosse la testa e guardò altrove, cercando Shane con lo sguardo.
"Shane" fece. Avrebbe voluto urlarlo per indicare al fratello la sua posizione, ma lo trovò impossibile e ne venne fuori solo un sussurro.
Fu Dave a prendere l'iniziativa, mentre la aiutò a rimettersi in piedi chiamò l'amico: "Siamo qui!"
Shane atterrò con solennità, con le ampie ali bianche dispiegate. Angel ebbe paura, l'espressione del fratello era corrucciata. Del genere che assumeva solo quando accadevano avvenimenti davvero importanti.
"Che state fancendo?" chiese preoccupato.
"Niente!" fece Angel come se fosse stata colta sul fatto. Beh, in un certo senso era così che si sentiva. Era troppo vicina a Dave quando il fratello aveva planato sopra di loro.
"Perchè avete alzato la barriera telepatica? Sono ore che vi chiamiamo e ... accidenti! Siete tutti sudati!" notò con disgusto.
"Ok, non pensare male!" fece subito la ragazza.
Dave la fulminò, con uno sguardo che sembrava fissare una pazza.
"Come? Ma che dici?" fece lui.
Ma Shane mise fine del tutto a quella strana conversazione: "Sean è al Suo cospetto, e Lui sta aspettando anche te, Dave"
La chiamata. Dave e Sean stavano per ricevere la loro prima missione!
Angel si sentì schiacciata da qualcosa di troppo grande da poter sollevare via.
Dave al contrario alzò la testa in maniera fiera. Ce l'aveva fatta alla fine.
***
Angel stava correndo, correva come se fosse l'ultimo respiro a dirle di farlo. Metteva tutta la sua forza nelle proprie gambe, sapendo che le ali erano ormai troppo affaticate dalle tre ore e mezzo di volo che le ci erano volute per raggiungere la quercia argentea appena ricevuta la notizia. Perché sapeva che era lì, giusto? Ricordava le parole di Dave, le ultime che gli sentì pronunciare prima di scendere sulla Terra: "Ti penserò piccolo angelo, io proteggerò gli umani, tu resta di guardia quassù. E' il tuo posto, e quando tornerò la prima cosa che farò sarà aspettarti alla grande quercia"
Lei aveva annuito, senza sapere cosa dire esattamente prima che lui varcasse le soglie del cancello e sparisse in una nuvola di scintille.
E adesso Shane le aveva detto: "Sai, ho sentito che Sean e Dave stanno per tornare."
Lui voleva tirarla su di morale, perché quel pomeriggio, come tutti i pomeriggi in cui era stata alla quercia con le sue migliori amiche Marie e Hope, si era soffermata a pensare a Dave, a dove fosse, cosa facesse ... se fosse ancora vivo. Brividi di paura la percorrevano, e Shane aveva percepito la sua inquietudine. Non poteva immaginare di provocare ancor più dolore, più nervosismo.
Angel non si era fermata più, cercava informazioni sulla missione di Dave ovunque, sperando di trovare da qualche parte un indizio su quanto avrebbe dovuto davvero aspettare. C'erano speranze che tornassero davvero?
In quel momento la discesa verso la quercia prese a farle muovere le gambe automaticamente, finché iniziò a rallentare, per poi fermarsi sulla grande distesa celestiale. Ma era sola. Ma come era possibile?
Erano tornati ... quel giorno sarebbero dovuti tornare. E Dave aveva promesso che si sarebbe diretto alla quercia. Ma non era lì ... Adesso tutta la fatica che aveva fatto per arrivare in quel posto la sovrastò facendola sentire terribilmente stanca. Ma anche la consapevolezza della solitudine che la aspettava la colse alla sprovvista, facendole sentire il petto pesante e gli occhi brucianti. Ma poi sentì dei passi. Non sapeva se urlare contro l'intruso, cacciandolo malamente, o se sperare stupidamente sino all'ultimo secondo. Ma poi un'ombra si fece avanti, e lei riconobbe immediatamente quella sagoma che si frastagliava con le ali spiegate contro la luce dorata del cielo angelico. Un tuffo al cuore la fece sobbalzare, e la stanchezza di poco prima venne spazzata via bruscamente, come se all'improvviso fosse la ragazza più forte dell'universo. Corse incontro a Dave, che sorrideva fiero, e si abbracciarono circondandosi l'un l'altro. Lei dovette costringersi a non mostrare lacrime di gioia, tanto felice era il momento. Poi si allontanò e lo guardò negli occhi. Sembrava ... diverso. Era orgoglioso e testardo come una volta, ma sembrava cosciente del resto del mondo ora. Era invidiabile la forza che trasmetteva il suo sguardo, e Angel vi si immerse trovando una piccola motivazione: lui è felice e più potente. Questo le bastava. Nessuno dei due smetteva di sorridere. Lei capì che la cosa stava diventando quasi imbarazzante, e così decise di parlare, sentendo una forza emanare ovunque dal suo corpo: era pura gioia e eccitazione: "Devi ... Devi raccontarmi tutto! Voglio un rapporto dettagliato di ogni singola avventura, ogni innocente salvato, tutto!" esclamò sorprendendosi di essere così entusiasta e davvero interessata a conoscere tutto ciò che aveva detestato sino a quel momento.
"Ah sì?" fece lui: "Adesso ti piacciono le avventure?" chiese lui avvicinandosi e prendendo posto sotto l'ombra dell'albero.
Lei tentò una battuta: "Dopo aver passato l'ultimo millennio in lacrime, credo sia un mio diritto sapere com'è stato!" lo disse ridendo, ma solo allora si rese conto che aveva commesso un errore. Il sorriso iniziò a dissolversi lentamente. Ma cosa le era saltato in mente? Quelli erano affari suoi, che Dave non doveva conoscere. E adesso che avrebbe fatto lui? Cosa avrebbe pensato? Avrebbe potuto crederla una stupida ingenua, o peggio una ragazzina con una cotta. O cosa peggiore di tutte, avrebbe potuto pensare che fosse stata innamorata e ricambiare, per poi abbandonare ciò che amava per lei. Abbandonare le sue missioni, la propria felicità. Angel si sentì egoista come un tempo, come quando disse a Dave di non volere che lui partisse. Ma poi ricordò. Noi siamo Angeli, amiamo, ma non in quel modo. Lui capirà cosa intendo, lui sa che era solo la mancanza di un amico speciale come lui a farmi stare male. Ma ciò non lo seppe mai, perch* anche se il sorriso di lui si indebolì, iniziò il suo racconto come se lei non avesse parlato. Passarono ore tra risate e tristi storie ...
"Era la prima volta che toglievo la vita, ma se non l’avessi fatto quell'essere avrebbe strappato via la carne di quell'umano pezzo per pezzo ..." raccontò con rammarico. Angel provò orrore, ma anche una sorta di comprensione.
"E poi, era bello confonderli! Era come con te, solo che lì nella danza ballavo da solo, o meglio, con Sean. E i due vampiri si guardavano impauriti ..." Angel non capiva del tutto come poteva essere compiaciuto della paura negli occhi di un altro essere, seppur malvagio. Ma ricordava come era bello unirsi nelle danze magiche, l'apparire ora qui e ora lì. Nell’ immaginare un nemico nel bel mezzo di un cerchio creato dalla sua scia angelica poteva benissimo far sorgere un sorriso. La potenza, la vittoria, erano cose che un angelo non avrebbe mai dovuto bramare, ma con i loro poteri il senso di grandezza veniva quasi naturale e sapere che potevano punire atti crudeli come l'omicidio ... perché non sarebbe dovuto essere giusto? La sua purezza le suggeriva che non era bello pensarla in quel modo, che la vita è comunque vita anche se dannata, e andava punita, ma non così. Ma perché?
Dave passava da un argomento all'altro: "La cosa più bella da imparare è stato come comportarsi con le donne. Umane, Demoni, sono tutte uguali" Angel, che stava giocherellando con un ciuffo d'erba,  alzò lo sguardo con tono accusatorio e lo fissò nei suoi occhi: "Cosa intendi dire?"
"Si, insomma, così vulnerabili! Si mostrano forti, invincibili, ma venendo trattate in un certo modo non resistono al concedersi, è una loro debolezza" spiegò compiaciuto, sapendo che quei comportamenti adottati da lui erano un vero veleno per il dolce sesso.
"Dave! Ma cosa ... insomma, sulla Terra tu amoreggi?" chiese la ragazza meravigliata, oltraggiata e irritata. Gli Angeli erano puri, non potevano pensare a cose del genere. Le missioni erano pericolose perché esponevano al male, ma questo? Questo era un effetto collaterale forse? Anche in quel modo si poteva cadere nel peccato.
Lui rise: "A volte è necessario"
"Necessario? No, non è vero! Non è ammissibile! Sei un soldato, non uno studente in vacanza!"
"Tu sei qui nel candore, come fai a saperlo? A volte, lì fuori, quando devi avvicinare un Demone donna l'unica tua arma è la seduzione. Poi viene l'attacco, questa carta è sempre vincente, ma non mi aspetto che tu capisca" ed ecco che si metteva a parlare come se fosse un superiore e lei un'allieva ingenua. Angel non sopportava questo comportamento.
"Lo so perché va contro ogni morale!"
"Sei solo gelosa che non lo faccia con te!" si arrabbiò il ragazzo scattando in piedi.
Cosa? Gelosa? Di che? Di quelle frivolezze? Loro condividevano molto di più ... giusto? Si sorprese ad immaginare un bacio che li univa. Sentì un tremolio percorrerla mentre la fantasia le faceva sentire le mani di lui sul proprio corpo. Si alzò stizzita: "Io non penso mai a queste cose!" fece cercando di difendersi.
Lui non rispose, scosse la testa come per sottolineare che lei stava solo negando, e la raggiunse. Lei accarezzò leggermente la guancia facendola tremare.
"Perdonami" sussurrò avvicinando il viso a quello di lei, sempre di più.
L'unica cosa che avrebbe dovuto fare lei sarebbe stato spingerlo via ma si sentì come immobilizzata mentre le loro bocche si sfioravano e il suo cuore sobbalzava nel proprio petto.
Poi lui le parlò lentamente alle orecchie: "Visto? Anche voi angeli bianchi, se donne, non siete immuni ..."
"Smettila di crederti più intelligente o di sapere tutto solo perché sei stato lì sotto. Stai diventando presuntuoso e irrispettoso delle regole" fece lei allontanandolo appena prima di spiccare il volo.
Quando il giorno dopo era tornata alla quercia, non sapendo se sperare di rimanere sola o di trovarvi Dave, seppe da Hope che lui e Sean erano di nuovo in missione. Chissà quanto sarebbe passato, prima che avrebbero potuto fare pace ...
***
Angel si recò alla spiaggia. Era un qualcosa di sbalorditivo, la sabbia era di un grigio chiaro e scintillava alla luce del sole dorato. L'acqua era di un delicato argento, e rifletteva la luce con mille riflessi colorati. Marie le aveva fatto sapere che voleva vederla. Vide subito lei e Hope sulla spiaggia che giocavano divertite. Hope indossava la sua tunica bianca come se fosse nel bel mezzo di un rituale. Teneva il mento verso l'alto e gli occhi chiusi, in testa aveva una corolla di fiori intrecciati fatti sicuramente da lei. Le sue mani erano leggermente rivolte all'indietro, le ali ritirate. Marie invece le danzava intorno ridendo, consapevole della comicità della scena. Angel sorrise d'istinto alla loro vista. Era per questo che erano le sue migliori amiche.
"Ragazze!" chiamò raggiungendole.
Marie rideva come una pazza e le si gettò praticamente addosso, contagiandola inevitabilmente. Hope fece la finta offesa, visto che avevano interrotto il suo "rito", ma poi prese a saltellare, tenendo per le mani Angel.
"Com'è tutto questo entusiasmo?" domandò allora lei.
"Ma come? Non lo sai?" domandò Marie stupita e quasi delusa, con finta tristezza sul suo viso.
Ma fu Hope a rispondere: "Oggi Sean e Dave tornano!" fece, facendo fare una giravolta su sé stessa ad “Angie”.
"Ah, no, non lo sapevo" ammise lei. Né contenta né triste. Era felice che i suoi amici stessero bene e che stessero tornando, ma non sapeva cosa aspettarsi da Dave.
"Ma se l'ultima volta hai controllato i rientri ogni giorno per mille anni!" disse Marie.
"Lo so ma adesso è diverso"
"Diverso? Non avrete litigato?" intuì Hope: lei era diversa dalle altre. Lei diceva che l'amore, anche se nel senso meno pulito, era sempre amore, e che non bisognava averne paura. Diceva che in ogni caso era l'amore a guidarci e quindi anche se venisse negato prima o poi troverebbe la via per tornare a galla. Quindi tanto vale abbandonarvisi. Diceva.
"Diciamo di si" rispose Angel.
Adesso entrambe erano dispiaciute sul serio. Fu Hope a risollevare il morale di tutte, alzando in aria le braccia della sorella e di Angel e spalancando gli occhi blu: "Beh, allora so cosa bisogna fare! Facciamoci belle, lui vedrà quanto sei felice anche senza di lui e morirà per tornare indietro. Cadrà ai tuoi piedi"
Angel non condivideva quella sorta di amore, lo temeva quasi. Si diceva che era causa di distruzione e dolore.
Ma cos'altro avrebbe potuto fare? Si lasciò andare al divertimento mentre Hope combinava diversi granelli di sabbia per crearvi un colore che andò ad applicare sulle palpebre di Angel, sfumandole leggermente. Poi trovò un ramo sottilissimo e flessibile che applicò appena sotto il seno, in modo che la tunica di Angel sembrasse un vestito da ballo. Vi applicarono dei bordi decorati dai disegni floreali e eleganti che Marie aveva apportato con dell'oro. Poi spinsero Angel a raggiungere la quercia ...
Lei camminò leggera e calma, senza dare i soliti segni di impazienza. Notò presto che qualcuno era seduto dall'altro lato, e camminando verso la figura vide Dave. Si accomodò con la schiena contro il tronco dell'albero, e parlò per far notare la sua presenza: "E quindi eccoti qua di nuovo" disse.
"Angel!" esclamò lui preso alla sprovvista. "Ti aspetto da ore!" replicò.
Lei fece spallucce: "Credevo fossi un'ingenua che non capisce, perché aspettarmi per così tanto tempo?" domandò irritata e offesa.
"Non l'ho detto io"
"Ma lo hai pensato" fece guardandolo negli occhi anche se lui evitò lo sguardo.
Poi il ragazzo si fece coraggio: "Mi dispiace" disse alzandosi e mettendosi davanti a lei, così da potersi guardare negli occhi. "Mi dispiace per tutto quello che ho detto e fatto ma ... se l'ho detto era perché ... lì sulla Terra capisci molte cose. Hope non è una pazza esaltata come tutti la credevamo. Ha ragione! Flirtare non è per niente disgustoso, amoreggiare è divertente e amare ... non è sbagliato. E' qualcosa di incomprensibile per chiunque non ami nessuno" tentò di spiegare.
Ma il suo discorso la spaventava. Che stava cercando di dirle?
"Insieme a tutte le ingiustizie vi è l'amore proibito perché è forte, è vero, ti prende completamente l'anima ma non è doloroso o malevolo. Non so come spiegartelo, e spero che tu possa capire"
Incomprensibile. Proibito. Ti prende completamente l'anima. Senza dolore.
Queste erano le parole che avrebbe associato a Dave e al loro rapporto, con una differenza, quando lui parlava in quel modo le spezzava il cuore. E faceva male.
"Cosa stai dicendo?" chiese lei, non arrabbiata, ma con voce dura. Iniziava a sentire che lei non era così piccola, che sapeva più di quanto non volesse ammettere semplicemente perché l'ingenuità è beatitudine.
"Che so che sembra assurdo, ma so che l'amore esiste ed è giusto perché l'ho conosciuto" Angel scosse la testa.
"Mi sono innamorato" disse lui avvicinandosi. Lei indietreggiò: "Non puoi dire una cosa del genere!" fece la ragazza sbottando.
"Si invece, e non dovrei dirtelo ma sono qui per salutarti"
"Come scusa?" Di chi si era innamorato? Che intenzioni aveva? Non voleva forse...
"Tu non la conosci. Se tu conoscessi la mia Rose, capiresti. E se trovassi il tempo per fermarti con i tuoi giochi e iniziare a dare un'occhiata al mondo di sotto ti renderesti conto che ..."
"Cosa? Vuoi andartene? Cioè vuoi davvero tradire il Paradiso per una donna?" chiese lei incredula e arrabbiata, per la tristezza ci sarebbe stata l'eternità.
"Vedi come lo dici? Lei non è solo una donna, è la mia realtà è colei che mi ha aperto gli occhi. E' più facile quando sono con lei" tentò di far comprendere, perché dentro di lui sentiva di dover qualcosa ad Angel. Anche se Rose aveva insistito perché non andasse, lui doveva salutarla, c'era qualcosa che gli diceva che aveva l'obbligo di spiegarle prima di andare.
"Tu stai delirando! Sarai sotto incantesimo, oppure è l'influenza del male! Devo denunciarti prima che tu faccia qualcosa di molto, molto stupido!" fece lei in preda al panico.
Lui si sentì attaccato. Aveva sempre creduto in Angel, e pensava che quando non potesse capire avrebbe per lo meno tentato di farlo. Ma non era così, era distante, lontana, e egoista. Avrebbe voluto mostrarle ciò che avveniva là fuori, la bellezza delle piccole carezze, l'intensità dei baci, la perfezione dell'amore. Ma non poteva. Sbottò pieno di inquietudine: "Fallo! Fallo pure! Ma a quel punto sai che non me la caverei con poco, probabilmente segneresti la mia condanna a morte! Oppure verrei esiliato, ergo, sarò fuori dal Paradiso comunque!" la sfidò.
Lei era fuori di sé. Come poteva arrivare a tanto e dire cose simili?
Come poteva solo pensare di abbandonarla lì?
A quelle parole si zittì. Poteva davvero denunciarlo? Lei stessa dubitava di averne il coraggio. Per cosa poi? Ma sì, che faccia quel che gli pare! Che se ne vada dalla sua vita!
"Ok, vuoi essere cacciato? Nessuno ti vuole, vattene!" fece colma d'ira.
"Bene!" urlò lui prendendo a volare.
Lei lo guardò per qualche secondo. Si stava allontanando e l'ultimo ricordo di loro due sarebbe stato quello. Il cuore le stava diventando sempre più pesante e lo sentiva straziato. E se sarebbe stato così per il resto dell'eternità? E se lui sarebbe morto? Non poteva permetterlo … Volò dietro di lui, rincorrendolo, e arrivarono ai cancelli del Paradiso. Ampi cancelli d'oro, oltre i quali vi era solo buio e tenebre. Angel li aveva sempre guardati con rispetto e riconoscenza perché teneva lontano l'oscurità, ma l'oscurità poteva penetrare ben oltre quei cancelli. Era qualcosa che si insidiava nel cuore e cresceva tentando di impossessarsi di te, e adesso lo sapeva. Era questo che stava accadendo a Dave, non poteva essere altrimenti. Lei si arrestò di scatto prima delle inferriate, udì la voce telepatica di Shane, ma la soffocò. Probabilmente l'aveva vista sfrecciare verso i cancelli ad alta velocità e adesso era preoccupato. Ma lei era impegnata ad essere inorridita. Dave si era fermato poco prima dei cancelli, ma sorrideva a ciò che vi era oltre.
Una donna.
Ma non era una donna qualsiasi, era alta e snella, perfettamente dannata. Indossava una tuta di pelle nera, e stringeva in mano un'elegante e letale frusta. Angel ne riconobbe il materiale con terrore, era l'unica arma in grado di uccidere gli angeli, di ferirli lasciando indelebili ricordi. Rose, la ragazza per cui Dave aveva perso il senno, era un Angelo Nero. Il male in persona. Adesso Angel non aveva dubbi che ciò che lo plagiava era proprio un incantesimo, non poteva fare altro che urlare il suo nome e pregarlo di tornare indietro. Ma lui non lo fece, la guardò con rancore e poi passò dall'altra parte dei cancelli, e baciò Rose. Per Angel fu come se qualcosa le penetrasse il petto con un dolore assordante che le provocava giramenti di testa. Udì la voce reale di Shane che gridava il nome di Sean, si voltò e vide suo fratello chinò sul ragazzo che giaceva a terra, colpito nell'animo e diviso per sempre dal suo gemello angelo. Angel tentò un ultimo e disperato gesto, si sentiva impotente e allo stesso tempo combattiva e coraggiosa come non mai. Non aveva più paura delle tenebre, avrebbe avuto la forza di abbatterle da sola se necessario per riavere Dave indietro. Tentò di valicare il cancello chiamandolo a gran voce, ma lui era completamente stregato, e teneva le mani attorno ai fianchi di Rose. Appena si avvicinò troppo però, delle braccia la cinsero e portarono più in là. Shane urlava di non fare pazzie mentre lei si dimenava tra le sue braccia protettive.
Ma Rose parlò divertita: "Falla venire pure, Angel vero? Sarà un piacere liberarti dal dolore della perdita" era ovvio che quella liberazione a cui auspicava coincideva con la morte.
"Vattene! Andatevene entrambi!" fece Shane terrorizzato per ciò che sarebbe potuto accadere ad Angel, e provando a sua volta un dolore profondo nel vedere l'amico dall'altra parte. Sean intanto tentava di rialzarsi con difficoltà.
Mentre lo diceva però, diminuì la presa sulla sorella, che scattò in avanti con le lacrime agli occhi. Tentò di raggiungere Dave, ma appena sfiorò il confine, la frusta di Rose vibrò nell'aria in un sontuoso e perfetto movimento, e la colpì in viso.
"Non abbiamo tempo per i piagnistei, arrivederci, compari" disse la mora con malizia malcelata e malignità evidente. Poi scomparve, portando Dave con sè. Angel aveva indietreggiato, con una mano sulla ferita sanguinante. Il viso grondava di liquido rosso, che aveva macchiato anche la tunica che Hope e Marie avevano tanto faticato a decorare. Il taglio era profondo e aveva spaccato in due il sopracciglio.
Sentiva dolore, un bruciore lancinante sopra l'occhio, ma quel che provava nel profondo era ben più forte. E non si trattava solo di sconfitta o tristezza, era arrabbiata e ce l'aveva a morte con Rose. La voglia di prenderla e strangolarla non scemò quando se ne fu andata, al contrario crebbe a dismisura. Si, adesso capiva. Adesso voleva scendere lì sotto e uccidere senza pietà lei e tutti i suoi simili, e voleva salvare Dave, perché teneva a lui più di qualsiasi altra cosa. Più della propria tranquillità nei cieli, più della sua stessa vita. Adesso capiva persino perché il suo cognome fosse così cruento: Cruelty. Si, si sentiva crudele ma non le interessava, voleva esserlo e riscattare i più deboli.
Era proprio vero ciò che dicevano gli umani sulla Terra: non sai mai quanto tieni a qualcuno, finché non lo perdi davvero.
Ma guardando il punto in cui poco prima vi era Rose, si rese conto che si sentiva determinata come mai prima.
Tra perdere e perdere per sempre, c'era una bella differenza.
           
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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