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Autore: futacookies    22/03/2020    4 recensioni
Neville la guarda supplichevole e c’è un dolore straziante sul suo viso, un dolore che chiunque potrebbe leggere e che stona, stride con quel momento. Sul suo volto c’è una preghiera che non verrà mai pronunciata e Ginny non può ascoltarlo. Non può ascoltarlo e non può nemmeno vederlo, e pensa che sia diventato un fantasma, sembra che riesca a guardargli attraverso, lo sguardo puntato verso di lui ma perso oltre, oltre le sue spalle, verso un passato che si frantuma sotto i suoi occhi impotenti.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Neville Paciock | Coppie: Ginny/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NdA: la flash partecipa al contest: "Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition!) - II edizione", indetto da Rosmary sul forum di Efp.


 
 
“Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino.”

 
Solo un cognome
 
 
La navata della cappella di Godric’s Hallow è spaventosamente breve. L’intera chiesetta è in realtà così piccola che le sembra di soffocare: mentre si aggrappa al braccio di suo padre, fissa la sua meta e in fondo sa che è profondamente sbagliata, sa di star commettendo un errore e sa di non potervi rimediare in alcun modo.

Si era detta – si era convinta – che stare con Harry era l’unica soluzione possibile, l’unica cosa giusta da fare. È un eroe, è il suo eroe, e tutto ciò che vuole è passare con lei il resto dei suoi giorni. Sarebbe giusto, negarglielo? Non importa cosa stia provando, se non lo ama davvero, perché già una volta l’aveva amato ed è certa di poterci riuscire ancora.

(Si era detta – si era convinta – che rimuginare su una relazione iniziata mentre Harry non c’era – perché Harry non c’era – e finita quando era tornato – perché era tornato – non aveva più senso.)

Ma c’è Neville, a pochi passi da lei, mentre avanza imperterrita verso l’altare, mentre ogni singolo nervo sembra gridarle di annullare tutto e correre tra le sue braccia, le stessa braccia che la stringevano nei suoi ricordi più dolci e che l’avevano sostenuta nelle situazioni più sofferte. Neville che due giorni fa l’ha vista nel suo abito bianco e ha ingoiato veleno e le ha detto: “Sei bellissima.” e poi è scomparso. Non si aspettava che venisse.

(Neville la guarda supplichevole e c’è un dolore straziante sul suo viso, un dolore che chiunque potrebbe leggere e che stona, stride con quel momento. Sul suo volto c’è una preghiera che non verrà mai pronunciata e Ginny non può ascoltarlo. Non può ascoltarlo e non può nemmeno vederlo, e pensa che sia diventato un fantasma, sembra che riesca a guardargli attraverso, lo sguardo puntato verso di lui ma perso oltre, oltre le sue spalle, verso un passato che si frantuma sotto i suoi occhi impotenti.)

È solo un cognome, quello di Harry, ma Ginny si è convinta che dopo queste nozze potrà cancellare tutti i suoi sentimenti, potrà ricambiare quell’amore che Harry riversa disperatamente su di lei, potrà essere quella famiglia che non ha mai avuto ma ha sempre desiderato. È solo un cognome, quello di Harry, ma Ginny è convinta che assumendolo riuscirà a trasformarsi nella moglie di cui Harry ha bisogno – nella moglie che merita.

Eppure, un passo dopo l’altro, sempre più spedita – sempre più lontano da Neville – non può non capire che questo matrimonio non cambierà nulla. Domani mattina non sarà innamorata di Harry, così come non lo era dieci ore, né dieci mesi fa. Né lo sarà tra un anno. L’unica cosa che cambierà è il suo cognome – ma mai come in quel momento ha odiato il cognome di Harry. Con ogni fibra del suo essere. Perché non ha alcun potere, quel cognome.

È solo un cognome, quello di Harry, ma non sa che farsene.

(Non lo vuole.)

 
  
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