Un morso dato per bisogno, dato per desiderio.
Un morso dove la pelle comincia a rabbrividire e il corpo a provare piacere.
Era come annaspare per Hinata, era come cercare aria in mezzo all'oceano, immerso così a fondo da non vederne nemmeno la superficie cristallina.
[KagexHina] - [Possibilissimo OOC]

Lui non è una brava persona. Lui non è in grado di usare moine e vezzeggiamenti, lui non ha la pazienza di aspettare, o la gentilezza di usare dei riguardi. Non ne è capace. E d'altronde, perché dovrebbe averla. È un assassino prezzolato, un demone. Non ci sa fare. Sasuke lo sa. Sasuke potrebbe ucciderlo con una sola occhiata, se volesse. Sasuke non ha mai avuto paura del dolore. Sasuke rifugge il contatto di tutti, caparbiamente, tranne che il suo. Sasuke si lascia prendere e trascinare giù, dove non c’è luce ma solo fuoco e carne che brucia e godimento e annullamento, nessuna ragione, nessun pensiero, giù, sempre più a fondo, sempre più lontani dalla superficie.
O forse è lui che lo trascina a galla, è Sasuke con la sua pelle liscia, i suoi fianchi stretti e quei suoi maledetti occhi che lo porta più in alto, perché davvero, lui da solo non sarebbe nemmeno riuscito a concepirla, una cosa così, prima di conoscerlo. Quella sensazione, del cuore che si scioglie tra le costole nel vederlo, per le Sette Spade, affogare di piacere.
Perchè a volte basta guardare oltre.
[Raccolta SuiSasu/SasuSui, prevalentemente pwp] [To AlexielFay, with so much love]

«Ti ho detto che sto bene!»
Saruhiko ignorò le proteste di Misaki, spingendolo nuovamente sul letto con delicatezza.
«Scimmia...!» continuò però l'altro, deciso a non arrendersi.
Una raccolta di otto drabble il più dolci possibili - perché di angst ne ho scritte veramente troppe - sulla coppia SaruMi. L'argomento delle varie drabble è sempre un bacio, dato in punti diversi del corpo ~
Per le prime il setting è quello prevalentemente scolastico, e si svolgono quindi prima dell'anime. Le ultime, invece, sono un'ipotetico "seguito", dopo la morte di Mikoto.

Il pavimento è liscio e gli occhi fissano solo quella superficie chiaro-scura. Non ci sono movimenti, solo la fastidiosa scia di fumo di quella sigaretta, che riempie la stanza con quell'aroma pungente e nocivo. Ma di qualcosa si sarebbe comunque dovuti morire, almeno questo, era quello che pensava il ragazzo dai lunghi capelli scarlatti. L'altro, invece, non sembrava vedere le cose nello stesso modo del compagno. Era infastidito e schifato, e se si fosse trovato in uno stato più lucido, si sarebbe, come al solito, inviperito, sputandogli contro sentenze fino allo sfinimento. Ma niente. Niente, a parte quel fumo, si azzardò a interrompere quella sorta di quarantena, dove entrambi, si erano rinchiusi.

“Da dove vieni?” aveva chiesto Riku, ed Axel aveva riso, una risata graffiante, gutturale, una risata che gli aveva messo i brividi e che gli aveva fatto fare un passo indietro, perché gli aveva ricordato il ringhio di un leone che sta per attaccarti per sbranarti l’attimo dopo.
Effettivamente, Axel li aveva sbranati, quello stesso istante. Aveva strappato la loro pelle con denti ed unghie, rivelando loro che c’era qualcosa sotto la superficie, qualcosa che nessuno aveva voluto spiegar loro cosa fosse.
“Se te lo dicessi, non mi crederesti, ragazzino”.
[Attenzione! Foursome: Axel/Roxas/Sora/Riku]

Odiava ogni tipo d’indecisione, le incertezze ed i tentennamenti in tutto ciò che lo circondava. Odiava l’alba ed il tramonto, i tempi miti delle stagioni di mezzo; odiava quella città grigia che non aveva il coraggio di decidere s’essere bianca o nera e tutte le persone invisibili che l’abitavano: gente leggera come nebbia, che al primo sbuffo di vento volava via, come le foglie rinsecchite ed opache d’autunno.
Era per questo che Axel adorava i suoi capelli rossi ed i suoi occhi verdi.
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Una volta aveva venduto della roba ad un bambino di dieci anni che diceva servisse alla madre. Riku aveva trovato la scena quantomeno grottesca, divertente in un certo senso: si era ricordato quando la sua lo mandava dal panettiere a comprare i panini per il pranzo, oppure a prendere il latte; non aveva la più pallida idea di cosa quel bambino avrebbe davvero fatto, ma l’idea che quel che aveva detto fosse vero lo faceva divertire come un dannato.
[AkuRoku-RiSo principali] [AkuSo-RikuRoku secondarie]

Non terminò la frase perché Riku lo prese per il mento e lo fece voltare verso di lui. «Fidati, io non sbaglio mai.» Sussurrò a due centimetri dalle sue labbra. Sora poteva sentire il suo respiro caldo invadergli la bocca. «E ora lasciami fare. Lo sguardo che hai quando sei preoccupato è eccitante.»

Axel rimase in silenzio, poi gli sfiorò appena il mento con due dita per alzargli il volto e farsi guardare negli occhi.
«Se… se Sora facesse quello che fai tu, saresti contento?» il ragazzo scosse la testa, tenendo puntato lo sguardo nelle iridi verdi «E come credi che Sora possa esserlo, se tu lo fai?»
«Infatti non voglio che lo sappia, non me lo perdonerebbe» sbottò, sottraendosi da quel leggerissimo contatto «Quindi… per favore, faccia finta di non sapere nulla e di non avermi mai visto, dottor Parker» Roxas si alzò, posando i soldi sul tavolo «È stato un piacere» aggiunse, prima di mettere le mani in tasca, prendere il casco e cercare di ricordare la strada per arrivare all’ospedale.
[A Baka Kappa]

«E la lingua ti è diventata più acida di sempre.»
Oh, notizia esclusiva, gente: Riku ha parlato!
«L’ho tenuta a bagno nel cianuro» rispose, ricevendo in risposta un sorrisino divertito che non gli piacque per niente.
O che forse, effettivamente, gli piacque fin troppo; impressione che Axel, al suo fianco, dovette cogliere, visto che gli tirò una gomitata dritta nelle costole che gli fece scappare un sibilo di dolore dalle labbra.
[RikuRoku - AkuRoku]

«…E, in conclusione, le classi spettrali sono sette – O, B, A, F, G, K, M – e il Sole si trova nella G, ovvero è tra i cinquemila e i seimila gradi centigradi» fece Roxas e Riku gli mandò un occhiata traversa: come cazzo faceva a ricordare la roba di prima superiore?!
Il professore intanto sorrideva entusiasta, rivolgendogli un “sei un po’ scarso” abbastanza divertito
«Ok, Sullivan, se mi dici questa sali a nove: perché le lettere sono ordinate in quel modo?»
«Uhm… perché sono le iniziali delle parole che compongono la frase “Oh, be a fine girl, kiss me”» disse dopo un attimo e Riku trattenne l’impulso urlargli contro che era un saputello del cazzo, che era un gran bastardo e che se non la smetteva di mandargli occhiatine soddisfatte se lo sarebbe scopato nello sgabuzzino che c’era in palestra, appena ne avrebbe avuta l’occasione.

"Non ricordava più quello che aveva detto o sentito, solo che si era ritrovato tra le mani il copione del primo episodio di una serie televisiva, e che la sua parte era evidenziata, naturalmente, in rosa."
[AkuRoku;]

Ho sempre pensato che nel momento in cui vai a letto con una persona, puoi finalmente affermare di amarla con tutto te stesso, a seconda delle emozioni che vengono scaturite.
Uno dovrebbe capirlo, se è solo sesso oppure no, del resto.
Eppure mi ricredo, rendendomi conto che effettivamente non ho mai capito nulla.
È il bacio, l’elemento più significativo.
“L’apostrofo rosa tra le parole t’amo”.
[AkuRoku]

«Hey, sai che forse ho ancora un po’ di cioccolata calda da preparare?»
Infondo il biondo conosceva bene i suoi polli, e il pollo in questione si chiamava Axel e adorava in modo quasi maniacale la cioccolata.
Infatti a Roxas parve quasi di sentire la pancia del rosso brontolare, in richiesta di cibo calorico e dolce.
«E va bene, va bene. Però dopo … » lasciò la frase in sospeso, facendo arricciare il naso al più piccolo.
«Può essere, dipende da cosa trovo nel frigorifero io»
[Axel/Roxas]

Axel si sistemò il berretto rosso e giallo, si specchiò nel marmo del bancone sporco di mayonnaise e "benvenuti al Thiriteen, cibi veloci per cattivi feroci" recitò, roteando gli occhi.